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Autore: Ranyadel    28/03/2014    2 recensioni
Un tour mondiale porta sei cantanti a conoscersi: Avril Lavigne e gli One Direction.
Lei non li sopporta.
Loro non la conoscono.
Lui vuole farle cambiare idea.
E se loro non fossero come appaiono sul palco? Se fossero completamente diversi?
Con Harry insicuro,
Liam strafottente,
Niall pacato,
Zayn infantile,
Louis complessato,
come si comporterebbe una scatenata Avril?
Se Liam e Harry si contendessero il suo cuore?
Se Zayn non riuscisse più a reggere la farsa?
Se Louis diventasse il migliore amico di Avril?
Se Niall si innamorasse della persona sbagliata?
E se Avril avesse il coraggio di infrangere il divieto più importante??
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Avril Lavigne was here!

 

Avril si sedette sulla sedia imbottita dello studio del suo manager, una sigaretta fra le labbra, stravaccandosi. Aspettava, appunto, il suo manager, un ometto dinoccolato e ossequioso, che si rivolgeva a lei chiamandola Miss Lavigne nonostante lei non sopportasse quell’appellativo. Si passò una mano sul piccolo tatuaggio sul braccio, pensosa, aspirando una boccata di fumo, e posò i piedi sulla scrivania, mentre i tacchi alti producevano uno schiocco secco. “Miss Lavigne, buongiorno!” fece il suo manager, apparendo dietro di lei. “Buongiorno a lei.” Rispose Avril, disinteressata, mentre l’ometto si sedeva di fronte a lei, sfregandosi le mani. “Come vanno le cose con suo marito?” chiese. Avril sbuffò e i suoi occhi chiari si posarono sul manager. “Non è veramente mio marito, lo sa.”

“Sì, sì, mi scuso per averglielo chiesto.” Fece ossequioso lui. Avril alzò gli occhi al cielo. “Perché mi ha convocata?”

“Sa, Miss Lavigne, la nostra azienda sta perdendo finanziamenti. Abbiamo bisogno di soldi. Lei è una delle nostre migliori cantanti, abbiamo bisogno di lei per aiutarci. Abbiamo deciso di organizzare un tour in comune con una band, per dividere le spese. Sarebbe una bella fortuna che confluirebbe nelle nostre casse. La band è molto famosa, l’avrà già sentita nominare.” Avril sgranò gli occhi. “No, ti prego, no, non gli…”

“Gli One Direction, sì.”

“Non faccio un tour con loro!”

“Perché no, Miss Lavigne? Sono dei ragazzi interessanti…”

“Sono dei bambini!”

“Le ricordo, con tutto il rispetto possibile, che hanno la sua stessa età…”

“Non c’entra l’età anagrafica. C’entra quella mentale.”

“Lo so, Miss Lavigne, ma abbiamo bisogno di soldi, davvero…”

“La prego, mi faccia fare un tour con qualcun altro!”

“Ormai abbiamo già organizzato tutto, Miss Lavigne. Deve pensare al bene della nostra azienda.” Fece lui flemmatico. Avril sbuffò. “E va bene. Ma non voglio avere troppi contatti con loro, chiaro?!”

“Certo, Miss Lavigne, tutto quello che vuole.”

 

Era iniziato così quel tour, attraverso l’intero mondo: dall’America, all’Europa, in Cina e Giappone, Australia e poi di nuovo America.

 

Era il primo giorno: si trovavano su un caravan lussuoso, enorme, diviso in due. Ancora non avevano avuto contatti: il manager dei “ragazzi” aveva detto loro che erano stanchi per il jet lag, e che stavano dormendo. Avril si sedette al suo tavolo della toeletta, pieno di trucchi, profumi, gioielli. Era una star, aveva bisogno di mille cose. Passò una mano fra gli orecchini, la sua cravatta, i bracciali con le borchie… e si tagliò. Trasalì, portandosi il dito alla bocca e leccandosi il sangue, mentre con l’altra mano prendeva l’oggetto in questione. “Ecco dov’eri.” Sussurrò, soppesando la lametta nella mano e mettendosela nella tasca interna della giacca di pelle.

Quella lametta non le serviva a farsi del male per punirsi.

Le serviva per ricordare.

Per ricordare che lei non era solo dura, tosta, sicura di sé, la ragazza che si vestiva di borchie e si truccava molto pesantemente e che cantava canzoni come Bad girl.

Era anche la ragazza dolce e malinconica, romantica e triste, che cantava Won’t let you go.

Ricordò come si era comportata col manager e posò la lametta sul palmo della mano, stringendo il pugno. Il sangue colò dalla sua mano.

 

Il pomeriggio, sentì bussare alla porta. Si era sdraiata sul letto, il suo cd nelle cuffie, un testo nuovo in mano. Ripensò a Evan, che spesso l’aveva aiutata a scrivere. Si picchiettava la penna sulle labbra rosso fuoco, pensosa.

“Avanti.” Disse solo. Un ragazzo aprì la porta: aveva i capelli castani spettinati, con straordinari occhi azzurri, un sorriso entusiasta stampato sulle labbra. Indossava una maglietta a righe bianche e blu, con bretelle. “Tomlinson, giusto?” chiese Avril, distaccata. Lui le porse la mano. “Chiamami Louis. È un piacere conoscerti, Avril… posso chiamarti Avril, vero?” chiese speranzoso. Lei annuì, costringendosi a sorridere. “Mi dispiace che non ci siano anche gli altri a salutarti, ma sono ancora addormentati. Abbiamo fatto le ore piccole, ieri.” Disse, sempre con quel suo sorriso. Non era niente male, anzi. “Tranquillo.” Fece lei, non riuscendo a condividere l’entusiasmo di Louis. “Cosa stai facendo?” chiese lui. Avril indicò il letto, pieno di fogli scarabocchiati. “Sto tentando un nuovo testo. Dopo il tour voglio subito mettermi al lavoro per il sesto cd.”

“Wow, davvero fantastico. Mi piacerebbe aiutarti, potrei?” chiese con uno sguardo strano, che smosse qualcosa in Avril. Ok, è impossibile rimanere freddi davanti ad uno sguardo così speranzoso e innocente. Ammise. “Accomodati.” Concesse. Lui, raggiante, prese un foglio e una sedia, avvicinandola al letto. “Cos’hai fatto alla mano?” chiese poi, perplesso. Lei si guardò il palmo, dove il taglio si era tradotto in una crosta. Esitò: dirgli la verità, o no?

“È il mio modo per ricordarmi chi sono veramente.” Disse poi. a quelle parole, Louis sembrò rabbuiarsi. “Tutto ok?” chiese Avril, perplessa. Lui si riscosse. “Tutto ok.” Disse alzando i pollici, prima di mettersi a leggere il testo. “Aspetta, ma… non l’hai già cantata, questa?” chiese confuso. Avril si sporse e prese il foglio. Ridacchiò. “Per forza. È Who knows, fa parte del mio secondo album. Cercavo qualcosa per prendere spunto, inizio a non avere più idee.” Spiegò. Louis si mise a ridere. “Scusa, si vede che ho sonno. Il cervello – o quel poco che c’è – è ancora chiuso per ferie.” Si giustificò. Avril rise a bassa voce. “Potresti rifarlo?” chiese Louis. “Cosa?”

“Ridere. Mi piace quando ridi, e da quando sono entrato qui sei sempre stata seria, come se a malapena mi sopportassi.” Spiegò lui. Avril inarcò un sopracciglio. “Scusami, tendo a parlare troppo. È solo che mi dispiacerebbe se ci trovassi fastidiosi, insomma, dobbiamo fare un intero tour insieme.” Spiegò lui. Avril rimase interdetta. “Non so cosa pensare di voi. Non vi ho mai conosciuti. Voglio essere sincera, visti così, sul palco, mi innervosite. Poi magari siete persone eccezionali e io vi sto giudicando dall’apparenza.” Disse. Louis si mordicchiò il labbro. “Io ti sto facendo cambiare idea?” chiese speranzoso. Avril alzò gli occhi al cielo, divertita. “Per ora sì, tu sì.” Ammise. Louis si lasciò andare ad un’esclamazione di trionfo, facendo ridere Avril. “È difficile abbatterti, vero?” chiese poi. Lui fece spallucce. “Sono uno di quei tipi gasati. Ci vuole molto a demolirmi l’entusiasmo.” Fece. Avril annuì, mentre Louis nuovamente abbassava lo sguardo sul foglio, stavolta quello giusto.

 

“Cosa fa rima con pretend?” chiese Avril. Louis fece una smorfia pensosa, grattandosi la testa con la penna, mentre Avril picchiettava la sua sulle proprie labbra. “End?” chiese poco dopo. Avril, senza accorgersene, cominciò a canticchiare.

 

Let’s talk this over

Is not like we’re dead?

Was it something I did?

Was it something you said?

 

Louis sorrise. “Questa la so. My happy ending.” Fece. Avril annuì. “Ti sei fatto una cultura sui miei CD, per caso?” chiese scherzando. “In realtà, sì.” La stupì lui invece. Avril inarcò le sopracciglia, sorpresa. “Non me l’aspettavo.” Disse, mentre anche l’ultima traccia di freddezza spariva dalla sua voce. Era inutile negarlo, quel ragazzo le stava simpatico. “Dai, mettimi alla prova.” La sfidò Louis sorridente. Avril accettò. “Parto dal ritornello.” Avvertì.

 

“I wish you were her”

You left out the “E”

You left without me

And now you’re somewhere

Out there with a

Bitch slut psycho babe

I hate you

Why are guys so lame?

Everything I gave you I want

Everything back but you.

 

Everything back but you.” Rispose Louis prontamente.

 

I’m sorry

If this hurts you

But I tried to keep what

We had once

I was wrong

It wasn’t keeping me awake

You didn’t listen

You didn’t hear me

When I say I want more

I got no more

You were stealing me away

 

Not enough.

“Ok, l’ultima.”

 

You said hey

What’s your name?

It took one look and

Now I’m not the same.

Yeah, you said hey

And since that day

You stole my heart

And you’re the one to blame

And that’s why I smile

It’s been a while

Since everyday and everything

Has felt this right

And now

You turn it all around

And suddenly you’re all I need

The reason why I smile.

 

Louis sorrise radioso. “Come potrei non sapere questa? È la mia preferita. Smile.” Disse con gli occhi lucidi. “Tutto ok?” chiese lei. “Sì, sì, tranquilla. È che mi vengono in mente molti ricordi che avrei preferito seppellire nel passato.”

“Perché?”

“Perché non sono compatibili con quello che devo essere adesso.” Si lasciò sfuggire Louis, prima di sgranare gli occhi, rendendosi conto di quello che aveva detto. Avril lo squadrò dubbiosa. “Cosa significa, quello che devi essere?”

“Niente, niente.”

“Fammi indovinare. Il vostro manager ti costringe ad essere un’altra persona.” Fece lei, incrociando le braccia. Louis alzò lo sguardo. “Davvero si nota tanto?”

“No, semplicemente l’ho intuito. Non sei il primo e non sarai l’ultimo a doversi adattare alla vita dello spettacolo.”

“Anche tu sei stata costretta a cambiare?”

“Devono solo provarci, a farmi cambiare. I’ve been a bad girl, don’t you know? Nessuno può permettersi di dirmi cosa fare. E poi, quel mio manager non saprebbe mettere I piedi in testa a nessuno.” Fece lei, fiera. “Sei fortunata. E anche io. Fra tutti, sono quello che deve fingere di meno. Dovresti vedere Liam o Harry. Voglio darti un consiglio: raduna mentalmente tutto quello che credi di sapere di noi e cancellalo dalla tua testa.” Sussurrò Louis, giocherellando con un suo anello. I testi erano dimenticati sul letto. Avril sorrise. “Tranquillo. Ho già cestinato tutto.” disse con una linguaccia. Louis ridacchiò. “Cosa mi consigli di fare?” chiese. Avril si guardò il palmo. “Non penso di essere la persona adatta a cui chiederlo.” Fece, mostrandoglielo. “Giusto. Meglio andare dal primo strizzacervelli che a mio parere ha bisogno di uno strizzacervelli ancora più bravo, ti pare? Senti, sono anni che fingiamo, anni che provo a stare meglio. Nessun analista mi ha saputo aiutare come stai facendo tu in questo momento, e sai perché? Perché tu non mi stai andando contro, ma non mi stai nemmeno commiserando. Mi stai ascoltando. E ti ringrazio.” Fece con un sorriso mesto Louis. Avril ricambiò. “Secondo me dovreste fare un bello scherzetto al vostro manager. Sul palco, rivelarvi per come siete veramente. Vi togliereste un peso dal cuore e fareste venire un attacco di cuore a quel tipo. E poi, se vogliamo metterla dal punto di vista del gossip, fareste scintille.”

“Tu per cosa lo faresti?”

“Per far venire un attacco di cuore al manager, mi sembrava ovvio. Per il gossip sono già sposata con Chad, il classico matrimonio finto. Siamo praticamente degli estranei, mi ha solo aiutato a scrivere l’ultimo album e ha cantato con me Let me go. Poi ci sarà un altro divorzio, e di nuovo una relazione. È così, questo mondo.”

“Non avevi detto di non voler cambiare per il pubblico?”

“Appunto. Al prossimo matrimonio, diretta, dirò no. Mi sono stancata.”

“Avril vince, ragazzi.”

“Modestamente. Ah, le arriverà la mia parcella, signor Tomlinson.” Fece, lasciando Louis di stucco. Si mise a ridere, nel vederlo balbettare. “Basta, ci sono rimasto troppo male.” Disse lui sporgendo il labbro all’infuori esagerando un’espressione amareggiata. “Ti piacciono i tatuaggi?” chiese all’improvviso Avril. “Non ti rispondo, non vedi che sono offeso?!” ribatté lui, tentando con poco successo di non mettersi a ridere. Avril si alzò e prese un pennarello nero dalla scrivania, per poi prendergli il braccio. “Non guardare.” Disse, togliendo il tappo con i denti e iniziando a disegnare. Ci mise qualche minuto, poi richiuse il pennarello, annunciando un soddisfatto: “Finito!”

Louis si guardò il braccio: Avril aveva disegnato un teschio con gli occhi a “x”, un fiocco in testa e le tibie incrociate. Sotto, a caratteri sinuosi, era scritto Avril Lavigne was here con uno smile che faceva la linguaccia e l’occhiolino. “Avril Ramona Lavigne, ti sembra il caso di conciarmi così il braccio?” chiese Louis oltraggiato. “Perché, non ti piace?” chiese lei con una smorfia. “Al contrario, mi piace tantissimo.” Fece lui sorridendo. “Oh, al diavolo, mi hai fatto spaventare!” fece lei dandogli un leggero pugno sul braccio. Entrambi si misero a ridere. “Devo andare a svegliare i ragazzi. Ci vediamo fra un po’, Amy.” Fece lui alzandosi. “Amy?!” chiese lei, basita. “Da dove viene fuori Amy?”

“Beh, trovami un diminutivo per Avril. Quindi Ramona, Ramy, Amy. È simpatico.” Spiegò lui. Avril fece un verso che significava “Sì, non è male.” “Ora vado, a dopo.” Disse lui. Avril si alzò in piedi e Louis sgranò gli occhi. “Oddio, quanto sei… piccola.” Fece con un sorriso enorme. “È una presa in giro?” chiese lei, incrociando le braccia. “No, anzi. Le ragazze piccole ispirano tenerezza.” Fece subito lui. Avril lo guardò circospetta, come a capire se voleva solo tirarsi fuori da quella situazione oppure era sincero. “Ok, adesso la passi liscia.” Decise poi. Louis scosse la testa esasperato. “Posso andare, ora?” chiese. Lei annuì. Quando Louis fu fuori dalla porta, Avril fece: “Ah, ricordati una cosa. Non sono io che sono piccola, siete voi che vi facevate annaffiare i piedi da bambini.” Prima di chiudere la porta. Louis non sapeva se piangere o ridere. Si guardò la scritta sul braccio. “Ma quanto è pazza?” si chiese poi con un sorriso, prima di andare a svegliare i suoi compagni di band.

 

 

 

*Angolo autrice*

Ed eccomi tornata dopo tanto che non scrivevo nuove storie. Mi sono fossilizzata su “Help me. Save me. Love me.”, lo so, per questo ho provato qualcosa di nuovo. E poi sono “troppo presa bene”, citando un mio amico, con Avril e gli 1D. Vorrei avvertire che questa storia, appartenendo a entrambi i fandom, si troverà in tutti e due, e che aggiornerò contemporaneamente e con le stesse identiche parole.

 

Dedicata a Miss One Direction!!!

 

Ciao a tutti!!!

  
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