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Autore: Karyon    06/07/2008    8 recensioni
Akagi, Maki, Sendo, Rukawa, Jin. I "Best of Kanagawa" in trasferta nella prefettura di Chiba, dove, ogni cinque anni, si svolge il torneo di Koyushu. Ma dovevano saperlo, non potevano certo sperare di cavarsela così impunemente e, soprattutto, senza zoo al seguito.
E così "Tirando le somme, erano dodici persone con l’aria da teppisti maniaci, più undici borsoni da palestra, dodici valige e un pullman più sballato di loro."
Riusciranno a strappare la vittoria alle altre tre squadre partecipanti?
E riusciranno a tornare a casa senza rischiare di far saltare le coronarie al loro Capitano?
Genere: Generale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                                          I.            La manifestazione Koyushu.
                                                                                       II.            Il tempio Hisae.
                                                                                    III.            Inizia il torneo!
                                                                                    IV.            Il gioco dell’Angelo.
                                                                                       V.            Il “Naryonan”.
                                                                                    VI.            Akira Vs. Akira.
                                                                                 VII.            Al campo sul mare…
                                                                              VIII.            “L’armata delle riserve”.
                                                                                    IX.            La Kitsune solitaria.
                                                                                       X.            Il gioco sporco.
                                                                                    XI.            La festa del Tempio.
                                                                                 XII.            In finale: Ichihara Vs. Kanagawa.
                                                                              XIII.            Sogni.
 
 
 Mai abbandonare la speranza... si perde quando si rinuncia.
Quando non si crede più nei propri sogni.
Anzai
 
 
 
I
 
La manifestazione Koyushu
 
«Ma porca paletta, possibile che siano tutti in ritardo?» Ayako guardò per l’ennesima volta l’orologio da polso e sbuffò. «banda di dementi, e pensare che erano tutti gasati!»
«Non c’entra niente l’interesse, quelli il ritardo ce l’hanno nel sangue» Takenori Akagi, s’ avvicinò al pulmino variopinto, emettendo un fischio sommesso: la parte anteriore era una mescolanza di rosso e nero, con una “S” ricamata nel centro; le due fiancate erano in tinte differenti, quella di sinistra verde, quella di destra cobalto, mentre la parte posteriore era a righe richiamanti i colori del Kainan. Ogni sezione indicava l’iniziale delle tre squadre: Shoyo, Kainan e Ryonan.
«Capitano, alla buon’ora!» Sbottò la ragazza, poi batté un palmo sul fianco del veicolo «Bello, vero? Magari giusto un po’ kitch…»
Akagi annuì, poi domandò chi avesse fatto tutto quello.
«Mito e gli altri si son dati da fare…» spiegò Ayako. «Oh, e anche Oda e Haruko».
L’altro sospirò, come a chiedersi se fosse stata una buona idea lasciare il loro unico mezzo di trasporto in mano a quei mentecatti, poi si guardò intorno «Ma siamo soli?»
Una delle finestre del pullman si aprì e una testa riccia fece un cenno di saluto «Aloha, Capitano!»
Akagi lo fissò per un istante, poi notò un’altra testa scura al suo fianco che si sbracciava a fare gestacci. Ovviamente non poteva trattarsi che di quell’anima candida del Teppista.
«E voi che diavolo ci fate qui? Non fate parte della squadra!» Sbottò, già con un diavolo per capello. 
«Sì, sì. Però veniamo a fare il tifo, no?» Replicò Miyagi, incrociando le braccia dietro la testa. 
«Potevate almeno trovarvi un altro modo per venirci». 
Mitsui ghignò e si sporse «Occupiamo troppo spazio alle star, forse?» 
Akagi sospirò, sarebbe stata una lunga trasferta. 
«Ehi!» Una voce chiamò da un lato del pullman e Ayako si sporse per vedere di chi si trattasse «Ah, buongiorno Fujima, Hanagata, finalmente…»
Kenji Fujima dello Shoyo alzò una mano in cenno di saluto e sorrise «Siamo un po’ in ritardo, per via del traffico. Il quartiere di Hitsune è movimentato anche a quest’ora». 
«Hitsune? E’ nella zona alta del paese… una bella faticaccia!» Esclamò la manager, mentre a quei due veniva un colpo alla vista del loro sobrio abitacolo.
«Però… bel… lavoro?» Cominciò titubante Hanagata.
Ayako ghignò «Di certo ci vedranno arrivare!»
Akagi salutò i due giocatori dello Shoyo e sbuffò di nuovo, controllando l’orologio «Non c’è nessun altro nel Pullman?»
«Beh, Kogure ha già detto che non verrà, Jin ha chiamato per avvertire che nella zona di Kisuto hanno problemi di lavori in corso e farà tardi…»
«Jin del Kainan?» Chiese Fujiima e Ayako annuì «Già. Ho dato il numero a Maki nel caso di problemi».
«L’abbiamo intravisto» affermò Hanagata. «Probabilmente sarà qui a minuti».
Infatti, qualche istante dopo, Maki li salutò cordialmente, scusandosi per il ritardo e perdendo probabilmente la vista guardando il loro pullman.
«Maki, parlavamo proprio di te…» esordì Akagi, stringendogli la mano.
Hanagata salutò a sua volta, mentre Fujima si limitò a un freddo cenno del capo.
«Buondì!» Akagi guardò alle spalle del capitano del Kainan, come se un fulmine lo avesse appena colpito praticamente sulla testa «E tu da dove diavolo sbuchi?» Sbottò, osservando un saltellante Nobunaga Kiyota che sorseggiava qualcosa.
Il ragazzo si tocco la visiera del cappello in segno di saluto «Buongiorno anche a te, Gorilla!» Ironizzò, indignato.
Akagi inarcò un sopracciglio guardando Maki che, per tutta risposta, scrollò le spalle a mo’ di scusa «Mi spiace avervelo messo tra i piedi, ma praticamente non sopravvive se non mi rompe l’anima». 
«Giusto, Cap!» Esclamò allegro Nobunaga, poi Miyagi lo chiamò dall’interno  «Ehi, Scimmia vieni dentro tra quelli non invitati alla festa!»
Kiyota sorrise prima di sbottare «Fatemi posto!»
E tra i sospiri generali, andò ad aggiungersi agli squilibrati che manco dovevano essere lì.
 
Decisamente non poteva svegliarsi a quell’ora. Non era geneticamente predisposto per quegli orari infernali.
Kaede Rukawa sbadigliò per la ventesima volta, mentre chiudeva il cancello di casa e afferrava il borsone, pronto a immolarsi al sacrificio.
Giusto a metà strada si ricordò del cellulare spento «Bah, aspetteranno» borbottò, senza veramente sbattersi troppo.
Sbadigliando come un leone, attraversò molto lentamente il parco, per poi sbuffare internamente quando una
voce mite e vagamente ironica lo richiamò alla sua sinistra.
«Buongiorno, Kaede» Akira Sendo lo salutò allegramente, slogandosi il polso col solito sorrisone da drogato,b mentre lui si limitò a fissarlo per qualche istante, incamminandosi senza una parola.
«Non sei mattiniero, eh?» Provò Sendo, tanto per istaurare una conversazione un minimo civile.
Rukawa gli lanciò un’occhiataccia, per poi ribattere con un secco «No».
«Fosse solo il sonno…» mormorò l’altro ragazzo, alludendo al carattere scontroso del giocatore dello Shohoku. 
Intanto comunque avevano raggiunto lo spiazzato con il resto della ciurma – e un pullman verniciato da qualcuno con evidenti problemi di daltonismo –, dove un Akagi sembrava pronto a svitare la testa a entrambi.
«Salve, scusate il ritardo…»
Souichirou Jin, arrivato di filato sullo spiazzato dalla direzione opposta, si riprodusse in un profondo inchino e scuse che… nessuno ascoltava.
«Giorno Jin, non parla di te, non preoccuparti» salutò tranquillamente Maki, alla faccia sconvolta dell’altro che adocchiava una scazzata Ayako, urlante al vento.
«Ma è mai possibile che sia sempre in ritardo? Porca trota, deve sempre farsi riconoscere!» Grugnì, mentre Akagi cominciava il suo rituale countdown partendo da diecimila.
«Ehm… di chi parlano?» Provò a chiedere Jin e Fujima, accanto a Maki, sorrise «Credo di Rukawa… però, ora che ci penso, manca anche Sendo all’appello».
«Oh beh, per quel che mi ha detto Fukuda, Sendo è sempre in ritardo» rise Jin, ma Fujima indicò un lato della strada, con uno strano sorriso «Eccoli… povero Rukawa…»
«Rukawa e Sendo, insieme?» Si stupì Maki, mentre quei due – incredibilmente uno affianco all’altro – li raggiungevano. Il giocatore del Ryonan salutò placidamente tutta la troupe, mentre ovviamente Rukawa veniva sottoposto a giudizio divino.
«Oh, finalmente!» Cominciò Akagi, ma Ayako lo anticipò, fulminando la Volpe sul posto «Sei in ritardo di mezz’ora! E dobbiamo anche fare molti chilometri, è mai possibile che dobbiamo sempre aspettare i vostri comodi?» Acontinuò a blaterare ancora pr un po’, ma tanto Rukawa aveva scollegato il cervello già molto prima.
Sendo, intanto, li guardava incuriosito, ma Ayako pensò bene di dedicarsi amorevolmente anche a lui «Guarda che parlo anche con te, Sendo! Il Signor Anzai mi ha scelto come manager, quindi non ho nessuna intenzione di fare brutte figure per colpa vostra!»
Sendo sorrise «Cercherò di essere più puntuale…»
«Ah, quando fa così, è arrapante» fece Miyagi dal finestrino, mentre Mitsui se la rideva come un matto all’espressione di quelli dello Shoyo.
«Come cavolo si fa a urlare con te?» Sospirò Ayako, arrendendosi.
Fujima rise «E’ proprio questo che trae in inganno!» Esclamò, mentre Maki e Hanagata annuivano.
Sendo scese dalle nuvole «Inganno?»
«Lascia perdere…» mugugnò Ayako tra i denti. «Su, saliamo e partiamo!»
C’era da aspettarselo che nulla sarebbe stato semplice per gli intrepidi eroi e, infatti, Akagi tremò quando senti un urlo da babbuino ferito facilmente riconoscibile.
«Aspettate!»
«Oh Dio, risparmiaci…» provò a pregare, ma tanto lo sapeva che il suo angelo custode lo aveva abbandonato per ferie anticipate; Hanamichi Sakuragi, alias il suo incubo peggiore, gli franò praticamente addosso.
«Demente, che vuoi?» Rimbrottò con consueta gentilezza.
«Gorilla, guarda che qui non si va da nessuna parte senza di me!» Gli fece notare Hanamichi, con granitica sicurezza. Come da copione, Akagi tornò a guardare il cielo, con un sospiro «Di certo vivremmo meglio» gli assicurò, ma doveva considerare il piccolo dettagli ininfluente di avere altri macachi idioti su quel trabiccolo da circo.
Infatti, qualcuno pensò bene di salutarlo, mandando all’aria le ultime possibilità di partire in sordina.
«Ehi, Hana! Anche tu qui?» Salutò Miyagi e amen. Fine dei giochi.
Hanamichi si produsse nella sua espressione più disgustata «Tu!» Urlò, per poi girarsi come una furia verso le povere vittime della situazione ancora a terra. «Ayako, mi avevi detto che potevano venire solo i partecipanti!» 
«Infatti, loro si sono autoinvitati» replicò scazzata lei, pronta a tranciargli la testa.
«Ahh! Sfigato, ci mancavi solo tu» esclamò Kiyota, seduto dietro Ryota e Mitsui, e causando l’incidente diplomatico.
Tutto il mondo in contemporanea sbuffò e quell’altro cominciò a dare di matto, come suo solito.
«Nobuscimmia! Eh, no! Se c’è lui può salire proprio chiunque 
«Sakuragi. Vieni con noi?» Chiese molto candidamente Sendo e il suo tono sembrò convincere tutti dell’inevitabilità della situazione. Akagi sospirò, poi pensò bene di muoversi o sarebbero arrivati a Chiba l’anno dopo. Prese quel rompipalle matricolato per la maglia e avvertì con un grugnito «D’accordo vieni… E ricordatevi che noi andiamo per giocare. Quindi vedete di starvene buoni voi altri…»
«Ma anche Mr. Quattrocchi e la Riserva non dovrebbero giocare!» Lo interruppe il rosso, indicando Hanagata e Fujima, mentre gli altri borbottavano inviperiti contro Akagi e le sue allusioni idiote.
«Loro non sono cretini come te» replicò Ayako. «Ora siediti!»
L’inizio del viaggio fu quasi tranquillo, ma probabilmente era dovuto al fatto che morfeo era ancora lì a incollargli le palpebre.
«Bene…» fece la manager dopo qualche minuto di viaggio. «La commissione sportiva mi ha inviato delle cose da dirvi…»
«Qualcosa sulla Manifestazione?» Domandò Maki, seduto accanto ad Akagi, e Ayako comincio direttamente a leggere:
«“Buongiorno a tutti, ragazzi. Quest’anno, ancora una volta, ha luogo la Manifestazione Koyushu che – come ormai ben sapete – si tiene ogni cinque anni tra le due prefetture di Chiba e Kanagawa. Un secolo fa appartenevano alla stessa circoscrizione e oggi, come allora, si festeggia la ripartizione avvenuta grazie al presidente Anzo Koyushu cui è dedicata la stessa cerimonia sportiva. Vi auguro che le partite che disputerete siano una buona occasione di comunione, di fratellanza e soprattutto di rispetto sportivo e dedizione. Giocate, ma principalmente divertitevi.” Ah, aspettate c’è anche una lista…» Ayako afferrò il foglio e diede una veloce scorsa «Si tratta dei convocati tra i best five of Kanagawa» spiegò e la voce di un rompipalle a caso esordì «Io ancora devo capire perché non sono stato convocato…»
Kiyota ghignò, girandosi verso quel decerebrato al suo fianco «Ma sei pazzo?! E quale squadra avrebbe il coraggio di prenderti? Tranne la tua, ovviamente… ma si sa che è sfigato, lo Shohoku». 
Inutile dire che si parlava del megalomane patentato della scimmia rossa.
«Ti conviene stare attento, visto che sei circondato da questi sfigati…» sbottòMitsui, girandosi.
«Ma se manco voi siete convocati!» Fece notare l’altro, con aria di sufficienza e tanto buon senso, dimenticando forse il microscopico dettaglio che anche lui faceva parte della stessa barca.
Sendo, seduto sul lato sinistro, rise «Veramente credo che la metà degli occupanti di questo pullman non sia stata invitata…»
I quattro dell’Apocalisse gelarono, per poi ammazzarsi su chi doveva tiragli il collo.
«Idioti…» sussurrò Rukawa, seduto da solo alle spalle del “puntaspilli” del Ryonan. 
«Sempre loquace, eh?» lo apostrofò Sendo, ma quello finse di non sentire.
Per coronare il tutto, il Teppista aggiunse la ciliegina sulla torta, guardando Akagi con un ghigno sardonico «Ma di che razza di spirito sportivo parla? Se la metà del nostro pullman vorrebbe uccidersi a suon di mazzate!» Grugnì, ma Akagi lo fissò con lo sguardo di chi è propenso ad avviare una nuova carriera da serial killer «Guarda caso, quelli che rompono, sono anche i più inutili…» sibilò, iniziando una piccola rivolta nella terra di nessuno in fondo al trabiccolo.
«Gorilla! Senza di noi, neanche tu e la Diva sareste stati convocati!» Esclamò infatti scazzato, mentre Hanamichi e Miyagi annuivano tanto per dare manforte.
«Faccio ancora in tempo a buttarvi dal pullman in corsa, che credete…» minacciò il capo branco con voce flautata, ma Ayako pensò bene di salvare capra e cavoli con un bell’argomento che non c’entrava una mazza – o meglio, c’entrava più dei loro vaneggiamenti da divi falliti.
«Ragazzi, grazie a Hikoichi Aida ho stilato una lista delle squadre che affronteremo…» provò a dire e tutti, magicamente, voltarono le testoline vuote verso di lei.
«Hikoichi?» Si stupì Sendo e Ayako annuì, sorridendo «Voleva dare una mano, visto che non poteva esserci…»
«Chi, il piccoletto che filma ogni partita?» Si mise in mezzo il capellone finto-rock del Kainan, mentre tutti intorno sbuffarono.
«Detto da te suona quasi ridicolo, tappo!»
«Dannata porca! Mitsui!» Quel deficiente di una scimmia quasi si ruppe il collo saltando sul sedile davanti, in testa a Mitsui per la precisione, e Akagi già sentiva saltargli le coronarie.
«Piantatela caproni!» Urlò Ayako, tentando di farsi sentire dalla marmaglia in preda agli ormoni. «Volete sentire o no?»
«Potrebbe esserci utile…» sentenziò  e la manager cominciò «Ok… Allora, la prima in classifica nella prefettura è L’Ichihara che, wow, è prima in classifica da vent’ anni!» Esclamò, zittendo tutti per un microsecondo.
«Aha! Ha battuto pure voi palloni gonfiati!» Esalò Hanamici nel silenzio.
«Certo, parla lo Shohoku. Cazzo, non avete mai vinto. Quasi vi batte il Ryonan che ha solo “Capelli a punta” lì» insorse Kiyota, indicando Sendo che lo ignorò palesemente; invece si girò verso Ayako, domandando «L’Ichihara non ha Katsumi, quel Centro formidabile?»
«Sì, lo conosco di fama. Io l’ho sempre paragonato ad Akagi, a essere sincero» aggiunse Fujiima, guardando il Gorilla che – per tutta risposta – scosse le spalle «Credo che mi batta anche di parecchio, Fujima, è un ottimo giocatore» fece modestamente.
 «Ma no, Gorilla tu sei il miglior Centro della prefettura!» Grugnì Hanamichi, decisamente sicuro di sé, cosa che per altro non importava manco ad Akagi stesso.
Intanto tutti gli altri erano partiti verso lo spolvera mento dei ricordi sparpagliati negli ingranaggi mentali atrofizzati.
«C’è anche Kaoru Hiraya» ricordò ad un certo punto Jin e Mitsui si accigliò, cercando di oliare i ruderi di rotelle che si ritrovava al posto del cervello «E’ una delle migliori guardie da tre punti che ricordo, giusto?»
Jin lo fissò «Forse migliore a Chiba» puntualizzò con solito sorriso, ma una fermezza che avevano notato raramente. In lui.
A Mitsui ovviamente la cosa piacque parecchio; lo guardò con un ghigno satanico e si sistemò meglio sul sedile «Sicuro. Kanagawa è tutta un’altra faccenda» rispose, gradasso come sempre.
Rukawa roteò gli occhi al cielo, poi con un piccolo sbuffo, esordì «Hn, c’è di peggio» con la solita loquacità, ma Sendo annuì «Parli di quel giocatore, vero? Il Perfect Rookie di Chiba lo chiamano, se non mi sbaglio…»
«Un’altra matricola con manie di grandezza?» borbottò Ayako, cominciando a menare Nobunaga e Hanamichi che già prendevano in giro quel misterioso avversario.
«Non lo so. Mai visto giocare» replicò invece tranquillo il sempre tranquillo Sendo, mentre anche Rukawa scrollava la testa.
«Dovremmo chiedere informazioni in merito…» mugugnò la manager, parlando a se stessa e prendendo un appunto a volo. L’attimo dopo continuò a scorgere la lista e  continuò «Ci sono anche il Narashino e lo Shiroi, seconda e terza in classifica…»
«Bah, non ci interessano. Vogliamo solo i numeri uno noi!» Si esaltò Hanamichi, interrompendola, e seguito a ruota da quell’altro cretino.
Ovviamente per quello si meritarono un pugno volante sulle zucche vuote.
«Imbecilli è per questo che fate schifo! Mai sottovalutare gli avversari!» Brontolò Akagi e il rosso mise su un’aria di sufficienza «Non mi può battere nessuno, perché…»
«… sei il genio del basket» s’inserì Maki con gli occhi al cielo e Hanamichi lo guardò, quasi stupito «Ti sto rivalutando, Vecchia ciabatta, sai?» Fece, evidentemente per niente scalfito dal dubbio che quell’altro potesse prenderlo in giro. Sendo e Fujima scoppiarono a ridere per il soprannome da vecchio rimbecillito, mentre tutti gli altri si sbellicarono in faccia alla palese deficienza della loro mascotte scimmiesca.
 
Il viaggio fu un macello, semplicemente. 
Il problema non erano Mitsui e Miyagi che avevano messo su un circolo di gioco d’azzardo, né Rukawa che dormiva, sbavando in faccia a Sendo che si sganasciava; erano quei due, gli esseri più montati della storia del basket: la scimmia rossa blaterava ai quattro venti la sua potenza e ovviamente l’altro non aveva niente da fare che ribattere nello stesso tono da demente.
«Adesso basta…» sibilò Akagi di punto in bianco, all’ennesimo sghignazzamento da decerebrati che gli veniva dal fondo del pullman. «La volete finire o devo venire lì dietro?» minacciò, ma quei due se ne sbatterono allegramente. Dopo qualche cazzotto e parecchie bestemmie, furono legati saldamente ai sedili, anche se – contemporaneamente – raggiunsero la prima sosta del viaggio.
«Oh, dovevo sgranchirmi un po’…» cominciò Hanagata, sollevato. Effettivamente era quasi possibile sentire le giunture delle su chilometriche gambe, mentre si alzava.
«Potresti segarti le gambe. Saresti più comodo…» frecciò acidamente Hanamichi, ricavandoci l’ennesimo pugno del Capitano.
«Forse non ha tutti i torti!» Rise Fujima, che con i suoi 1.78 non aveva problemi di spazio.
«Beh, certo tu sei un Tappetto!» Gli fece infatti notare, con notevole tatto, quell’idiota; insomma, sempre lieto di aiutare, come dicevano gli scout… o una roba simile.
«Fujima, non lo assecondare… E tu sei una capra!» Sbottò Akagi afferrandolo per la collottola e facendolo sfracellare sulla banchina
«Seghetta…» borbottò Rukawa, tanto per dare una mano al Grande Capo, nonostante avesse aperto gli occhi giusto lo stretto necessario per sdraiarsi in lungo sull’intera fila in fondo al pullman, con il borsone dietro la testa.
«Buongiorno, Bella Addormentata, scendi?» provò a dirgli Mitsui, ma l’altro lo ignorò bellamente.
 «Fanculo» gli grugnì allora, subito dopo, mollandogli un medio che comunque non vide.
Quando la mandria di bufali era finalmente a terra, Rukawa arrischiò un’occhiata nel mondo intorno a sé e si beccò Sendo a fargli “ciao ciao” con la manina, due posti più avanti.
«Hn, seccatore…» borbottò, sistemandosi il cappuccio della felpa in testa.
«Ehi Kaede, vuoi da bere?» gli gridò invece l’altro, gioviale come se fosse Natale.
Ruk… ok, poteva sempre affogarlo nelle famose terme d Chiba, pensò Rukawa, mentre rifilava un’occhiata di fuoco ad Akira –rompicoglioni – Sendo.
Intanto a terra le cose non potevano certo filare lisce come in una situazione normale, popolata da gente beh, normale.
«Razza di scimmia tinta, che diavolo combini?»
«Io? Guarda che sei tu, capellone!»
Akagi alzò la testa giusto in tempo per guardare quei due dementi che si pestavano sulle scatole che avevano fatto franare dal ripiano; andando avanti così, il proprietario li avrebbe buttati fuori a calci nelle palle. 
«Speriamo…» mormorò, con un sospiro; almeno cos ì aveva la scusa per rispedirli a casa senza passare dal via. Intanto che pregava, si girò verso il bancone, dove Hanagata e Ayako stavano facendo rifornimenti e notò Fujima, impalato di fronte al televisore. 
«Ehi, Fujima. Cosa guardi?»
Nella piccola televisione – o residuato bellico che dir si volesse – appesa in un angolo, il telecronista stava blaterando qualcosa sulla Manifestazione alla quale dovevano partecipare. 
«Bene Ishima, ho qui con me un giocatore che parteciperà alla nuova edizione della Manifestazione Koyushu… è la prima volta che il Narashino partecipa alle selezioni in vista di questo grande evento, vero?»
Il mezzobusto piazzò il microfono sotto il naso di un ragazzo alto e dai capelli rasati sulle tempie; l’espressione palicda e il sorriso ricordavano molto Sendo, ma i capelli scuri e la pelle chiara erano di Rukawa. Insomma, sembrava un’assurda combinazione dei due, ma il luccichio strano nello sguardo era tutto suo. Comunque il tipo stava dicendo che sarebbe stata anche la sua prima volta, oltre che essere la prima volta dell’intera squadra… un esordiente assoluto!
«Quel tizio assomiglia a Rukawa» commentò appunto Ayako e Hanamichi alle sue spalle ghignò «Ad un Rukawa espressivo vuoi dire…»
«Quindi sei un playmaker» stava dicendo intanto il cronista. «Molti già pronosticano una sfida aperta con il Playmaker di Kanagawa… si dice che il vostro stile sia simile» insinuò, ma il ragazzo era bravo a schivare i colpi bassi; sempre con quel sorriso a metà tra l’ingenuo e il furbo, rispose alzando le mani « No, no, non credo proprio! Il Playmaker del Kanagawa è Akira Sendo del Ryonan: l’ho visto giocare e credo sia uno dei migliori della loro prefettura!»
«Ecco bravo!» Sbottò Hanamichi, alzando il medio verso lo schermo «Nessuno supera i giocatori della nostra Prefett-»
«E piantala! Se voi dementi aveste ascoltato quello che volevo dirvi, sapresti anche tu che quello là è molto forte!» Rimbrottò Ayako.
«Davvero?» Sendo li raggiunse con le mani intrecciate dietro la testa, completamente rilassato; tuttavia lo sguardo era puntato sul giocatore sullo schermo: conosceva quel giocatore perché l’aveva già visto, anche se non conosceva il suo nome. Nelle partite in cui era stato protagonista, però, aveva sempre mostrato uno stile molto particolare di gioco, uno stile che a Sendo non era mai piaciuto.
«…entrambi siete del secondo anno, siete state matricole prodigio e ora giocate nello stesso ruolo…» continuava a incalzare il cronista, strappando un ghigno nel giocatore e sbuffi da parte loro.
«Certo che non molla» fece infatti Akagi, mentre l’intervista continuava.
Il giocatore sorrise, muovendo la mano come se l’altro dicesse cose di poco conto «Certo, ci sono un gran numero di coincidenze e nello stile e nei nostri curricula, ma ovviamente tutto si vedrà sul campo. Credo che sia inutile fare pronostici ora» rispose e tutti ebbero la netta sensazione che volesse tagliare il discorso.
«Almeno non è un montato» osservò Ayako, ma Sendo sbuffò piano: non era quello che ricordava…
«Allora ti vedremo all’opera presto. Buona fortuna, Akira… qui con me c’era Akira Miasami del Narashino, a voi la linea…»
Sendo sorrise di colpo, come se il fatto che avesse il suo stesso nome fosse di grande rilevanza. Comunque era presto per pensarci e la discussione passò subito
«Che fine ha fatto quel pezzente della Volpe?» Grugnì improvvisamente Kiyota, guardandosi intorno.
«Sarà in catalessi! Quello non si smuove nemmeno con una gru. Forza, si riparte!» fece Akagi, dopo aver pagato. Intanto che lui se n andava in giro a raccattare gente come un baby-sitter con dei marmocchi, Fujima si avvicinò a Sendo con un sorriso furbo «Beh, Sendo. Ancora dobbiamo arrivare e sei già sfidato…» ironizzò, visto che a lui – ed era sicuro, anche a Sendo – le parole non dette di quel giocatore sembravano fin troppo chiare.
Il giocatore del Ryonan sorrise serenamente«Questa trasferta sarà interessante» disse solo, poi guardarono entrambi verso la porta, dove due imbecilli si strattonavano per uscire prima dell’altro, mentre ad Akagi quasi scoppiava una vena sulla tempia. 
«Con una squadra così, cos’altro ci si aspetta?» domandò quasi retoricamente.
Fujima sospirò «Guai, direi».
Nel frattempo all’interno, Hanamichi decise che era l’ora del suo divertimento quotidiano; saltellò come uno psicopatico fino al fondo del pullman, sprofondando sulle gambe di Rukawa che non fece una piega.
«Volpe!» Urlò, quasi fracassandogli un timpano.
«Rukawa, ma che cavolo fai la notte che non dormi?» Lo canzonò pure Mitsui, sempre lieto di aiutare qualcuno in un’opera di demolizione.
«Oh, beh, farà le ore piccole… » si aggiunse Miyagi, ghignando, seduto accanto a Mitsui.
«E chi se lo prende questo ghiacciolo umano?» Si schifò quello, con una smorfia.
«Andate a cagare» replicò logicamente Rukawa, con molta flemma e senza nemmeno darsi la pena di aprire gli occhi.
«Un morto… » sbuffò la scimmia rossa, senza per altro sloggiare dalle sue gambe.
«Idiota, ti levi?»
«No, grazie. Sto comodissimo!»
Da lì al massacro che fece quasi schiantare l’autista, mentre i poveri malcapitati delle altre squadre li guardavano con tanto di occhi.
«Insomma, si vedeva che erano dei pazzi in campo, ma mica fino a questo punto…» stava commentando la pover’anima di Fujima, ancora ignaro degli orrori che avrebbe vissuto nei giorni a seguire.
«Però, mai visto Rukawa così attivo» considerò invece Sendo, quasi affascinato dal modo con cui quei due si mandavano al diavolo.
«Sakuragi gli farà bene» intonò Maki, che era pure mortalmente serio mentre lo diceva.
«Che?»
Il colpo apoplettico che si prese per pensare al vecchiaccio, permise a Rukawa di spostarlo di peso e salvare le povere gambe già diventate mezze blu e prossime alla cancrena.
«Secondo me, siete perfetti insieme» continuò imperterrito Maki, alla faccia del triplo infarto di quei due, questa volta con un ghigno. Probabilmente lui lo intendeva nel senso spirituale-sportivo-metafisco-platonico del termine. Forse.
In ogni caso, a loro faceva schifo uguale.
«Peccato che siano due dementi senza cervello. Hanamichi, vieni avanti!» L’onnipresente Akagi s’intromise nella breve parentesi romantica, sperando che quell’Odissea stesse per giungere a termine.
Pochi minuti dopo, la voce di Ayako irruppe come un coro di voci angeliche – almeno nella testa del Capitano «Ragazzi siamo quasi arrivati!»
«Ohssignore, grazie!»
«Gorilla, dobbiamo passare insieme ancora due settimane!» Gli fece notare maligno Kiyota e gli altri quasi temettero che il Capitano lo buttasse dal finestrino. 
Dopo altri pugni in testa, borbottii vari e le minacce dell’autista di non riaccompagnarli a Kanagawa, arrivarono allo stazionamento di Chiba, con il sollievo di chiunque.
Akagi scese con l’aria di chi avrebbe baciato la terra, Hanagata e Fujima come se ancora non credessero a quello che avevano visto e Sendo con la solita aria svagata che rompeva tanto le palle a Rukawa. Tirando le somme erano dodici persone con l’aria da teppisti maniaci, più undici borsoni da palestra, dodici valige e un pullman più sballato di loro.
«Ci guardano tutti…» mugugnò Ayako, afferrando la propria valigia.
«E chissà perché?» rispose ironico Akagi, pensando – tanto per fare un esempio a caso – a quel trabiccolo che brillava al sole come un pugno in un occhio.
«Siete messi bene, eh?» Una voce sconosciuta li apostrofò dalla strada, con un’ironia che Ayako conosceva bene; la manager si girò, trovandosi di fronte una tipa dai lunghi capelli neri e un ghigno stratosferico. 
«Eiko Hisae!» Esclamò, correndo ad abbracciarla.
«Ciao, Ayako. E’ molto che non ci vediamo…» replicò Eiko, poi adocchiò la marmaglia alle sue spalle. «Questi sono i giocatori di Kanagawa?»
Ayako annuì, intanto che Akagi tirava giù due valige grandi quanto lui.
«Tu sei Takenori Akagi, vero?» Gli chiese lei, poi allungò una mano. «Io sono Eiko Hisae, mi occuperò della vostra sistemazione qui a Chiba…» spiegò lei, mentre Ayako la guardò un po’ perplessa, seguita a ruota dal Capitano.
Jin, alle loro spalle, osservava però la tuta di Eiko: pantaloni viola scuro, canottiera nera «Quei colori non rappresentano lo Shiroi di Chiba?» Chiese, attirando la sua attenzione.
Eiko si girò verso di lui, con un ghigno: Jin del Kainan, Guardia; registrò l’informazione, poi annuì «Sì, io sono l’allenatrice».
A quella risposta, si bloccarono. Il pensiero di tutti, variante più o meno secondo la perversione di ognuno, era: una ragazza, così figa, allenatrice della seconda squadra della Prefettura?
 
 Scritta nel Giugno/Luglio del 2008| Licenza Creative Commons
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