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Autore: _K_    30/03/2014    1 recensioni
"Mi allenavo ogni giorno, andavo in palestra, trattavo con gli sponsor e mi occupavo anche di tutti i resoconti e statistiche di ogni gara che facevo. Di tanto in tanto, uscivo con qualche amico, ma trovavo le persone così noiose e superficiali. Gli argomenti che affrontavano, oltre ad essere scontati, erano ormai diventati ripetitivi. Le donne, il sesso e i soldi.. Basta. O forse, anche io ero ero come loro, solo sotto un altro aspetto. Ero in grado di parlare do qualcosa che non riguardasse i motori o le automobili? Non lo sapevo"
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naomi Minamoto, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Starlight

Non ricordavo con certezza come ero finito in quel bar, nè tanto meno quando ci ero arrvato. Mi sembrava fossero passate ore da quando avevo iniziato a fissare lo scotch che mi ero fatto servire dal barman, con il mio usuale tono serio e composto. Sapevo che il giorno dopo, avrei finalmente gareggiato contro Kappeita Taira, mio rivale da anni e nonostante la mia sicurezza, data dall'etichetta di "imbattuto" sulla mia persona, dovevo ammettere di provare una sensazione parecchio strana. Ovviamente non sapevo cosa fosse, non mi ero mai preoccupato di pensare a ciò che provavo prima di scendere in pista. Forse perchè non provavo nulla o forse perchè non avevo tempo di rifletterci. Avevo diciannove anni, ma ero impegnato più di qualsiasi altro ragazzo sulla faccia della terra. Mi allenavo ogni giorno, andavo in palestra, trattavo con gli sponsor e mi occupavo anche di tutti i resoconti e statistiche di ogni gara che facevo. Di tanto in tanto, uscivo con qualche amico, ma trovavo le persone così noiose e superficiali. Gli argomenti che affrontavano, oltre ad essere scontati, erano ormai diventati ripetitivi. Le donne, il sesso e i soldi.. Basta. O forse, anche io ero ero come loro, solo sotto un altro aspetto. Ero in grado di parlare do qualcosa  che non riguardasse i motori o le automobili? Non lo sapevo.

Sospirai rassegnato.

Era quasi l'una e non avevo ancora assaggiato l'alcolico nel mio bicchiere, il cui ghiaccio presente all'interno, si era ridotto a qualche misero granello. Con la mano pesante, quasi stufa, afferrai il bicchiere e mandai giù, per poi accasciare la testa sul bancone, davanti al quale ero seduto. Odiavo lo scotch. Tuttavia, mi sentii rasserenato. Un'altra giornata era trascorsa, anche se la gara del giorno dopo continuava a darmi pensiero. Ero sopravvissuto, di nuovo. Sorrisi sotto i baffi, soddisfatto di ciò che ai miei occhi, appariva come un'eroica impresa, finchè uno schiamazzo beffardo, seguito da un -Una birra scura alla spina, per favore.- , non mi riportò alla realtà. Alzai goffamente la testa, per poi volgerla alla mia destra. I miei neuroni parvero smettere di funzionare per qualche istante e la mia bocca si corrucciò in una smorfia scocciata. Avrei preferito vedere chiunque altro: un demone, la morte, persino il diavolo, ma non lei. Kai Yamashita. Giovane modella diciottenne, dai lunghi capelli corvini e mossi e dall'espressione un po sognante. Sedeva proprio accanto a me, con addosso un leggero vestitino di pizzo bianco, che andava decisamente a contrasto con il pesante trucco nero, che le inconriciava gli occhi di un insolto viola intenso. Sia io che mi madre, la conoscevamo da anni ormai. Era quasi di famiglia.

Ci vollero diverse decine di secondi, prima che lei si accorse della mia presenza, inarcando poi un sopracciglio, con fare perplesso. -Naomi.. E tu cosa ci fai quì?- Mi domandò, appoggiando il viso sulla mano destra, il cuo gomito, giaceva a sua volta sul bancone del bar. -Niente.- Tagliai corto io. Avrei volentieri risposto alla sua domanda, se solo avessi conosciuto la risposta.

Lei si passò una mano tra i capelli, togliendosi una ciocca che le andava sugli occhi, sbuffando sonoramente. Subito dopo, il barman le servì la birra.
-E' ironico che una modella, per giunta così femminile e fine, si rinchiuda in posti come questo a tracannare boccali di birra di quelle dimensioni. Per giunta, potresti anche rovinarti la linea.- Farfugliai, sgranchendomi le spalle intorpidite.

-Di cosa ti stupisci? Odio i superalcolici. Piuttosto, dovresti imparare a preoccuparti di più degli affari tuoi.- Mi fece, per poi far cadere palesemente l'occhio sul mio bicchiere vuoto. -Un pilota di Formula Uno, che si imbottisce di scotch alla vigilia di una gara importante. Non trovi che questo sia altrettanto ironico?- Controbattè poi, iniziando a sorseggiare la bevanda che le era stata servita.

Come al solito, aveva la risposta pronta e il solo pensiero di dover affrontare una conversazione con una persona così, mi indebolì ulteriormente. Fu proprio per questo, che mi feci riempire nuovamente il bicchiere. -Ora sei tu che dovresti preoccuparti degli affari tuoi.- Le feci notare, in tono serio. Lei scrollò le spalle, per poi giustificarsi con la classica frase -Hai iniziato tu.-.

-Ti sembra un buon motivo per assumere un atteggiamento che hai criticato pochi istanti prima?- Domandai disinvolto, iniziando anch'io a bere. -Non diventare polemico solo per vincere una conversazione.-. Aggrottai le sopracciglia. -Sai che me ne faccio di una vittoria simile.. Non ne ho bisogno.-. Bevvi ancora. Kai fece una breve, ma maligna risata. -Credi che vincerai domani?- Mi domandò poi, cercando di provocarmi, ma senza successo. -Ho mai perso?- Sottolineai, senza scompormi. -No. Proprio per questo Taira potrebbe essere più preparato di te.- Proseguì, per poi accavallare le gambe e fissarmi un po con uno sguardo di sfida, al quale mi rifiutai a priori di rispondere. -Sarà tutto da vedere.- mi limitai a dire, tracannando lo scotch rimanente nel mio bicchiere.
Rimanemmo in silenzio per una decina di minuti, che sembrò durare ore, forse anche giorni. Spesso in sua compagnia non sapevo cosa dire e capirlo proprio in quel momento, mi demoralizzò e mi sentii un vero e proprio idiota. Forse non ero molto diverso dagli altri ragazzi della mia età.

-Usciamo da quì?-

Non so perchè me lo popose, dopotutto era solo mezz'ora che era seduta accanto a me. Forse mi stava guardando e aveva intuito qualcosa, ma era impossibile. Nessuno mi conosceva bene a tal punto da leggermi nel pensiero. Era assurdo, ma annuii in tutta risposta, senza pensarci più di tanto, decidendo di pormi meno domande possibili, dal momento che sentivo come se il mio cervello fosse stato come strizzato da una mano possente.
La periferia della nostra città era davvero disgustosa, ma preferivo girare in posti in cui il degrado regnava sovrano, piuttosto che in altri che straripavano di gente, fin troppo chiassosa per essere sopportata in una giornata come quella.

-Non sono poi così schifose queste strade, no?- Mi domandò, mentre camminava con andatura lenta davanti a me.

Sussultai. Mi aveva di nuovo letto nel pensiero.

-A me non piacciono.- Feci, non cambiando minimamente espressione.

Il rumore dei passi di Kai, che era l'unica cosa che sentivo in quel momento, cessò improvvisamente e, non ricollegando, rischiai persino di andarle addosso. Non capivo cosa avesse. Guardava avanti, in un punto fisso della strada semibuia. Un lampione, proprio sopra di noi, smise di funzionare correttamente, lampeggiando a fatica ed emanando una luce sempre più fioca.

-Che c'è?- Le chiesi.

Lei non si mosse e mi rispose con un'altra domanda.

-A te cosa piace, Naomi?- Momorò seria, stringendo i pugni.

Non capivo cosa c'entrasse con il discorso che stavamo facendo, tuttavia quella domanda mi turbò non poco. Cosa mi piaceva? Era ovvio, le corse. Che le passava per la mente di chiedermi?

-Oltre alle corse, intendo.- Puntualizzò.

L'aveva rifatto. Io sbuffai sonoramente, per poi aggrottare le sopracciglia e Kai ovviamente, non potè fare a meno di notarlo.

-Che c'è?- Fece subito dopo, girandosi.

Era sempre stata una tipa attenta, non le sfuggiva mai nulla. Ascoltava attentamente ogni parola che le persone pronunciavano e non se ne dimenticava neanche una. Questo suo lato, mi aveva sempre affascinato, perchè spesso le permetteva di trarre conlcusioni esatte, su ogni essere umano presente sulla faccia della terra

-Vorrei sapere perchè me lo chiedi.- Spiegai infine.

Kai incrociò le braccia al petto.

-Non ti ho mai sentito entusiasmarti per qualcosa che non siano le macchine.- Mi disse, iniziando a giocare con una ciocca di capelli e guardandomi negli occhi.

Mi sentii cadere come in preda ad una sorta di fastidiosissima agitazione. Forse a causa delle sue parole, o forse a causa del suo sguardo, fattostà che non era affatto gradevole come sensazione.

Sospirò.

-Che ne pensi del gelato alla nocciola?- Mi chiese poi.

Io sbarrai gli occhi, confuso.

-Potresti smetterla di..-

-Rispondimi.- Insistè, iniziando anche a scaldarsi.

Io ovviamente non persi la calma, ma mi sentivo in difficoltà.

-E' buono.- Borbottai a bassa voce.

Kai parve iniziare a provare una lieve soddisfazione.

-E della montagna?- Proseguì, avvicinandosi di più a me.

Probabilmente lo scotch iniziava a fare effetto. Non ero affatto ubriaco, ma sentii un'ondata di calore pervadere il mio corpo e arrivare fino alla punta delle orecchie. Annuii distrattamente in risposta alla sua domanda, con gli occhi fissi sull'altro lato della strada.

-E della luna?-.

Sbuffai spazientito.

-Che senso ha tutto questo?- Le chiesi, passandomi una mano tra i capelli in segno di esasperazione.

-E' per vedere cosa ti piace.- Ammise lei, senza farsi tanti problemi, con un tono calmo che faceva quasi sembrare normale la questione.
Tirai l'ennesimo sospiro di rassegnazione, sempre più convinto del fatto che sarei impazzito entro un breve lasso di tempo ed infine riuscii a guardarla negli occhi.

-Ti importa?- Mormorai serio.

-Tu chiedi chiarimenti di cose delle quali non ti importa?-

-Non rispondere alle domande con altre domande.- La rimproverai.

-Allora non chiedermi cose scontate!- Esclamò, per poi rigirarsi e continuare a camminare.

Non ero mai riuscito a capirla davvero e, mentre guardavo la sua figura da dietro, mi domandavo se qualcuno ci fosse mai riuscito almeno una volta. Mi sembrava impossibile che una ragazza potesse mandarmi così tanto in tilt. Reputavo le donne creature abbastanza semplici. Ne avevo avute diverse in vita mia ed erano state tutte uguali. Non avevo mosso un dito per averle, ma le avevo ottenute comunque, probabilmente per la mia fama. Mi bastava poco per capire cosa volevano in quel momento, se una cena, una passeggiata al parco, o semplicemente esser prese per mano. Ma Kai era diversa. Aveva sempre avuto l'insolito vizio di fare e dire cose strane, confondendomi le idee. Anche se effettivamente, mi bastava anche solo guardarla per far sì che i miei pensieri venissero stravolti.

Camminammo fino ad arrivare in un minuscolo piazzale, con qualche panchina, che a stento riusciva ancora a reggersi, qualche palazzo annerito dallo smog, poche macchine parcheggiate ed infine il nulla. Sì, il nulla. Perchè oltre a ciò che quei quattro o cinque lampioni illuminavano, non riuscivo ad intravedere nient'altro. Perchè il silenzio era talmente tanto, da farmi credere che il mondo finisse lì, che quello fosse il capolinea.

Continuai a seguire Kai, che scelse proprio la panchina più buia. Ci sedemmo ed infine le chiesi -Cosa ci facciamo quì?-.

Lei non sembrava particolarmente felice e si limitò ad incidare il cielo con l'indice della mano sinistra. Feci per rispondere, ma all'ultimo mi bloccai, decidendo che sarebbe stato meglio lasciar perdere e non discutere di cose futili.

Alzai il capo.

Ciò che vidi mi fece sentire l'essere più piccolo e miserabile che potesse esistere, ma al contempo, il cuore iniziò a martellarmi in petto dalla felicità. L'ultima cosa che credevo possibile in quel momento, era che si potesse vedere un cielo simile dalla squallida periferia di una città giapponese. Spalancai gli occhi, notando che le stelle erano talmente tante che il mio sguardo poteva perdercisi in mezzo. Mi sentii così umano e così vivo. Era da tempo che non mi soffermavo ad ammirare qualcosa. Avevo diciannove anni, ma avevo smesso di essere un bambino troppo presto, facendomi trasportare dal lavoro e dai miei impegni, diventando quasi una macchina.

Kai si avvicinò a me, poggiando la sua spalla contro la mia. Abbassai lo sguardo e mi accorsi che era intenta ad osservarmi.

Sussultai.

-Mi pare di capire che ti piaccia.- Commentò.

Sentii il cuore battere ancora più forte e un'altra vampata di calore mi pervase il viso.

-Sì.. Non è male.- Ammisi, cercando di sminuire il mio entusiasmo.

Abbozzò un sorriso compiaciuto.

-Dovresti prestare più attenzione alle cose belle che ti circondano, Naomi. E' grazie a quellle che una persona può affermare con certezza che la sua vita è bella.- Mormorò poi, lasciandomi parecchio sorpreso.

-E la tua vita è bella, Kai?- Domandai serio, tornando a fissare il cielo.

-Perchè non dovrebbe esserlo?-.

Abbassai di colpo la testa, innervosito.

-Ti avevo detto di non..-

Non feci in tempo a finire la frase, poichè mi ritrovai le labbra incollate alle sue. La sorpresa che provai, sparì pochi istanti dopo, quando le schiusi e passai una mano fra i suoi lunghi capelli e l'altra sul suo esile collo. Il contatto con la sua pelle candida, mi fece rabbrividire e sentivo il suo profumo inebriarmi la mente e riempirmi i polmoni. Capii che Kai non aveva superpoteri e non poteva leggermi nel pensiero, semplicemente mi conosceva meglio di chiunque altro. Che stupido ero stato a pensare una cosa simile, dovevo proprio star impazzendo.

Quando ci staccammo lei fece per alzarsi in piedi, ma mi venne spontaneo afferrarle un polso e tirarla nuovamente verso di me.

-Ma che fai?- Sussurrò imbarazzata, serrando i pugni.

Non credevo a ciò che stavo per dirle, perchè non facevo mai azioni di questo tipo per andare incontro alle persone, ma in quel momento, era del tutto diverso. Per questo, con un sorriso rilassato, ammisi: -Questa, è la cosa che mi è piaciuta di più.-.



  
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