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Autore: ALEXIANDRAisMe    30/03/2014    0 recensioni
Tom si diverte molto nelle sue notti brave, è cresciuto e il suo rispetto per le donne è calato notevolmente da quando abita a L.A. Il fratello è rimasto il centro focale che lo guida e con il quale passa gran parte della vita privata e lavorativa.
Bill è sempre più triste di fronte all'apatia del fratello e non approva il suo concetto di “divertimento”. Certo, anche lui è cambiato in quegli anni, acquisendo esperienza e diventando più realista, ma rimane ancora legato al suo principio di Amore.
Anche volendo aiutare Tom, Bill non farà mai niente per allontanare da sé il gemello e forse i primi a rimetterci saranno i due ragazzi che apparentemente sono oscurati da queste due figure di rilievo.
Tra due stati ai capi del mondo, Germania e America, riuscirà la band tedesca a trovare la felicità?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2° Capitolo
 
Quando la porta si aprì e i ragazzi entrarono di ritorno dalla lunga giornata in giro, addirittura mio fratello Bill sembrava distrutto, io mi trovavo semi disteso sul divano con il joystick stretto in entrambe le mani. Sullo schermo al plasma la macchina in corsa di Need for Speed.
- Hey! – dissero Gustav e Georg raggiungendomi e lasciando gli acquisti in corridoio.
- Erano questi i tuoi piani per la giornata? – chiese quest’ultimo. Bill era rimasto indietro, sulla soglia.
Risposi accennando un sorriso – Se n’è andata da poco, non so se hai presente che ora si è fatta! Visto che qualcuno si lamenta delle mie sessioni notturne, ne ho approfittato mentre eravate via e poi l’ho cacciata. – spiegai semplicemente con un’alzata di spalle.
- Porco. Porco e maleducato! – sbottò Bill irritato andandosene.
Questo gesto risvegliò in me la stessa irritazione che quella mattina mi aveva spinto a istigarlo ulteriormente. Mi alzai, lasciando bruscamente il joystick senza filo a Georg e lo seguì, deciso a risolvere quella situazione una volta per tutte. Stavo dietro di lui mentre saliva le scale e cominciai – Si può sapere cos’hai? –
- Perché devi fare così? Capisco quando eri più giovane, non ti ho mai giudicato e lo sai.. ma perché non puoi semplicemente trovare qualcuno.. – a quel punto lo interruppi – Qualcuno di fisso? È questo che intendi? – sputai con sarcasmo.
Quel discorso era assurdo, sapeva che non aspiravo a certe cose come lui, non ancora almeno. Sapeva persino della promessa che avevo fatto, niente storie serie fintanto che la band prosperava! E quindi perché stavamo qui a litigare per questo?
Si fermò sulle scale e si voltò per guardarmi. Sentivo i suoi occhi su di me che mi osservavano e mi leggevano dentro. Senza bisogno di parole capimmo entrambi cosa volesse l’altro. Eppure il suo sguardo.. perché Quello sguardo malinconico?
- Puoi vivere come vuoi la tua vita privata.. è solo che io ti voglio bene e voglio che tu sia felice. –
A sentirle pronunciare, quelle parole, erano ancora più d’impatto. Abbassai lo sguardo e sorrisi imbarazzato – Non ti sembro felice? – mormorai.
- Potresti esserlo di più.. non esiste la ricerca della felicità. Dipende tutto da come si vive ogni giorno! – sorrise, nel citare una frase che gli dissi tempo fa, mentre filosofeggiavo sotto gli effetti dell’alcool.
Ricambiai il sorriso, divertito e più tranquillo. – Scemo. – borbottai, Bill fece una faccia fintamente offesa e mi diede una spinta leggera alla spalla, ma sapevo che avevamo risolto ormai perché poco dopo stavamo ridendo e scherzando come bambini.
Preso dall’euforia e dimentico della stanchezza, mi trascinò di nuovo giù e obbligò Gustav a farmi vedere tutto ciò che gli aveva fatto comprare.
Lanciai al povero malcapitato uno sguardo di compassione ma Gustav non sembrava farci caso –forse troppo abituato al temperamento di mio fratello-.
Poi Bill coinvolse anche Georg, iniziando a parlare dei nuovi portatili in vendita; di un cellulare, che sicuramente mi sarebbe piaciuto per via delle mille funzionalità che aveva; di quanto sarebbe stato utile un nuovo amplificatore o meglio, un nuovo impianto stereo per la casa.
Scossi la testa, con un misto di divertimento ed esasperazione. In pochi secondi era tornato il solito Bill esuberante di sempre, questo era sempre stato un aspetto esilarante di mio fratello.
Finita la sessione di aggiornamento ripresi a giocare alla playstation 3, istituendo un torneo con Gustav e Georg grazie alla funzione del maxi schermo divisibile in interfaccia tripla.
Bill sedeva sul divano con un blocchetto in mano, scribacchiando ogni tanto mentre all’angolo del foglio teneva il conteggio delle vincite. – Stai buttando giù qualcosa d’interessante? – borbottai con in bocca una manciata di M&M’s.
Lui sorrise e annuì – Credo.. –
Georg, al mio fianco, guardava fisso verso la tv mentre bofonchiò – Vorrei ricordarvi che abbiamo fin troppe canzoni in fase di registrazione! –
Gustav sorrise lanciando uno sguardo a Bill che era scattato subito sul chi vive – Siamo musicisti o no?! – ribadì – Viviamo di questo! – disse indicando lo spazio intorno a lui.
In sala avevamo chitarre disperse qua e là, un cantante alle prese con i testi delle canzoni, dischi, trofei e varie onorificenze. Sì, potevamo davvero considerarci dei musicisti! Ma scossi ugualmente la testa di fronte a quella scena infantile e tentai di nascondere un sorriso, perché se mio fratello l’avesse scorto avrebbe dato inizio all’ennesima polemica della serata e a me non andava di rendere ancora più grande il suo ego dandogli la ragione. Soprattutto perché poi Georg e Gus mi avrebbero preso in giro fino allo sfinimento.
Che fratello permaloso e complicato che mi ritrovavo, ma sapevo che anche Bill pensava questo di me. Ironia della sorte eravamo in simbiosi anche in quello.. ma forse non era poi così divertente.
Finimmo di giocare che l’orologio indicava le 2.00. Il tempo, infatti, era passato in un baleno. Bill si era addormentato tutto raggomitolato su se stesso, ancora seduto sul divano. Mi avvicinai per svegliarlo e dirgli di andare a letto.
Lui aprì piano gli occhi e la sua espressione sognante diventò scocciata – Che vuoi? – la sua voce era ancora impastata dal sonno.
- Scommetto che il divano è comodissimo, visto quanto c’è costato, ma ti conviene andare a letto altrimenti domani non sentirai più le ossa del collo al posto giusto. – spiegai.
Per un po’ il suo sguardo mi sembrò vuoto come se non stesse realmente capendo ciò che gli stavo dicendo. Quando la consapevolezza prese coscienza in lui, si stava già alzando, stiracchiandosi per bene e flettendo i muscoli verso l’alto. – Mmh-mmh. – mugugnò.
Stavo per voltarmi e uscire verso la scala che portava al piano di sopra, dove c’erano le nostre stanze, ma Bill mi corse incontro dimentico del sonno da cui si era appena svegliato. – Tom! Aspetta, volevo darti questo.. – disse porgendomi un cd.
Il nome sulla cover mi era sconosciuto, ma lo presi comunque voltandolo e leggendo i titoli delle tracce.
- L’ho preso al negozio di musica. Volevo dartelo subito appena tornato, ma abbiamo litigato ed era più importante sistemare le cose e poi mi sono lasciato prendere da tutto il resto e ora l’ho visto e me ne sono ricordato! – spiegò Bill, gesticolando frenetico con le mani. Mi venne da ridere.
A volte mio fratello era davvero l’essere più imbranato e svampito che conoscessi, nonostante questi modi di fare nella vita privata le sue fans non facevano che idolatrarlo, ritenendolo –a loro detta- “davvero cool”. Bhè ovviamente, essendo gemelli, era logico che lo fosse perché aveva preso da me!
Mi rigirai il cd tra le dita, osservandolo, poi alzai lo sguardo e gli sorrisi. – Grazie, fratellino. – e con una mano gli scompigliai i capelli lunghi e biondi. Bill si ritrasse irritato, come se aver dormito scomposto sul divano non avesse già avuto un ruolo fondamentale nella rovina della sua “acconciatura”. E così lo lasciai risalendo le scale.
Una volta nella mia camera infilai il dischetto nel lettore e collegando le cuffie mi stesi.
Mi addormentai così, con le noti pop nelle orecchie, con un sorriso sulle labbra.
 
*** Intanto di sopra ***
Quando risalì in camera, ero stanchissimo.
Bill aveva un’energia incredibile se si trattava di passare una giornata in centro commerciale, nonostante questo era stato il primo a crollare una volta a casa. Siccome le persone così non vanno mai da sole, ma sempre a coppia, finito con Bill, fu il turno di Tom quello di tenerci svegli fino a tarda notte. Una gara alla play era impossibile da rifiutare!
Gustav mi aveva preceduto e quindi non mi restava altro da fare che mettermi a letto, finalmente!
Mi ero liberato di felpa e jeans quando qualcuno bussò alla porta e fui costretto ad andare ad aprire con addosso solo i boxer. Era Gustav. – Posso entrare? – chiese facendo cenno all’interno della stanza.
Mi scostai per lasciarlo passare. – Credevo stessi già in camera tua.. – spiegai richiudendomi la porta alle spalle. – Volevo parlare un attimo. – rispose senza lasciar trapelare emozioni.
Andai a sedermi ai margini del letto mentre Gustav trascinò un pouf davanti a me e vi prese posto. A quel punto immaginai che non era passato per caso.
- Mi devi dire qualcosa? – chiese, guardandomi attentamente.
Sorrisi. – Dovrei essere io a chiedertelo, sei tu che volevi parlare! – mi guadagnai uno sguardo truce. – Quando pensavi di dirmi che le cose tra te e Shelly andassero così? – domandò caustico.
Pensavo che stesse volontariamente evitando di fare domande, e mi andava più che bene. Invece mi sbagliavo, avrei dovuto immaginarlo. Sbuffai prima di rispondergli – Non mi andava di intristire Bill con i racconti sulla mia vita privata, ok? Stava già abbastanza giù per via di Tom. –
- Quindi questo è l’unico motivo per cui non gli hai ancora detto che tu e Shelly vi siete lasciati già da qualche settimana! Bene, pensavo peggio. – commentò, ricoprendo tutte quelle belle parole di sarcasmo.
Sospirai pesantemente. Non volevo dare tutte quelle spiegazioni per tutto quello che facevo, perché Gustav non capiva? Non volevo riaffrontare tutto da capo. – Sono stanco Gus, ti prego possiamo riparlarne un’altra volta? – quasi lo implorai.
Lui scosse il capo – Non farai che evitare ancora il discorso vero? L’hai evitato in tutti anni come un portiere maldestro che non sa dove andrò a finire la palla perché non ne definisce la traiettoria! Ti conosco Georg e ti garantisco che le cose potrebbero essere molto più semplici. –
Soppesai le sue parole e giunsi alla conclusione che no, non era così. Le cose erano solo complicate o semplici, non mediamente semplici o in parte complicate. No, per me non esistevano mezze misure, non su questo.
- Anche se fosse, non sono pronto a perdere quello che mi è rimasto. – borbottai uno dei miei tanti pensieri ad alta voce.
- Sono convinto che a Bill farà molto più male sapere che l’hai tenuto all’oscuro di tutto, piuttosto che venire a conoscenza della verità! – ribadì Gustav, che non aveva la minima intenzione di cedere.
- Lasciami pensare al da fare, ok? Solo.. solo un po’.. – lo pregai ancora, con il cervello in panne per via dei troppi pensieri che si stavano accumulando nella mia testa.
Lo sguardo del mio amico sembrò cadere e lo vidi diventare più comprensivo – Certo, ma non metterci troppo. Non si sa come si evolvono le cose, a volte, e potresti arrivare a pentirtene. –
Probabilmente aveva ragione, ma da qualunque prospettiva guardassi la situazione non trovavo rimedio al mio problema. Anche quando Gustav si alzò e mi lasciò solo quello a cui pensavo era solo quanto fossi stato idiota in quegli anni.
Ero stato così innamorato di Shelly, forse lo ero anche in quel momento. Eppure avevo rovinato tutto perché, non so come, il mio cuore mi era sfuggito da sotto gli occhi.
Un attimo prima era lì, tra le mani di una splendida ragazza con cui avevo condiviso tutto in quest’ultimo decennio circa. A partire dagli insuccessi e a finire con i successi, le difficoltà, i rischi, le risate e i pianti.. neanche la lontananza e le mie lunghe assenze dovute al mio lavoro avevano rovinato le cose tra noi due. Lei capiva, accettava, sopportava.. era perfetta, era la donna che avrei dovuto, voluto amare per sempre.
Invece l’attimo dopo era sparito, dissolto.
Era a ore e ore di distanza, quasi dall’altra parte del mondo, sorridendo bastardo.
Mi ero detto che dovevo ignorare tutto quel subbuglio interiore, che era sbagliato quello che stavo facendo a Shelly.
Sebbene non l’avessi mai tradita fisicamente, mi sembrava di farlo ogni giorni con la mente. Perché ogni giorno da quando avevo permesso a quell’amicizia, a quel legame considerabile fraterno che si era instaurato all’interno della band, di diventare qualcosa di più.. io mi ero allontanato sempre più da Shelly.
Gustav avevo ragione quando diceva che cercavo di evitare il problema. Lui era l’unico a sapere tutto di me, sempre.
Io davvero non volevo ammettere di essere così dannatamente innamorato di Bill. Proprio di Bill Kaulitz.
 
Angolo dell’autrice:
Oddio questa storia ha davvero preso una piega opposta a quella che avevo elaborato inizialmente.
Ho elaborato una teoria: Sono sicuramente una ragazza complessa di mio, ma è sicuramente colpa della mia adorata Persona se i miei pensieri degenerano più del normale ed è proprio per questo che la ringrazio di cuore per appoggiarmi anche nelle imprese più disparate!
Detto ciò, spero che questo secondo capitolo vi sia piaciuto!
Ringrazio: chi ha recensito, chi ha messo questa storia agli esordi tra le preferite e anche solo chi legge semplicemente!
Sono curiosa di sapere cosa ne pensate e se la trovate un obbrobrio, per favore, ditemelo!
Saluti da Alex^^
  
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