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Autore: Aven90    01/04/2014    4 recensioni
Breve OS partecipante al contest "genio e sregolatezza" proposto dal gruppo facebook "La créme de la créme di EFP". Ne ho approfittato per parlare di calcio LOL è la storia di un calciatore, che nasconde molto talento. Di sicuro è più bravo di me a giocare.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Genio e sregolatezza, chiedi?

Sì, posso fare tanti esempi: l’attore alcolista, il medico pazzo, lo scienziato che andava a donne…

E poi c’era quel fuoriclasse.

Mi ricordo la sua prima partita con la nostra squadra, ero allo stadio: la solita amichevole pre campionato giocata in piena estate, niente di serio, solo per scaldare i muscoli in vista della stagione.

Ma che cosa ha fatto con quel pallone? Non avevo mai visto nessuno muoversi così!

Era destinato a diventare l’idolo dei tifosi.

Tutti ne eravamo entusiasti, e non vedevamo l’ora che cominciasse a fare sul serio.

C’era comunque chi era diffidente: mi ricordo che una volta uscì un articolo secondo il quale il nostro nuovo talento avesse combinato qualche guaio con la giustizia nel suo paese e adesso ne stesse cercando di scappare.

Ma a noi non interessava, l’importante era che segnasse, e poi come non ci si poteva fidare di uno con quella faccia innocente e malinconica allo stesso tempo?

Una volta cominciato il torneo, diede infatti sfogo a tutto il suo brillante talento: gol, assist, dribbling, intuizioni… a ripetizione, sia in casa che in trasferta, ogni domenica.

E la nostra squadra, trascinata dal suo incommensurabile talento, saliva, saliva a vista d’occhio in classifica.

Finché non arrivò lo scontro diretto.

Prima contro seconda, e l’avevamo in casa, mi sembra. Comunque era contro i campioni in carica che eravamo, quindi un po’ di ansia c’era. Se avessimo vinto, avremmo gestito un margine di quattro punti, il che era (ed è) sempre conveniente.

I campioni in carica… che formazione! Ma noi avevamo dimostrato che non eravamo da meno.

E poi c’era lui, il nostro Angelo!

Così lo chiamavamo, e così voglio ricordarlo.

Come al solito, numero 23 sulla schiena (c’era già chi lo voleva al 10) e sguardo del tipo “non vorrei essere qui”, come sempre quando non aveva il pallone fra i piedi.

Fischio d’inizio, lo stadio pieno esplose in una bolgia.

Il nostro Angelo mise tutto se stesso in campo, il solito repertorio, era delizioso.

Era un genio, un genio assoluto, ma può capitare anche agli angeli che una domenica vada storta, e così successe.

Per quanto si smarcasse e tenesse in pugno i tre difensori blasonatissimi, non riusciva a segnare.

Per quanto riusciva a trovare persino il compagno più dimenticato in mezzo all’area, nemmeno quegli riusciva a segnare, lasciandosi andare anche a tiri sbilenchi.

Poi, l’azione clamorosa avvenne a una decina di minuti dalla fine, col risultato ancora inchiodato sullo zero a zero, dopo una partita pressoché equilibrata. Certo, meritavamo di stare in vantaggio solo perché Angelo era sempre lì a cercare di fare gol, ma anche gli avversari ebbero avuto le loro occasioni.

Comunque, la nostra ala sinistra si libera del terzino e scende fino all’altezza dello spigolo dell’aera di rigore e si lascia andare a un cross millimetrico verso l’altro lato del campo.

Il pallone attraversò dunque l’area per trovare l’altra ala, che fece “sponda” di testa anticipando con un salto i due difensori che cercarono di chiudere inutilmente.

Ed eccolo, Angelo, solo davanti al portiere, in quanto quei due erano a raddoppiare il giocatore che fece sponda e il terzo era andato ad acchiappare le farfalle, come sempre succedeva quando guardavi a vista Angelo.

Anzi, ricordo che anche il portiere aveva spiccato un salto per intercettare il passaggio di colui che aveva colpito di testa.

Sì, infatti: Angelo aveva la porta spalancata!

Non doveva fare altro che metterla dentro e poi chiuderci in difesa per resistere quei dieci minuti che ci separavano dal fischio finale.

E invece… invece non seppi mai spiegarmi cosa successe.

Stette di fatto che il nostro angelo, il nostro “profeta”, il nostro genio, mancò di netto il tiro, anzi, inciampò proprio sul pallone, dando modo ai difensori di spazzare via.

Poi, ovviamente, al contropiede successivo l’attaccante avversario non fu altrettanto tenero e ci punì.

Anzi, cinque minuti dopo approfittarono di una squadra moralmente distrutta per farci anche il secondo.

Fu la prima sconfitta per Angelo, ma da allora non fu più lo stesso.

Certo, era sempre un fenomeno, ma cominciò a rilasciare sempre più interviste arroganti, finendo anche fra le pagine dei rotocalchi per qualche “avventura” nei locali della nostra città.

Dopo quelle tredici giornate da sogno, il nostro Angelo cominciò a far parlare di sé anche nei giornaletti rosa.

Anzi, sempre più in quelle riviste.

Non lo riconoscevo più: notti brave, prostitute che sostenevano essere incinte da lui, e anche qualche compagnia di pregiudicati.

“Genio e sregolatezza”, lo chiamavano, ispirandosi a un film famoso. Genio per quello che combinava in campo, sregolatezza per la vita dissoluta che aveva cominciato a condurre.

Io ero fra quelli che lo difendeva, non si può mai sapere che cosa può entrare nella testa di un giovane quando gli arriva tutta la fama tutta in una volta.

La nostra squadra comunque non ne risentì profondamente, così in qualche modo a maggio eravamo lì a contenderci l’agognato scudetto, il primo della nostra storia.

Ma anche quella partita sembrava potesse andare male.

Angelo si era presentato in campo piuttosto spento in faccia, e io lo interpretai come un cattivo presagio. Forse erano solo i mugugni che gli ispettori fiscali avevano lanciato verso di lui, o forse erano le altre voci che lo volevano truccatore di partite, stette di fatto che non mi sembrò la stessa persona vista fino a quel momento.

Sembrava che fosse stanco, forse della vita, forse di se stesso, forse della pressione che i tifosi gli mettevano addosso inneggiando al suo nome, sia nel bene e sia nel male, quando lo insultavano per qualche “allegria” di troppo. Infatti, anche sul campo stava cominciando a sbagliare, segno che la “sregolatezza” lo stava consumando.

Anche se segnò una tripletta tre giorni dopo fu risultato positivo all’antidoping.

La squalifica pesante che ne conseguì (non avrebbe potuto giocare per due anni) fu un brutto colpo per la sua carriera e la squadra si vide revocare lo scudetto, in quanto la nostra vittoria fu cancellata e piuttosto gli avversari di turno si videro assegnare la vittoria a tavolino per 2-0.

Quindi, con tre punti in meno, i nostri non vinsero il campionato.

Dopo quella batosta, non sentimmo più parlare del nostro campione per un paio di settimane.

Dopo quel silenzio, qualcuno rinvenne il suo cadavere puzzolente a casa sua, morto di overdose.

Ma tutti lo chiamavamo angelo, l’angelo triste che si è distrutto con le sue mani.

   
 
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