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Autore: alyfa    01/04/2014    17 recensioni
Edward è un padre single, sua figla Sofie ha tre anni, vivono a Chicago e tra poco è il loro compleanno.
Una sera apparentemente normale si rivelerà magica solo grazie ad un capriccio della piccola Sofie, che suona il campanello della felicità.
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Scusate, faccio pena nell'introduzione!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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**Salve salvine! xD Oggi altra pazzia! So che molte di voi diranno: “perché non vai avanti con segni sulla pelle, piuttosto che scrivere OS?” Beh…perché ovviamente queste nascono e si evolvono nella mia mente e non posso lasciarle ferme sul mio pc per troppo tempo, ho voglia di condividere! Spero che vi piaccia tanto quanto piace a me…la amo davvero tanto!
Vi lascio questa in attesa del prossimo aggiornamento di segni sulla pelle!

PS: il Banner è di Aiami! Grazie è meraviglioso!
Buona lettura…un bacione
Aly**
 

 
 

MADELEINE

 
 
-Amore…no! – corro alla porta, afferro la piccola con un braccio sotto le ascelle e la tiro indietro, chiudendo poi la porta con un piede. La casa è ben riscaldata e anche solo uno spiffero prolungato potrebbe farla ammalare di nuovo.
-Ella! Ella! – si dibatte mentre la porto sul divano, dove può rimanere sotto i miei occhi mentre finisco di preparare la cena. E’ difficile gestirla in questi giorni post malattia, dove tutte le energie sono tornate a farla agitare e farmi preoccupare; soprattutto ora, mentre ho una mano impegnata a tenere la forma di formaggio che stavo grattugiando. Sorrido esasperato. Ella, sarebbe Bella. La nostra vicina di casa, dall’altro lato del pianerottolo, che di tanto in tanto mi aiuta con Sofie, molto spesso in realtà. Mi trovo anche la sera a doverla chiamare certe volte, perché quando la piccola non ha sonno ed io sono impegnato a pulire la casa e finire il lavoro che mi sono portato dall’ufficio, non so davvero come fare. Ovviamente la pago di più quando accade, non ho intenzione di approfittare di lei e della sua disponibilità, è una ragazza così bella, simpatica, dolce…tenera. Lavora in uno studio medico come segretaria, e per arrotondare fa la babysitter la sera o quando ha i giorni liberi. Gli affitti e le spese in una città come Chicago sono alti, ed io lo so bene. Lavoro come semplice impiegato in un’azienda, programmatore informatico. Un semplice diploma del liceo, e qualche anno di università che non ho portato al termine per la nascita di Sofie, non assicurano uno stipendio alto, per cui ci si deve accontentare e si deve tirare un po’ la cinghia. Amavo andare nella casa al mare che mi hanno lasciato in eredità i miei nonni, ma i viaggi costavano troppo e avevo l’esigenza di lavorare il più possibile. Una piccola furfante come quella che adesso sta guardando i cartoni animati, programmando la prossima mossa che mi farà impazzire, ha certe costose necessità, che devo essere in grado di soddisfare da solo. Così evito di acquistare una buona bottiglia di vino quando vado a fare la spesa, e acquisto qualche litro di latte in più o qualche cioccolatino da darle quando non riesco a farla smettere di piangere. Rinuncio ad andare a tagliarmi i capelli preferendo la comodità di avere una cognata tutto fare come Alice, che adora mia figlia e capisce la necessità di non spendere neppure un centesimo per me. Rinuncio al pranzo fuori, portandomi qualcosa di più economico da casa che consumo in ufficio, e mettendo da parte quei pochi spiccioli per un nuovo peluche per Sofie. Tutto questo poi, tutti gli sforzi, sono ripagati da un suo sorriso o dalla sua vocina dolce che mi chiama papà e che mi da il buongiorno ogni mattina, dalla sua culletta vicino al letto.
Lo so. Lo so.
Non dovrebbe stare lì.
Nell’appartamento c’è anche una camera tutta per lei, ma non riesco a sapere di averla lontana. Quando la notte mi vengono gli incubi, o il terrore di non essere un buon padre, o quando solo prende una botta addosso ad un mobile, me la porto nel letto e l’adagio su di me, per sentirla vicina. Per avere la sicurezza che nessuno me la porterà via.
Ha tre anni, ed è tutta la mia vita.
Le lancio uno sguardo dall’isolotto della cucina, assicurandomi che sia ancora salda con le chiappette sul divano, o dovrò spegnere nuovamente il gas del sugo e correre ad acchiapparla, ovunque sia andata a cacciarsi.
Scuoto la testa sorridendo.
E’ una peste.
Da quando ha imparato come si apre la porta d’entrata devo tendere le orecchie ogni secondo, soprattutto perché arriva benissimo alla maniglia. Ah maledettissime porte di appartamenti economici. Hanno le maniglie a portata di bambini! Certo. Potrei chiudermi in casa, ma avendo paura di incidenti che necessitano una corsa fuori dall’appartamento, non lo faccio mai. Temo di restare bloccato. Forse però…sarà il caso che mi inventi qualcosa, o Sofie…
-Sofie?! Amore….dove sei?! – ovviamente sul divano non c’è più!
Dannazione!
Non faccio in tempo a controllare il forno e il sugo che è già sparita. Spengo il gas, tutto di fretta e portandomi nel corridoio mi accorgo che la porta d’entrata è aperta, anzi spalancata è meglio. Come diavolo ho fatto a non sentirla?! Scappo fuori, ricordandomi le chiavi e la trovo davanti alla porta della mia vicina, con il ditino poggiato sul campanello che strilla incessantemente. Mi scappa una risatina ma corro subito da lei, prendendola in braccio.
-Amore! Quante volte ti ho detto di non uscire senza di me?! Non si fa! Mi fai preoccupare! E poi Bella starà cenando…non si deve disturbare! La vedrai domani…ora su, andiamo in casa! – non faccio in tempo a dare le spalle alla porta della mia vicina che sento la serratura scattare e lei si affaccia sorridente. Sofie si dimena nelle mie braccia per scendere. Sbuffo e la lascio, per vederla correre da Bella.
-Ehi piccolina! Ti sono mancata oggi?! – Sofie riempie di baci il viso dolce di Bella e io sorrido, mettendomi le mani in tasca, imbarazzato. E’ semplicissima, non l’ho mai trovata una sera in tenuta da uscita romantica o agghindata per qualche festa. Se ne sta a casa e quando suono il campanello, disperato, ha sempre un sorriso da regalarmi. E’ così dannatamente facile stare con lei, che mi fa paura.
-Scusami..mi è sfuggita! Al primo tentativo l’ho braccata, al secondo….si è fatta furba! – lei ridacchia e scrolla le spalle. Che magnifico suono! Vorrei sentirlo sempre.
-Non ti preoccupare Edward…Voi non disturbate mai! – poi annusa l’aria. –Mmmm..che profumino! Stavi cucinando?! – annuisco sempre imbarazzato e lei sorride.
-Ella! Ella! Pappa! Ella pappa! – ridacchiamo, forse per smorzare la tensione, perchè l’aria si fa più tesa. Non posso nascondere l’attrazione e i sentimenti per questa ragazza, cerco invano di non guardarla, di non osservarla quando gioca con Sofie, quando viene nel nostro appartamento per stare con lei. Cerco ogni volta di concentrarmi su altro o di uscire il prima possibile, di volta in volta poi, le cose sono diventate più difficili perché mi sono accorto che non è solo attrazione fisica. Spesso ci siamo trovati a parlare, a discutere di argomenti più disparati mentre lei sistemava i giocattoli ed io mettevo il pigiama a Sofie, e la sua mente brillante mi ha catturato. Ma da quando l’ho vista la prima volta, quando io e Sofie ci siamo trasferiti qui due anni fa, non ho fatto altro che ammirarla silenziosamente. So che non vive sola, l’altra inquilina però è Rosalie, una ragazza un po’ stramba e sulle sue che ha un armadio a muro come ragazzo, con un cuore di bambino. Spesso quando ci incontrano sul pianerottolo Emmett, così si chiama l’armadio, si ferma a giocare con Sofie, strappandole risate infinite. Mi piace come la gente interagisce con lei, anche se ho sempre paura che qualcuno me la porti via. Lo so, un pensiero sempre negativo, ma…lei è ciò che mi rimane. E’ tutta la mia vita.
-Amore, anche Bella deve cenare…che ne dici se andiamo a riempirci il pancino e poi guardiamo la sirenetta e ci mettiamo a nanna con il pigiamino rosa con i coniglietti?! – Bella soffoca una risata ed io non posso fare a meno di arrossire. Quanto sembro sfigato così?
Ammettiamolo, chi mai mi vorrebbe? Quale donna sana di mente sarebbe attratta da uno che parla di pigiamini rosa con i coniglietti?!
Ecco il motivo per cui sono solo. Da tre anni e mezzo quasi.
Prima i pannolini, poi le pappine, poi i peluche e i cartoni animati.
Nessuna donna è attratta da ciò.
-Ella! – dice più forte stringendola.
-Sofie…vieni in braccio a papà, dai! – lei scuote la testa e si rifugia sul collo della mia vicina. E in quel momento soffoco un sospiro di frustrazione perché vorrei tanto essere io a farlo. Vorrei sentire il suo profumo così vicino, intrecciare le mie dita nei suoi capelli, baciare quelle labbra e assaggiare la sua pelle. Ma lei è la mia vicina di casa, e la babysitter di Sofie e una ragazza che può aspirare a molto più che un padre single, con uno stipendio da fame e una casa sempre disordinata.
-Ella, Ella, Ella! – continua a dire come una litania. Gesù, quando fa così la prenderei di peso e la trascinerei via, anche se poi fa un piagnisteo che dura ore, finchè non si addormenta.
-Scusa Bella… - sbotto frustrato, passandomi una mano tra i capelli. Mi avvicino di più e protendo le mani sul corpicino di mia figlia, che ha il sederino sulle braccia di Bella e le braccia e le gambe attorno al suo corpo. –Ora la prendo…Scusa! – i nostri sguardi si incatenano per un attimo, ma lo distolgo subito, passo un braccio attorno al corpicino di Sofie, mentre Bella si sposta all’indietro per lasciarmi spazio di manovra, peccato che mia figlia, il piccolo diavoletto, si sia accorta di quello che sto per fare e si schiaccia di più contro Bella per non separarsene. Il mio braccio rimane incastrato e i nostri visi diventano bordeaux in un attimo. La mia mano è spiaccicata contro il suo seno. Cerco di tirarla via dolcemente ma in fretta e nella manovra le dita passano sopra le sue rotondità, accorgendomi dei capezzoli ora eretti.
-Ohh… - si lascia sfuggire a bassa voce. E’ solo un sussurro ma arriva direttamente alle mie parti basse. E’ un gemito. Un gemito di piacere o di sorpresa? Prego che sia il primo. Ci spero davvero, perché allora vuol dire che anche io ho un certo effetto su di lei, che almeno l’attraggo fisicamente. Certo, magari nella nostra situazione non è cosa positiva questa ma…dannazione quanto spero che sia attratta da me così come io lo sono da lei! Ma siamo su un pianerottolo e per quanto io abbia voglia di dimenticarmi di Sofie per qualche attimo e riascoltare quel gemito uscire dalle sue labbra, devo davvero andarmene via prima di combinare un gran casino. Ringrazio di avere i pantaloni della tuta più larghi che possiedo, o l’imbarazzo sarebbe ancora maggiore.
-Sofie! – sbotto arrabbiato. Si, ora lo sono. Non posso fare queste figure con la mia vicina di casa, per quanto attraente sia, per quanto abbia voglia di portarla in casa e farle cose non del tutto lecite…non posso davvero essere imbarazzato con lei. Come riusciremmo ad andare d’accordo, come riuscirei a guardarla ancora in volto dopo un imbarazzo simile?! E sono arrabbiato perché mia figlia non mi da ascolto. –Sofie Esme Cullen! Andiamo in casa subito! – lei scuote la testa e io piego le spalle frustratissimo. Neanche fare il vocione funziona ora. Non so più che fare, devo controllare il forno, farle da mangiare o non si addormenterà più, devo fare la lavatrice, pulire casa, prepararle i vestitini per domani e fare la lista della spesa. Ho milioni di cose da fare e mia figlia, la piccola peste, non si stacca dalla ragazza che affolla la mia mente nei momenti in cui mi lascio andare al piacere solitario.
-Edward..non ti preoccupare…la porto io, in qualche modo la libero e poi vi lascio mangiare, se non vuoi che scappi la prossima volta, chiudi la porta a chiave… - dice dolcemente ridacchiando, avviandosi alla mia porta. Non mi rimane altro che seguirla.
Chiudo la porta dietro di me e lascio le chiavi sulla mensola in entrata. Bella sghignazza al suono della porta che si chiude senza sentire le chiavi che girano, sa bene quanto non sopporto essere chiuso in casa, la obbligo a non farlo neppure quando sta qui con Sofie. Ho paura che succeda qualcosa, e la porta sarebbe un ostacolo, cercare le chiavi con l’agitazione ed aprire, è una perdita di tempo. Ma Sofie arriva alla maniglia e devo davvero trovare una soluzione. Mia figlia e la vicina stanno sul divano, la piccola in braccio a quella splendida creatura e io sbuffo tornando ad accendere il gas. Non so se riuscirò mai a portare a termine questa cottura! E in aggiunta devo anche contare il tempo che Bella sta qui con lei, così da pagarle anche questi minuti, non ho voglia di passare per l’approfittatore di turno.
Sono appena le sei e mezzo di sera, ma se il diavoletto mangia tardi di conseguenza andrà a letto più tardi e io non riuscirò a fare tutto ciò che mi resta. Pulire casa, fare la lavatrice, stirare la camicia per domani. Insomma…alle volte vorrei proprio avere una domestica.
O una moglie.
No.
Una moglie no.
Non sono pronto a condividere il mio tesoro con nessuno.
“A parte con Bella” dice il mio alter ego.
Si, a parte con Bella. Non so come, ma riesce sempre a far smettere di piangere la piccola, ha sempre un piccolissimo dono per lei, che sia un cioccolatino, una caramella, un elastico per capelli con un animaletto. Si occupa di lei in modo meticoloso e attento, quando le fa il bagnetto l’asciuga con una cura meravigliosa, le asciuga i capelli, glieli pettina e non le fa male quando trova dei nodi, le fa qualche acconciatura che mia figlia ovviamente adora. Passa le ore sul tappeto del salotto a fare vocine stupide per farla ridere. E’ meravigliosa con lei. Ed io sento sempre il cuore che batte forte quando ci penso, quando le vedo insieme, quando anche solo apro la porta e la incontro per le scale mentre va al lavoro di fretta. E’ innegabile ormai…mi sono innamorato di lei.
 -Papà! Papà! Papà! – la piccola mi corre incontro, trascinando Bella con se per un dito della mano. Mi viene da sorridere ma cerco di stare serio e mi accuccio di fronte a lei, piegato sulle ginocchia.
-Dimmi amore…
-Ella pappa! Ella pappa, tu e Tofi…. – sgrano gli occhi, li alzo su Bella e la trovo imbarazzata in modo incredibile.
-Amore…Bella non può restare a cena con noi..deve mangiare con Rosalie se no si sente sola.. – è l’unica cosa che mi viene in mente per liberarla da questa situazione. Fosse per me potrebbe restare qui per sempre, ma so bene che è impossibile. Lei vive al di là del pianerottolo, condivide i suoi spazi con la sua amica e non credo proprio che abbia voglia di vivere assieme ad ragazzo che parla di malattie infantili, giocattoli, latte e biscotti e pigiamini vari. Immagino che voglia molto di più dalla vita, e se lo merita. E’ così dannatamente speciale. Ed anche se vorrei tenerla per me davvero, qualche volta ci penso seriamente, so anche che se lo facessi perderei un’amica e un appoggio valido per Sofie, rischierei di fare del male alla mia bambina e non voglio. Piuttosto sono pronto a soffrire io.
Bella scoppia a ridere e strappa un sorriso anche a me.
-Oh si…immagino proprio che Rose possa sentirsi sola, con Emmett che arriva tra cinque minuti! – borbotta, per fortuna la capisco solo io e scuoto la testa divertito. Li sento anche io i rumori di quei due.
-Ella pappa co Tofi e papà! – Per lei è così semplice. Sospiro e mi alzo, accarezzando i capelli di mia figlia.
-Vuoi…ehm…restare a cena? – alzo le spalle incerto. Lei mi guarda confusa e stupita. Ti prego accetta! –Stavo preparando il sugo con il tonno che mi ha insegnato mia madre per la pasta…e le patate al forno che Sofie adora… - lei sorride delicatamente e i suoi occhi brillano.
-Se non disturbo… - oh. Vuole restare. Gli occhi sono luminosi come quelli di mia figlia quando le porto un regalo e lei deve scartarlo.
Oh. Mi accorgo che voglio che resti più di ogni altra cosa. Le sorrido e scuoto la testa.
-Non disturbi mai Bella.. – è come se l’accarezzassi con la mia voce. Certo, perché non posso allungare la mano e farlo davvero!
-Okay allora…avviso Rose e prendo le chiavi…e…ho una cosa per voi! – sorride teneramente. Dio, che voglia di baciarla.
Scuoto la testa e riprendo il controllo di me stesso annuendo verso di lei.
Non posso avere questi pensieri. Lei è la mia vicina e la babysitter di Sofie. Sarebbe….
“Giustissimo”
Sbagliatissimo. Rimprovero il mio alter ego solo con il tono del mio pensiero.
Seguo il suo corpo che si sposta fuori dalla porta d’entrata, con mia figlia in braccio e io prendo la pasta per gettarla nell’acqua che bolle. Spero di riuscire a finire di cucinare.
Quando rientra ha una busta piena e mia figlia in braccio. Mi acciglio chiedendomi che diavolo ha portato. Come riesca a non sembrare goffa o impedita nei movimenti anche se tiene la bimba in braccio non me lo spiego, davvero. Da quando è nata Sofie, la goffaggine è la mia miglior arma della non-seduzione. Quando vado a fare la spesa non riesco a portare neppure una busta di media pesantezza se tengo Sofie in braccio, e lei è sempre in braccio perché non ama camminare, la signorinella. Così molto spesso devo sistemare lei prima che scivoli o raccogliere la busta che perdo per strada. Le signore, le donne, le ragazze mi aiutano, con lo sguardo tenero e un buffetto per Sofie, ma ridacchiano vedendo quanto sono impedito. E invece…Bella riesce a fare tutto. Tiene le chiavi in mano, la borsa che sembra pesante e voluminosa, Sofie appoggiata nell’altro braccio e non guarda neppure dove va perché continua a fare naso-naso con la mia piccola. E’ semplicemente perfetta.
Scaccio i pensieri e controllo la pasta. Oh, è già cotta. Com’è passato veloce il tempo.
Salto la pasta in padella con il sugo e aggiungo il formaggio grattugiato, e poi servo nei piatti.
-Ragazze…è pronto! – sorrido e entrambe arrivano di corsa.
Gesù! Potrei abituarmi a tutto questo.
Bella sistema la piccola sulla sedia, ma io sorridendo a disagio la faccio salire sulle mie gambe. Preferisco così. Lo so. La vizio troppo.
Quando finisco di sistemare il bavaglino a mia figlia alzo lo sguardo per vedere quello di Bella non molto contento.
-Così finirai per viziarla Edward… - oh, è contrariata.
-Lo so… - alzo le spalle, come un bambino capriccioso e le sorrido. Lei scuote la testa e sbuffa.
-Davvero, dovrebbe mangiare seduta a tavola, ormai ha tre anni…e con me fa tutto da sola… - mi spiega. Lo so, vorrei risponderle, lo so che con te fa tutto da sola. Sei così dannatamente brava con lei, così perfetta. La educhi nel modo giusto, le fai mangiare cose sane, le fai lavare le mani prima che venga a tavola. L’ho già vista molte volte questa scena. Ma…io sono suo padre e voglio coccolarla. La vedo poco la mia bambina. Posso stare con lei solo poche ore la sera, prima che crolli dal sonno, e il week end, gli altri giorni c’è sempre qualcuno che si occupa della piccola Sofie, voglio sentirla vicino e questo è uno dei modi possibili.
-Beh ecco… - perché mi sento a disagio poi? Lei…chi è lei per venire a darmi lezioni su come educare mia figlia? In effetti…nessuno. Anche se è bravissima…lei…è una semplice segretaria che fa la babysitter a tempo perso. In quel momento la consapevolezza di aver ragione mi riempie. Non è sua madre, non è la nonna, non è la zia, è una semplice babysitter a tempo perso che pago bene per fare il suo lavoro. Quando parlo, so di aver ragione, ma forse…non ho calcolato bene l’effetto delle mie parole. –Non sono fatti tuoi su come educo mia figlia, per cui…se voglio viziarla sono affaracci miei… - e infatti sgrana gli occhi al mio tono burbero e le guance le si colorano di rosso mentre abbassa il viso sul suo piatto.
Che cazzo mi è saltato in mente?!
Me ne sono accorto dieci microsecondi prima di aprire la bocca, non potevo fermarmi?
Scemo.
Cretino.
Coglione.
Faccio silenzio, mentre imbocco mia figlia, alternando le forchettate di pasta e ogni tanto lancio uno sguardo a Bella, di fronte a me, che mangiucchia lentamente e svogliatamente.
Oh. Forse non le piace.
“O forse sei stato così coglione da offenderla!”. Sgrano gli occhi. Il mio alter ego ha ragione. Lo so da me, ma sentirselo dire dalla mia mente è davvero troppo.
-Ehm.. – tossicchio per schiarirmi la voce, momentaneamente atrofizzata. –Bella…scusa. Io…non sono abituato a…persone che mi diano consigli su come…educare Sofie. Tu sei davvero l’unica che lo fa…e dovrei solo ringraziarti, solo che…è tutto nuovo. – lei alza lo sguardo alle mie parole, le guance ancora rosse e gli occhi un po’ lucidi. Scuote la testa e sospira, lasciando la forchetta di lato al piatto.
-No, io…è stato inappropriato da parte mia. In fondo...Hai ragione, io non sono nessuno per dirti come fare, non ho neanche figli per basarmi sull’esperienza..scusami. – Lei si sta scusando con me. Gesù cos’è questa donna?!
-Non ti piace la pasta? – “grandiosa domanda, scemo!” vorrei zittire l’altro me.
-No, no, è buonissima davvero…solo che..sono un po’ nervosa.. – le mani, poggiate sul tavolo continuano a sfregarsi tra di loro. Si. Lo vedo che è agitata.
-Oh…Bella, non era necessario che rimanessi per Sofie…A me era sembrata la soluzione più semplice ma…si insomma..puoi andare a casa. Non..non voglio trattenerti se…se non vuoi. – lei sgrana ancora gli occhi su di me, ma li evito, concentrandomi sulle forchettate per imboccare mia figlia, ancora seduta sulle mie gambe. Spero che dica di no, che resti e finisca il suo piatto; in realtà spero che rimanga tutta la notte, che mi aiuti a sistemare casa, che mi dia il bacio della buonanotte. Santo cielo sono un caso disperato. I miei pensieri si contraddicono dal primo all’ultimo. E’ lei, lei che mi confonde. Perché vorrei averla qui, vorrei condividere tutto con questa bellezza, con questa perfezione, ma rischierei di portarla in universi che non sono adatti a lei. E’ così giovane, non può certo prendersi a carico una bambina di tre anni e un ragazzo spaesato come me. Spero che abbia il meglio dalla vita.
Ecco…i miei dannati controsensi!
-No..cioè..non voglio. Sto bene qui solo…
-Solo? – sono ansioso, me ne rendo conto da solo.
-Tu…mi rendi…nervosa..
-Oh… - la sua ammissione mi destabilizza. “La rendi nervosa perché le dici quelle cose, facendole capire che non è la benvenuta scemo!” L’altro me non ha vita lunga. –Non voglio renderti nervosa…io…come ti rendo nervosa? – passa una mano tra i capelli, un gesto uguale a quello che faccio anche io e mi rendo conto di quanto sia tenera e imbarazzata. –Davvero Bella, non voglio metterti a disagio…conosci questa casa meglio del tuo appartamento tra poco, e stai bene con Sofie..non…insomma. Stai tranquilla…e mangia per favore. – le sorrido dolcemente, mentre finisco di mangiare, invitandola a fare lo stesso.
Una volta che i nostri piatti sono puliti faccio scendere la piccola, che va a sedersi al suo posto e tolgo le patate dal forno, mettendole in un piatto e portandole poi in tavola.
-Mi dispiace...non sono molte. Devo andare a fare la spesa a fine settimana.. – le spiego, guardando mia figlia che con le mani afferra una patata dal piatto e se la porta alla bocca, tutta felice. La lascio libera di mangiare con le mani, quello che può.
-Non ti preoccupare Edward, davvero...io sono a posto così! – all’improvviso mi sento io a disagio. Non immaginavo certo così la prima cena con Bella. Avrei voluto portarla fuori a cena e offrirle anche il gelato, fare una passeggiata, guardare un film…insomma…qualcosa di diverso che stare a cena, raccattando quello che ho in casa  per far piacere a mia figlia.
-Sicura?! Non ho molto, insomma..posso scovare qualcosa nel frigo e fare qualcosa di veloce…che so..una frittata? Ti va? – lei scuote la testa sorridendo.
-Edward…davvero. Sono a posto così…non ti preoccupare! Ho anche fatto merenda prima, insieme a Rose… – annuisco, anche se non ne sono convinto e abbasso la testa sconsolato. A volte vorrei avere di più, vorrei dare di più. Mi sento così sconfortato che per un attimo mi estranio dalla mia cucina e mi trovo da solo, a piangermi addosso.
-Ehi… - la voce dolce di Bella mi riporta alla realtà. Alzo gli occhi, cercando di cancellare l’ombra di delusione che vi risiede e provando a fare un sorriso. –Edward, smettila di affliggerti così! Ho mangiato abbastanza…davvero! – mi sorride e questa volta è molto più semplice ricambiare. Sofie scende dalla sedia, ungendola di olio e correndo verso di me per salirmi in braccio. La fermo e le pulisco le mani con un tovagliolo mentre lei ridacchia.
-Ehi signorina! Volevi sporcarmi tutto?! – ridacchia ancora mentre le pulisco anche la bocca. –E’ così non è vero?! – la prendo in braccio, e la alzo sopra la mia testa guardandola mentre si diverte. –Piccola birbante!
-Siete così belli insieme! – sorrido a Bella e mi alzo con la piccola in braccio per sparecchiare. –Lascia che ti aiuti Edward.. – la guardo oltraggiato e scuoto la testa.
-Oh no…non ci pensare neppure! Già sei stata costretta a restare qui a cena, non voglio farti lavorare anche…. – lei per un attimo sembra smarrita poi afferra i piatti e li mette nel lavandino, tornando a prendere i bicchieri e il resto.
-Smettila! Non mi dispiace cenare con voi, non mi dispiace stare con voi… E lasciati aiutare per favore! Sei tornato alle cinque e mezzo dal lavoro e scommetto che hai avuto solo un attimo di tregua da Sofie mentre cambiavi i vestiti! – divento rosso per l’imbarazzo e mi trovo ad annuire. –Bene…allora siediti sulla sedia e non muovere più un dito…
La osservo mentre si muove con destrezza nella mia cucina. Passa i piatti sotto l’acqua e li inserisce nella lavastoviglie in dotazione nella cucina. Ringrazio ogni giorno quel piccolo elettrodomestico che mi leva un’incombenza in più. E’ bello avere qualcuno con cui condividere tutto questo. Mi piacerebbe molto non dovermi occupare di Sofie da solo…solo che mi accorgo di…volerlo fare solo con Bella.
Indossa un pantalone della tuta con il polsino sulle caviglie e una maglia pesante. Ai piedi un paio di calze e basta. Perché non l’ho notato prima?
-Ehi Bella…non indossi un paio di scarpe? Prenderai freddo… - lei si volta allibita e poi mi sorride teneramente.
-Sono le calze antiscivolo, come quelle che ha Sofie…le trovo utili, calde e comode e…poi qui a casa tua fa molto caldo. – annuisco. Questo è vero. Ma Sofie è cagionevole di salute, fin dalla nascita e si ammala davvero con poco. Preferisco tenerla al caldo qui dentro, soprattutto perché salta e corre ovunque e suda e non voglio che prenda freddo. –Non ti preoccupare, capisco benissimo… - indirizza il suo sguardo sulla piccola, che sta giocando con le maniche della mia maglietta.
Quando termina di sistemare la cucina, lavando anche il ripiano si gira sorridendomi.
-Ecco fatto. Almeno così ti sei riposato un attimo…
-Grazie...sei stata fin troppo gentile! – sorride e alza le spalle, fin quando la piccola non vuole andare in braccio a lei, chiamandola.
-Ho qualcosa per voi… - si china a prendere la busta di prima mentre andiamo in salotto. Prende posto sul divano, accendo la tv, ma Sofie è rapita dai capelli della nostra ospite. Afferra un pacco abbastanza grande e lo mette a portata di vista di Sofie, la quale urla e lo afferra sorridente.
-Bella..non dovevi! – scuoto la testa, a disagio.
-Oh..smettila! So bene che questa settimana è il vostro compleanno e non riuscivo a tenerli in casa ancora per molto! – ridacchia ed è davvero il suono più bello di tutti.
-Ti…ti sei ricordata? – Io e Sofie compiamo gli anni a distanza di un giorno. La sua nascita è stata il miglior regalo di compleanno di sempre.
-Come potrei dimenticarlo?! – alza un sopracciglio e io arrossisco. Mannaggia alla mia timidezza con lei.
Sofie tira fuori una scatola con una bambola e io vedo cadere anche un paio di vestiti. Li raccolgo e noto una gonnellina e una magliettina, la misura però, non è quella della bambola. Sono abiti per Sofie. Ad un tratto mi sento mancare il divano e il pavimento ed è come cadere nel vuoto. Non so se esserne contento o profondamente deluso. E’…umiliante. Bella si è accorta della mia faccia sbigottita e preoccupata e la vedo arrancare per dire qualcosa.
-Ella api! Api! – mia figlia porge la scatola a Bella, la quale trema fortemente a disagio e le apre la scatola, liberando la bambola.
-Edward… - mormora dopo poco quando vede il mio stato di sorpresa ancora presente. Scuoto la testa desolato e appoggio i vestiti sul divano, uscendo nel terrazzo e lasciandole dietro di me.
Ha regalato a mia figlia dei vestiti. Mi sento….a disagio e profondamente offeso. Magari non dovrei ma…è come se mi dicesse che non sono in grado a badare alle esigenze di Sofie. Sento la porta finestra aprirsi e poi chiudersi nuovamente.
-Edward… - biascica ancora, con la voce bassa. –Mi dispiace io…non dovevo? Ho…fatto qualcosa che non va?
Come fa a non capire?
Come?
Ah già…lei non ha figli.
Lei non sa cosa voglia dire prendersene cura.
Lei non ha idea di cosa io debba rinunciare per comprare un cazzo di vestito a mia figlia.
No. Lei non lo sa.
Lei ha comprato una gonna e una maglia a mia figlia.
Vuole dirmi qualcosa?
Davvero è…umiliante.
-Edward ti prego… Io… Se non ti piace, posso cambiarlo..a Sofie sembra essere piaciuta molto la bambola.
Ignora il problema, ancora. Ed io mi imbestialisco.
-Non è quella dannata bambola il problema! – sbotto con rabbia cercando di non urlare. –Hai comprato a mia figlia dei vestiti? Le hai davvero regalato una gonna e una maglietta? Sono in grado di prendermi cura di lei sai? Non devi arrivare al punto di comprarle degli abiti…me la cavo egregiamente anche da solo! – indietreggia per colpa del mio tono duro e arrabbiato e le sue mani si torturano tra loro. E’ a disagio, e fortemente imbarazzata. Bene magari eviterà di fare altro di così stupido.
-Oh…Ho capito…Io…Ecco…mi…mi dispiace. Non…non preoccuparti…- la sua voce è rotta, trema ed è agitata. La guardo con la coda dell’occhio e mi accorgo che sta piangendo.
Che diavolo?!
Perché adesso mi sento pure in colpa?
-Mi dispiace molto Edward…non pensavo che…ti offendessi. Io…sono solo andata a fare shopping con Rosalie in questi giorni e…sono passata davanti a un negozio di bambini e in vetrina…beh ecco…ho solo immaginato che Sofie potesse stare molto bene con quelle cose. Non…non volevo che pensassi a una cosa del genere. Mi rincresce… - sospira molto forte, mentre io sento il mio stomaco contorcersi all’interno di una morsa e il senso di colpa elevarsi alle stelle. –E’….meglio se torno a casa…Grazie per la cena, porto via le cose non gradite e…beh ecco mi dispiace davvero Edward. – la portafinestra si apre ancora e io mi volto di scatto, mentre lei infila gli abiti di mia figlia dentro la borsa con cui aveva portato le cose da me e si piega a salutare la piccola. Vedo che mia figlia ha il labbro che trema e mi affretto a rientrare e chiudere la portafinestra dietro di me. Adesso inizierà a piangere e non ho modo di fermarla.
-No Ella! Ella! – alza le braccine per farsi prendere in braccio e Bella scuote la testa.
-No piccola…adesso è ora di andare a fare la nanna ed io sono molto stanca…ci vediamo domani, spero… - sussurra e ora davvero il mio cuore si ferma un po’.
Che coglione che sono stato.
Lei ci tiene davvero, ed io l’ho trattata malissimo.
-Ellaaaa! – Sofie si mette a piangere e lei si alza e si dirige alla porta mentre mia figlia la segue. Mi trovo a seguirla anche io, incapace di perdere il contatto dei miei occhi sul suo corpo.
-Sofie, spostati…devo andare a casa adesso…è molto tardi! – mia figlia non si sposta dalla sua traiettoria e so che Bella potrebbe aprire la porta e fregarsene, eppure non le fa prendere freddo. E’ così attenta nei suoi riguardi. Sospira sonoramente e si piega ancora di fronte a lei, occasione per mia figlia di circondarle il collo con le braccia.
-Ella!
-Piccola…devo andare…per favore! Vai dal tuo papà a giocare…
-No Ella…Giocae! – dice tra le lacrime.
Mi avvicino, come calamitato verso di loro e accarezzo i capelli alla piccola. Sento Bella sussultare alla mia presenza e mi abbasso verso di loro.
-Piccola..amore di papà…vieni. Andiamo a giocare con la tua nuova bambola. Bella è stanca e deve andare a letto…anche noi tra poco andiamo a fare le nanne….dai, su! Vieni qui… - allungo le braccia ma mia figlia mi ignora e continua a stare con lei. –Bella mi dispiace. Staccala con forza…la prendo io, non ti preoccupare se piange, si calmerà… - non è vero. Non si calmerà. Ma è una situazione imbarazzante.
-O..okay.. – singhiozza.
Singhiozza?
Oddio. Sta piangendo?
-Ella pange! – Per fino mia figlia se ne accorge! Sofie si stacca con la testa dal collo della nostra ospite per guardarla in volto e rendersi conto che effettivamente Bella sta piangendo. –Pecchè Ella pange? Papà?! Ella pange…smette….smette Ella! Ella no pange! Ella pange anche Tofi pange…
Mi si stringe il cuore.
Davvero che credevo di fare?
Sono una testa di cazzo.
L’ho offesa e fatta sentire una merda lì fuori.
Aveva solo pensato a noi.
A un pensiero per mia figlia.
Se vuole regalarle qualcosa perché dovrei sentirmi offeso? Un giocattolo non è uguale a dei vestiti?
Sono un deficiente.
Un coglione.
-Bella… - lei singhiozza più forte. Oh. Come risolvo questa cazzo di situazione? Non sono bravo, sono un imbranato cavolo! –Amore di papà…vieni..vai a prendere il peluche con cui dormi sempre…vedrai che Bella smette di piangere…come succede a te… - è una cosa stupida da parte mia, ma è l’unico modo che ho di liberarmi momentaneamente di mia figlia, che mossa dalla volontà di far smettere di piangere Bella corre veloce come un razzo. –Fai piano amore…se no cadi e ti fai la bua. –Si sono un controsenso vivente. Bella si alza velocemente da terra. Ora può andarsene, eppure non voglio e infatti la mia mano afferra la sua prima che possa aprire la porta. – Ti prego aspetta. Resta. Mi dispiace…sono…sono un coglione.. – dico a bassa voce, perché la piccola non ci senta. –Resta ti prego… Ho...reagito in modo esagerato. Scusa davvero possiamo…parlarne dopo che ho messo a letto la piccola? – lei annuisce senza voltarsi verso di me. –Però…smetti di piangere? Per favore…odio…odio vederti piangere…mi sento… - lei alza lo sguardo su di me e io biascico fuori le ultime parole a fatica –Mi sento male, davvero..
-Oh…
-Resta…ti prego… - lei annuisce e lascia la maniglia, seguita dalla mia mano. Sospiro spostandomi in salotto, mentre lei mi segue. Ha lasciato la borsa davanti alla porta. Chissà cosa avrà lì dentro….?
Sofie torna qualche secondo dopo con il suo coniglietto grigio e profumato, perché ogni tanto lo metto in lavatrice, e lo porge a Bella sorridendo.
-Bu pe Ella…codì no pange…- Bella sorride, ancora con gli occhi umidi e prende in braccio mia figlia dandole un bacio sulla guancia e prendendo il peluche.
-Ti piace la bambola tesoro? – mia figlia annuisce e si siede a giocare, davanti a noi sul tappeto.
 
-Mi dispiace da morire… - riesco a dire dopo.
-No… - scuote la testa lei –Hai tutte le ragioni del mondo..io..non dovevo permettermi…E’ stata una cosa stupida da parte mia…Dovevo limitarmi alla bambola… - guarda Sofie con un affetto infinito e mi si scioglie il cuore. Vuole davvero bene a mia figlia. Sa sempre cos’è il meglio per lei…e cerca di educarla alle buone maniere mentre io faccio di tutto per..tenerla legata a me e non lasciarla indipendente. Sarebbe una madre perfetta.
Ed io davvero ora mi accorgo di quanto stupido sono.
Come posso credere davvero di resistere così a lungo, allontanarla da me ma non da Sofie, se poi non ce la faccio? Se poi mi sento in colpa? Se poi ho bisogno di vederla, averla vicino, sentire la sua voce…Stasera mi sono comportato male. Malissimo. Lei è gentile, dolce, attenta ed io invece cerco di non essere mai troppo….me stesso. Perché potrei davvero farla sedere sulle mie gambe, abbracciarla stretta, affondare il naso nei suoi capelli, baciarla tutta la notte.
Lei fa di tutto per noi, ed io non riesco neppure a ringraziarla come si deve per un regalo.
-No! – scuoto la testa. –E’ stato carinissimo da parte tua, non dovevi disturbarti e…solo…sai..è difficile prendersi cura di lei e della casa e di tutto il resto. Lo stipendio non è alto e faccio il possibile. Odio la carità…
-La mia non lo è! Voglio davvero bene a Sofie e…ne voglio anche a te. Mi fa piacere farvi dei regali….
-Farci? – ne ha uno anche per me? Davvero? Solo i miei genitori e mio fratello mi fanno ancora un regalo per il compleanno. E’ così…strano. Ho perso tutti gli amici del liceo e del college perché avendo una bambina non posso mai muovermi e ai loro ritrovi ovviamente, non sono ammessi pargoletti. E lei, una ragazzina che lavora sodo, che attraversa il pianerottolo anche solo quando sente Sofie piangere fino a tardi…lei mi fa un regalo. Ammetto che la cosa mi lascia piacevolmente stupito.
-Si…io…avevo pensato a qualcosa…anche…per te… - mormora rossa. E’ imbarazzata.
-Oh…davvero?
-Si… - non insisto. Se non me l’ha dato evidentemente non è ancora pronta, per cui cerco di cambiare argomento.
-Allora…ehm..domani prendi Sofie alle nove? – ringrazio di avere gli orari così agevolati, perché la mattina inizio alle nove e mezzo e siccome Sofie non va all’asilo per la cattiva salute, devo riuscire ad organizzarmi gli aiuti. Solitamente la tiene Alice quasi tutti i giorni, a parte quando c’è Bella, perché aspetta anche lei un pargoletto e Jasper vuole che stia a casa, loro non hanno problemi economici per fortuna.
-Si! La porto da me, ti dispiace? Devo sistemare l’armadio e non essendoci Rose sono molto più libera…ma se non vuoi ecco…restiamo qui! – scuoto la testa.
-No figurati…grazie. Per quello che fai per Sofie…lei si diverte un mondo con te e sta bene…
-Si…anche io…E’ una bambina meravigliosa e…le voglio molto bene. – la guardo, mentre lei stringe il peluche con le mani ed è persa tra i suoi pensieri. Vorrei tanto sapere a cosa sta pensando, poterla bracciare, stringere…accarezzare. Sono due anni che evito di pensarci troppo. Cosa sarà mai farlo ora? Tutto per non rovinare il nostro rapporto ed il suo con Sofie.
Devo riuscirci anche stasera.
-Ella, papà! Nanne…. – mia figlia appoggia le mani sulle nostre ginocchia e sbadiglia. La prendo in braccio velocemente e faccio per andare in camera ma lei urla –NO! Ella! – oh Signore!
-Oh…no…non credo che…sia una buona idea…
-Ella! Nanne! Ella…. – sento già la crisi di pianto in arrivo, alzo gli occhi verso Bella, i nostri sguardi si incrociano e credo di non essere mai stato più imbarazzato di così. Cosa prende a mia figlia stasera?
Bella si alza e portandosi dietro il coniglio di mia figlia, ci segue mentre entriamo in camera da letto. Ricordo di non aver fatto il letto stamattina, sono fuggito di corsa perché ero mostruosamente in ritardo.
-Ehm…non guardarti in giro, la camera è un disastro! – afferro il pigiamino di Sofie e poi l’appoggio sul letto, spogliandola. Ringrazio di averle fatto il bagnetto oggi quando sono tornato. –Allora amore di papà…come ti ho insegnato. Prima la gambina….poi l’altra… - lei mi segue mentre le infilo il pigiamino tutto unito. Bella se ne sta appoggiata all’armadio a guardarci sorridente.
-Siete bellissimi. – biascica e io mi emoziono.
-Grazie… - abbottono il pigiama a Sofie e poi la metto nella culla. So che dovrei metterla nel letto che ha nella sua cameretta, ma per fortuna questa è molto grande e sta benissimo in camera mia.
-Ella! – mia figlia sta già prendendo sonno, lo sento dalla forza nella voce. –Antone… - sgrano gli occhi. Antone? Che cavolo è? Bella ridacchia e si avvicina e abbassandosi di fianco a me, arriva a guardare mia figlia negli occhi attraverso gli spazi della culla. Porta un braccio ad accarezzarle la testa e comincia a canticchiare una melodia.
-Naaa naaa…naaa naaa….na na naaaa na na naaa…na na naaa… na naaa na naaa naaa… - continua con un ritmo molto dolce e se potessi dormicchiare lo farei anch’io. Capisco perché mia figlia prende sonno subito. Bella è magnifica. Anche se la melodia è solo note e non ha un testo è molto rilassante.
Ce ne andiamo lentamente dalla camera senza svegliarla e sospiro raccogliendo i giocattoli in giro e mettendoli nel cesto dietro il divano.
-Che cos’era quella canzone? – lei ridacchia.
-Charlie, mio padre, me la cantava da piccola per farmi addormentare. Non ricordo le parole e neppure bene ogni parte della melodia…
-Potresti chiedergliela…è un toccasana per Sofie…si addormenta subito! – mi siedo sul divano, di fianco a lei.
-Oh…beh…si potrei. Non ci ho mai pensato… - sorride imbarazzata.
Stiamo in silenzio.
E’…una situazione di disagio per entrambi e ce ne rendiamo conto.
-Mi dispiace Bella…non so come chiederti scusa…davvero. Ho sempre cercato di cavarmela da solo, senza neppure l’aiuto dei miei genitori…quando Sofie è nata sono rimasto a casa per un anno e mezzo e poi sono andato via. Mi sembrava di essere un peso. In più…con il virus che ha colpito la piccola quando è nata, che le ha compromesso parte del sistema nervoso…beh loro erano una continua compassione e io non ne avevo bisogno. Sofie neppure…ha più bisogno degli altri per apprendere e magari parlerà bene più tardi ma…ce la farà. Non ha bisogno della pietà di nessuno…– passo una mano sugli occhi e lei sorride dolce.
-Non ti preoccupare Edward..ho capito…E…Sofie è meravigliosa. Quello che è successo è molto brutto, ma tu l’hai fatta crescere nella normalità e di questo te ne sarà grata a vita. Sei meraviglioso con lei… - annuisco e provo a sorriderle.
-Hai detto…che avevi pensato anche a me…non vuoi darmi…il mio regalo? – perché devo essere così imbranato con lei?
-Ehm…non credo…non credo sia una buona idea..ma..Ho dei biscotti! Si i biscotti! E dei cupcakes che ho fatto io per voi…li prendo… - vola fuori dall’appartamento e ritorna qualche minuto più tardi, con un grande vassoio. Tutto attorno ci sono cupcakes al centro invece dei biscottini al cioccolato. Non mi spingo a chiederle il motivo per cui non è una buona idea darmi il regalo.
-Wow…grazie…io….non so che dire. E’…un magnifico pensiero! – li mette in frigo e poi torna sul divano. Guardo l’orologio e mi accorgo che sono già le dieci. Com’è volato il tempo. Sto per chiedere a Bella se vuole del caffè ma sento il suo stomaco fare uno strano verso e lei diventare del colore del pomodoro maturo.
-Ops! Che imbarazzo! Scusa! – mi sento davvero male ora. Ha mangiato pochissimo a causa mia. Non volevo affatto che succedesse una cosa del genere…questa serata è stato un flop fin dall’inizio. Sbuffo e mi passo una mano tra i capelli.
-Posso farti un piatto di pasta in qualsiasi momento…ho anche delle lasagne in congelatore…ti prego…- lei scuote la testa.
-Edward non devi sentirti in colpa. Davvero! Io mango a tutte le ore, quasi…ehm…Solitamente ceno verso le nove, stasera ho mangiato molto presto e di conseguenza…Davvero, non ti preoccupare. Quando torno di là scongelo una pizza.
In quel momento, anche il mio stomaco brontola. E scoppiamo a ridere.
-Il tuo stomaco approva la mia pizza?! – alza un sopracciglio e io sorrido. –Accendi il forno! Prendo una pizza dal congelatore! – mi fa l’occhiolino e di nuovo sparisce nel suo appartamento.
Dio che serata stramba.
Quando torna, non solo ha una pizza, ma anche un sacchetto di quelli che sembrano piccoli plum-cake e due birre. Sorrido.
-Hai svaligiato la dispensa? – arrossisce.
-Si una cosa così! – mi passa la pizza e la metto a riscaldare, poi mi siedo attorno al tavolo, mentre lei con disinvoltura apre i cassetti per cercare il cavatappi. Una volta trovato mi porge la birra e brindiamo.
-A cosa?
-Beh..direi a questa serata….stranissima! – scoppia a ridere e io la seguo.
-Concordo! – bevo la mia birra, riscoprendone il sapore. Da quanto non me ne gustavo una con una donna? Secoli.
A un certo punto lei sgrana gli occhi e mi fissa, imbarazzata. Che diavolo succede ora?!
-Ehi…Bella..tutto okay?! – lei scuote la testa.
-Sono una cretina..io..scusa! Forse volevi stare solo e…goderti la tranquillità di casa. Mi dispiace…sono così….scusa! Vado via se vuoi..tu…mangia pure la pizza, ne ho un’altra di là…ehm..ci vediamo domani! Scusa! – arretra, lasciando la birra sul tavolo e per fortuna sono più veloce di lei ad afferrarle il braccio. Il colpo la fa sbalzare sul mio petto e automaticamente le mie braccia la stringono.
-Dove diavolo stai andando?! – le sussurro stufo ormai di combattere contro i mulini a vento, che sarebbero poi dei sentimenti profondi, radicati in me in questi due anni e che non se ne andranno comunque. –Non ho la minima intenzione di stare solo, ne tantomeno godermi la tranquillità di casa….preferisco mille volte stare con te! – oh bene. Bomba sganciata.
“Batti il cinque fratello!” evviva. Pure l’altro me mi da ragione!
-No davvero Edward…mi dispiace! Scusami tanto…io…non volevo essere invadente e…
-Smettila di farneticare! – le alzo il mento con l’indice e i nostri occhi si intrecciano tra loro. –Non andartene…resta qui...- il timer del forno suona e io mi stacco mal volentieri, tirando fuori la pizza con le presine. Maledettissimo timer che suona sempre al momento meno opportuno!! Quando ho trasferito la pizza sul piatto e tagliata la metto sul tavolo. Bella è ancora ferma nel punto di prima. –Non avevi fame? – alzo il sopracciglio e lei si sblocca. E’ incerta e mi trovo a raggiungerla con un passo. –Non pensare…voglio che tu stia qui. Passare la serata con te...chiacchierare, mangiare la pizza e chiederti infinitamente scusa per come mi sono comportato sul terr… - non finisco la frase. Le sue labbra sono poggiate alle mie.
Oh Gesù grazie!
Grazie!
Le sue mani si poggiano al mio petto, le mie tra i suoi capelli, mentre le nostre bocche si esplorano. Ci avviciniamo sempre di più, finché, preso dalla frenesia del momento, mi trovo a spingere il mio ventre contro la sua pancia e lei geme. Mi stacco per respirare, appoggiando la fronte alla sua.
-Scusa…io…non so che cosa mi è preso…oddio! Scusa…Edward… Non… - evito di farla parlare ancora e la bacio di nuovo. Le sue labbra sono meravigliose e carnose e amo già baciarle e mordicchiarle e leccarle con la mia lingua. Ho aspettato due anni. In questo momento mi sento ad un passo dal paradiso, non mi sono mai sentito così solo per un bacio. Le sue labbra sono morbide, carnose e si adattano perfettamente alle mie. Non ci sono momenti di incertezza, le nostre lingue si trovano, si scoprono, si assaggiano. I denti che mordicchiano le labbra uno dell’altra fanno uscire dalle nostre gole gemiti incontrollati. E’ travolgente. Baciarla mi fa venire voglia di spogliarla, accarezzarla, vederla mentre gode sotto le mie carezze.
-Non ti scusare… - la bacio ancora, con piccoli sfioramenti. –Ho aspettato due fottuti anni per questo.. – un altro bacio.
-Potevi farlo prima… - Mi bacia ancora. –Avremmo risparmiato tempo! – sghignazzo baciandola di nuovo. Poi ci stacchiamo e abbiamo il fiato corto. Le nostre fronti appoggiate, per sorreggersi a vicenda. Tutto dannatamente veloce e frenetico, ma maledettamente bello.
-Mangiamo? Credo di avere davvero fame… - alzo un sopracciglio e lei annuisce. Prendo posto sulla sedia tenendola per mano e la faccio sedere sulle mie gambe.
-Due anni…davvero? – ridacchio e annuisco.
-Oh si! Sono molto timido io… - lei alza un sopracciglio e sorride.
-Che serata…. – dice ridendo e buttando indietro la testa.
-Perché?
-Perché sono due anni che penso a come farmi notare da te… Gesù! Ce n’è voluto di tempo Cullen! – resto con lo sguardo sbigottito e poi sorrido avvicinandomi al suo viso e appoggiando le labbra sulle sue. Sa di pizza e di birra. Ed io non posso fare a meno di volerne di più, sempre di più.
-Non c’era bisogno…avevi già fatto colpo quando mi hai aiutato a portare dentro il passeggino di Sofie il primo giorno qui…
-Eri così maldestro e agitato. Ti cadevano tutte le borse che avevi addosso e controllavi Sofie ogni tre millesimi di secondo. Non ti decidevi neppure ad aprire l’appartamento….però eri molto tenero…
-Sofie…è tutto ciò che ho… - le sussurro.
-Si lo so…e…Edward sei un fantastico padre…
-Lo pensi davvero?
-Magnifico. Si! Ti prendi cura di lei come non ho visto fare da nessuno. Neppure Charlie era così. Sei davvero grandioso…Sofie ti ama moltissimo. La vizi, il che mi da un po’ fastidio lo ammetto, ma la ami e so quanto poco tempo passi con lei, per cui…non posso fartene una colpa. – sorride.
-Si, la amo tantissimo…
-Posso farti una domanda? – mi chiede incerta e con lo sguardo che è un misto tra curiosità, attesa e timore.
-Si… - ora mi chiederà di sua madre. Ne sono certo. E non voglio assolutamente rispondere, non perché sia una cosa privata ma perché voglio dimenticarmene. Voglio dimenticare il suo volto, le sue parole, l’odio nei miei confronti e il menefreghismo verso mia figlia. E’ stato più facile di quello che credevo ottenere l’affidamento esclusivo ed escluderla dalle nostre vite. E non desidero tornare indietro nel tempo. Ora sono qui, con questa meraviglia sulle mie gambe e voglio solo pensare a stasera, a domani, a come riuscire a fare andare tutto secondo la giusta prospettiva, senza incrinare nessun rapporto, senza dover cambiare appartamento perché le cose non sono andate come desideravamo e fa male anche solo sapere che sta dall’altra parte del pianerottolo. Sono emotivamente compromesso, non posso negare che i baci che ci siamo scambiati siano stati deliziosi, vitali, importanti. Non posso affatto tirarmi indietro ora, perché non saprei come fare a resistere, dal momento che ho assaggiato le sue labbra. Ma non voglio stare male ancora, non voglio fare del male a lei, non voglio farne a mia figlia. Non voglio perdere un’amica preziosa, la migliore babysitter per Sofie…vorrei riuscire a fare andare bene le cose, ma parliamoci chiaramente: Chi mai davvero si innamorerebbe di un padre single complessato, paranoico e con un conto in banca completamente prosciugato?! Cosa posso offrire a questa ragazza? Lei potrebbe avere tutto, potrebbe innamorarsi di un suo coetaneo, uscire la sera, mangiare la pizza fuori, un cinema, la spiaggia…potrebbe avere romanticismo, dolcezza, tenerezza, una casa grande, un giardino, una piscina..potrebbe avere tutto. Ed io? Io cosa posso darle se non solo quello che provo? Non ho nulla. E finirei per stare male, mi ritroverei come anni fa, disperato e distrutto. Non posso farlo, devo essere forte per mia figlia.
-C’è spazio nel tuo cuore….per qualcun’altra, oltre Sofie? – resto con lo sguardo sgranato e il cuore che batte forte. Lei ha le guance rosse. E tutto quello a cui ho pensato prima, davvero sparisce in un attimo. Questa domanda mi ha spiazzato, ha messo in dubbio ogni pensiero precedente, ogni decisione. Il mio cuore. Quello che pensavo si fosse chiuso quando è stato inciso il nome della piccola Sofie, ma che si è riaperto quando ho incontrato Bella sul pianerottolo due anni fa. Un cuore che ha sofferto, che è pronto a dare un sacco di amore, che ha paura di rischiare, che ha paura di perdere troppo e di vedere la propria bambina soffrire. E’ già molto attaccata a Bella, se dovesse anche vederla di più, si affezionerebbe in modo incredibile e se tra me e lei qualcosa dovesse andare male, come farei?! Eppure, la dolcezza e l’incertezza con la quale mi pone questa domanda mi lascia senza fiato. Vorrei dirle che sono innamorato di lei, che è di una bellezza mozzafiato, che amo sentire la sua voce pronunciare il mio nome ed adoro vederla con in braccio mia figlia. Ma…cosa succederebbe poi?
-Forse…per qualcuna…perché? – mormoro senza fiato. Vorrei dirle che nel mio cuore LEI ha già messo le radici, ma non credo che sia il momento adatto adesso.
-Perché mi sono innamorata di te Cullen… - sorride dolcemente, e lo stesso sorriso si forma sul mio viso.
“Hai visto? Ti ha battuto sul tempo, cretino! Neppure una dichiarazione per primo sei riuscito a fare!” ucciderò il mio altro io.
Innamorata di me.
Davvero?
Innamorata di me.
WOW.
Sembra così…magnifico. Anzi, è magnifico sentirselo dire. E vorrei rispondere, vorrei dirle quello che provo, che i suoi occhi sono un pensiero fisso nella mia mente e che mi batte forte il cuore ogni volta che penso al suo sorriso. Eppure non lo faccio, perché ho paura e perché sono senza fiato.
Mi avvicino lentamente e la bacio. Ecco l’unica cosa che riesco a fare. Il bacio diventa subito affamato e voglioso e finisco per appoggiarla sul tavolo di fronte a me e toglierle la maglietta. Lei fa lo stesso con me, ansimando.
-Edward… - la sua voce in preda al piacere è un suono meraviglioso, non voglio privarmene. –Io…- vuole dire qualcosa, lo percepisco da come i suoi movimenti e la postura si sono fatti più rigidi, rallento, senza allontanarmi troppo da lei, senza smettere di accarezzarle la pelle sui fianchi e senza smettere di giocare con i suoi capelli. –Non…non cerco la scopata di una notte…non sono così. Se…se è solo questo..quello che vuoi…fermati e mandami via. Non…non posso davvero sopportarlo se fosse così…sono irrimediabilmente innamorata di te… - le sue parole mi mandano giù dal burrone. Non è brutto però, perché sotto c’è un letto di piume morbide ad attendermi ed io sorrido, gioioso e felice. Mi sento vivo come mai prima. Mi sento voluto, mi sento amato, mi sento allegro. Ed ho voglia di affondare dentro di lei e farle capire che non è una sola notte che cerco…ma tutta la vita.
La bacio, profondamente, le nostre lingue si trovano di nuovo, come se fossero sempre state unite e volessero giocare insieme. I gemiti si spengono nelle nostre bocche e le mani accarezzano con più bramosia.
 
Non so come ci arriviamo al divano, non so come ci ritroviamo nudi e ansimanti, con le labbra che si cercano affamate, le mani che accarezzano e le gambe intrecciate tra loro. Non so come faccio a lasciarmi andare con una donna dopo la madre di Sofie, ma in questo momento non ci penso.
Stiamo attenti al più piccolo rumore dalla camera, e cerchiamo di soffocare i gemiti come possiamo, o nella bocca dell’altro o succhiando la pelle del collo. E’ una ragazza così bella.
Il suo corpo nudo troneggia su di me, mentre prende le redini del gioco e io mi sento completamente sconvolto e i sensi super allerta e il piacere che si diffonde. Non so come faccio a resistere, a controllarmi. Sono senza protezione, lei mi ha detto che prende la pillola, ma non ho intenzione di trovarmi tra nove mesi con altri pannolini da cambiare. Sofie è arrivata perché mi fidavo di una pillolina. E seppure adesso è tutto il mio mondo, cerco di fare molta più attenzione, non sono pronto ad affrontare tutto di nuovo così presto.
E’ facile portarla al piacere estremo, si abbandona completamente a me, si lascia accarezzare, toccare, baciare, si lascia guidare sopra di me. Ed è davvero fantastico quando lei si riprende e continua a muoversi per portare più su il mio godimento. Non so dove trovo la forza di uscire fuori dal suo corpo, quando il piacere è troppo forte e venirmi sulla pancia, ma lei mi sorride, porgendomi la prima cosa che capita a tiro, i suoi pantaloni della tuta, per pulirmi. Le sorrido, attirandola a me.
 
-Sempre prudente Cullen! – sghignazza.
-Oh ecco..vedi…Sofie… - mi trovo in imbarazzo e non so cosa dire.
-Ehi..stavo solo scherzando! – appoggia una mano sulla pancia e mi bacia il petto. –E’ stato magnifico…
-Si…lo è stato. Tu sei bellissima e…
-Si? – vorrei dirglielo, davvero sono tentato, ma sono sicuro che poi succederebbe un casino di dimensioni cosmiche.
“Casino di dimensioni cosmiche dici? Qui c’è appena stata la terza guerra mondiale, cretino! Che vuoi che sia ammettere i tuoi sentimenti?! Lei l’ha già fatto, ha detto che non vuole solo essere quella di una notte e tu…non le dici che la ami? Coglione!” era troppo bello per essere vero, il suo silenzio fino ad un attimo fa.
-Dovremmo metterci qualcosa addosso. Se Sofie si sveglia non voglio che ci veda così… - Si stacca da me e annuisce seria, scendendo dal divano e recuperando i suoi abiti. I pantaloni sono sporchi di me, probabilmente resterà la macchia. Le cedo i miei e lei sorride. Le stanno larghissimi ma mi sento felice a vederglieli addosso. –Adesso…sono degno di aprire il mio regalo? – le dico mentre mi infilo i boxer e lei ridacchia.
-Oh sei impossibile! – si pettina i capelli con le dita –Sei venuto a letto con me solo per i regali? – alza il sopracciglio divertita.
-E per ringraziarti della pizza e della birra, ovviamente! – le faccio l’occhiolino divertito e lei ridacchia gettando la testa all’indietro. Deve aver capito che non sono pronto, che ho paura. Di cosa esattamente non lo so però. Ormai se c’era qualcosa da rovinare, è tardi per tornare indietro. E comunque…non lo farei, perché è stato il miglior momento della mia vita dopo la nascita della mia piccola e dopo che ha imparato a dire “papà”. E’ così bella quando si alza a piedi nudi e va a recuperare la borsa che ha lasciato all’entrata. Quando torna però, non ha più il sorriso sul volto, ma un’aria preoccupata.
-Edward…ecco…Io…non sono venuta a letto con te solo perché sei bello e attraente ma…mi sono innamorata di te e… - mi sporgo e la bacio. Fermandola nel suo sproloquio. E’ un bacio a stampo e spero di interromperla, ma non si lascia intimidire. –Ti prego fammi finire, so che probabilmente non ti piace quello che ti sto dicendo ma…
-Ehi..cosa ti preoccupa?
-La tua reazione! Io…non…ti prego. Non voglio rovinare questa serata è stata…magica. Sono stata davvero bene e…ti amo. So che tu non provi la stessa cosa ma… - scuoto la testa.
-Che succede? – il suo tono allarmato e quasi disperato mi preoccupa –Non devi essere preoccupata. Anche per me è stata una serata fantastica e non la rovineremo…ora dimmi, cosa ti preoccupa?
Tira fuori un pacco avvolto nella carta azzurra e me lo porge, con gli occhi bassi. Perché non mi guarda? Al tatto, sembra morbido. Strappo la carta e all’interno trovo un paio di jeans e una t-shirt grigia. Resto con il fiato sospeso, guardandoli. Apro la maglia per osservarla e cade un biglietto a terra.
 
Buon compleanno Edward.
Bella.
Ps: con questi addosso…suona il campanello quante volte vuoi!
 
Sorrido e mi volto a guardarla. Si sta tormentando le dita le une con le altre e ha lo sguardo sul pavimento.
-Mi dispiace.. – mormora piano. –Non voglio che tu ti senta offeso…io…posso portarli indietro e cambiarli con qualcos’altro...cosa…cosa ti piacerebbe? Scusa Edward..scusa…ti prego. Non pensare che voglia umiliarti… Non è così…
Ascolto le sue parole, ma è come se fossi lontano.
E’ così tenera, così triste. Ho solo voglia di prenderla tra le braccia.
Ehi, ma posso farlo adesso. Giusto?!
Mi sporgo verso di lei e afferrandole i fianchi l’avvicino, appoggiando il volto nell’incavo del collo, baciandoglielo. Per lei è un punto molto sensibile.
-Grazie. E’…un pensiero molto carino…
-Non è vero. Tu pensi che lo faccia per compassione…ti prego lo cambio, davvero…dimmi cosa vuoi?! – mi stacco appena e le accarezzo una guancia, mi accorgo che è bagnata. No, ha pianto.
-Bella…non serve che cambi proprio nulla!
-Oh Edward! Non pensavo che…potessi sentirti così. Sono stata stupida…Pensavo solo di…insomma! – sbuffa. –Quando ho visto quelle cose per Sofie ero così elettrizzata, ho pensato solo a come sarebbe stata bella e…beh le ho comprate. Poi siamo andate a scegliere il regalo per Emmett e…sul manichino c’erano questi…ho pensato…non importa cosa ho pensato. Ero felice e volevo che li avessi. Non ho speso molto…se…se pensi che non sai come ringraziarmi o…altro..beh davvero. Lo sai non guadagno molto e…beh…non sono una spendacciona ma… - le metto un dito sulle labbra.
E’ una donna magnifica. Ha speso i suoi soldi per comprare qualcosa per noi, perché ha immaginato me e mia figlia mentre era a fare compere con Rose. Dovrei sentirmi lusingato, perché siamo sempre nei suoi pensieri. E difatti…è così che mi sento.
Mi alzo dal divano e provo i jeans, notando che sono della taglia perfetta e tolgo la maglietta per indossare quella nuova.
-Come sto? – alza lo sguardo su di me e spalanca la bocca. –Beh…devo dire che ti ho ammutolita! Wow! – sghignazzo.
-Guardati allo specchio…- vado nel corridoio, sotto la cappelliera uno specchio grande e mi guardo. I jeans mi fasciano perfettamente, e la maglietta mi valorizza il petto e le spalle. Lei si avvicina lentamente a me, tenendo i pantaloni alzati, perché sono troppo grandi e mi guarda allo specchio. –Lo sapevo che saresti stato perfetto… - l’abbraccio e poggio le labbra sulla sua tempia.
-Grazie…sono bellissimi…
-Oh fidati…l’ho fatto più per me! – ridacchio baciandole le labbra.
-Davvero signorina Swan?! – lei annuisce.
-Ho immaginato che venissi a suonare all’appartamento così, per qualche motivo stupido…e Eri, anzi sei così bello…così sexy… - si morde il labbro e tutto quello che dice è dannatamente sensuale -…beh ho afferrato la taglia giusta e puf. Sono finiti tra i regali! – rido trascinandola sul divano.
-Mi dai anche le cose di Sofie? Domani vorrei provargliele… - lei di colpo arrossisce.
-Oh….Giurami di non arrabbiarti…
Scuoto la testa sospirando.
-Che hai fatto?
-Amo tua figlia, quasi quanto amo te…e… beh…mi sono lasciata trasportare un pochino! So che non ha molti regali e nessun bambino alla sua età deve essere privato dalle carte colorate… - mi azzardo a guardare dentro la borsa e ci sono altri tre pacchetti di medie dimensioni, oltre i vestitini.
-Bella! – passo la mano tra i capelli e lei mi si getta addosso.
-Ricordati che ti amo! – sussurra ed io sorrido. –L’ho fatto solo per questo…e…oh perché ho sempre sognato una bambina a cui comprare vestiti! Odio fare shopping per me…ma amo i bambini e tua figlia…oh tua figlia è meravigliosa! – sorrido dolcemente, portandola a cavalcioni su di me ed abbracciandola.
-Swan..sei tutta un mondo da scoprire!
-Oh…e vuoi…vuoi scoprirlo?! – annuisco e avvicino le labbra alle sue prima di parlare.
-Decisamente..c’è posto per te nel mio cuore…stai già lì da due anni…ti amo!
 
Avevamo molto tempo da recuperare, per cui quella sera l’avevamo passata a fare l’amore sul divano finchè esausti non ci eravamo vestiti e riappropriati del senno, perso dopo le mie parole. Ora se ne sta stretta a me, mentre mi accarezza dolcemente la gamba.
-Cosa cambierà da domani?
-Oh..che eviterò di pagarti per tenere Sofie?! – dico cercando di sembrare serio.
-Ehi…quei soldi mi servono per l’affitto! E’ carissimo sai?! – sghignazzo e le bacio la testa.
-Non so cosa cambierà..ma…Beh per l’affitto possiamo risolvere! – si stacca da me per guardarmi confusa.
-Cioè? –Mi sono posto così tanti crucci stasera che sono completamente stordito. Forse ho preso una botta in testa, da qualche parte in qualche momento. Forse sto vivendo in una dimensione parallela. Non lo so. Non so qual è il motore che mi spinge a reagire così, a comportarmi come se non avessi responsabilità, come se fossi semplicemente un ragazzo senza una figlia in camera da letto. Ma a mia figlia ci penso, ho sempre pensato a lei ed ai rischi che potrei correre. Una donna, sarebbe il rischio più grande di tutti, perché Sofie si affezionerebbe in modo incredibile, imparerebbe ad amarla, a vederla come una mamma…e non so se sono pronto a prendermi i rischi di tutto ciò.
-Attraversa il pianerottolo definitivamente! Anche da domani… – rimango sbalordito anche io delle mie parole. Ma come? Ho appena detto che non sono sicuro di accettare i rischi…e…Beh, riflettendoci però, mentre la stringo a me, non me ne pento affatto. La guardo, è completamente allibita, con gli occhi sgranati, e un sorriso che tenta di affiorare. E’ la ragazza più bella che conosco, e mi sento bene, felice e sereno con lei. Si, accetto i rischi. E vaffanculo alla razionalità! La conosco da due anni e…sono stato impegnato ad evitare di lasciarmi andare, a resistere all’istinto di stringerla e baciarla, di dirle quello che provo…quando potevo risparmiare tutto questo tempo e viverla. Ora ho voglia di prendere le occasioni al volo.
-Dici…sei serio Edward?
-Assolutamente si! Non vedo quale motivo ci sarebbe per aspettare…Sofie ti adora, il mio appartamento è sempre caldo e…con due stipendi vivremmo molto meglio…oh…e non dimenticare che ti amo! – sorride e mi bacia teneramente.
-Sei tutto pazzo lo sai?
-Sono passati due anni e non ho avuto il coraggio di farmi avanti..non voglio perdere altro tempo. Credo di non aver mai agito d’impulso così tanto nella mia vita come stasera…ma voglio continuare così. Voglio stare con te…sempre.
-Rosalie ti ringrazierà! Voleva sbattermi fuori da quando le ho raccontato tutto! – sghignazziamo insieme come due ragazzini.
-Allora è un si?!
-Si… - sospiro felice e la bacio teneramente.
-Dormi con me stanotte?
-Edward! – si passa una mano tra i capelli. -Davvero intendevi da domani?
-No… - scuoto la testa convinto. Gesù sono proprio fuori di testa!
-Oh…
-Intendevo da ora. Dormi con me. Non è una domanda!
-Nel tuo letto?
-Mm-mm..
-Con Sofie accanto?
-Mm-mm…
-E quando si sveglia? Che le dirai? Cosa penserà vedendoci insieme? Come glielo spieghi?
-Lei ti adora…e ti vuole un bene dell’anima e…da domani ti amerà di più. Accetti la sfida?!
-Oh Edward…sei un pazzo!
-No…solo…innamorato e desideroso di sentirmi completo. Mi fai sentire completo. Sto bene qui con te…sapendo che mia figlia dorme serena..è..tutto perfetto!
-E’…bellissimo ciò che hai detto. E si…dormo con te.
-Bene…allora festeggiamo! Avevi portato dei dolci prima…erano plum-cake se non sbaglio?! – lei scuote la testa.
-No…sono madeleine! Dolci francesi…Me li ha portati un’amica. Ho voglia di condividerle con te….ti va?
-Dal momento che ho intenzione di condividere con te un appartamento, le bollette, la spesa e una figlia….si… - gli occhi luccicano a tutti e due.
-Condividi tua figlia con me?
-Sei l’unica con cui voglio farlo…
-Oh ti amo! – mi dice prima di baciarmi ed io ricambio, ormai completamente perso in questa donna. Poi mi stacco sorridendo, anzi sghignazzando. Cielo non sono mai stato più felice di così!
-Anche io…ma adesso, preparo un tea caldo e prendo i dolci..tu, donna, stirami la camicia per domani! – scoppia a ridere e si piega addirittura sul divano, è bellissima ed è mia. Mi alzo, facendo alzare anche lei, dirigendoci in cucina. Vedo che devia andando verso il corridoio e l’afferro per i fianchi prima che sia troppo lontana, finendole addosso. Tutto il corpo aderisce al suo.
-Dove vai? – le sussurro all’orecchio.
-A stirarti la camicia, maschio! – ridacchia e contagia anche me.
-Stavo scherzando..vieni con me…
-Oh..Edward…ci metto due secondi davvero..
-Lo faccio io, più tardi…
-Edward, smettila di voler fare tutto da solo. Mi fa piacere, davvero! E poi più tardi ci sarà da passare il panno e lavare per terra… - la guardo sbigottito e lei sorride timida. -Con una bambina così piccola e vitale, so che non hai tempo di farlo in altri momenti tesoro.. – mi accarezza la guancia sorridendomi.
-Oh Bella… - mi chino per baciarla, dolcemente e con lentezza.
-Faccio anche una lavatrice già che ci sono… - le sorrido e annuisco. Sa sempre cos’è meglio per noi. Sa che faccio ora le lavatrici, perché gli elettrodomestici consumano meno la notte. Sa che passo il panno e non l’aspirapolvere perché sveglierei Sofie e perché non voglio usare corrente, sa che lavo per terra ogni sera, in modo che Sofie giochi su un parquet pulito.
La vedo arrivare sorridente mentre io ho tolto la bustina del tea.
-Tutto fatto. Domattina penserò a stendere la lavatrice e a raccogliere i panni asciutti. Quando Sofie dorme li stiro…d’accordo?!
-Dimmi perché non sei entrata prima nella mia vita? – sussurro sulle sue labbra.
-Perché Sofie non ti era mai scappata prima al di là del pianerottolo? – sorrido.
-Come fai a sapere sempre cosa è meglio per noi?
-Perché vi amo…
-Oh Bella!
 
Un’ora e mezza più tardi abbiamo pulito la cucina, il salotto, il corridoio. Insieme abbiamo fatto molto più veloce e ci è rimasto tempo anche per fare la lista della spesa. Adesso siamo a letto, le ho prestato una maglia deformata dai lavaggi e un paio di pantaloncini corti per dormire, oh e indossa un paio di miei boxer. E’ fantastica. Si è sistemata nel letto con un po’ di imbarazzo ma l’ho subito presa tra le braccia.
-Buoni quei dolcetti francesi!
-Si..vero! Sono ottimi...in più, condivisi hanno un sapore migliore!
-E’ bello condividere il letto con te…Bella..e tutto il resto…
-E’ bello esserci, Edward!
Sbadigliamo uno dopo l’altro, contagiati rispettivamente. Entrambi siamo molto stanchi dalla giornata.
-Non pensare alle conseguenze Bella…ci amiamo giusto? Sarà molto facile da qui in poi. Affronteremo tutto in due…
-Si…tutto in due…E’..strano! Ma bellissimo…
-Sofie ti adora! Sarai una mamma perfetta per lei..
-Oh Edward…io non so è..presto non trovi?
-Si, si..ma ti comporti già come una mamma. Pensi a lei, alle sue necessità, alla sua educazione e alla sua salute. Sei meravigliosa con lei. E ti amo anche per questo…quando ti sentirai pronta, affronteremo l’argomento e magari…chissà…potremmo dare una sorellina anche a Sofie!
“Wow…ma tu non eri quello che non voleva rischiare altri pannolini?” zitto alter ego. Sto lasciando andare la mente, il cuore va a briglie sciolte.
-Edward…
-Shhh..non ti sto dicendo domani…ma in futuro. Perché so che sarà per sempre con te…
-Come lo sai?
-Lo so e basta! Ora dormiamo…donna! Ho sonno… - ridacchia e mi accarezza il fianco dolcemente, piano piano scivolo teneramente verso il sonno.
-Ti ho aspettato così tanto Edward…
-Ora sono qui..
-Si..e sarà per sempre! – sorrido da solo, un’immagine si forma nella testa e prima che entrambi ci addormentiamo dico l’ennesima meravigliosa pazzia della serata.
-Oh…se avremo una bambina, voglio che si chiami Madeleine! – lei ride e mi stringe più forte.
-Piace anche a me. Buonanotte Edward…
-Buonanotte amore…
 
Fine!
   
 
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