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Autore: _val_    02/04/2014    2 recensioni
"Aveva passato degli anni a chiedersi cosa volesse dire, in fin dei conti, la parola "diverso". In base a quale criterio di normalità lui era diverso? Ormai aveva smesso di chiederselo, come se non gli importasse più."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uno
Escluso. Mai come gli altri. Diverso. Quelle parole gli riecheggiarono nella mente, uscite dal suo incubo. Aveva passato degli anni a chiedersi cosa volesse dire, in fin dei conti, la parola "diverso". In base a quale criterio di normalità lui era diverso? Ormai aveva smesso di chiederselo, come se non gli importasse più. Guardò l'ora segnata dalla sveglia e decise di alzarsi. La casa era troppo silenziosa, voleva uscire di lì quella mattina. Arrancò fino in bagno, strusciando i piedi a terra, reduce dalla notte e da un incubo, o meglio un ricordo. Ma erano state solo parole, nulla di più. Tutto il resto era rimasto nero, buio, senza svelare chi stesse parlando disprezzandolo. Guardò il suo riflesso nel grande specchio e si passò un mano tra i capelli ricci, castani. I suoi occhi erano ancora assonnati, se li stropicciò e afferrò lo spazzolino. Dopo aver lavato i denti entrò nella doccia, e lavò via la stanchezza mattutina. Si vestì velocemente: maglietta a righe, jeans, converse bianche. Prima di uscire si infilò il portafogli in tasca e chiuse la porta alle sue spalle. Ripensò alla parola escluso, che si era fatta nuovamente strada nei suoi pensieri. Escluso perchè sono dislessico, pensò. Escluso perchè sono gay. Escluso, in fondo, anche adesso che sono diventato famoso, che sono Mika. Scacciò quei pensieri con un gesto della mano e si lasciò alle spalle la sua casa. Decise di cambiare bar, quella mattina. Non voleva andare in nessun solito posto e, soprattutto, in nessun posto che avrebbe solo contribuito a farlo soffrire. Ne aveva abbastanza. La sofferenza dell'adolescenza poteva bastargli per una vita. Non voleva più soffrire così, mai più. Ma la volontà è un qualcosa a se, e Michael lo sapeva bene. Ma ciò non toglieva che, per quanto potesse, avrebbe fatto di tutto per essere felice. E di motivi per esserne felici ne aveva molti. Fino a tre giorni prima ne aveva anche uno in più. Chiuse gli occhi nel tentativo di scacciare l'immagine del suo ex ragazzo che continuava ad insinuarsi sotto le sue palpebre. Lo vedeva in ogni persona che passava, ben sapendo che non poteva essere lui. Si infilò in un bar del tutto vuoto ed ordinò un cappuccino. Si sedette ad un tavolo, lieto che l'anziano signore dietro il bancone non l'avesse riconosciuto. Quando vide che la sua ordinazione era pronta si alzò, in modo che l'uomo non dovesse fare troppa fatica. Ma quella era solo una scusa che il suo cervello aveva elaborato. La verità era che più si muoveva, meno pensava. 
-Grazie.- gli disse l'uomo. La sua voce era roca, probabilmente resa così dal fumo. 
-Non c'è di che.- rispose Michael. Accennò un sorriso all'uomo e si girò per tornare al suo tavolo. Sentì qualcosa, o qualcuno, colpirlo e il cappuccino che gli si rovesciava addosso mentre barcollava cercando di riacquistare l'equilibrio. Si girò nella direzione da cui era stato colpito e vide una ragazza. Magra, capelli lunghi, castani, grandi occhi verdi.
-Scusami!- disse -Oh, la tua maglia!- continuò, riferendosi alla grande macchia che compariva sul petto di Michael.
-Fa niente.- tagliò corto lui. Le sorrise per dimostrarle che non ce l'aveva con lei. La ragazza sorrise di rimando, e due fossette si formarono ai lati della bocca. -Piuttosto, ti sei fatta male?- 
-No, tutto okay. Scusa ancora, non so come ho fatto a non vederti, davvero. Avevo la testa fra le nuvole.- 
-Non preoccuparti, capisco.- Lei sorrise.
L'anziano signore era intento a leggere un giornale, noncurante di quello che stava accadendo nel suo bar.
-In ogni caso, piacere, io sono Alexandra Janine Stewart, ma chiamami Alex.
-Piacere Alex.- disse stringendole la mano. -Michael Holbrook Penniman jr. Per tutti Mika.-
-Sei quel Mika!- suonava come un'affermazione. Michael annuì semplicemente.
-Per scusarmi del disastro posso offrirti qualcosa?- nel modo di comportarsi della ragazza non era cambiato nulla, cosa che fece immenamente piacere a Mika. Odiava essere trattato diversamente solo perchè era famoso. Accettò volentieri. Mentre la ragazza ordinava due caffè, Michael si rese conto che la malinconia, la tristezza e perfino il suo ex, Josh, erano usciti dalla sua mente. Era tutto quello a cui potesse aspirare quella mattina, e uno sprazzo di felicità, per quanto piccolo ed invisibile, passò nei suoi occhi e piegò le sue labbra in un sorriso. Ma, si sa, la felicità è effimera. La suoneria del cellulare avvertì Michael che era arrivato un messaggio. Lo tirò fuori e, appena vide il mittente, il sorriso si spense: Josh. Lesse il messaggio. Mi dispiace per quello che è successo. Spero tu stia bene. Ricacciò il telefono in tasca e si girò verso Alex, che gli porse il suo caffè. Si sedettero ad un tavolo e il telefono di Michael suonò di nuovo. Lo tirò fuori dalla tasca, scocciato, e si limtò a leggere il mittente. Di nuovo Josh. Poggiò il telefono sul tavolino del bar.
-Non rispondi?- chiese Alex.
-No. Scocciature.- rispose Mika.
-Sicuro?- lui annuì. -E' che dai tuoi occhi sembri triste.- 
Michael si chiese come avesse fatto a leggere la tristezza nei suoi occhi. Non pensava fosse così evidente. 
-Hai ragione.- disse, dopo aver preso un lungo respiro.
-Ti va di parlarne?- chiese lei. Mika annuì.
-Vedi, avevo un ragazzo.-
-Ragazzo?- lo interruppe Alex.
-Sì, ragazzo. E se vuoi giudicarmi per questo, sappi che me ne andrò.-
-Non intendo giudicarti, tranquillo. Dai, continua.-
-Siamo stati insieme per cinque anni, tra litigi e robe varie, ma pur sempre insieme. Poi, tre giorni fa, ho capito che c'era qualcosa di diverso. Sentivo che qualcosa non andava. Così, mentre lui si faceva una doccia, ho preso il suo cellulare e ho letto i messaggi. Ho capito che mi tradiva, che non mi amava più. Mi sono sentito morire. Quando è uscito dalla doccia gli ho chiesto spiegazioni, lui ha confermato le mie ipotesi ed io l'ho cacciato di casa. Non intendevo, e non intendo, stare con qualcuno così. Ma ciò non toglie che io stia male.-
Alex lo guardò dispiaciuta. -Era suo il messaggio di prima, vero?- Michael annuì. -Mi dispiace, Mika.-
-Anche a me.-
Bevvero i loro caffè senza parlare. Il macigno sul petto di Michael si era affievolito, diventando più sopportabile. Si chiese quanto ci avrebbe messo a sparire. Forse mesi, o addirittura anni. Non importa, si disse, se non va via devo farci l'abitudine. Ce la farò.
-Ti va di fare un giro?- propose Mika. Lo chiese solo perchè aveva bisogno di staccare la spina da tutti i suoi pensieri, primi fra tutti quelli che riguardavano Josh. La sua immagine continuava ad intrufolarsi nella sua mente.
-Certo, ma... Dovresti cambiare la maglietta. Non sarebbe carino se i fan ti vedessero con una macchia di cappuccino addosso.- disse Alex, poi scoppiò a ridere e Mika la seguì a ruota.
-Bene, ma tu vieni con me.- rispose e si alzò dal tavolo.

Angolo Autrice: Ciao a tutti! Per prima cosa volevo dire di farmi sapere cosa ne pensate come inizio. Mi scuso per eventuali errori. Ah, se ce ne sono, ditemelo. Nothing else, un bacione.
_val_
  
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