Capitolo 2
Mi alzai di scatto, ero sudata. Era solo un incubo. Mi preparai un tè caldo, non sarei più riuscita a dormire.
Misi il tè in una tazza e mi sedetti sulla panca accanto alla finestra per guardare le stelle, aprii la finestra in modo che l'aria fresca della notte mi scompigliasse i capelli.
Iniziai a piangere, avevo paura, se mi avesse trovata mi avrebbe ucciso, letteralmente. Mi alzai velocemente e con violenza misi la tazza sul tavolino.
Adocchiai il vaso sul ripiano di marmo della cucina, mi avvicinai, sfiorai i petali dei fiori immersi nell'acqua, le peonie, mi avvicinai per odorarle,
avevano davvero un ottimo profumo, mi ricordò il profumo che metteva sempre mia madre, le guardai compiaciuta,
con un movimento brusco e veloce gettai il vaso a terra rompendolo in decine di pezzi e bagnando il pavimento. Scivolai in preda ad una crisi.
Cadendo si infilò un pezzo di vetro nella gamba che iniziò velocemente a sanguinare. Iniziai a urlare mentre cercavo di togliere quel pezzo dalla mia coscia.
La ferita non smetteva di sanguinare, ero terrorizata, mi alzai da terra e iniziai a rompere tutto quello che mi capitava sotto mano. Ero pazza, completamente pazza,
forse era per questo che non avevo nessuno. Mi appoggiai a terra appoggiando la schiena al letto. Iniziai a canticchiare con la voce tremolante dal pianto,
la canzone che mi cantava mia madre quando cadevo e mi sbucciavo le ginocchia.
“ Balleresti se io ti chiedessi di ballare?
Correresti senza mai guardare indietro?
Piangeresti se mi vedessi piangere?
salveresti la mia anima stanotte?
Tremeresti se io toccassi le tue labbra?
Rideresti? oh ti prego dimmi di si
Ora moriresti per l’'unica persona che ami?
Tienimi fra le tue braccia stanotte
Posso essere io il tuo eroe, piccola
Posso far sparire il dolore
Ti starò vicino per sempre
Tu riesci a togliermi il respiro ”
Iniziavo a perdere i sensi, non riuscivo a muovermi, poi non vidi più niente.
Ero stesa su qualcosa di morbido, mi girai e sentii un dolore atroce alla coscia, nella mia mente c'erano dei pezzi di ricordi, niente di completo.
Aprii gli occhi, quella non era la mia camera, quello non era il mio letto, e quello che mi stava leccando, di certo non era il mio gatto.
Guardai sotto le lenzuola e vidi la ferita fasciata. Accarezzai il gatto mentre studiavo la stanza, mi sembrava di averla già vista,
guardai la finestra e vidi Oreste che batteva la zampa sul vetro dell'appartamento di fronte, il mio. “Oh, questa deve essere la camera del biondino” pensai,
dovevo tornare da Oreste, non potevo abbandonarlo, gli amici fanno così, no? Mi alzai stringendo i denti sopportando il dolore,
mi aiutai a camminare appoggiandomi ad una cassettiera, la porta si aprì improvvisamente, quasi mi spaventai. Sulla soglia della porta c'era un ragazzo sui diciassette,
aveva i capelli ricci e castani. Appena mi vide si precipitò da me.
« Cosa fai? Non puoi muoverti dal letto »
Disse mentre mi riportava sul letto, si sedette accanto a me, mise una mano in modo che le sue dita stessero sul mio orecchio e mi accarezzò la guancia con il pollice.
Lo trovai un gesto estremamente dolce, ma anche abbastanza imbarazzante.
Mi alzai di scatto avviandomi verso l'uscita della stanza, lui mi afferrò la mano, mi girai verso di lui, mi guardava intensamente negli occhi, avvampai imbarazzata.
Abbassai lo sguardo e lasciai la sua mano. Camminavo spaesata per il corridoio, dovevo passare per il salone dove c'erano due ragazzi seduti sul divano,
riconobbi il biondino dell'altra sera. Mi feci coraggio e iniziai ad incamminarmi per la stanza sperando di poter diventare invisibile.
« Oh, buongiorno piccola. »
Disse il biondino, strinsi i pugni maledicendomi, mi fece arrossire leggermente.
« Come hai dormito? Hai una brutta ferita. »
Disse l'altro.
Li guardai, non sapevo come comportarmi, non avevo una conversazione con una persona normale da molto tempo, ormai.
Mi limitai a sorridere dolcemente e sussurrare un “grazie” prima di lasciare l'appartamento.
Entrai nell'appartamento accanto, ovvero il mio. Corsi da Oreste, mi era dispiaciuto doverlo lasciare solo.
Mi sedetti sulla panca facendo le coccole al gatto. Improvvisamente sentii urlare. Aguzzai l'udito cercando di ascoltare quello che dicevano.
« È mia, l'ho adocchiata prima io »
Disse uno
« Dai, lasciamene una, tu le prendi sempre tutte e poi le butti via, a me piace davvero.»
Ribatté l'altro
« Tu sei troppo piccolo per lei.»
Disse il primo
« Oh, e tu sei troppo grande.»
Guardai attraverso la finestra, confusa vidi i due ragazzi che stavano litigando: il biondo e il riccio. Il primo uscì dall'appartamento sbattendo violentemente la porta.
“Quanto vorrei essere una di quelle ragazze per cui i ragazzi litigano” pensò la ragazza sospirando,
ritornò con gli occhi sul suo gatto.
Tanto bella eppure tanto ingenua, lei non vedeva la bellezza che emanava.
Lei non vedeva che i suoi occhi erano l'oceano, e in quell'oceano lei stava affondando,
ogni istante sempre più giù.
Lei non avrebbe mai pensato che i due stavano litigando per lei. Uno combatteva per la bellezza e l'altro per il suo cuore.
Bhe, era una lotta.
Che vinca il migliore.
Lo so che sono corti, e mi dispiace,
ma non risco a fare di meglio,
ma cercherò di postare i capitoli più spesso,
oltre alla lungheza del capitolo, spero che la mia storia
vi piaccia.
xx