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Autore: Selenite    04/04/2014    5 recensioni
Mahel è un'allegra ragazza di 16 anni, il cui nome le è stato dato dalla madre, una scrittrice di libri per ragazzi, prendendo ispirazione da un personaggio delle sue stesse storie. Nonostante Mahel odi il suo nome, si ritroverà nell'universo delle fiabe di sua madre, per aiutare il co-protagonista Lagharta alla salvezza del mondo. Sembra una storia fantasy come le altre, ma non lo è... Perchè Lagharta non è un eroe come tutti gli altri. E odia Mahel dal più profondo del suo cuore.
Ho messo rating piuttosto alto, in quanto ci sarà la presenza di alcune scene abbastanza crude. Ringrazio in anticipo per la cortesia che chiunque vorrà riservarmi nel leggere ^^
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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*Stavolta vorrei dedicarlo a me stessa.
Lo so, è egoistico.
Alla me stessa di dodici anni fa, che aveva paura.
Che creò Mahel, perché tutto ciò che voleva era la speranza di un futuro migliore.
Che tu, piccola me di tanti tanti anni fa, possa essere felice.
Proprio come me, in questo istante*


CAPITOLO 31

Segreti e Speranza


Era un dolore lancinante. Bruciava e sapeva di ferro.
Mahel cercava di tenere gli occhi aperti, ma quella sensazione di caldo pungente agli occhi la infastidiva al punto di non permetterle di tenere gli occhi aperti.
Era...finita? Così, all'improvviso?
Le veniva da piangere.
Una voce lontana la chiamava, delle zampe le toccavano le guance. Saluss...? Irihe...?
Era così freddo all'improvviso...così pesante da sopportare, così strano.
Sentì la voce vellutata di un uomo, ma non era Lagharta. Era qualcos'altro...qualcun altro. Non aveva forze per vedere niente.
-Lagharta...- sibilò al limite della sua forza.
-Mahel!- urlò lui in cambio, avvicinandolesi -Mahel, resisti!-
Mahel aprì gli occhi in un ultimo, disperato tentativo per vederlo. Ma le parole che le uscirono non erano quelle che si aspettava lei stessa -Non lasciarmi morire...-
E tutto fu il buio.

Era così fredda. E leggera. Non si era mai accorto di quanto fosse leggera, anche se aveva sempre notato la sua figura minuta.
Così indifesa, lo era sempre stata. Ma era sempre in mezzo ai piedi, anche se rischiava di farsi del male. Adorava quella sua innocenza, che lui ormai aveva perduto negli anni.
-Perché...?- domandò ad Alvexia, senza guardarla, con una voce più calma di poco prima -Perché le hai fatto del male? Lei ti...amava...-
Alvexia schioccò le labbra, infastidita -Nessuno può amarmi. Ed io non posso amare nessuno-
Lagharta si voltò verso di lei. Lo sguardo spento, distrutto. Alvexia sussultò, non pensando mai di vedere sul volto del guerriero degli occhi tanto tristi -Lei si. Poteva. Lo sai benissimo anche tu-

Ed ecco. Quella fitta al cuore, quel cuore oscuro che lei aveva sempre cercato di mantenere vivo e pulsante. Che aveva subito quel cambiamento, non appena incontrata Mahel. No...non doveva cedere mai più alla bugia di un affetto destinato a sparire.

-No. Non è come dici...- sussurrò a denti stretti, toccando con la punta delle dita la superficie nascosta del medallione -Nessuno mi ama-
-Lei si- ripetè Lagharta, appoggiando la testa di Mahel a terra e carezzandole i capelli -Non ti preoccupare Mahel. Non permetterò che tu muoia. A costo di spezzarle le gambe e torturarla, per fabbricare un antidoto...-
Alvexia alzò lo sguardo. Ed eccolo.
Quegli occhi. Spenti, infuriati. Gli stessi che aveva lei quando aveva stretto il patto di evocazione. Quando era diventata un demone.
-Padron Laherte...- sibilò con voce spenta Exitio, senza voltare lo sguardo.
Laherte sorrise -Inizia lo spettacolo-

Le mani di Lagharta si impregnarono di un'aura scura, brillante. Come olio denso e pastoso, che ricopriva ogni cosa.
Lunghi artigli ricurvi apparirono al posto delle sue unghie. I vestiti si lacerarono, lasciando spazio a scaglie nere, che si espandevano ovunque.
Lunghe spalliere appuntite partirono dalla base delle scapole. Era come se le ossa del suo corpo si modellassero sotto il suo controllo, avvolgendolo con quella che sembrava un armatura. Anche sulle sue gambe presero forma delle schiniere, rigide e appuntite, che finivano in piedi da bestia.
Gli occhi diventarono neri, lasciando però l'iride del loro colore brillante.
I capelli, prima corti e spettinati, si allungarono fino a metà schiena.
E infine, da questa, fuoriuscirono due lunghe ossa. Da esse presero forma due enormi ali da demone, il cui interno brillava di una strana rilucenza bluastra.
Il verso straziante che uscì dalla bocca del guerriero quando le ali presero forma non sembrava neanche la sua voce, ma era tutto vero.
Alvexia rimase senza parole -Quindi...quindi era questo, il tuo segreto...? Questo è ciò che tenevi nascosto a...lei?-
Un momento di silenzio, mentre Lagharta osservava di nuovo il suo corpo trasformato, dopo più di dieci anni -Non pensavo sarei mai...tornato così-

E la guardò. Con quegli occhi dal colore ipnotico, che non contenevano più alcuna luce.

-Tu...hai scelto la squadra sbagliata con cui giocare...- sorrise malignò, facendo scrocchiare le dita lunghe o ossute -Sarai la prima pedina ad essere sacrificata dal tuo padrone, e qualsiasi cosa ti abbia promesso non ti sarà mai data-
Alvexia sussultò -Non è vero. Il mio padrone non mentirebbe mai-
Lagharta rise -Ah si? E cosa ti ha promesso? Denaro? Gioielli? Un...miracolo?-
Eccolo. Quel sussulto finale, che non riuscì a nascondere -Non sono affari tuoi!-
-Oh...certamente no. Sicuramente niente di tutto quello che dirò potrà farti cambiare idea. Ma...lasciatelo domandare...- rispose Lagharta, continuando a guardarla negli occhi.
-Sai quali sono i...poteri...del tuo padrone?-
Alvexia si voltò verso Laherte, annuendo -Controllo dei morti. Magie di evocazione. Maledizioni...-
Lagharta sorrise -E...?-
Alvexia si voltò verso Lagharta, confusa -E niente altro. Questi sono i tre poteri del mio padrone-
Lagharta scoppiò in una feroce e gutturale risata. Quella forma non gli permetteva di provare nessuna sensazione, se non la rabbia e l'ira -Chiunque entri in contatto con Laherte...non capisce che lui possiede molto più di questi tre poteri. E in un certo modo...limitati. È vero, può controllare i morti...ma solo quelli che sono stati uccisi da lui, o da morti controllati da lui. Può evocare creature non elementali, ma solo attraverso un tramite...un po' come ha fatto con te, attraverso i tuoi occhi. Può lanciare maledizioni, ma non a persone che non siano state toccate da lui. E infine...il potere più grandioso...quello che nessuno conosce. Credono che lo abbia solo Exitio, ma non è così...-
-Cosa stai dicendo...?- chiese la Lilith, voltandosi verso la fatina che non la degnò neanche di uno sguardo.
-Tu...- chiese Lagharta, guardando verso suo fratello, che sorrideva con un espressione stranamente gentile -Tu sai qual'è il potere che il prescelto Laherte condivide con la sua arma...?

Alvexia tentò di ricordare. Conosceva la leggenda. Conosceva la storia.
Saluss, l'arma della salvezza. Exitio, l'arma della distruzione. Entrambe utilizzate durante la guerra, da due fazioni diverse, guidate da un diverso credo.
Saluss fu utilizzata per portare la pace a coloro che ormai non potevano essere salvati. Una morte senza dolore, come immersi in un sogno.
Exitio, invece, fu utilizzata per le torture ai prigionieri di guerra, attraverso...

-Illusioni...- sussurrò Alvexia, guardando Laherte con aria stranita -La tua promessa era...un'illusione...?-
Laherte si voltò verso Alvexia, sorridendo in modo rassicurante -Oh no, mia cara. Non era un'illusione...- disse sincero, allargando il sorriso in un modo che appariva forzato e spaventoso -...era solo una bugia!-

Si ruppe.
Lagharta vide il momento esatto in cui Alvexia si ruppe dentro, in mille pezzi, mentre il suo sogno di un “miracolo” svaniva con quelle semplici parole.
Era una bugia.
Sapeva che era malvagio. Sapeva che era stata guidata dalla disperazione. Sapeva che non avrebbe dovuto fidarsi, ma lo aveva fatto.
Ed era tutto finito, con quelle tre semplici parole.
Non lo avrebbe mai salvato...ed era tutta colpa sua.
-Sei un bastardo!-

In un momento, la forma demoniaca di Alvexia fu completa, le sue dita velenose strette attorno alla lama di Exitio. La fatina già dentro la sua essenza, Laherte che sorrideva di quel sorriso falso e pretenzioso -Mia cara, è dunque un tradimento questo? Non salverai mai tuo fratello in questo modo-
-Non lo salverò comunque! Tanto vale ucciderti, bastardo!-
Lagherte sospirò, allungando la mano verso il volto di Alvexia -Mi dispiace tu la pensi così. Ma ancora non è il momento, e non sei tu colei con il quale voglio giocare!-
Un enorme fascio di luce, fastidioso e accecante, la fece cadere indietro, intontita. La sua trasformazione si sciolse, ed il corpo della Lilith atterrò tra le braccia dell'orma demoniaco Lagharta. Gli occhi della Lilith guardarono quelli del guerriero, che restituiva uno sguardo di ghiaccio -Perché...mi hai afferrato?-
Lagharta scosse la testa -Non lo so. Istinto, penso. Mahel tiene a te, e mi ucciderebbe se ti accadesse qualcosa-
Alvexia ridacchiò, iniziando a piangere -Posso salvarla...- sussurrò piano, cercando di non farsi sentire da Laherte -Dopo potrai anche uccidermi-
Lagharta la mise accanto al corpo di Mahel, carezzando ancora i capelli della castana -Prenditi cura di lei. Dopo...faremo i conti-

Aveva sentito una carezza gentile e strana. Pungente e fastidiosa, ma dolce.
Aveva aperto gli occhi solo per un attimo e aveva visto quello che sembrava un demone. Nero e lucente, spigoloso. Sentiva uno strano peso del cuore, che fosse perchè ne aveva paura?
-La...Lagharta?- sussurrò debolmente, mentre sentiva altre mani toccarle dove la ferita spillava ancora sangue -Shh Mahel, andrà tutto bene-
Mahel guardò intorno a sé, dalla sua posizione, vedendo gli occhi di Alvexia umidi e disperati guardarla -Mio dio Mahel, mi dispiace tanto...-
-Alvexia...?- rispose lei, allungando la mano verso il suo volto -Hai cercato di uccidere Lagharta...?-
Alvexia annuì senza parlare, chiudendo gli occhi a quel contatto gentile -Volevo odiarti, e ucciderti, ed ora mi sento così...stupida...-
-Di questo parleremo più tardi...dopo che ti avrò dato due schiaffi. Ma che succede, quello è Lagharta...?-
Alvexia annuì di nuovo, sapendo che se tutto fosse andato bene avrebbe dovuto dare più di una semplice spiegazione -Ecco perché diceva di essere come me...-
Mahel annuì a sua volta, sussurrando a voce bassa -Lagharta...ti ho detto di non lasciarmi morire, ma...cerca di non morire neanche tu...-

Lo aveva visto.
Lei. In quel modo.
Eppure gli aveva detto di non morire. Gli aveva chiesto di non lasciarla morire.
Voltandosi verso di lei, non scorgeva sul suo volto nessun segno di disgusto, o di paura. Solo di speranza. E di fiducia.
Io credo in te. Così aveva letto le sue labbra, prima di vederla chiudere di nuovo gli occhi.
Quanto avrebbe resistito? Doveva fare presto.
-Tu...- si rivolse a Laherte, stranamente tranquillo -Sai che non è il momento ancora. Devi aspettare...altrimenti non otterrai quello che vuoi, ne sei conscio...?-
Laherte sorrise -Io non credo alle profezie, e tu?-
Lagharta aprì le braccia, mentre il suo potere oscuro prendeva la forma di un enorme sfera di energia che sembrava inghiottire ogni cosa -Neanche io-


***


Okei, non ho scusanti. Ma sono successe...tante cose. Ho avuto tanta paura...e non volevo finirlo. Si, NON volevo finirlo. Perché ho pensato "Voglio davvero dire addio a Mahel? E Lagharta, e Alvexia? E Velleda, e Pixel? E adesso, anche a Irihe...?" No, non voglio. Però tutto ciò che ha un inizio deve avere una fine. E l'ho capito troppo tardi.
Sicuramente molti di voi avranno già abbandonato la lettura, ed è un rischio che ho voluto comunque correre. Ma io non scrivo per le letture, o i commenti. Scrivo per me. Perché io amo Mahel, e chiunque legga questa storia lo sente. Lo prova, proprio come me.
E tanto mi basta, per essere felice.
Ho iniziato questa storia che avevo 22 anni, aspettando più di 10 anni da chè Mahel era nata, fra poco ne compirò 26 e ancora il mio affetto per Mahel non si è affievolito.
Se non è un miracolo questo...cosa lo è?
Mi hanno detto di pubblicarlo, ed è una cosa che farò. O almeno, proverò. Probabilmente dovrò autopubblicarmi, ed è comunque un qualcosa che vorrei fare.
Voglio dare vita ad un qualcosa che per me già lo è. Lo voglio fare per me. Il mio più grande, più egoistico desiderio.
Perciò...grazie. A tutti voi, che mi avete letto, e anche a coloro che non leggono più. A chi mi regala parte del suo tempo per commentare, e chi si emoziona in silenzio. A chi mi critica *e ora fortunatamente sono più forte alle critiche* e a chi mi fa i complimenti.
Grazie.
  
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