Film > Il Corvo
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Autore: S_a_r_a    04/04/2014    0 recensioni
Una notte qualunque, in una città qualunque, su una strada qualunque il buio si estende come una macchia d'olio. Solo una luce brilla nell'oscurità: un sorriso a 32 denti. Eterno. Immutabile. È il sorriso della morte.
La leggenda narra che quando una persona muore, un corvo trasporta la sua anima nell'aldilà. Però, se le circostanze della morte sono brutali e l'anima non ha pace, a volte capita che il corvo la riporti indietro a regolare i conti.
Al diavolo le leggende, il corvo è obsoleto. Questa partita se la gioca il quokka, il marsupiale più feroce e coccoloso che ci sia. Insieme a una versione quasi femminile di Eric Draven, molto più bionda e logorroica.
Una rivisitazione un po' particolare – forse molto particolare - del film ispirato all'opera di James O'Barr.
Genere: Comico, Demenziale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Movieverse | Avvertimenti: Gender Bender
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Notte del Diavolo 1986



 

"Ogni volta sempre la stessa storia" esordì il sergente Fitzroy in tono malinconico e sconfortato "Perché nei momenti meno opportuni? Maledetta notte del diavolo!". Roy Fitzroy era stato colpito dalla maledizione di Halloween. Alla vigilia del nefasto giorno, in concomitanza con gli incendi e i crimini dilaganti commessi dai peggio malviventi della notte, Roy Fitzroy provava l'apoteosi del dolore e della vergogna per un'acutizzazione del suo meteorismo cronico. Non sapeva perché, ma era così. E non poteva farci niente.

Il distintivo non rendeva certo i suoi peti più nobili di altri. Al massimo risultava tutto più imbarazzante. Si era conquistato una certa fama in distretto. Il suo capo, l'uomo più imbecille sulla faccia della terra, l'aveva soprannominato "sergente scoreggia, difensore dei venti del nord". Per fortuna Roy non lo sapeva. Ma adesso tutto ciò che sapeva per certo era di avere una mongolfiera di gas che svolazzava indisturbata nella pancia, cosa assai poco piacevole. Sperava soltanto che gli agenti distraessero tutti quanti e nessuno si accorgesse dell'epica sinfonia intestinale in corso.

 

"Ehm...si sente bene sergente?" chiese un agente, vedendo uscire un dolente Fitzroy dal locale dopo una sosta d'emergenza al bagno.

"Sì, tutto a posto Gibbon" fu la secca risposta del sergente, il cui viso solcato da fiumi in piena di sudore diceva tutt'altro. "Come va il morto?".

"Sempre morto, signore".

"Ottimo. Chi abbiamo quindi?"

"Christopher Morrins, ventinove anni, il decesso è avvenuto circa un quarto d'ora fa per soffocamento." Spiegò diligentemente l'agente Gibbon.

"Strano questo Christopher. Ha le poppe".

"Prego signore??" Chiese allarmato Gibbons. Era stato cresciuto da una famiglia oltremodo puritana, non era ammesso per le sue orecchie ascoltare un simile turpiloquio, anche se si trattava di un superiore. Peccato che la maggior parte delle volte in distretto entrava ammanettata la feccia della società ed era costretto a sentire parole molto peggiori di poppe. Rimpiangeva spesso il giorno in cui quel malsano del nonno Wilfred lo convinse ad entrare in polizia – che si fanno dei bei verdoni – e a lasciar perdere la carriera da chierico.

"Lo vedi anche tu no, è vestito da donna, sembra una drag queen che ha perso cento chili".

"Già..." Gibbons era abbondantemente raccapricciato dalla situazione. Ancor più impuro di poppe poteva essere solo uomo con poppe.

"C'è qualche testimone?".

"Nessuno, il proprietario è uscito a buttare la spazzatura e ha trovato la vittima, col juke box a tutto volume non si è accorto di niente nessuno".

"Mmhmhm....ehi ma c'è un uccello!" disse il sergente spezzando il silenzio meditativo "Che ci fa lì? Sembra morto!".

"Non lo so signore, il proprietario ha detto che lui e la vittima erano vicini di casa, lo vedeva spesso e aveva sempre con sé un uccello da compagnia"

"Forse si è ucciso per la perdita subita!" esclamò il sergente con orrore.

"Gli animali si suicidano?" Gibbon sgranò gli occhi, sembravano due palline da ping pong.

Fitroy venne circondato da un' aura argentata e mistica, mentre il suo sguardo si ammorbidiva pieno di carità cristiana "Certo, gli animali hanno un'anima! Questa creatura deve aver sofferto tantissimo, cos'avrebbe fatto senza il suo padrone?"

Gibbon lo fissava con sguardo interrogativo. Da quando sergente scoreggia era un sentimentalone?

"Comunque anche a questo pappagallino piacevano le poppe evidentemente, ha scelto un bel posto dove morire." continuò il sergente, ignorando la smorfia di Gibbon al suono di poppe "Ma non mi hai ancora detto cos'hai scoperto sull'assassino".

"Niente signore, in realtà non c'è un assassino".

"Come sarebbe a dire? Si è suicidato pure il padrone?".

"Potrebbe darsi, non ha segni di collutazione o ematomi sul collo".

"Allora è proprio una serata fortunata" concluse sarcasticamente Fitroy "Dovremo indagare ulteriormente".

Fitzroy fece per allontanarsi ma Gibbon lo fermò "Aspetti, ho trovato qualcosa nella tasca della giacca!"

"Che c'è scritto?" chiese il sergente, vedendo che Gibbon teneva in mano un foglietto un po' stropicciato.

"Se il cuoio fosse una bara, l'amaro sarebbe l'oceano dove vorrei mangiare, tetta che vile" Gibbon arrossì, che volgarità!

"Ma che stai dicendo?" Fitzroy strappò il foglietto a Gibbon "Se il cuore fosse una barca, l'amore sarebbe l'oceano dove vorrei navigare tutta la vita...ma sai leggere?"

Gibbon non rispose. Non aveva imparato bene alle elementari, no. Sperava non l'avrebbero mai scoperto. Dannazione!

"E così sei un poeta Christopher! Questo lo tengo io".

 

 

 

Roy non era affatto convinto che fosse un semplice incidente. In una città votata al degrado come Detroit in quei tempi, niente succedeva per caso. Specialmente se le vittime erano come Christopher, da sempre bersaglio di angherie e discriminazioni. Pensò al Dingy, quel posto era davvero squallido. L'olezzo speziato del bagno ancora meglio, non lo pulivano da almeno una settimana. Ne succedevano di ogni colore da quelle parti, non era proprio un caso che Christopher giacesse lì, doveva essere successo qualcosa.

E Roy Fitzroy l'avrebbe scoperto.

Ma ora aveva bisogno di riflettere e riposare. Si allontanò dal locale e, senza essere visto o sentito, si mise in una stradina laterale e buia. Voleva tornare a casa da solo per poter liberare definitivamente il demone dentro di lui.

Gridò "Motore a propulsione!" e in un lampo metano e fuoco vennerò espulsi con potenza dal suo di dietro, facendo partire il sergente come una razzo sulla rotta di casa. Lasciando una scia quasi invisibile, Roy sparì nel buio della notte.







Salve a tutti! A chiunque interessi questa storia e voglia farmi sapere cosa ne pensa, un caloroso invito a farlo. Spero sia di gradimento, rispetto all'originale indubbio è che non ci sia paragone, però è curioso vedere tutto da una prospettiva un po' più bizzarra e gioiosa :D
  
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