Anime & Manga > La leggenda di Zorro
Ricorda la storia  |      
Autore: telesette    05/04/2014    2 recensioni
Ora lo capisco, Diego.
Ora che sono vecchio, molto vecchio, posso finalmente capire molte più cose di te e della tua vera forza.
Non era la tua abilità con la spada, né l'agilità o la destrezza con cui sapevi salire e scendere dai tetti, a fare di te l'eroe che ricordo.
Non solo, almeno!
Tu eri un eroe dentro.
Avevi la forza di sopportare, laddòve un uomo normale si vergognerebbe anche solo di mostrarsi in pubblico, perché sapevi che le cose di cui vergognarsi e soffrire sono ben altre.
Non erano una maschera ed un pezzo di stoffa nera a darti forza e coraggio.
Se fossi stato meno ottuso, mi sarei reso conto prima di quanto fosse effettivamente difficile far credere a tutti di essere un'altra persona.
Quando ci sono diritti da difendere e persone da proteggere, laddòve ingiustizie e soprusi sono all'ordine del giorno, certi dettagli sono ben poca cosa.
Ci sono persone che ingigantiscono o fanno un dramma per tutto, attribuendo all'opinione pubblica avversa la stessa importanza di una catastrofe, ma sono tutte cose che si possono sopportare...
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La leggenda di Zorro ( 怪傑ゾロ, Kaiketsu Zoro no densetsu ) è un anime televisivo di 52 episodi realizzato dalla Ashi Productions e co-prodotto dall'italiana Mondo TV e dalla giapponese Toho nel 1995, per la regia di Katsumi Minoguchi.

clicca qui per guardare:
Zorro [Cristina D'Avena]

Dal diario di Bernardo - La forza di Diego
( immagini tratte da internet )

Zorro...
Sono passati molti anni e questo nome, oggi, è quasi del tutto dimenticato.
Gli eroi non sono fatti per rimanere, quando non c'è più bisogno di loro, e questo è anche uno dei motivi che li contraddistingue dagli esaltati in cerca di gloria.
Diego me lo ripeteva sempre.
Anche se ero solo un bambino, all'epoca, non posso fare a meno di riconoscere oggi che aveva ragione da vendere.
Ormai faccio fatica a distinguere l'inchiostro sulla pergamena, e anche le mani incontrano una certa difficoltà con lo scrivere, tuttavia ritengo sia mio preciso dovere lasciare almeno questa testimonianza diretta sui fatti e gli accadimenti che hanno avuto come teatro il cuore della California del 1800.
Sono molte le cose da dire.
Ma non saprei davvero da dove cominciare.
Quando Zorro gli salvò la vita, persino sua grazia il Governatore di Spagna accettò di buon grado di mantenere il segreto sulla sua vera identità.
Coloro che conoscevano la verità sono passati col tempo.
Io stesso, con il peso degli acciacchi e i capelli sbiancati dall'età, potrei tranquillamente portarmi questa verità nella tomba.
Perdonami, Diego!
So bene che tu non approveresti, a che i posteri ti rammentino per ciò che hai fatto, ma trovo profondamente ingiusto non renderti almeno una piccola parte del bene che hai inteso elargire alla gente di questo paese.
Se oggi la California vive nella libertà e nell'indipendenza, è soprattutto per merito tuo, anche se tu non hai mai voluto che si sapesse.
Non ti sei mai rivelato, anche dopo che la pace era tornata a splendere, e hai preferito riporre semplicemente maschera e mantello in quel grosso e pesante baule che conservo tuttora con grande cura e rispetto.
Non credo mi basterà una notte, per riassumere tutto nei dettagli, ma finché regge la candela ho il tempo di riordinare i ricordi.
Alcuni sono molto pesanti, troppo in effetti, ma tu avevi una grande capacità di sopportazione.
Eri forte, Diego!
Eri davvero forte, non tanto come giustiziere ma per tutto ciò che eri costretto ad ingoiare.
Io stesso non ho mai capito come facessi.
Ricordo solo la tua espressione, la tua tristezza, quella luce di profonda malinconìa che aleggiàva nel tuo sguardo ogni volta che eri costretto a mandare avanti quella pietosa recita...

***

Erano tempi difficili.
Quando non eri occupato a vestire i panni di Zorro, tutti in paese vedevano solo il timido e debosciato Don Diego de la Vega: un fifone piagnucoloso, che aveva paura persino della sua stessa ombra...
Mi faceva veramente male, soprattutto perché sapevo e non potevo aiutarti.
Era il prezzo che dovevi pagare, per il tuo segreto, ma a volte penso tu abbia pagato davvero più del dovuto.
Ogni volta che ti accompagnavo in giro, vedendo come tutti confabulavano e sghignazzavano alle tue spalle, temevo di dovermi tagliare la lingua coi denti per non sbattergli in faccia che la persona che disprezzavano era la stessa che si batteva per loro.
Ma tu eri stato molto chiaro, in proposito.
Un eroe non deve agire per sé stesso, bensì nell'interesse di coloro che si impegna a proteggere, anche se ciò comporta umiliazioni e la derisione altrui.
Tu non lo davi mai a vedere, eri un ottimo attore in quel senso, ma io sapevo quanto ti faceva soffrire che il tuo nome fosse associato all'appellatìvo di "vigliacco".
Lo so che era necessario, affinché Raimundo e Gabriel non avessero a sospettare della tua duplice identità, ma non era certo facile umiliarti costantemente a quel modo.
Ricordo che i soldati, dopo averti gonfiato di botte per noia, si offrivano di lasciarti andare a condizione che ti mettessi ad abbaiare per il loro divertimento.
Oppure Maria, che sovente ti spolverava la nuca col mattarello, quando ti beccava a sonnecchiare in giardino.
Proprio non riuscivo a capire come facessi a sopportarlo.

- Diego, non puoi andare avanti così - ero solito ripeterti molte volte. - Lo so, capisco tutto, ma sei un essere umano... Come fai a sopportare tutto e tutti, nel continuare con questa farsa assurda?
- Secondo te, ho forse scelta - rispondevi atono. - Solo così posso sviare i sospetti, altrimenti non ci metterebbero molto a collegare l'arrivo di Zorro con il ritorno di Diego de la Vega; la maschera non basta a nascondere una persona, perché l'indole e gli atteggiamenti tradiscono più di quanto gli occhi possano vedere o non vedere!
- Ma non ti dà fastidio, tutto quello che la gente dice di te?
- E tu lasciali parlare, le parole non uccidono mica nessuno!
- Ma anche Lolita ti guarda con disprezzo: dice che non ha mai visto un vigliacco più vigliacco di te, si vergogna persino di farsi vedere in tua compagnia... Accidenti, Diego, non posso credere che non te ne importi nulla!

Non era così, infatti.
Avevi anche provato a spiegarmelo, molte volte, solo che io non riuscivo assolutamente a comprenderti.
Non volevo farlo, in effetti.
Volevo solo che ti facessi rispettare, che gli altri smettessero di snobbarti e di prenderti in giro, perché sapevo quanto tu detestassi portare avanti quella commedia.
Lolita era furiosa con te.
Ogni volta, non perdeva mai un'occasione per rinfacciarti qualcosa.
Quando non aveva nulla da dirti, ti ignorava.
E quando ti rivolgeva la parola, più che altro per esasperazione, sapeva essere anche più severa di Maria nello sgridarti.

- Sei un buono a nulla, Diego - urlava. - Sei uno scansafatiche, un pelandrone, un vile, un codardo e un... un...
- Ma... Ma, Lolita, io veramente non...
- Hai anche il coraggio di rispondere, dopo tutte le figuracce che mi fai fare in pubblico?
- Ma non è colpa mia, io...
- E di chi, allora, di mio zio ?!?
- Non... non lo so, non ho mai conosciuto tuo zio e non...
- BASTA, SMETTILA DI PRENDERMI IN GIRO !!!

Insomma, c'è da dire che spesso te le andavi proprio a cercare.
Invece di calmarla, la facevi arrabbiare ancora di più, con quelle tue battutine sceme.
E quel che è peggio, quando la sua rabbia raggiungeva il culmine, sovente finivi per terra tra le risate dell'intero paese.
Uno spettacolo deprimente.
C'era da morire dalla vergogna, nel vederti implorare e supplicare in ginocchio una ragazza che ti aveva appena preso a sberle davanti a tutti.
Persino i miei coetanei non riuscivano a credere che tu fossi un adulto.
I tuoi battibecchi con Lolita erano la barzelletta locale: la gente non perdeva occasione di assistere ai vostri litigi, per poi raccontare in giro come la figlia di Prideaux ti malmenava a suon di schiaffoni.

- Povero Don Alejandro, che figlio salame!
- Ma siamo sicuri che sia maggiorenne? Per me, in Spagna, gli cambiavano ancora il pannolino!
- Magari fa ancora la pipì a letto, che tristezza...
- Don Diego "cuor-di-coniglio" Vega, un timido cucciolo di àngora incuterebbe più timore!
- Ah-ah-ah!
- AH-AH-AH !!!

Ero allibito.
La vergogna andava oltre ogni possibile decenza umana, non riuscivo a credere ai miei occhi.
Come potevo stare a guardarti, mentre ti facevi umiliare così senza battere ciglio?
Era una sofferenza anche per me, Diego.
Tenere il tuo segreto, con tanto di simili figuracce, era del tutto incomprensibile per me allora.
Se solo avessi capito prima quanto tu fossi forte, quanto fossi forte veramente, avrei dovuto ammirarti ancora di più invece.
Il punto era che solo io sapevo il perché del tuo silenzio.
Solo io sapevo perché non reagivi mai, neppure alle prese di giro più feroci e alle burle più spietate, ed era veramente terribile per me restare a guardarti mentre sopportavi tutto questo da solo.
Ma tu mi avevi fatto promettere.
Non potevo dire nulla, neppure per risparmiarti quelle figure, e dovevo lasciare che quelle linguacce ti mortificassero ingiustamente.
Ma le parole più dure, per te, erano certo quelle di Lolita.

- Non voglio più saperne di te - diceva. - Da questo momento, scordati pure che esisto e non rivolgermi più la parola!
- Lolita, ti prego, non fare così...
- Sei proprio un essere inqualificabile, bugiardo e smidollato... Ti odio!

E ogni volta era così.
Lolita se ne andava, lasciandoti lì come un povero deficiente, e la gente si allontanava a sua volta ridacchiando.
Hai portato avanti questa difficile sceneggiata più di quanto avrebbe potuto fare chiunque altro al tuo posto.
Solo io conoscevo la verità, Diego.
Solo io ho visto la sofferenza di quei momenti, dentro ai tuoi occhi.
E tu sopportavi tutto ugualmente.
Avevi troppo da proteggere, per poterti permettere di riscattare il tuo amor proprio, e in questo era anche il carattere che faceva di te un vero eroe.
Quando tutti ti snobbavano, dandoti dell'incapace e del pisciasotto, io ero l'unico che restava al tuo fianco per cercare di consolarti.
Non potevo tradire la tua identità, questo lo sapevo, ma avrei tanto voluto aiutare a riscattarti almeno davanti agli occhi di Lolita.
Non ero così piccolo da non capire quanto tu ci tenessi a lei, quanto le volessi bene, e lo capivo dal modo in cui restavi poi zitto fino a che non tornavamo a casa.
A volte, azzardavo, potevi almeno confidarti con lei: spiegarle che tu e Zorro eravate la stessa persona, smettere di fingere almeno con lei...
Ma oggi, mi rendo conto, è più che evidente che non potevi farlo.
Il segreto di Zorro non era per te, ma per gli altri.
Tu volevi proteggere tuo padre e i tuoi cari, era questo il motivo della maschera, perciò avevi deciso di non affrontare i tuoi nemici a volto scoperto.

- Il segreto è importante, Bernardo - eri solito ripetermi, per convincermi a tenere la bocca chiusa.
- Ma...
- Non insistere: devi star zitto e basta!
- Ma Diego, io...
- Bernardo, quante persone soffrono senza avere alcuna possibilità di reagire?
- Eh ?!?
- Pensaci un momento: ci sono lavoratori e braccianti che vengono tassati fino alla morte, madri che si tolgono il pane di bocca pur di sfamare i propri figli, e uomini orgogliosi costretti a chinare la testa per non nuocere ai propri cari... Pensi forse che non abbiano a star male anche loro, per questo?
- No, però...
- La mia recita è necessaria - concludesti. - Tutti possono dire quello che vogliono, se io per primo glielo faccio credere, ed è necessario per un bene che va oltre me stesso!
- Ma non t'importa che Lolita...
- Certo che mi importa - sussurrasti. - E' un dolore che mi porto dentro ogni giorno, e che mi brucia più di qualsiasi altra cosa, ma devo accettarlo se voglio continuare a muovermi sotto il naso di Raimundo e Gabriel senza destare sospetti... Non posso fare altrimenti, cerca di capire almeno tu!

***

Ora lo capisco, Diego.
Ora che sono vecchio, molto vecchio, posso finalmente capire molte più cose di te e della tua vera forza.
Non era la tua abilità con la spada, né l'agilità o la destrezza con cui sapevi salire e scendere dai tetti, a fare di te l'eroe che ricordo.
Non solo, almeno!
Tu eri un eroe dentro.
Avevi la forza di sopportare, laddòve un uomo normale si vergognerebbe anche solo di mostrarsi in pubblico, perché sapevi che le cose di cui vergognarsi e soffrire sono ben altre.
Non erano una maschera ed un pezzo di stoffa nera a darti forza e coraggio.
Se fossi stato meno ottuso, mi sarei reso conto prima di quanto fosse effettivamente difficile far credere a tutti di essere un'altra persona.
Quando ci sono diritti da difendere e persone da proteggere, laddòve ingiustizie e soprusi sono all'ordine del giorno, certi dettagli sono ben poca cosa.
Ci sono persone che ingigantiscono o fanno un dramma per tutto, attribuendo all'opinione pubblica avversa la stessa importanza di una catastrofe, ma sono tutte cose che si possono sopportare... se si ha la forza per farlo.
E tu ce l'avevi, Diego, per questo ti ammiro profondamente.

FINE

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > La leggenda di Zorro / Vai alla pagina dell'autore: telesette