Fandom: Star Trek (Reboot
cinematografico)
Genere: fantascienza, angst, introspettivo
Tipo: one shot
Raccolta: Come padre e figlio
Personaggi: James T. Kirk, Christopher Pike
Rating: PG, verde, K
Avvertimenti: movieverse
PoV: prima persona
Spoiler: sì, sul film “Star Trek - Into Darkness”
Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Gene Roddenberry (J.J. Abrams). I personaggi e gli eventi in questo racconto
sono utilizzati senza scopo di lucro.
Questione di attimi
di Bombay
Mi siedo accanto all’ammiraglio Pike, lo osservo per
un momento mentre tutti gli altri ufficiali prendono
posto.
Provo una strana sensazione, sposto lo sguardo
sull’ammiraglio Marcus e tento di immaginarmi Pike che cerca di convincere il
capo della flotta a darmi un’altra occasione.
Sorrido lievemente tra me, ho il cuore colmo di
gratitudine e vorrei poterla esprimere, ma ci sarà tempo, dimostrerò che non si
è sbagliato su di me, quando saremo a bordo dell’Enterprise.
Le luci si abbassano e la riunione comincia,
l’ammiraglio Marcus illustra quanto è accaduto a Londra, corrugo incerto la
fronte.
Sollevo lo sguardo dallo schermo, incrociando quello
del vulcaniano; Spock sembra nutrire le mie stesse perplessità.
-Attaccare un
archivio è come attaccare una biblioteca, che senso
ha?-
Espongo il mio pensiero a Christopher che mi zittisce;
in fretta cerco di mettere insieme i miei pensieri e vengo
interrogato sui miei dubbi proprio da Marcus.
Mentre parlo, dando voce alla mia teoria, inspiegabilmente
l’inquietudine si impossessa del mio stomaco.
“In caso di attacco il protocollo stabilisce che
l’alto comando riunisca capitani e primi ufficiali nel Quartier Generale della
Flotta Stellare, qui…” rifletto un momento “Dove siamo ora.”
-È una
trappola…-
Avverto la voce di Spock dire qualcosa, ma non sto
ascoltando, un rumore e una luce alle mie spalle mi fa
voltare verso il vetro, ma è troppo tardi: quando mi alzo il nemico è già su di
noi.
“Tutti fuori!” urlo prima che si scateni il finimondo.
***
Socchiudo gli occhi per mettere a fuoco l’uomo nella
navetta. Per alcuni secondi ci fissiamo: è John Harrison.
L’aeromobile è compromesso e fuori controllo, vedo la
luminescenza del teletrasporto avvolgere l’uomo. Sta fuggendo, non posso fare
niente per fermarlo.
Osservo il velivolo precipitare, provocando altri
danni e infine esplodere spargendo scintille e rottami.
Mi guardo intorno, il Quartier Generale è nel caos più
completo, grida e gemiti ovunque.
Mi riscuoto tornando a grandi passi nella sala
riunione devastata.
-Spock, Pike…-
Supero un corpo a terra, sento il cuore rombarmi nelle
orecchie, sono frastornato. Scorgo, nelle luci intermittenti degli allarmi,
Spock inginocchiato a terra, sembra illeso. È chino su qualcuno…
-No, no, no…-
Lo raggiungo e il mio cuore perde un battito.
-No, no, no…-
Cado in ginocchio accanto al corpo dell’ammiraglio, ha
gli occhi fissi al soffitto, un’orribile ferita al petto.
Gli posò due dita sul collo, anche se temo già quale
sia l’esito: non c’è battito.
Mi piego in avanti, sotto il peso del dolore:
Christopher Pike è morto.
-Non è
possibile, non è vero- continuo a ripetermi, posando la fronte sul suo petto, stringendo il
tessuto della sua divisa.
Non deve andarsene, non può lasciarmi solo. Doveva
insegnarmi ancora tante cose.
Mi sollevo incapace di parlare un groppo mi serra la
gola, una lacrima scende dai miei occhi.
Sposto lo sguardo su Spock i suoi occhi scuri fissi
nei miei, la sua sola presenza mi da un po’ di
conforto.
Il suo sguardo dice più di mille parole, lo sento
immensamente vicino in questo momento.
Mi isso in piedi, mi appoggio
alla sua spalla per un momento fissando l’uomo a terra.
Chiudo gli occhi, forse è solo un brutto sogno: li
riapro e tutto è immutato e reale davanti a me.
A capo chino torno nel corridoio, il vento mi frusta
il viso, guardò giù dallo squarcio del vetro, verso i resti della navetta.
Sono triste, arrabbiato, vuoto e… terribilmente solo.
Pike è stato come un padre, ha sempre creduto in me.
Sempre.
Se non fosse stato per la sua sfida, non sarei qui,
ora.
Non ho potuto salvarlo.
“Comandante.”
Il vulcaniano si accosta a me. Tutte le mie certezze
sono andate in fumo: l’Enterprise, il comando, Spock, Pike.
Cosa mi rimane ora? Niente.
Sono tornato a essere il ragazzino che Christopher ha
raccolto in un bar. Nulla di più, nulla di meno.
Non avrò mai la possibilità di dimostrargli la mia
gratitudine. Ho gettato al vento la possibilità di affermare me stesso.
Christophe Pike è morto.
Un singhiozzo mi sale alla gola, deglutisco
imponendomi di calmarmi.
Non è il momento, né il luogo per lasciarsi andare
allo sconforto.
Sono ancora un ufficiale della Flotta Stellare e lo
sono diventato grazie a lui.
Sono caduto ma posso rialzarmi e fare meglio di così,
posso ancora dimostrargli che ha avuto ragione con me, che la sua fiducia non
era mal riposta.
Non lo deluderò. Non questa volta.
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Note dell’Autrice: sì, il rapporto Kirk Pike mi piace tanto e sto
provando a sviscerarlo in varie maniere.
Grazie a chi mi segue.
Alla prossima.
Un kiss
Bombay