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Autore: Verdeirlanda    07/04/2014    2 recensioni
*...Beatrice sospirò, guardò quel macabro dipinto che era diventata Firenze quella sera, e pensò a lui, era inevitabile pensare a lui. Dove sei Zoroastro, sei al sicuro, sei ferito, dove sei adesso?...
...."Andiamo via Nico." disse Zoroastro preoccupato "Andiamo alla bottega, lì saremo al sicuro con Andrea, Leonardo e Beatrice." Già, Beatrice. Pensò a lei. Si chiese se la ragazza fosse spaventata di fronte a tanta furia e follia, si disse che per fortuna alla bottega non correva pericoli. Almeno così credeva.*
La congiura dei Pazzi ha sconvolto Firenze, e questa rivolta, destinata ad essere sedata, non è altro che l'inizio di un'intricato intrigo ordito da Roma.
Leonardo Da Vinci, sua sorella Beatrice e il loro migliore amico Zoroastro si troveranno ad affrontare una situazione decisamente complicata, con l'aiuto ovviamente del giovane Nico, per evitare che Firenze soccomba.
E mentre tutto intorno a loro si sgretola e si ricompone con ritmo incalzante ed inaspettato, Beatrice e Zoroastro si confronteranno con il loro amore ancora mai dichiarato, destinato a rivelarsi e ad affrontare numerose tenebre prima di poter brillare senza paura alla luce dell'alba.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nico, Nuovo personaggio, Zoroastro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Beatrice Da Vinci non riusciva a credere alle parole di suo padre Piero: "Una congiura...La famiglia Pazzi...durante la messa in Duomo...Giuliano, è stato sopraffatto, è morto..." 
Il notaio era preoccupato, guardava sua figlia con occhi disperati. Da anni era al servizio dei Medici, li aveva sempre considerati una famiglia di cui Firenze potesse essere fiera. Avevano reso la città una culla di cultura e innovazione, era incredulo di fronte alla rivolta ordita dai Pazzi con l'evidente alleanza di Roma.
Beatrice si guardò attorno, le guardie capeggiate dal capitano Dragonetti stavano organizzando la difesa di palazzo Medici. La follia si era impadronita di Firenze.
Lei si trovava lì quella mattina su richiesta di Clarice Orsini, la signora di casa Medici.
Da anni Beatrice era benvoluta alla corte medicea grazie alle sue conoscenze mediche e di erboristeria, era stato suo padre ad introdurla alla famiglia datala sua bravura. I Medici non si erano dimostrati sospettosi di fronte a una donna capace di maneggiare con estrema efficacia unguenti, sciroppi e bisturi, anzi, Clarice aveva deciso di consultarla ogni volta che lei o i suoi cari, in particolare le figlie, si buscavano un malanno.
Questa era la forza di Firenze, la capacità dei Medici di aprirsi a ciò che era nuovo, a ciò che valorizzava la conoscenza e l'uomo. E forse proprio questa tendenza a rivoluzionare lo status quo aveva scatenato le ire dei più conservatori, e di Roma.
"Cosa ci fai qui?" le chiese Piero Da Vinci, vista la situazione comprendeva il pericolo di trovarsi a palazzo Medici.
"Clarice mi ha chiesto ieri di passare per curare Maria, ha un'eritema su un braccio..." spiegò Beatrice, si voltò sentendo il rumore sordo dei portoni che venivano chiusi e sbarrati.
Suo padre si congedò per controllare che tutto fosse predisposto alla difesa, Beatrice si avvicinò a Dragonetti.
"Mi spiace che siate imprigionata qui signorina." le disse, Dragonetti nutriva per Beatrice molta ammirazione e rispetto, aveva curato le sue figlie anni prima.
"Ormai sono qui. Come posso aiutarVi?" disse lei.
Dragonetti sorrise, quella ragazza così giovane, così delicata nel suo aspetto caratterizzato da occhi verde scuro e lunghi capelli castani, aveva un carattere solido, coraggioso, forte.
Era nota la sua voglia di indipendenza, così come il fatto che avesse rifiutato anni prima un matrimonio combinato, perdendo così la rendita familiare.
Beatrice era una donna intenzionata a non dipendere da nessun uomo, decisa a mantenersi da sola ed ad essere padrona del suo destino, e nella Firenze medicea poteva sperare di realizzare i suoi propositi. 
"La Vostra abilità nel curare i feriti ci sarà utile Beatrice." rispose Dragonetti.
"E anche il Vostro coraggio mia cara." li interruppe Clarice Orsini, che era entrata da poco a palazzo.
La donna si avvicinò a Beatrice e la abbracciò.
"State bene ?" le chiese Beatrice "Mio padre mi ha riferito...e le bambine?"
"Sono al piano di sopra, nelle loro stanze. Noi stiamo bene, siamo turbate e sconvolte. Ma siamo vive." cercò di scacciare il pensiero di Giuliano morente, ma inutilmente "Dragonetti, mio marito è già rientrato?"
"No mia signora, ho mandato dei soldati a cercarlo. L'ultima volta che è stato visto era in compagnia di Da Vinci."
"Con Leonardo?" chiese Beatrice sentendo nominare suo fratello "Se Lorenzo è con lui potete stare tranquilla, Leonardo si batterà come un leone per salvare Vostro marito dai congiurati." 
"Conosco la lealtà di Vostro fratello." disse Clarice "Speriamo riescano a sfuggire ai nostri nemici." diede alcune disposizioni a Dragonetti e poi si recò al piano di sopra, chiese a Beatrice di andare con lei.
Mentre salivano le scale la Orsini disse: "Non scherzavo quando ho parlato del Vostro coraggio Beatrice. Ho davvero bisogno di Voi."
"Potete contare su di me, lo sapete."
"Ciò che Vi chiedo non è solo aiuto e lealtà, Vi chiedo di prodigarVi per salvare questo palazzo. Questo edificio è Firenze Beatrice, se esso cade anche la città verrà espugnata dai congiurati, lo capite vero?"
Beatrice annuì: "Certo signora."
"Quindi Vi chiedo di difenderlo, esattamente come farò io." si fermò e guardò Beatrice nei suoi grandi occhi verdi "Siete coraggiosa e determinata, ho visto in molte occasioni quanto sapete farVi valere, Vi ho vista discutere animatamente con uomini testardi ed avere la meglio, quindi ora Vi chiedo di passare dalle parole ai fatti. FateVi valere durante questo assedio Beatrice, aiutatemi a difendere Firenze."
Beatrice trattenne il fiato durante questo discorso così ricevo di ispirazione e solennità, Clarice era una donna fiera e forte, sapeva come trasmettere il suo coraggio.
"Lo farò mia signora, sono al Vostro servizio, e non permetterò che Firenze cada."
Clarice le sorrise, le accarezzò materna il volto, poi insieme si incamminarono verso le stanze delle bambine.
Beatrice medicò con una pomata di sua invenzione il braccio di Maria: "Non tormentare la garza e non grattarti. È solo uno sfogo dovuto a una puntura di insetto, ma non guarirà se la tocchi sempre."
Maria, la figlia maggiore di Clarice e Lorenzo De Medici, annuì.
"Hai avuto paura?" le chiese Beatrice.
"Sì, è stato spaventoso."
"Ora siete al sicuro, nessuno entrerà a palazzo." le disse Beatrice sorridendo, anche se sapeva di mentirle. I congiurati avrebbero fatto di tutto per violare l'edificio, il loro intento era conquistare palazzo Medici, e una volta fatto Dio solo poteva sapere quale sorte sarebbe toccata ai suoi abitanti.
Tuttavia sorrise ancora a Maria, e uscì dalla stanza non appena ebbe finito di fissare la garza.
Uscì nel corridoio, le finestre erano state tute sbarrate con delle travi, ma vi erano degli spiragli che permettevano di sbirciare all'estremo.
Era ormai l'imbrunire, nelle strade spiccavano brillanti le fiamme delle torce, e non solo, anche le fiamme di case incendiate, di carri bruciati, e il vento disperdeva nel cielo un fumo nero e denso.
Beatrice sospirò, guardò quel macabro dipinto che era diventata Firenze quella sera, e pensò a lui, era inevitabile pensare a lui.
Dove sei Zoroastro, sei al sicuro, sei ferito, dove sei adesso?


Nico fu trascinato con forza verso il muro.
"Sta attento!" gli disse Zoroastro, aveva afferrato il biondo allievo di Da Vinci per un braccio per allontanarlo dalla folla che correva con asce e spade in mano.
"Ma cosa è successo?" chiese Nico una volta che avevano ripreso a camminare.
"Non lo so, ma sembra sia scoppiata una guerra."
I due erano lontani Firenze dalle prime ore del mattino, erano andati a cercare un posto isolato in cui Leonardo potesse sperimentare le sue invenzioni.
Ed ora che erano rientrati avevano trovato uno scenario apocalittico.
 "Guarda Zo! È l'entrata di palazzo Medici!" esclamò Nico.
"E quella è un'effige che brucia..." mormorò Zoroastro.
Nel piazzale di fronte al palazzo qualcuno aveva costruito un fantoccio e gli aveva dato fuoco, un evidente segno di scherno e di orrore.
Molti uomini armati cercavano di entrare, di forzare le porte, di infrangere vetri e scalare le mura, ma venivano fermati a colpi di olio bollente e frecce.
"Se entrano sarà la fine. Guarda come sono infuriati...potrebbero fare una strage." disse Nico con voce tremante "Ma chi sono?"
Una voce profonda gli rispose: "Sono i Pazzi con i loro mercenari." Nico e Zo si voltarono e videro il loro interlocutore, un uomo vecchio e con pochi denti "Hanno attaccato i Medici in Duomo, vogliono ucciderli perché sono dei peccatori." l'uomo ridacchiò, come se la cosa lo divertisse.
"Andiamo via Nico." disse Zoroastro preoccupato "Andiamo alla bottega, lì saremo al sicuro con Andrea, Leonardo e Beatrice."
Già, Beatrice. Pensò a lei. Si chiese se la ragazza fosse spaventata di fronte a tanta furia e follia, si disse che per fortuna alla bottega non correva pericoli. Almeno così credeva.


Leonardo Da Vinci si accasciò su una sedia, Andrea Verrocchio corse ad aiutarlo.
"No, prima aiuta il Magnifico..." disse Leonardo con un filo di voce.
Verrocchio lo guardò, e ubbidì.
Lorenzo aveva un brutto tagliò sulla spalla, uno dei Pazzi lo aveva colpito, Verrocchio iniziò a medicare la ferita.
"Siete molto gentile signor..." disse Lorenzo.
"Andrea Verrocchio mio signore, questa casa è mia."
"È il mio mentore e maestro." precisò Leonardo togliendosi la camicia e iniziando a tamponare i graffi che aveva sul corpo.
"Come avete fatto a scappare da quella bolgia?"
"Siamo passati attraverso le fogne, siete stato geniale Da Vinci." rispose Lorenzo.
"Che novità, è per il mio genio che mi avete assunto come ingegnere militare." commentò Leonardo con una punta della sua solita arroganza.
Da mesi lavorava per costruire nuove macchine da guerra per i Medici, Lorenzo ammirava la sua inventiva e perciò gli perdonava la sua strafottenza. Era sicuro che quelle armi lo avrebbero protetto da Roma. Purtroppo non aveva calcolato i nemici interni alla sua città.
"Quei Pazzi pagheranno..." sibilò Lorenzo "E anche Roma avrà il fatto suo."
Il Magnifico ripensò a ciò che era accaduto in Duomo, non solo i Pazzi li avevano attaccati, erano intervenuti anche dei soldati di Roma, sicuramente inviati dal capitano e conte Girolamo Riario, delegato del Papa.
"Se penso che quel viscido serpente ha goduto della mia ospitalità..." commentò Lorenzo ripensando a quando Riario era arrivato a Firenze per negoziare una fine degli alterchi con Roma "Mio fratello...Giuliano..." la voce del Medici si spezzò per qualche istante "Riario è responsabile quanto i Pazzi della sua morte...La pagherà!"
"Maestro!" la voce di Nico irruppe nella stanza, il ragazzo si avvicinò a Leonardo "Ma che Vi è capitato... Aspettate che Vi aiuto."
"Ho solo qualche graffio." minimizzò Leonardo, anche se doveva ammettere che gli faceva male tutto il corpo dopo la camminata nelle fogne.
"Hai bisogno di cure." disse Verrocchio.
"Leonardo, cosa hai fatto esplodere questa volt..." Zoroastro si bloccò notando la presenza del Magnifico "Ehm...che succede qui?"
Leonardo spiegò quello che era accaduto e della loro miracolosa fuga.
"Devo tornare a guidare la mia città." decretò Lorenzo "Senza la mia guida Firenze potrebbe sentirsi abbandonata e i Pazzi ne approfitteranno. Dobbiamo arrivare a palazzo ad ogni costo."
"Buona fortuna." rispose Zoroastro "Il Vostro palazzo è circondato, i Vostri nemici lo stanno assediando. Non potrete accederVi facilmente."
Leonardo sbiancò: "Come assediato?"
"Stanno cercando di espugnare il palazzo Leo, ci saranno un centinaio di uomini lì fuori, e tutti molto agguerriti e molto armati, cercano di buttare giù porte e finestre, dovresti sentire le oscenità che urlano...perché mi guardi così?" chiese a un certo punto Zoroastro.
Leonardo sospirò: "Perché Beatrice è lì dentro amico mio." 


"Così quella ragazza è Vostra figlia?" chiese il giovane Valerio a Piero Da Vinci.
"Sì, è Beatrice." rispose Da Vinci infastidito dal suo interlocutore.
"Pensavo che Leonardo, l'inventore, fosse Vostro figlio."
Piero alzò gli occhi al cielo: "Lo sono entrambi." e maledì il giorno in cui Lorenzo gli aveva affiancato questo stupido ragazzo affinché lo istruisse.
"Ora capisco. Forse si assomigliano in effetti. Gli stessi occhi verde scuro, e i capelli castani...li hanno presi dalla madre?" chiese Valerio.
"No, non li hanno presi da...Hanno madri diverse. Ma perché perdo tempo a raccontarti le mie cose, vai via! Renditi utile, aiuta i soldati, porta loro acqua, insomma levati dai piedi." A sbuffò Da Vinci allontanandosi.
Non amava parlare dei suoi due figli bastardi Leonardo e Beatrice.
I figli illegittimi non sono mai un piacevole argomenti di discussione, specialmente se si trattava di due testardi e ribelli come i suoi.
Leonardo e la sua genialità più volte lo avevano messo in imbarazzo, per non parlare dell'ostentata indipendenza di Beatrice. 
Erano liberi, impertinenti, avevano scelto di rinunciare a qualsiasi ingerenza paterna, perfino ai soldi della famiglia.
Piero Da Vinci non comprendeva le loro scelte, non le approvava. Eppure ogni tanto sentiva di provare una punta di orgoglio per la loro bravura, ma scacciava rapidamente quel pensiero. 
Beatrice nel frattempo aveva raggiunto Clarice nelle sue stanze.
"Ho capito che non posso fidarmi di molte persone Beatrice, in molti ci hanno tradito. Mi fido di Voi e di Vostro padre, e di Dragonetti." le disse Clarice "A Voi affido un compito particolarmente importante. Se dovessero entrare...proteggete le mie bambine." 
Beatrice annuì: "Le difenderò ad ogni costo. Ma vedrete Clarice, riusciremo ad arginare il loro attacco, e Leonardo porterà qui Vostro marito, si sistemerà tutto." rispose Beatrice, e la Orsini sorrise di fronte a tanto ottimismo.
"Nonostante queste parole così colme di speranza intravedo una certa agitazione nei Vostri occhi." commentò.
Beatrice sospirò: "Sono preoccupata per le persone a cui voglio bene, non so se siano al sicuro." 
"In particolar modo di quel ragazzo dall'aspetto moresco...Zoroatro?"
"Zoroastro." precisò Beatrice "Sì, beh, anche per lui." Specialmente per lui, pensò.


"La Vostra combriccola è interessante Da Vinci." commentò Lorenzo, mangiava della frutta per rimettersi in forze, anche Leonardo addentò una mela "Ammetto di non comprendere perché Vi avvaliate dell'aiuto di questi due personaggi." commentò il Medici lanciando uno sguardo ai due amici dell'artista Da Vinci.
Zoroastro era noto per essere un truffatore, un tombarolo e uno scassinatore, una compagnia poco raccomandabile, e Nico, beh, era un ragazzetto giovane e dall'aria ingenua.
Leonardo sorrise:  "Conosco Zoroastro da sempre, siamo cresciuti insieme, è il mio miglior amico, e sotto quell'aria da buontempone e delinquente si cela un fidato e sicuro alleato.
Nico mi è stato affidato dai genitori affinché lo istruissi, sono il suo maestro, è un allievo devoto e solerte, è giovane ma pieno di iniziativa.
Sono coraggiosi e leali, assecondano ogni mia assurda richiesta, ogni mia follia, e lo fanno senza farmi domande perché credono in me."
E Leo pensò, ma non lo disse per colpa del suo orgoglio, che non avrebbe esitato un attimo nell'affidare la sua vita nelle loro mani.
"Perdonate il mio scetticismo, ma del Vostro gruppo mi sento di salvare solo Vostra sorella...perdonatemi, forse pensare a lei ora Vi preoccupa." si scusò il Magnifico "Come sono preoccupato io per i miei cari."
Leonardo gli rispose che non c'era problema, ma in realtà sapere Beatrice a palazzo Medici lo agitava.
Beatrice era la sua sorellina, beh, sorellastra in realtà, era più piccola di lui, ma a volte risultava molto più matura del geniale fratello.
Suo padre Piero l'aveva avuta da una relazione con una giovane erborista giudea, l'aveva riconosciuta e accolta in casa sua dato che la madre era morta nel darla alla luce.
Nella casa del padre Bea era l'unica persona che dimostrava affetto a Leonardo, e la cosa era reciproca. Erano entrambi figli illegittimi, entrambi erano cresciuti senza la mamma: erano l'uno per l'altra una famiglia, una piccola famiglia inglobata in un'altra più grande che non li considerava nemmeno.
Non si erano separati nemmeno quando avevano lasciato la casa paterna: Leonardo e Beatrice vivevano nella bottega del Verrocchio, entrambi avevano un laboratorio-stanza, quello di lui colmo di invenzioni, quello di lei era una piccola erboristeria.
Leonardo conosceva Beatrice, la sua forza, tuttavia non riusciva a non essere in pensiero per lei.
Zoroastro entrò nella stanza: "Ho un piano. Prendiamo le tue spingarde, ci facciamo largo tra la folla di ribelli, entriamo nel palazzo e portiamo via Beatrice."
"Ehm..." disse Leonardo grattandosi la testa "E la signora Medici...le figlie di Lorenzo..." 
"Oh, non ci avevo pensato. Beh suppongo possano venire anche loro." rispose Zoroastro.
Lorenzo soffocò una risata, l'atteggiamento battagliero dell'amico di Da Vinci era ammirevole e goffo allo stesso tempo.
"Zo, ascolta, sono preoccupato per Bea quanto te, ma questo piano ci farà uccidere."
"Tu non capisci, non è al sicuro lì dentro, se quei mercenari entrano nel palazzo sarà..." si bloccò, guardando Lorenzo, ricordò che anche lui aveva persone care intrappolate tra quelle mura. Poi riprese: "Le ho promesso che l'avrei sempre protetta Leo, non posso lasciarla da sola."
Leonardo gli mise le mani sulle spalle: "Escogiteremo un piano amico mio, la salveremo. Salveremo tutti quanti."
Leonardo vide una incredibile agitazione negli occhi neri dell'amico, e ne comprendeva il motivo. Zoroastro teneva molto a Beatrice, erano cresciuti insieme, si erano presi cura l'uno dell'altra, si conoscevano meglio di chiunque altro.
E col passare del tempo era evidente che non erano più solo amici, c'era qualcosa di molto profondo che li legava, un sentimento a cui nessuno dei due aveva ancora avuto il coraggio di dare un nome.
Zoroastro annuì, si fidava dell'amico: "D'accordo, elaboriamo un piano più efficace."


Il conte Riario guardava Firenze da lontano, dalle colline, sorrideva.
"Cosa ha detto Francesco Pazzi?" chiese al suo fidato collaboratore Lupo Mercuri.
"Giuliano è morto, stanno cercando Lorenzo per ucciderlo. Ha detto che una volta morti entrambi i Medici il controllo su Firenze sarà totale." gli rispose.
Riario sorrise, annuì: "Quel Pazzi si merita il cognome che porta per la sua follia. Pazientiamo, ma non troppo, a breve interverremo. È tutto già predisposto vero? Non voglio impedimenti al nostro piano." e Mercuri gli assicurò che era tutto organizzato nei minimi dettagli, così Riario continuò "E per quanto riguarda l'altra questione di cui volevo Vi occupaste..."
"La ragazza Da Vinci?" chiese Lupo con una smorfia, Girolamo annuì.
"Sì. Ve ne siete occupato?"
"Ho allertato un mio uomo. Se ne occuperà lui, presto avrete ciò che volete." rispose, e il conte Riario sorrise compiaciuto.



Precisazione doverosa dell'autrice.
Molti di voi hanno letto la mia prima fanfiction, "Siamo figli della terra e del cielo stellato." e l'hanno apprezzata, e molti di voi sanno quanto sia affezionata al personaggio di Beatrice Da Vinci, la sorella di Leonardo, e a Zoroastro, e alla loro particolare relazione.
Avevo voglia di scrivere di nuovo di loro.
Così ho deciso, ispirata e motivata dalla nuova stagione di Da Vinci's demons, di scrivere una storia tutta nuova e tutta diversa.
Questa storia non è collegata alla precedente avventura che li vede protagonisti, si riallaccia ad essa per quanto riguarda le caratteristiche dei personaggi, ma per il resto avrà un sapore e uno sviluppo tutti diversi, che spero apprezzerete. :)
Come sempre vi abbraccio.
VerdeIrlanda.
  
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