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Autore: bimbarossa    07/04/2014    1 recensioni
Diciamoci la verità, tutti noi ci siamo sorpresi di come i sopravvissuti al'incidente aereo si siano ripresi in fretta, soprattutto Meredith. Niente lacrime, niente scene in pieno shock post-traumatico, niente melodrammi. Ma in fondo, Meredith ha messo in pratica il dono che le ha lasciato sua madre, qualcosa che pochi hanno e che pochi capiscono, forse solo quelle persone "cupe e tristi" e i poeti maledetti.
Amare il dolore.
Non una tristezza fine a se stessa, ma quel tipo di sofferenza che diventa la molla per reagire, per elaborare il lutto, per vedere il mondo e le sue tragedie per quelle che sono. Un mezzo straordinario per continuare a vivere.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Meredith Grey
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nona stagione
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Mi chiamano Medusa.

Quelle mezze seghe di specializzandi mi chiamano Medusa.

Mia madre ne sarebbe stata contenta, entusiasta direi. Non per l'appellativo intimidatorio e bruciante, magari forse un pochino si, ma perché io ne sono felice.

Davvero.

Mark Sloane è morto. Mia sorella è morta. La mia super madre è morta.

Mi capitano disgrazie a non finire, senza contare il mio utero ostile, una maledizione per tutte le volte che in passato, nauseata, asserivo più che convinta che non volevo figli.

Eppure sono felice.

C'è voluta la mia super madre in pieno trapasso per insegnarmelo, e un intero ciclo di sedute con Katharine Wyatt per capirlo, per comprenderlo, per accettarlo.

Sii straordinaria.

Sii straordinaria nella vita, nel tuo essere una persona.

Che non vuol dire fare cose straordinarie come opere sante, essere buona con il prossimo, regalare tutti i soldi ai poveri o diventare l'amica migliore dell'anno.

Essere persone straordinarie significa entrare dentro la casa costruita dalle mani portentose di Derek e vederci il labirinto di candele che gli ho costruito, che gli offerto, che gli ho promesso.

Essere persone straordinarie significa dare un pezzo di fegato ad un uomo alcolizzato che con te ha in comune solo il ricordo dei cereali versati a colazione e un'incredibile goffaggine, oltre al russare.

Significa ridere al funerale di George, quando il mio cuore sembrava dilatarsi fino a comprimere la cassa toracica, oppure non pensare al sangue che cola dalle gambe insieme alla promessa di una nuova vita mentre la tua migliore amica ha le braccia fino ai gomiti dentro tuo marito.

Sii straordinaria.

Si mamma, voglio essere straordinaria.

Ogni giorno, ogni sfida, ogni ostacolo che mi si presenta, compresa quella settimana tra i boschi che non potrò mai dimenticare e che mi ha cambiato, che ci ha cambiato tutti, per sempre, le affronto come fossero benedizioni.

No, non sono completamente impazzita. Conosco il dolore, ci convivo tutti i giorni nel mio lavoro, nella mia vita, nella mia personale e pazza storia famigliare.

Il dolore è talmente intorno a me, mi fa talmente paura che mi pare quasi una specie di miracolo1, qualcosa di bellissimo.

Noi medici lo sappiamo. Il dolore è un segnale, la risposta del nostro corpo che ci avverte che qualcosa non va, di conseguenza consultiamo uno specialista e magari possiamo guarire.

Ma quando il dolore non c'è, quando il corpo, e a volte la mente, diventano insensibili, è allora che è quasi finita, è allora che neanche noi possiamo più fare niente.

Il dolore è straordinario.

Persino quello che ho provato vedendo Lexie morta, perché da esso ho tratto la forza per capire che io non ci volevo morire in quel posto, con gli animali che si sarebbero spartiti la mia carne e gli scarafaggi che mi sarebbero entrati in ogni squarcio.

Grazie mamma. Mi hai insegnato, con una semplice frase che nasconde un mondo di significati, che non devo scappare.

Che posso mettere le mani dentro una bomba, o ballare senza musica, piangere per un assassino pluriomicida, sposare con un post-it il primo uomo che ho incontrato appena tornata in città. Follie e cose inverosimili che risplendono come il sentire, dopo una lunga malattia, che il dolore è sparito, e che riesci di nuovo a respirare.

A chi mi chiede come faccio a essere felice nonostante siano tutti morti, e nonostante mi chiamino Medusa, io rispondo che la vita a volte è come camminare sull'acqua, o come nuotare sulla terraferma.2

Situazioni e momenti talmente assurdi, irreali, tragici, che ci sembra quasi impossibile affrontarli e superarli.

Ma è la loro assurdità, la loro stessa perfetta consapevolezza e compiuto incastro nelle nostre esistenze che li rende, contro ogni logica, contro ogni previsione, speciali.

Straordinari.


1)riferimento all'episodio della terza stagione Some kind of miracle.

2)Riferimento agli episodi della terza stagione Walk on water e Drowning on dry land.

  
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