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Autore: superpoltix    08/04/2014    9 recensioni
Andrea Libero sogna di fare la scrittrice. Anche Federico Allegri lo sogna. E cosa c'è di meglio di superare un blocco dello scrittore insieme?
"-Ehi Fede! Guarda qui!- chiamai, tirando il mio amico per un braccio.
Lui scattò su come una molla e guardò il computer. -Uh? Cos'è?- strizzò gli occhi per leggere meglio. Quella testa di carciofo non si era di nuovo messa gli occhiali.
-”Vuoi scrivere un libro ma non hai ispirazione? Clicca qui per scoprire come vincere il blocco dello scrittore!”- lessi. Poi guardai Federico. -Secondo te è un virus?-
Non rispose subito. -Ce l'hai un antivirus?-
-Sì.-
-E allora clicca.-
[...]
-Ora qualcuno mi spiega cosa sta succedendo.-
-Non lo so...- si guardò intorno sconcertato. Poi mi si avvicinò e mi sfiorò il braccio con la mano. -Dì, sei sicura che non fosse un virus?-"
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rodrigo era un ragazzo a posto. Aveva ventisette anni e un sogno nel cassetto. Non fumava, non si drogava, non beveva. Andava in palestra due volte alla settimana, il lunedì e il venerdì, e andava a lavorare in bicicletta. Faceva il dipendente in una ditta per la distribuzione di acqua e gas. Un giorno però, decise di comprare una schedina del gratta e vinci, senza sapere che gli avrebbe cambiato la vita per sempre. Perché quella, era la schedina vincente. Più felice che mai uscì di corsa dal tabacchino per acchiappare al volo la bicicletta e andare subito a dirlo a tutti i suoi amici e parenti. Poi, una macchina lo investì e Rodrigo morì.”

Federico mi guardò in silenzio per un lungo istante. Quel giorno avevo deciso di scrivere qualcosa di mai visto prima, qualcosa di epico, di figo. Poi però, c’era stata la verifica di latino, e i miei pochi neuroni alla vista di tutte quelle frasi da tradurre si erano rapidamente dati all’ippica nei pressi della Latveria.
-Penso…- incominciò, incredibilmente cauto nello scegliere i termini con cui esprimersi –che il criceto che corre nella ruota dentro la testa di Daniele riesca a scrivere meglio.- Ah, ecco. Probabilmente era stato sul punto di dire qualcosa di più carino, ma poi si era ricordato chi era.
Annuii mesta. Era da fin troppo tempo che non riuscivo a scrivere qualcosa di decente. Babu, il mio povero cervellino a forma di rapa, doveva essere davvero sfinito dalla scuola. Ormai anche le mie battute stavano iniziando a essere sempre più spesse. Non che prima non lo fossero. –È che sono in crisi.- dissi, accasciandomi sulla scrivania e fissando lo schermo del pc -È da ere che non mi viene nessuna bella trama in mente.- sospirai sconsolata –Credo di avere il blocco dello scrittore.- Diedi una testata alla scrivania, e le millanta cianfrusaglie sparse lì sopra e in precario stato di equilibrio ebbero i sudori freddi.
-Non me ne parlare- mugolò lui –è da secoli che non scrivo un horror decente.-
Gettai una rapida occhiata alle pile di fogli accanto a noi. La calligrafia zampettante e incerta di Federico si arrampicava lungo tutte le pagine. “Il mistero della Nutella mannara” e “La gallina che soffriva d’insonnia” mi balzarono prepotentemente davanti agli occhi. Povero Fede, anche lui era in piena crisi. Gli appoggia una mano sul braccio, e ci scambiammo un triste sguardo.
-Sarebbe bello riuscire a scrivere una storia insieme.-
Lui mi guardò come se avessi appena vomitato il cadavere ancora perfettamente conservato di Steve Jobs. –Cos’hai detto?-
Oh, l’avevo detto ad alta voce? Beh, a volte capita. Infondo quando si ha il cervello intasato di “is, ea, id” e altre cagate latine è normale che i pensieri cerchino un’altra via per esprimersi. –Stavo pensando…-
-Aspetta, aspetta!- prese a gesticolare animatamente per non farmi proseguire –TU, sai pensare?-
Sorrisi gelidamente. Era una battuta più vecchia della mia professoressa di scienze, e simpatica quanto quella di arte. –DICEVO, stavo pensando, che se riuscissimo a mettere insieme un po’ delle mie idee con un po’ delle tue idee, magari verrebbe fuori qualcosa di guardabile!-
Lo sguardo di Federico si illuminò tutto d’un tratto. Insospettita, mi voltai verso la finestra alle mie spalle e all’improvviso tutto diventò chiaro.
Adesso, prima che vi dica che cosa stavamo guardando, ho l’obbligo di spiegare un paio di cosette. Prima di tutto mi presento, che sennò faccio la figura della maleducata. Sono Andrea Libero, ho quattordici anni e sono una ragazza. Sì, lo so a cosa state pensando “ahahahah questa qui si chiama Andrea Libero ed è una femmina ahahahahah LOL ics di di di”. Beh, come biasimarvi, lo penserei anche io se fossi in voi. Ad ogni modo, a me il mio nome piace e anche il mio cognome, perciò prendetemi in giro come volete, tanto qui non troverete ciccia per gatti. Torniamo alle cose serie però. In quel momento ero a casa mia, in camera mia, piazzata davanti alla scrivania con Federico al seduto sulla sedia accanto a me. Federico Allegri è un mio amico e andiamo nella stessa sfortunatissima classe, la 1^D. Per capire il perché dello “sfortunatissima” basta soltanto vedere l'accostamento del numero con la lettera. Lui è seduto nel banco davanti e a destra rispetto al mio. È simpatico, alto, magro, con una massa di capelli talmente sexy che sembra un carciofo e porta gli occhiali da riposo. Ha il classico aspetto dello studente distratto, mezzo nerd e da quattro d'inglese. Quel giorno era venuto da me per aiutarmi a selezionare la storia che avevo scritto in maniera più... leggibile in mezzo a tutto il ciarpame di documenti di Open Office che avevo nel computer, e dato che siamo masochisti e ci vogliamo molto male, si era portato dietro anche tutte i suoi racconti su carta, in modo da trascrivere i più belli sul pc. Ci tengo molto a sottolineare che noi due siamo ed eravamo solo amici, e che quel pomeriggio non aveva alcun fine secondario, nonostante i miei non fossero a casa. Bene, adesso dovete sapere che la finestra di camera mia dà proprio sulla finestra del bagno della casa di fronte, e, manco farlo apposta, proprio nella casa di fronte abitava una bella ragazza bionda, una di quelle che non ha niente da invidiare a nessun'altra. Perciò potete ben capire il motivo dell'improvvisa illuminazione di Federico, che casualmente, stava guardando proprio in quella direzione.
-Stavi dicendo?- si riscosse di colpo tornando a guardarmi, con un sorriso imbarazzato sulle labbra.
Io però stavo ancora cercando di riprendermi dallo shock subito, e non riuscii a formulare alcuna risposta che non fosse un “gah”.
-Andrea? Tutto bene?-
-Eh? Sì, certo! Bene! Benimissimo!- saltai su spaventata -Non stavo mica guardando una tizia nuda che entrava nella doccia! No, no affatto! Come potrebbe saltarmi in mente?-
-Nooooooo, mica...- scosse la testa e alzò le mani -neanche io, per niente.-
Mi sentivo la faccia andare a fuoco. Mi girai dall'altra parte, ma i miei occhi rividero la finestra malefica e arrossii ancora di più, se possibile. Nascosi la testa tra le braccia. -Aaaaaaaaaaargh! Levatemi quell'immagine dalla testaaaaa!- mi afferrai il capo e iniziai a shakerarmi a destra e a sinistra. Federico lanciò un urlo e dopo aver afferrato due matite e averle messe in modo da formare una croce cominciò a recitare rapidamente la formula di esorcizzazione.
-Non! Sono! Posseduta!- scandii, sbattendogli un pugno in testa ad ogni parola.
-Ahio...- si massaggiò la testa, appoggiando le matite sul tavolo -hai una mente davvero perver--
Gli lanciai il portatile in testa. Lui cadde a terra con l'impronta del mio pc stampata su una guancia.
-Sigh... perché ho accettato il tuo invito...- si toccò il viso e sobbalzò. -Questo ha fatto davvero male...-
Fui assalita dai sensi di colpa. -Scusami scusami! Non volevo... cioè, veramente volevo, ma non così forte!- balbettai, chinandomi su di lui.
-Andrea...- disse sofferente -mi stai schiacciando il fegato...-
Tolsi immediatamente il mio ginocchio da sopra di lui. -Ops.- Mi passai una mano dietro la testa, imbarazzata.
Federico si sedette sul tappeto e mi fissò in silenzio. Io ero inginocchiata davanti a lui, e in quella posizione eravamo alla stessa altezza. Senza sapere bene perché, ci guardammo negli occhi per un lungo istante. Poi scoppiai a ridere, seguita da lui.
-Ogni volta che qualcuno mi guarda si mette a ridere- fece lui, sorridendo -devo proprio avere una faccia buffa.-
Io risi ancora di più. -No, no. In realtà gli altri ti guardano e pensano “ è uno scherzo vero?”-
Federico diventò improvvisamente serio, e io risi ancora di più. Sì, sono una che ride mooooolto facilmente.
-Come se tu fossi una persona normale.-
-Ma io NON sono una persona normale!-
Si passò una mano tra i capelli. -Eh eh, già...- schizzò sulla sedia -comunque, non avevamo un lavoro da fare?-
Mi rimisi a sedere e raccolsi il computer da terra. -Uh, sì, sì!- esclamai -trascriviamo la tua storia “Il gatto randagio”?-
-D'accordo!- annuì lui, sbalzando i suoi poveri capelli da una parte all'altra. -Allora... dove l'ho messo?- si chinò e frugò nella pila di fogli accanto ai suoi piedi.
Lo osservai per qualche secondo con un sopraccigli alzato, indecisa tra il dargli un coppino epocale sul collo o rivelargli che il foglio che stava cercando era appoggiato sulla scrivania, poi alzai le spalle e mi concentrai sullo schermo del portatile, che nel frattempo aveva aperto circa quarantaduemila pagine contemporaneamente. Ho sempre sospettato che il mio pc abbia una volontà proprio e che cerchi sempre di boicottarmi. Dev'essere un complotto degli illuminati! (citazione necessaria) Iniziai a chiudere una ad una tutte le varie pagine che aveva aperto, quando una catturò la mia attenzione.
-Ehi Fede! Guarda qui!- chiamai, tirando il mio amico per un braccio.
Lui scattò su come una molla e guardò il computer. -Uh? Cos'è?- strizzò gli occhi per leggere meglio. Quella testa di carciofo non si era di nuovo messa gli occhiali.
-”Vuoi scrivere un libro ma non hai ispirazione? Clicca qui per scoprire come vincere il blocco dello scrittore!”- lessi. Poi guardai Federico. -Secondo te è un virus?-
Non rispose subito. -Ce l'hai un antivirus?-
-Sì.-
-E allora clicca.- allungò una mano e cliccò al posto mio.
-Ehi! Dovevo farlo io!- mi lamentai, ma poi la mia attenzione venne di nuovo catturata dallo schermo del computer. Una strana musichetta si levò dalle casse del pc, mentre una pagina dal bizzarro sfondo lugubre si apriva.
Una grossa scritta e vari link comparvero uno dopo l'altro. Noi osservavamo il computer come se fosse un alieno verde a pois fucsia.
-Ehm...- Federico sembrava a corto di parole.
-Beh, almeno non è un virus! Credo...- avvicinai la faccia allo schermo, per studiarlo meglio.
-UAAAAAAA!- l'immagine di un mostro orribile comparve all'improvviso, insieme ad un grido innaturale. Lanciai uno strillo acuto e caddi all'indietro dallo spavento.
Federico sobbalzò appena. -”Trollolol”- lesse ad alta voce.
Mi rialzai da terra, ancora traumatizzata. -Che razza di scherzi...- piagnucolai -ucciderò il tipo che ha creato questo sito.-
-Però c'è un bel po' di roba interessante...- il mio amico fece scorrere la pagina verso il basso.
Osservai ciò che aveva attirato la sua attenzione. -Gah!- esclamai -non siamo qui per questo!- mi riappropriai del computer, cambiando immediatamente il link che aveva cliccato. -E poi sarei io quella perversa...- borbottai.
Lui prese a gesticolare in modo divertente. -Eeeeh... non è colpa mia! Era lì davanti... mi tentava... diceva “cliccami Federicooooo.... cliccamiii....”-
Lo guardai male. -Certo.- sorrisi alla vista di una scritta. -Andiamo a dare un'occhiata nel genere fantastico?-
-Secondo me era meglio l'altro... ma andiamoci!- scrollò le spalle con fare indifferente.
Cliccai il link con una mossa decisa del dito. La musichetta s'interruppe per un breve istante, per poi ricominciare dall'inizio.
Il lugubre sfondo della pagina cominciò a ruotare su se stesso.
-Woooh...- lo seguii con gli occhi -mi fa venire il mal di mare...-
-Sì, effettivamente è un po' nauseante.- commentò Federico. -Sta caricando... speriamo che questo stupido coso non imploda.-
Continuai a seguire la rotazione dello sfondo, nonostante mi venisse la nausea. Quella strana musichetta iniziò a penetrarmi sempre più nel cervello.
-Tararan tarataratan tan tan...- canticchiò Federico, facendo ciondolare la testa da una parte all'altra.
Mi sentii la testa sempre più pesante, e gli occhi mi si iniziarono a incrociare a furia di guardare lo schermo. -Tatatan tatatan tan tan.- Senza rendermene conto iniziai a canticchiare anche io. L'immagine divenne sempre più chiara finché lo schermo del computer non divenne totalmente bianco. Chiusi gli occhi per ripararmi dall'improvvisa luce. Mi bruciavano. Li sfregai un poco, cercando di alleviare il fastidio. La strana musichetta si era fermata. Riaprii gli occhi lentamente.
-Ma che cazz..?- l'esclamazione di sorpresa di Federico anticipò il mio sbigottimento.
Non eravamo in camera. O almeno, non me la ricordavo così grande, piena di alberi e umida. Abbassai lo sguardo. I miei piedi erano nel bel mezzo di una schifosa fanghiglia grigiastra. Sfiorai una liana, penzolante dal ramo di un albero.
-Giuro che io la mia cameretta l'avevo riordinata ieri.- restai in silenzio un istante. Poi scoppiai a ridere.
-Ma tu ridi sempre?!- esclamò Federico, esasperato.
-È una risata isterica... eh eh...- lo fissai, con un sorriso da psicopatica. -Ora qualcuno mi spiega cosa sta succedendo.-
-Non lo so...- si guardò intorno sconcertato. Poi mi si avvicinò e mi sfiorò il braccio con la mano. -Dì, sei sicura che non fosse un virus?-

  
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