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Autore: Soraya Ghilen    09/04/2014    2 recensioni
Dalla morte di Nico sono trascorsi un anno e quattro mesi, durate i quali è successo di tutto: tra matrimoni, parti e misteri che tornano a galla. Cristina è diventata ma moglie di Riario ma non passa giorno in cui non pensi a Nico. Ma, intanto, il libro delle Lamine e le chiavi della volta celeste ricordano al Conte e a Leonardo che si deve andare avanti e trovare la soluzione dell'arcano.
Questa ff è basata sulla seconda stagione ed è il continuo di "Un anno a Forlì"
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Zoroastro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Storia di un amore quasi impossibile'
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Capitolo 1: Un anno prima

P.O.V. Cristina

Forlì, un anno prima

Erano passati quattro mesi dalla morte di Nico.
Girolamo aveva trascorso il primo mese a Roma per mettere al corrente il Santo Padre degli ultimi avvenimenti e per informarlo del fatto che, alla luce della mia gravidanza, intendeva sposarmi e ,un mese e molte urla dopo, Girolamo tornò vittorioso a Forlì dove ci sposammo. Fu una cerimonia semplice, con pochi invitati, quasi nessuno a dire il vero.
Ero diventata la signora di Imola e Forlì, ma non mi ero ancora adatta alla mia nuova condizione. Giulia era diventata la mia dama di compagnia, Zoroastro il mio attendente e Leonardo il custode della biblioteca.
Trovarsi tutti uniti alla stessa tavola, durante i pasti, era strano: nessuno parlava e, se lo si faceva, si parlava del tempo, della selvaggina catturata da Girolamo durante le battute di caccia e degli impegni della giornata.
Dormivo con Giulia perché di dormire con Girolamo non se ne parlava proprio!
La mia pancia cresceva e il mio umore era qualcosa di spaventoso: Girolamo, quando mi vedeva arrivare a passo di marcia nel corridoio, cambiava strada; Zoroastro cercava sempre una scusa per svignarsela e  Giulia che faceva buon viso a cattivo gioco dandomi sempre ragione. Leonardo non si vedeva quasi mai e questo gli risparmiava parecchi spettacoli raccapriccianti.
Uno di questi fu quella volta che mi venne voglia di carne di cervo ma Zoroastro e Girolamo avevano catturato solo fagiani a caccia. La mia reazione non fu delle migliori: essendo impossibilitata a prendermela col mio al quanto inquietante consorte, a prenderle, come al solito, fu Zoroastro. Dopo la mia sfuriata, che aveva compreso una dose abbondante di calci, pugni e urla,  i due uomini si erano seduti di fianco sulle scale della cucina “Ma perché non le dici nulla?” sentii dire a Girolamo “Reagisci!”
“Volete scherzare?!” rispose il turco “Così, oltre ad essere picchiato, devo essere anche umiliato?!” povero Zoroastro, le prendeva anche quando non era colpa sua! Soprattutto quando non era colpa sua! Ma, in fondo, se le meritava comunque!


Il matrimonio non era mai stato consumato eppure, agli occhi del Santo Padre, il fatto che fossi incinta era piuttosto eloquente ma non ai miei e avevo il sentore che non lo fosse nemmeno agli occhi di Girolamo tanto che una sera decidemmo che era arrivato il momento di fare tutto ciò che era necessario per far si che il matrimonio fosse valido agli occhi di Dio più che a quelli degli uomini.
Stranamente fui io a fare la prima mossa: una sera mi feci coraggio e, con l’aiuto di Giulia indossai una pesante vestaglia da notte in broccato, i capelli sciolti che arrivavano all’altezza del bacino e  una ruga di espressione che mi solcava il centro dell’arcata sopraccigliare. Bussai alla porta dello studio, dove era rintanato come al solito.
“Mia signora, cosa ci fate in giro a quest’ora tarda?” mi chiese, senza alzare gli occhi dal foglio che stava analizzando.
"Vi cercavo!” gli confessai. Lui non dava cenno di volersi minimamente interessare a me e questa cosa mi infastidì oltre ogni previsione.  Mi avvicinai al ripiano della scrivania, gli tolsi il documento da sotto il naso e, finalmente, riuscii ad attirare la sua attenzione.  Il suo sguardo interrogativo poneva sotto processo tutto quello che facevo e mi mandava in ansia. Decisi di osare e continuare su quella che era la mia strada: feci in modo di girare la sedia verso la finestra tenuta chiusa da delle pesanti tende di velluto rosso, mi posi dinnanzi a lui e mi feci scendere la vestaglia fino alle caviglie, rivelando la pancia tonda e alta, il seno reso gonfio dalla gravidanza e le forme morbide e più rotonde della volta precedente.
“Sono perplesso, lo confesso” disse, rompendo l’imbarazzante silenzio che si era creato fra noi “Non credevo ci sentisse già pronta a questo, mia signora!” disse, posando una mano sul mio ventre
“Non si vive di passato, la vita continua anche se ogni secondo ha lo stesso effetto di ferite su cui viene versato succo di limone!” lui rise, e mi piacque quel suono appena accennato.
“Non smetterete mai di avere sorprese per me, non è vero, Madonna?” sii alzò in piedi, facendomi spazio tra la scrivania e la poltrona. Mi sedetti sulla superficie di legno freddo, dopo averlo sgomberato di tutto ciò che la occupava buttando tutto sul pavimento, facendogli spazio fra le mie gambe. “Non farà male al bambino?”
“Non credo, se facciamo attenzione e non ci comportiamo come animali!” ridemmo entrambi, poi Girolamo si tolse la casacca nera, io gli sfilai la camicia bianca dai pantaloni di pelle scura. Il suo torace possente catturò il mio sguardo e, vorace, lo baciai tutto. Sentivo le sue mani passare, a palmi aperti, sulla mia schiena, spostare i capelli di lato e le sue labbra calde divorare il mio collo. In poco tempo rimase anche lui nudi difronte a me, in tutta la sua magnifica imponenza.
Mi prese come solo lui sapeva fare: con dolcezza, forza, audacia e con una rasserenante delicatezza che mi faceva uscire completamente di senno. Quando l’amplesso si concluse, mi accasciai, stanca, sulla scrivania con il volto di mio marito sul petto. “Bene, ora siamo ufficialmente sposati!” dissi, ancora ansante.
“Non posso dissentire, mia diletta!” disse, ridendo sulla mia pelle “Ora mi appartenete!”
“Così come voi appartenete a me!”
“Credo fosse chiaro fin da quando il mio sguardo si è posato su di voi!” Sentii delle lacrime premere per uscire dai miei occhi e seccarmi la gola. Come poteva quell’uomo essere tanto passionale e buono e, al tempo stesso, sadico e violento.
Quella sera dormimmo davanti al camino acceso dello studio con una pesante coperta di pelliccia bianca che coprì le nostre figure abbracciate.

Angolo dell’autrice: Salve! Sono tornata con una notte d’amore tra i due consorti che non sono molto presi fino a questo momento.  Vorrei sapere cosa ne pensate, come al solito.
Piccolo sondaggio, giusto per farmi un’idea: di chi pensate sia il bambino di Cristina?
Bene, vi aspetto al prossimo capitolo.
Un bacio, a presto!
Sol! 

 

  
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