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Autore: Lelusc    10/04/2014    3 recensioni
Daisy è felice, ha un ragazzo d'oro che la ama e per di più a lui non importa della loro diversità, tanto che la porta a far conoscere ai genitori, peccato non sia così semplice, si ritroverà davanti ad una situazione che non si sarebbe mai immaginata e di fronte una decisione da prendere.
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il cielo quella notte era puro velluto nero pieno di brillanti stelle e un dolce e delicato spicchio di luna che rischiarava il nostro cammino.
Ethan ed io camminavamo a passo lento, mano nella mano, lungo la riva del lago di Parc arc-en-ciel, a Parigi.
Intorno a noi c’era un infinito silenzio spezzato solo dalle fronde degli alberi che si muovevano trasportate dalla deliziosa brezza primaverile.

Il rumore che creavano era rilassante e mi metteva a mio agio, come le poche luci dei lampioni dalla forgiatura antica che insieme alla luna illuminavano intorno a noi permettendomi di vedere le magnifiche piante costellate di fiori di vario tipo e colore.
 
Non era di certo la prima volta che andavo in quel parco, e l’atmosfera era sempre stata magica, ma mai come in quel momento, con la mia mano nella sua, mentre mi portava presso una costruzione elegante e candida simile ad un tempietto greco. Nulla sarebbe stato altrettanto speciale e romantico.
Salimmo i tre gradini a semicerchio e nonostante fossimo circondati dal gorgoglio di una piccola cascata e di tanto intanto dal rumore delle fronde degli alberi, io sentivo solo i battiti accelerati del mio cuore.

Sapevo bene che quel tempio era famoso per essere il luogo dove si soffermavano le coppie per un po’ d’intimità, ed io in quel momento ero lì con lui, quindi voleva dire che eravamo una coppia nonostante non mi avesse mai detto di amarmi, ed io, timorosa di allontanarlo con una mia improvvisa dichiarazione, mi ero trattenuta dal farlo.

Improvvisamente mi prese anche l’altra mano e lo guardai, riuscendo così, grazie alla penombra, a vedermi riflessa nei suoi occhi e notare il rossore tingergli le guance.

“Daisy, ti volevo dire…”cominciò a parlare esitante, cercando le parole giuste, imbarazzato.

Dillo! Urlava la mia mente, mentre io gli davo il tempo di esprimersi, felice ma al contempo agitata.
 
“Volevo dirti, che ti amo. Mi sono innamorato di te”.

In quel momento avrei voluto urlare dalla gioia, ma non lo feci, mi strinsi soltanto a lui e cominciai a piangere sommessamente. 

“Anch’io ti amo, aspettavo da tanto questo momento”ammisi mentre lui rispondeva al mio abbraccio con altrettanto affetto.

 La sua stretta era gentile e rassicurante, ed io tenevo il viso, che non faceva che rigarsi di lacrime, premuto sul suo collo, e sarei rimata così ancora e ancora sentendo il suo calore, ma lui improvvisamente mi scostò da se, e nell’attimo in cui lo guardai, mi baciò.

Le sue labbra erano calde e dolci proprio come lui, e mentre il suo bacio diventava sempre più deciso, ma ugualmente gentile, non potei fare a meno di riprendere a piangere e rispondere con il medesimo ardore, allacciandogli le braccia al collo.

"Ah, è stato bellissimo” Esclamo rotolando sul letto con il viso nascosto nel cuscino, imbarazzata al solo ricordo.

Ogni volta che penso alla sua dichiarazione, da cui ormai è passato un anno, il mio cuore impazzisce di gioia e comincia a battermi nel petto come se volesse uscire, divento rossa come un pomodoro e comincio a tremare e a piangere di felicità come una bambina, come se rivivessi da capo tutte le dolci sensazioni che provai allora.



È incredibile come quel giorno sia ancora così nitido nella mia mente, come se fosse successo ieri.

“Daisy, amore, hai preparato le valigie?”Mi chiede Ethan facendo capolino dalla porta.

“Sì, certo, da tre ore”dico sedendomi sul letto.

Mi fa un dolce sorriso, entra nella stanza e si china per baciarmi dolcemente una guancia.

“Stavi ancora pensando alla mia dichiarazione, vero?” Chiede un pochino imbarazzato.


"Cosa te lo fa credere?”

“Beh, solo quando pensi a quel giorno diventi così scompigliata” dice arruffandomi i capelli come una bambina.

 “Touché”.


“Dai vestiti, l’aereo partirà fra poco, e non credo sia il caso si perderlo dopo che hai fatto le valigie con tre ore d’anticipo”afferma sorridendomi, ed esce dalla camera.

Guardo le valigie ai piedi del letto torcendomi le mani. 
Che devo fare? Sono così agitata penso. Non è possibile che la sua famiglia borghese, ricca e piena di talenti possa accettare una campagnola come me, nata e cresciuta fra la natura e gli animali.

Mi sembra di essere cenerentola, la protagonista della mia favola preferita, l’avrò letta un milione di volte e mi rispecchio molto in lei, solo che lei poi riesce a stare con il suo innamorato, ma io?

Mi alzo di scatto dal letto.

Ah, abbasso i timori e l’ansia! In fondo tutti mi hanno sempre detto che è fondamentale essere sempre se stessi e comportarsi educatamente, cosa in cui non pecco mai, anche perché mia madre ci ha sempre tenuto all'educazione: non ridere troppo forte; non gesticolare esageratamente e altre cosette, che per la cronaca non ho mai fatto.

Comunque sarà meglio cominciare a vestirsi, penso e prendo dalla spalliera della sedia l’abito che già avevo preparato la sera prima.

Sarò anche una campagnola, ma niente e nessuno mi vieta di vestirmi bene, o almeno decentemente.

Mi cambio con un vestito color salmone con maniche a tre quarti, una deliziosa scollatura quadrata e che arriva fino alle ginocchia, anche perché se fosse più corto Ethan sarebbe contrariato, e infondo è meglio non essere guardata come un bignè alla crema da tutti, oppure essere presa in giro per la mia cicatrice; quella lunga quanto una mano che si trova proprio sulla coscia, che per fortuna il vestito copre egregiamente.

Calzo delle scarpe dello stesso colore con il tacchetto da cinque centimetri che ho cercato come una pazza per negozi e mi sono costate tutto il mio stipendio e qualche quadro che mi diletto a dipingere di tanto intanto, e vado in bagno.

 Forse avrei fatto bene a farmi una doccia prima di vestirmi, mi dico all’improvviso, insicura.

Ah, insomma Daisy, l’hai fatta ieri sera, quante volte vuoi lavarti? Mi chiedo rinfrescandomi il viso e inizio a pettinarmi i capelli.

I miei sono di un semplice e normale castano ramato, pieni di boccoli, ma ahimè ce ne sono di ragazze con i miei stessi capelli. 
Se ci fosse una classifica, probabilmente io sarei posta subito fra le normali o le scialbe ragazzette di città, o nel mio caso di campagna, tutte uguali e semplici.

 Lascio i capelli ricadermi fluenti fino a metà schiena, lunghezza di cui vado più che fiera, poi mi metto un filo di rossetto color pesca e sono pronta, peccato che l’agitazione non passi.

Sospiro, e per ultimo, per sentirmi meglio e affievolire l’agitazione, apro l’anta dell’armadio dove c’è uno specchio che mostra la persona per intero e mi guardo, critica.

Sì, carina, per una ragazza normale, non la fidanzata di una persona bellissima e ricca com’è Ethan, e noto i miei occhi verdi normalmente vivaci, pieni di timore, e questo non mi piace.

“Amore, dobbiamo andare, sei pronta?”Mi chiede Ethan e il suo riflesso appare accanto al mio.

Lui si che è bellissimo e posato in ogni suo gesto, da quello più semplice a quello più complesso.

Ha stupendi capelli color oro e dei bellissimi occhi verde erba, quel verde chiaro, come i germogli appena nati in primavera e tempestato da pagliuzze castane, quasi dorate.

Che occhi insoliti e stupendi! La sua pelle è chiara e il viso piuttosto fine per un ragazzo, mentre i suoi modi sono gentili, e il suo fisico… mi s’imporporano le guance pensandolo nell’atto di amarmi.

Comunque, mi volto lentamente verso di lui, stringendomi le mani al petto, preoccupata, come se all’improvviso potesse dirmi: “No, la mia famiglia non approverà mai una ragazza come te, ma almeno mettiti qualcosa di decente addosso, sai per fare scena”.

 Ho sempre avuto paura che mi dicesse una cosa simile, è un pensiero che mi passa spesso nella mente e mi dispiace perché so bene che questa non è fiducia e soprattutto che lui non lo farebbe mai, lo conosco bene, so che lui non è il tipo da pensare cose simili, ma io ho lo stesso timore.

“Sei un incanto”dice abbracciandomi da dietro e riprendo a respirare, sorridendo.

“Sono felice che la pensi così”

“Sì e non lo penserò solo io, tu sarai la più bella fra gli invitati, sarai una fata. Aspettati di essere guardata dalle gentil donne con invidia ed essere ammirata dai gentiluomini. Allora dovrò cercare di trattenermi”aggiunge in un fil di voce.

Sorrido e gli prendo la mano, felice.

Come fa sempre a dire la cosa giusta al momento giusto e a farmi sparire così rapidamente ogni dubbio e preoccupazione non lo so, solo lui ci riesce, ed è anche per questo che lo amo più di me stessa.

Mi bacia dolcemente sulla tempia. 

“Su, ora andiamo”dice scostandosi da me, ma tenendomi ancora per mano.

Prende le due valige più pesanti, e lascia che io prenda quelle a tracolla e a mano, poi scendiamo di sotto e usciamo di casa, diretti all’aeroporto.

Nel taxi sono seduta vicino a Ethan, sul sedile posteriore, e nonostante ormai conosca bene Parigi, non posso fare a meno di ammirare la città dal finestrino semiaperto.

È tutto così... vivo, la gente che va e viene, le macchine, i negozi, i palazzi. È una vista normale, classica, ma sembra sempre ci sia qualcosa di nuovo, e non posso che amare l’aria fresca che mi accarezza il volto e mi scompiglia i capelli.

Quando poco dopo mi volto verso Ethan sono felice e priva di preoccupazioni, mentre lui mi guarda e mi sorride.

“Sei tutta spettinata”mi dice sistemandomi delicatamente i capelli e mi mette una ciocca dietro l’orecchio con infinita dolcezza, guardandomi come se fossi speciale. 
Lo adoro!
“Eccoci arrivati”dice il taxista voltandoci verso di noi e ci fa un sorriso da sotto i baffi bianchi.

“La ringrazio, ecco a lei”dice Ethan pagando, e scendiamo, poi mentre il taxista ci prende le valigie dal porta bagagliaio, mi guardo intorno. Come se non avessi mai visto un aeroporto.
 Però è stupefacente quante persone ci sono, brulica di gente di ogni tipo, stranieri, famiglie, anziani, chiunque, ed è così allegro e vivace, anche fin troppo, penso sentendo il gran chiasso di mille e mille voci.

“Amore, il nostro aereo dovrebbe atterrare a momenti"

“Va bene, allora diamo i bagagli e affrettiamoci”.

Diverso tempo dopo siamo seduti uno accanto all’altro in aereo e finalmente possiamo stare tranquilli.

“Signore e signori, allacciare le cinture di sicurezza, stiamo per decollare, buon viaggio”dice il pilota dall'altoparlante, ed io ed Ethan facciamo come richiesto scambiandoci un sorriso. 
Si parte!

Dopo diverso tempo, ho mangiato, ho letto un libro, e ora sono in crisi, mentre Ethan dorme come un angelo con il capo appoggiato sulla mia spalla.

Sì, le mie paure sono ritornate e sono più forti che mai e ho mille dubbi che mi assillano, tanto che comincio a pensare a come dovrei comportami.

So già che non andrò facilmente a genio alla sua famiglia, ripeto, io campagnola, loro borghesi; insomma, di certo non mi accetterebbero come farebbe mia madre, con un sorriso, un abbraccio caloroso e un drink fatto in casa, o come farebbe mio padre, offrendo un pezzo di mozzarella appena fatta e mostrandomi le coltivazioni.

Che immagine mostruosa! Penso agitandomi al solo immaginare l’espressione della madre di Ethan in una situazione simile.

“Amore, tutto bene?”

“Scusa, ti ho svegliato?”

“No, tranquilla”

sì, certo che no, ho solo sussultato, penso guardandolo con affetto.

“Tranquilla, non ti devi preoccupare di niente, non pensare alla mia famiglia, sii te stessa e andrà tutto bene, ti difenderò io”dice e come sempre mi ha capito.

Gli sorrido.

“Forse la sola cosa a cui devi stare attenta sono le malelingue. 
Sai, i miei genitori e le persone di cui si circondano non sono simpatiche, tranquille e calorose come lo sono i tuoi genitori; sono molto ipocriti e cattivi, quindi non ascoltare niente che provenga dalle loro bocche, devi solo ricordare questo, tutto qui”dice baciandomi una guancia e riappoggia nuovamente il capo sulla mia spalla.

“Va bene, ma tu mi proteggerai?”
“Naturalmente, sarò il tuo cavaliere o mia dama”dice sorridendo con già gli occhi chiusi.

“Oh, il mio principe”affermo sorridendo.

All’improvviso apro gli occhi. Mi sono addormentata.

“Ti sei destata appena in tempo fiorellino, siamo quasi arrivati”

 Alzo il capo dalla sua spalla.

 Non so come ci sono finita.  

Mi metto a sedere bene sentendomi ancora un po’ intorpidita e assonnata, e soffoco un improvviso sbadiglio con la mano, infine mi passo una mano sul viso e mi volto verso Ethan che mi sorride.


“Tieni, so che ti piacciono”dice porgendomi un muffin al cioccolato.

“Mh”dico accettandolo più che volentieri e me lo porto alla bocca.

Scoppia a ridere. “Non hai tolto la carta sotto”mi fa notare baciandomi la tempia, come se non potesse farne a meno, mentre io tolgo la carta e continuo a mangiare.

“Signore e signori, allacciate le cinture, stiamo per atterrare”dice l'altoparlante e mi precipito a guardare fuori dal finestrino trovandomi davanti il cielo terso che lentamente lascia il posto alla solida terra che ci viene incontro.

“Che spettacolo, è bellissimo!”Esclamo.
“Siamo arrivati”dice Ethan e affonda il viso nei miei capelli.

“Hai usato di nuovo il mio shampoo”mi accusa subito.

“No”affermo all’stante, ma nego l’evidenza, visto che il suo viso è premuto contro i miei capelli.

“No, eh! ”Dice facendomi il solletico sui fianchi.

“No, fermo”dico cominciando a ridere piegandomi in due.

“Vendetta”dice vicino nel mio orecchio.

Lo guardo sottecchi e gli sorrido, quando lui mi porge la mano.

“Dai, è ora di scendere, ladruncola”dice aiutandomi ad alzare e ci mettiamo in fila indiana insieme agli altri.

“L’ho solo preso in prestito”mugugno lamentosa, così mi guarda e sorridendo scuote il capo.
Pochi minuti dopo siamo fuori dall'aeroporto, fermi sul ciglio della strada con i bagagli ai nostri piedi, e stiamo facendo a gara a chi ferma un taxi per primo.

Non serve dire riesco a bloccarne uno per prima e saliamo.

“Via Della rosa 5, grazie”

“subito signore”disse il conducente sorpreso, chissà perché.

Non mi ci vuole molto per scoprirlo.
Dopo aver superiamo la città, ci si apre davanti la campagna, e la macchina svolta in una via dove non faccio altro che vedere deliziose e sontuoso villette con giardino da tutte le parti. 
Alcune sono stratosferiche e altre semplici, ma sappiamo tutti che posso essere semplici all’esterno ma in realtà dentro sono un enorme abito da sposa pieno di volant, fiocchetti, tulle, pailette e pizzo, una cosa soffocante e altamente stucchevole, o magari assolutamente bella ed elegante.

 Non lo so, e non so se l’esempio è buono, ma credo di aver reso l’idea.

Quando la macchina si ferma davanti ad una villa bianca con un cancello doppio in ferro battuto dalla forma elegante, rimango sconcertata.

Guardo fuori dal finestrino con la bocca aperta, poi mi volto verso Ethan e indico la villa.

“Non è quella, vero?”

Mi sorride. “Benvenuta nella mia casa di origine!”

Mi rivolto verso la villa, ancora scioccata, mentre lui esce dalla vettura e fa il giro per aprirmi la portiera.

“Dai, non fare così, scendi”mi dice prendendomi per mano e mi tira fuori dalla macchina.

Il taxista ci prende i bagagli, Ethan lo paga, e in due minuti la macchina sparisce, mentre io sono ancora ferma davanti al cancello, incredula.

“Guarda, il maggiordomo ci attendeva”
Il maggiordomo? Ma che stiamo nell’800? Mi chiedo sorpresa.

Il maggiordomo ci apre il cancello, ed Ethan gli passa subito le nostre valige, poi mi prende per mano e, sotto lo sguardo curioso del maggiordomo a cui faccio un cenno di saluto con il capo e un sorriso, venendo subito ricambiata, comincia ad incamminarsi verso casa.

Quando torno a guardare davanti a me, mi trovo a camminare ticchettando con i tacchi su di una stradina di mattoncini bianchi tanto pulita e perfetta che sembra sia stata creata giusto poche ore prima, e che conduce all’ingresso della villa, e non posso non notare le meravigliose aiuole fiorite, gli alberi rigogliosi e gli arbusti nodosi intorno a noi.

Sembra tutto così silenzioso e meraviglioso, tanto che per un attimo mi dimentico perfino chi devo incontrare, ma solo per un attimo, perché noto Ethan agitato e teso.

Strano, è lui che mi ha spronato ad andare avanti fino a ora. Che ci siano stati dei dissapori fra lui e la sua famiglia? O è colpa mia?Gli poso le mani sulle spalle e si volta.

Già, è agitato, lo noto dai suoi occhi, oltre che dalla postura.

“Sei nervoso?

Ethan appoggia le mani sulle mie e sorridere, ma vedo benissimo che è agitato, e non sapere il perché, scopro, mi rattrista e mi turba.

“Sì, solo un pochino, è da tanto che non mi faccio vedere a casa”


“capisco”affermo e continuiamo a camminare.

Non so niente di tutto questo, non me ne ha mai parlato, so solo che è andato a studiare a Parigi e che la sua famiglia è totalmente differente dalla mia, penso provando in me sentimenti contrastanti.

Allungo il passo e lo raggiungo, visto che sono rimasta un po’ indietro, e dopo una corta scalinata con gradini a semicerchio di marmo bianco, finalmente vedo sorgere l’immenso e imponente portone di vetro e marmo, ma prima di entrare, mi fermo un attimo ad ammirarla.


La villa è alta, sono tre piani, ed è imponente e incredibilmente lussuosa.

Non oso immaginare come sia all’interno, penso guardando ogni cosa con interesse crescente.

“Tesoro, che fai?” Mi chiede Ethan.

“Arrivo subito”

“Tsz, stupida”dice all’improvviso una voce sprezzante.

Abbasso lo sguardo e mi trovo davanti un ragazzo alto e slanciato vestito con un abito formale nero con tanto di papillon al collo.

Subito mi punta il suo sguardo scrutatore addosso mettendomi immediatamente a disagio, e non posso non notare il colore particolare dei suoi occhi, un verde, verde persiano. 
Bellissimo, penso subito, ma la cosa che li rende più ammalianti e che mio malgrado mi attira, è il fatto che siano freddi e duri, come il suo

tono.

Sto ancora guardando il ragazzo, che non ho il piacere di conoscere, quando questo si passa frettolosamente una mano fra i capelli e il mio sguardo passa dal suo viso, delicato come quello di Ethan, alla sua chioma lucida e corvina.

Sono certa siano anche serici al tocco, penso e sono sicura che se non ci fosse della distanza fra noi, avrei già osato alzare la mano per toccarglieli e scoprire se la mia sensazione visiva sia corretta, magari beccandomi anche qualche insulto.

Eh? Ma a che cosa vado a pensare? Lui è un perfetto sconosciuto, sono pazza? Mi chiedo sorpresa di me stessa e incredula per i miei pensieri.

Rimaniamo a guardarci per qualche secondo, poi lui distoglie lo sguardo dal mio e se ne va senza dire una parola.


Faccio un sorrisetto. 

“Però, cominciamo bene” 

“Tesoro, vieni!” Mi chiama Ethan da dentro la villa.

“Arrivo!”

Entro in casa e per poco non svengo.

Cos’è questa meraviglia! Una villa dell’epoca vittoriana? Decori in marmo, soffitti alti con affreschi, quadri e un lampadario enorme di cristallo.
Santo cielo! Penso e mentre percorro l’anticamera, non posso fare a meno di guardami intorno e ammirare la stupenda portafinestra dall’intelaiatura decorata in oro che ho di fronte.

È magnifica e t'invita a uscire in giardino, ma ora non ho tempo, così passo l’arco intagliato alla mia destra continuando a guardami intorno, tanto che potrei sembrare spudorata, ma pazienza, infondo non c’è nessuno.

Smetto all’istante di ammirare in giro quando entro in un un’altra maestosa sala alla cui fine noto una donna che mi guarda, e vicino a lei Ethan, così ignoro totalmente la scala di marmo alla mia sinistra, e li raggiungo certa di aver fatto già la mia prima sciocchezza.

Farmi aspettare è stata una grave scortesia, e probabilmente un grande errore. 

La donna che ho di fronte indossa un abito formale a sirena blu notte, così scuro da sembrare nero, porta alle orecchie orecchini di perle e il suo collo e cinto da un collier di perle e piccoli zaffiri quadrati, magnifico, ma non lo è altrettanto il suo viso.
 
Certo, si vede che ha una certa età, ma non è quello il problema, nemmeno i suoi capelli corvini raccolti ordinatamente sul capo con uno chignon alto da gran signora lo è, ma sono i suoi occhi, gelidi e accusatori che già mi hanno etichettato come rifiuto, o peggio ancora, ma io sono qui perché amo suo figlio e non intendo essere subito giudicata da lei per una mia piccola mancanza, quella di farla attendere.

“Signora, buona sera, mi scusi per il ritardo, sono rimasta incantata dalla sua villa e le confesso di essere stata non poco agitata e preoccupata all’idea d’incontrarla”dico giovialmente, porgendole la mano.

Lei mi porge la sua candida e perfetta con le unghie laccate di rosso e la stringe affabilmente, anche se mi da la sensazione che vorrebbe fare ben altro che stringermi la mano, ma forse è solo una mia impressione.

“Beh”dice la donna.

Alzo subito lo sguardo per guardarla negli occhi.

“Credo che faresti bene a esserlo ancora”dice in tono duro, trafiggendomi con lo sguardo.
 
Mi sento immediatamente a disagio e quasi subito sovrappongo l’immagine di quel ragazzo di prima alla sua.

“Stavo scherzando tesoro”dice sorridendo e fa un gesto con la mano per dare più enfasi alle sue parole.
 
“Su, venite, gli ospiti vi aspettano. Nessuno sa di voi ancora, se non qualche cosuccia, diamo la splendida notizia del vostro fidanzamento subito”dice aprendoci la strada.

Sbaglio o ha detto le parole “splendida” e “fidanzamento” con molta difficoltà, quasi con ribrezzo? Mi chiedo, quando Ethan mi prende la mano e me la stringe dolcemente.

Lo guardo e gli sorrido, anche se, quasi sicuramente quello che mi è uscito non è uno dei miei sorrisi migliori e vorrei tanto chiedergli se prima ho fatto una grande sciocchezza, e ho disintegrato, forse, l’unica misera possibilità che avevo che sua madre mi accettasse, ma credo

proprio di sapere già la risposta, ed è un dannato sì.

La signora spalanca con una spinta decisa la doppia porta davanti a se ed entra nella stanza, ed io ed Ethan la seguiamo.

“Sono arrivati i fidanzatini!”Esclama e mi ritrovo davanti a tantissime persone che ci fissano con calici di cristallo pieni di champagne in mano e mi sento subito fuori posto, tanto che stringo impercettibilmente la mano di Ethan.

Le donne sono tutte in abito lungo, perché io ho questo vestitino striminzito? Potevo indossare qualcosa di formale e più adatto? Infondo dovevo far bella figura e sapevo che avevano organizzato una festa per il nostro arrivo, quanto sono sciocca! Mi rimprovero con enfasi, agitatissima, anche se forse il mio corpo non lo mostra.


Vuoi vedere che me l’ha fatto a posta a non darci neanche un minuto per rinfrescarci?

“Tranquilla cara, respira”mi dice Ethan, e lo guardo con estrema gratitudine per il consiglio che mi ha dato e che non manco di mettere in atto.

“Ethan, tesoro, vorrei presentare delle persone a…”

“Daisy mamma”dice Ethan sconsolato.

“Ah sì, giusto, Daisy”dice quasi con disgusto. 

Mimica facciale perfetta la sua, si capisce tutto quello che prova, e credo proprio non tenti nemmeno di nasconderlo. 

È brutale.

“Non ci pensare tesoro, pensa solo a essere te stessa e agli ospiti”

“hai visto cosa è successo prima se sono me stessa”affermo.

“Non ti preoccupare, credo che a mamma abbia fatto piacere che tu abbia gradito la villa”.

“Sì, per quanto prenda in considerazione quello che pensa una contadina”dico indignata.

“Dai, non fare così. Sorridi, sei molto più bella quando lo fai”dice dandomi un casto bacio sulle labbra, che me ne fa volere uno più lungo e intenso.

“Dunque, lui è un nostro caro amico di famiglia, Gerardo, e lei è sua moglie Amelia”dice la madre di Ethan, presentandomi una coppia, naturalmente dopo che ci ha trascinato per tutta la sala.

Guardo l’uomo con gli occhiali dalla montatura rettangolare, lo sguardo severo e i capelli neri tagliati di fresco, tanto corti da sembrare quasi rasati, e poi guardo la moglie.
 È una matrona dalla faccia simpatica e un trucco a mio parere un po’ troppo esagerato che veste con un abito verde in sintonia con i suoi capelli rossi raccolti sul capo.
 
Una bella coppia, completo formale con cravatta e abito verde menta, peccato che la signora mi sembri una pettegola, spero proprio di sbagliarmi.

“Piacere signor Gerardo e piacere di conoscere anche lei signora Amelia”

“quindi, lei è la fidanzata di Ethan?”Mi chiede subito la donna.

“Sì, signora”.

“Scusami Amelia cara, ma devo finire il giro di presentazioni, avrete modo di parlare più tardi”dice la madre di Ethan portandomi via dalle domande della donna.

“Ah! Guarda chi arriva”dice e ci metto un po’ a trovare la persona di cui sta parlando fra la massa d’invitati che sembrano tutti uguali, come se avessero un difetto di fabbricazione. Non che m’importi, comunque non serve dire che mi viene un colpo quando capisco a chi si riferisce.

“Figliolo, vieni”dice al ragazzo scuro e tenebroso che ho incontrato fuori dal palazzo e mi ha chiamato stupida senza alcun motivo.

Quindi, ricapitolando, mi trovo davanti il ragazzo che mi a dato della stupita con disprezzo, e dietro, che mi tiene ferma per le spalle, la madre di Ethan.


Non so cosa sia peggio, se non ci fosse il mio tesoro con me sverrei, o urlerei, oppure correrei via a gambe levate. Forse tutte e tre le cose, possibile, anche se poco probabile, amo troppo Ethan per rinunciare a lui per così poco.

“Lui è mio figlio, Adam”dice la donna.

Alt! Stop. Fermi tutti. Quindi è il fratello di Ethan? Non me ne ha mai parlato, e poi è così diverso da lui, in tutto e per tutto, intendo.

“Piacere, sono Daisy”dico facendo finta di non essere sorpresa e soprattutto di non ricordarmi di averlo incontrato all'ingresso e di volerlo picchiare per come mi ha trattato. 

Mi guarda dalla testa ai piedi e infine posa lo sguardo sulla mia mano tesa e proprio quando sto per ritrarla, visibilmente scocciata dal suo comportamento del cavolo, me l’afferra dolcemente e me la stringe con gentilezza, sorprendendomi, e visto il suo mezzo sorriso, credo gli abbia fatto piacere la mia espressione sorpresa.
 
Non lo sopporto! Penso, per non pensare alla sua mano calda e la sua gentile stretta che mi è salita fino al cervello che immediatamente ha suonato l’allarme e me l’ha etichettato come un problema da cui stare alla larga, e questo non appena ho sentito il suo tocco.
Non va bene.

Non appena mi lascia la mano, la madre di Ethan toglie le sue dalle miei spalle, e la cosa è così improvvisa che la guardo e l’espressione che le vedo in volto non mi piace affatto, prevedo guai, e con la G maiuscola.

Seguo timorosa il suo sguardo e vedo alcune persone allontanarsi dalla calca d’invitati.

Che belle, penso subito.

Al contrario degli altri, la signora che intercetto con lo sguardo mi sembra molto dolce, ma non so se è finzione.

Veste con un abito rosso a sirena, sembra in sintonia con quello della

madre di Ethan che però è blu, e ha i capelli di un comune castano legati in una treccia che gli ricade sulla spalla e non porta alcun gioiello, se non una catenina così fina da essere a malapena visibile dove è appeso un solo rubino di piccola taglia, ma ciò che attira il mio sguardo sono i suoi occhi gentili e di un meraviglioso acqua marina.

Credo che la donna avrà sì e no trent’anni o trentacinque, ma è comunque stupenda ed elegante.

Il marito invece mi è subito simpatico. Il suo sguardo è quello di un giocherellone, ma credo possa diventare anche molto duro e severo se vuole. Indossa un completo antracite con una cravatta blu e ha un po’ di pancetta, mentre i capelli sono brizzolati e tagliati corti, ma ancora abbastanza lunghi da volendo infilarci le dita e i suoi occhi sono verdi.

Improvvisamente accanto a loro noto un'altra persona che scruto incuriosita.
È un aitante giovane dall’incarnato caffè - latte, capelli castani e mossi e occhi neri che veste con un abito scuro dal taglio classico. Decisamente un bel ragazzo, i suoi muscoli sono tanto sviluppati che si vedono tendersi sotto la giacca a ogni suo movimento.

è bellissimo, ma io preferisco di gran lunga il mio Ethan, più che altro la persona che m’impressiona più di tutti è la ragazza accanto a lui.

È una bellezza delicata e fragile, indossa un abito arancione a maniche lunghe e scollatura a V che le arriva fino alle caviglie, semplice e carino. Il suo viso è delicato e dai tratti aristocratici e sotto gli splendidi occhi verdi, come quelli di suo padre, ha una spruzzata di efelidi che la rendono particolare e graziosa, capelli mossi color caramello e soprattutto ha gli occhi gentili di sua madre, con la sola differenza che se

la guardi negli occhi, non ti sfiora nemmeno l’idea che possa essere una persona falsa.

Bellissima, è l’aggettivo, seppur striminzito e già sentito, che ti viene in mente non appena la vedi, sopratutto il suo fisico delicato e gracile ti fa venire una gran voglia di proteggerla.

Il gruppo viene raggiunto dalla madre di Ethan che dice alcune parole non udibili da dove mi trovo io, e subito tutti guardano verso di noi facendomi sentire al loro confronto una miserabile.

Ci raggiungono rapidamente e subito la madre di Ethan mi riprende per le spalle con finta gentilezza. 
Non chiedetemi come faccio a saperlo, ma so che è finta.

“Marina, Marco, Giordano e Susanna, vi presento Daisy, la fidanzata di Ethan”. 

La signora subito mi sorride gentilmente, e credo sia sincera, anche l’uomo fa altrettanto, invece la ragazza che andando per ordine dovrebbe chiamarsi Susanna, rimane un po’ scossa dalla notizia, ma poi mi sorride anche lei con fare cristallino, senza ipocrisia.

“Piacere di conoscerti cara”dice la madre di Susanna gentilmente, prendendomi le mani.

“Piacere mio signora”affermo sorridendo.

“Bene, ora cominciamo con le danze. Cara divertiti” dice la madre di Ethan rivolta a me, prendendomi apertamente in giro. È talmente ovvio che creda che farà una figuraccia o finisca per fare da tappezzeria o

mobilio, ma una cosa che non sa e che scoprirà molto presto, è che ballo benissimo.

Ho un fratello gemello che si cimenta nei balli di sala e mi ha insegnato ogni ballo che sa, quindi...

“Sì, signora, mi divertirò di certo”le rispondo a tono.


Mi guarda oltraggiata, dopo ci da le spalle e va dagli altri suoi invitati, mentre io mi sento finalmente soddisfatta.

“Però, che coraggio, nessuno aveva mai risposo a tono alla signora Eleonor”dice Susan avvicinandosi.

“Forse non avrei dovuto, ma non credo sia felice che io sia qui, vorrebbe qualcun altro a fianco di suo figlio”dico con un misto di tristezza e fastidio nella voce.

“No, non ti preoccupare, ignorala. Stai con lui”dice e vedo un velo di tristezza nei suoi occhi.

La guardo mentre torna in sala e lancio un’occhiata a Ethan e, toh, guarda caso anche lui è strano. 
Forse è rimasto sorpreso dal fatto che ho risposto a tono a sua madre? Mah? Non lo so. 

“Amore, vogliamo ballare?”Mi chiede all’improvviso dopo essersi ripreso dai suoi pensieri infelici.

“Così facciamo vedere a mia madre che non sei una dilettante”aggiunge sorridendomi.
Annuisco ed Ethan mi porta in mezzo alla sala.

Non m’importa degli sguardi che ho addosso, io devo far vedere che valgo, o almeno un po’.

Mi posa una mano sulla vita, mentre con l’altra mi prende una mano, io gli poso l'unica libera sulla spalla e cominciamo a ballare il valzer. Odio la posizione del collo, però non importa.

Cominciamo a ballare in perfetta sincronia e mi sento leggera come una piuma, ed elegante, e so che è tutto merito del mio cavaliere che mi porta magnificamente. 
Quando finisce il ballo Ethan mi bacia la mano e mi sorride, ed io vorrei non staccarmi mai più da lui, ma c’è poco da fare. 
Voglio vedere se… penso mentre mi allontano dal centro della sala e cerco con lo sguardo la madre di Ethan.

La trovo in un angolo e mi sembra molto infastidita.
 
Ben gli sta, sono bravissima a ballare, che credeva, penso fra me e me mentre mi avvicino al buffet, poi prendo un piattino, una forchettina e una fetta di torta che mi dice mangiami.

Non appena sto per portarmi un po’ di torta alla bocca, qualcuno mi picchietta su una spalla.
 
Mi volto di scatto, tanto che un boccolo mi scivola davanti al viso e per mia enorme sorpresa mi trovo davanti Adam, il fratello di Ethan, totalmente l’opposto di lui per carattere e aspetto.

Non mi esce una parola dalla bocca quando mi scosta gentilmente il

boccolo dal viso e me lo mette dietro l’orecchio.

Cavolo, allora anche lui sa fare gesti così delicati qualche volta, non lo avrei mai detto, penso sorpresa.
Che cosa sto… Io non sopporto questo tipo.

“Che vuoi?” Gli chiedo irritata.

“Ehi! Non andare subito sulla difensiva, voglio solo chiederti di ballare”.

“Il ballo è finito”gli rispondo e infatti la musica va via.

“il prossimo”afferma.

Sospiro e poi ricordo il piattino che ho in mano.

“Sto mangiando”

“lo farai più tardi, vieni”dice prendendomi per mano e al suo contatto il mio viso si accende come una lampadina e proprio in quel momento lui si volta verso di me.

 Perfetto, grazie, penso irritata.

“Che carina, sei arrossita”dice prendendomi in giro e il mio viso da rosso diventa nero. Lo voglio strangolare!

Mi posa la mano sulla vita e con uno strattone mi tira vicino a se e prima che possa dire qualcosa o imbarazzarmi ancora di più prende una mano, ed io nonostante non voglia ballare con lui, e glielo dimostro con un bel sospiro rumoroso, gli metto l'altra mano sulla spalla e cominciamo a

volteggiare al ritmo di un altro valzer.

Però, anche lui è un bravissimo ballerino, ammetto compiaciuta, ma di che cosa mi sto compiacendo?! Lui non è Ethan, diamine! Penso, e in un attimo di nervoso, volto lo sguardo da un'altra parte. Basta che non vedo la sua faccia impertinente che non smette di fissarmi un attimo.
Quasi, quasi lo prendo a schiaffi.

“Cos’è quell’espressione, non mi dirai che ti sei offesa per quello che ti ho detto quando ci siamo incontrati. Allora è proprio vero, la verità fa male”dice guardandomi divertito.

Lo fisso allibita. “Ma come ti permetti? Sei un maleducato lo sai? Neanche mi conosci, e poi non si da della stupida a una donna”.

“Mh, però, il tuo modo di parlare è simile a quello delle stupide oche che sono in questa sala, e poi, non so se te ne sei accorta, però mi stai dando del tu”.

Divento rossa e decido d’ignorare l’ultimo pezzo di frase.

“Mi hai paragonato a una di queste donne che non fanno altro che parlare alle spalle, e per di più mi hai ridato, anche se indirettamente, della stupida. Ti diverti?”

“Non proprio, tanto starai fuori da questa casa prima che possa divertirmi veramente”dice criptico.

Lo guardo indignata e già so che io e lui, mai e poi mai andremo d’accordo.


“Oh, il ballo è finito, finalmente. Comunque sappi che l’unico lato positivo del fatto di andarmene, se, e ancora, se, andrò via, è il fatto che così non rivedrò mai più la tua brutta faccia e non subirò più il tuo comportamento da villano”dico scostandomi da lui, e vado via.
Per fortuna che la musica è finita, altri due minuti fra le sue braccia e sarei diventata isterica, e sopratutto si può sapere perché stavo ballando un valzer con lui?

Riesco a durare fino alla fine della festa, senza scoppiare, ma per colpa di quell’essere maleducato e…non so neanche come definirlo, visto che ogni aggettivo dispregiativo che esiste al mondo sarebbe troppo poco per lui o un eufemismo; ho perso di vista Ethan che ritrovo ballare con quella ragazza, Susanna.

Sono bellissimi, e chissà perché prima non l’ho visti insieme.
 Ma certo, è colpa di quel tipo, mi manda in confusione, penso e non posso fare a meno di guardarli rapita.

Sono bellissimi, davvero incantevoli e lei sorride. è ovvio che si conoscano già da prima, altrimenti anche la madre di Ethan non l’avrebbe invitata, penso quando non lontano da me sento qualcuno bisbigliare, e non posso fare a meno di sentire.

“Li vedi? Che coppia perfetta. Sono bellissimi, veramente non capisco perché è andata a finire così. L’hai vista l'altra tizia? È una rozza campagnola, come ha fatto a fidanzarsi con un tipo simile, io non capisco”.

“Ehi! È qui davanti, stai zitta”dice l’altra notandomi immagino, e tacciono.


Guardo a terra e sorrido tristemente. Infondo è vero, io non sono come loro, ma sono io la fidanzata di Ethan, e solo io, penso alzando il capo altezzosamente.

Resisto per i pochi minuti che rimangono, e finalmente la festa è finita e molti vanno via ignorandomi, mentre altri solo dopo avermi fatto i loro saluti finti e ipocriti di cui farei volentieri a meno, e così rimaniamo solo in pochi, io la indesiderata, Ethan, purtroppo la madre di Ethan, e la famiglia bellissima di prima, quella con la deliziosa Susanna, quanto mi piacerebbe essere sua amica, anche se…

“Tesoro, sei stanca?”Mi chiede Ethan di punto in bianco apparendomi accanto.

“Un pochino, perché?”

“Volevo fare una passeggiata in giardino con te”

“capisco, ti ringrazio del pensiero, ma preferisco andare in camera e prepararmi per dormire. Fai tu un giro, credo che avrai molte cose a cui pensare e ricordare. Sei di nuovo a casa”

“è vero, è da tanto che non venivo qui, una passeggiata credo mi farà bene, anche se speravo che saresti venuta con me”

“mi dispiace, ma vorrei coricarmi presto, vai a fare tu la passeggiata, è bello avere nostalgia alcune volte”.

“Va bene, allora buonanotte, e se già dormi quando rientro…”s’inchina su di me e mi bacia sulle labbra.


“Buonanotte”dico e mi dirigo verso le scale.

Salgo i primi gradini e mi trovo davanti Adam che mi para la strada. Sospiro pesantemente e lo guardo scocciata.

“Mi vuoi lasciare in pace! Certo che sei completamente diverso da Ethan”affermo irritata.

“Mi pare ovvio, siamo fratellastri”

Mi blocco all’istante dal salire le scale e mi volto di scatto verso di lui, che da gran fico da paura, è a braccia conserte appoggiato con le spalle al muro, e non sembra importargli che mi abbia appena lanciato addosso una bomba.

“Eh? Che hai detto?”

“Allora sei davvero stupida”

Stringo i pugni e decido d’ignorarlo, così mi volto e riprendo a salire le scale, quando lui mi trattiene per una mano.

“Se mi devi trattare ancora male, puoi anche lasciarmi”dico senza neanche guardarlo in faccia, arrabbiata.

“Ok, scusami”

Non so se mi ha sorpreso di più il suo “scusami” o il fatto che lui e Ethan sono fratellastri. Ci devo pensare.

Mi tira a se, tanto che ci separa solo un passo.
“Dicevo, che io e Ethan siamo fratellastri, stesso padre, ma madri diverse”

“ecco perché assomigli tanto a quella donna”

“intendi Eléonor?”

Lo guardo senza rispondere, alzando un sopracciglio.

“Davvero? Non sì è neanche presentata?”Chiede allibito.

“No, ma adesso che ci penso nemmeno io l’ho fatto”

“che incontro avete avuto?”

“Uno particolare direi, perché quando gli ho confessato che ero un po’ preoccupata d’incontrarla, lei mi ha detto di esserlo ancora”

“che stronza”afferma tranquillamente sorprendendomi.

“Vedo che la sua suggestione con te non funziona”

“assolutamente no, io faccio quello che voglio. Sono la pecora nera della famiglia. Ethan è quello che tutti e tutte vogliono e adorano, e quello che segue buono buono gli
ordini della matrigna”.

“Ohi, buonino con le parole”gli dico risentita.

“Non dovresti difenderlo”


“e perché? Sei solo invidioso”

“prego? No, è che lo conosco bene, e…”

“basta così”dico salendo le scale.

 “Dove vai?”

“A dormire”

“e sai dov’è la tua stanza?”

“Ma certo che…”mi blocco.“Oh”.

Adam scuote lentamente il capo e mi afferra per un braccio.

“Ti ci porto io”dice senza darmi della stupida. 

È un miglioramento, ora piove!

Comunque sii dannata sensazione strana, penso sentendo una strana vibrazione attraversarmi la schiena.

Poco dopo siamo davanti ad una camera.

“Eccola”

“grazie, ma non è per dirmi che non siete interamente fratelli che mi hai sbarrato la strada, vero? Che mi volevi dire?”

“No, niente, lascia stare, mi è passata la voglia di dirtelo”.


“Ma, che vuol dire!” Gli esclamo dietro, mentre lui s’incammina lungo il corridoio, diretto alle scale che abbiamo appena salito, poi proprio davanti a queste, si volta.

“Vorresti saperlo eh?”Mi chiede divertito, e inizia a scendere.

Giuro che mi tolgo una scarpa e gliela tiro.


Accidenti a lui! È ritornato come prima, ed io che mi ero illusa, penso entrando in camera e chiudo sbattendo la porta. È odioso.

Sono in camera da poco, mi sono fatta una doccia veloce nel bagno interno e ora indosso una camicia da notte, stile vittoriano di un bel candido, e m’immagino una scena divertente.

Ethan che entra in camera e mi vede in piedi vicino alla finestra vestita così e si paventa. Sembro un fantasma.

Mi siedo alla toletta e inizio a pettinarmi svogliatamente i capelli e ripenso a tutti quello che mi è successo oggi, tanto intensamente che a volte mi dimentico anche di spazzolarmi, quando all’improvviso sento dei rumori strani.

Cos’è questo rumore? Sassolinipossibile? Mi chiedo voltandomi verso la finestra.
 
Vado di corsa verso di essa e scosto la tenda.

Giù c’è quel odioso di Adam. 

Che vuole? 
 Sto per ritirarmi, perché non lo posso proprio tollerare, quando mi fa segno di scendere giù.

Lo guardo indecisa e poi faccio come dice, ma solo per via della mia curiosità.

“Che c’è? Che vuoi?”Gli chiedo irritata, una volta che l’ho raggiunto sotto alla mia finestra.

Mi fa un mezzo sorriso, sicuramente divertito dal mio tono e da come sono conciata, visto che mi sono completamente dimenticata d’indossare la camicia da notte, e per un attimo mi manca il respiro.

Stupida attrazione, perché, se amo Ethan? Mi chiedo.

“Vieni”mi dice prendendomi per un braccio e mi tira via con se.

“Ehi! Che modi! Aspetta! Dove mi porti? Insomma, mi vuoi dire dove mi porti o…”

Si ferma di scatto, infastidito, e mi chiude la bocca con un bacio.

Lo fisso sbalordita, e quando si scosta da me, mi guarda serio.

“Ora resta così, in silenzio”dice passandosi la lingua sulle labbra.

“Sei dolce, sai?”Afferma poi e riprende a trascinarmi, così mio malgrado lo seguo, ancora rossa in volto e allibita dal suo comportamento inadeguato.

Oh mamma! Ho baciato un altro ragazzo che non è Ethan, o forse e meglio dire che sono stata baciata da un altro ragazzo che non è lui, penso mentre Adam mi tira ancora con sé.

“Susanna è andata via dalla festa dopo di voi, sono certo di una cosa" dice tirandomi in mezzo al fogliame.

“Che intendi dire?”

“Sssh, zitta e guarda"dice cingendomi la vita con un braccio, e mi volta verso la strada di terriccio davanti a noi.

Arrossisco per il contatto, ma decido di assecondarlo.

Dopo poco vedo passare per la stradina Ethan e lancio un’occhiata ad Adam, confusa.

“Ethan!” Esclama improvvisamente qualcuno e mi volto di nuovo verso la stradina, ed ecco che dall’oscurità sbuca una gracile figura.

“Susanna! Che ci fai qui?” Chiede Ethan sorpreso.

“io…volevo parlarti”

“non abbiamo niente da dirci”dice dandole le spalle.

“No, non dire così”risponde afferrandogli la manica della camicia, ma quando si accorge di quello che sta facendo lo lascia, imbarazzata.

“Io… non voglio sposare quel ragazzo, per tutto questo tempo mi sono tenuta libera per te”


“mi dispiace, ma io sono fidanzato con Daisy e ho intenzione di chiederle di sposarmi”.

Vedo Susanna trattenere il respiro e mi sento male per lei.

“Capisco, e quello che sto dicendo dietro le spalle di Daisy non è giusto, non se lo merita, ma voglio solo che tu sappia che dopo aver scoperto che saresti ritornato con una nuova ragazza ho accettato il fidanzamento con Giordano. 

Io so bene che tu non sei il tipo che cerca una sostituta, quindi è chiaro che la ami veramente e che le vuoi bene, io…volevo solo che sapessi che ti amo ancora, tutto qui”.

A quelle parole dette con tristezza e dolore, la maschera che Ethan tiene egregiamente sul viso, cade e si volta verso di lei.
 
Ethan ha uno sguardo che non gli avevo mai visto. Trovarsi davanti Susanna, così minuta e fragile, che si stringe le mani addolorata, e con il viso rigato di lacrime, non riesce a lasciarlo indifferente.

Non capisco nemmeno io i sentimenti che provo, so solo che comincio a piangere sommessamente abbracciando il tronco dell’albero che ho accanto.

L’ho perso, so che l’ho perso, penso piangendo.

“Susanna, tesoro dove sei?” Esclama Giordano, il suo promesso sposo.

Lei alza il capo e guarda allarmata Ethan, che la prende fra le braccia, ed è allora che come se non potesse farne a meno, abbassa il capo, e la bacia.
Lei gli afferra la camicia e senza smettere di piangere risponde al suo bacio, poi si allontana per voltarsi solo un ultima volta, pronta a dirgli qualcosa, ma ci ripensa.

“Ti amo anch’io”dice Ethan.

Susanna fa un gran sorriso, si asciuga con il dorso della mano le lacrime e corre via.

Rimango immobile dove mi trovo e alzo il volto verso Adam e i nostri sguardi s’incontrano.

Ho smesso di piangere quando ho avuto la certezza di averlo perso, e in quel momento, nonostante mi sentissi male, non riuscissi a respirare e avessi un dolore opprimente e forte al petto, riuscii comunque a prendere la grande decisione di aiutarli.

Distolgo lo sguardo da Adam, mi faccio forza e muovo un passo in avanti uscendo dalla vegetazione folta e scura che è stata testimone della fine del mio rapporto e della distruzione del mio cuore.

“Ethan”

“Daisy, che ci fai qui fuori?”

“Una passeggiata. Ho visto tutto”dico pacatamente, guardandolo negli occhi.

Ethan si porta una mano al volto, visibilmente addolorato, e sorrido.

 “Io…non è come pensi. È che…”dice con palese difficoltà, credo anche un poco confuso.

“Tranquillo, voglio sapere solo una cosa. Io sono qualcosa per te? L’ho capito che non mi ami, ma spero di essere... comunque qualsiasi altra cosa. Un’amica, una conoscente, una confidente, va bene anche una specie di parente lontano lontano, qualcosa”.

So che dicendo così mi sto rendendo ridicola e patetica, ma voglio essere qualcosa per lui.

Come sempre lui mi capisce e mi guarda con dolcezza.

“Ti potrà sembrare strano, potrai arrabbiarti, non credermi, reputarmi un bastardo, ma io ti amo veramente.

Tu sei importante per me, sei dolce, delicata, solare, gentile e altruista, forse a volte troppo puntigliosa e insicura ma, anche questo ti rende speciale.  Certo a volta sei una bambina, ma sai essere anche decisa e seria. Un fiore delicato e fragile e allo stesso tempo una roccia forte e dura. 
Pensavo veramente che avrei potuto amarti per sempre, perché non è difficile farlo. Sei meravigliosa,  un miscuglio di emozioni e sentimenti, ma… dice abbassando il capo.

“Ami di più Susanna e non riesci a dimenticarla”dico dolcemente, consapevole.

Mi guarda di scatto, quando ode le mie parole prive di collera.

“io…”


Lo raggiungo e gli poso l’indice sulle labbra per zittirlo.

“Non ti devi preoccupare, non sono arrabbiata. Come potrei esserlo? Ho visto come l’hai guardata, lo sguardo che hai posato su di lei quando l’hai rivista dopo tanto tempo e le chiacchiere degli altri dietro le mie spalle.

Avevo capito tutto, solo che non volevo vedere, anzi, preferivo non capire, ma di una cosa sono certa, io ti amo e se vuoi, posso darti una mano per riconquistarla”.

“Cosa…? Tu, davvero? Ma…?”

“Non ti preoccupare, le sue nozze sono solo fra qualche settimana, tu pensa alla dichiarazione da farle, io penso a un piano e poi ci mettiamo d’accordo, tanto per la tua famiglia noi siamo ancora fidanzati, nessuno sa di questo incontro.

Ora vado in camera, credo che mi farò un bagno, come sai mi aiuta a pensare; però fra poco ritorna, altrimenti si faranno delle domande”dico facendogli un sorriso e m'incammino verso casa.

Dentro salgo le scale e vado nella nostra camera, felice che non mi abbia visto nessuno, e quando mi chiudo la porta alle spalle e mi volto, mi trovo davanti Adam.

“Mi dispiace, ma dovevi sapere” mi dice subito in tono dolce.

“Sì, grazie, dovevo saperlo”dico andando in bagno e mentre chiudo la porta, lo guardo con un mesto sorriso e lo escludo da tutto il mio dolore.


Lui è stato l’ambasciatore, ora devo avere la forza di reagire da sola.

In bagno faccio appena in tempo ad aprire l’acqua che amare lacrime incominciano a rigarmi il volto, e scoppio a piangere singhiozzando senza ritegno, afferrando il freddo lavandino di porcellana e ignorando volontariamente il mio riflesso sfocato allo specchio.

Dopo aver fatto un bagno tormentato e aver rindossato la camicia immacolata, mi sono seduta a gambe incrociate sul letto e trattenendo il mio dolore, mi sono messa a pensare alla strategia da adottare per far riavvicinare Ethan e Susanna, nonostante non ho la più pallida idea del perché si siano lasciarti.

All’improvviso la porta si apre, ed entra Ethan visibilmente insicuro.

“Che fai ancora sulla porta? Entra, fino a prova contraria è anche camera tua”dico tranquilla, facendogli cenno di entrare, così anche se ancora indeciso fa come gli ho detto e si siede sul letto singolo accanto al mio.

È chiaro che la cara signora Eléonor, cioè sua madre, ha pensato a tutto. 


Non sopporta nemmeno che il suo adorato figlioletto mi sfiori la mano, penso irritata, ma non serve a niente arrabbiarmi con persone estranee a quello che mi è successo.
Smetto di fissare il letto e ritorno a guardare Ethan che si è seduto proprio davanti a me.

“Posso sapere perché tu e Susanna vi siete lasciati?” Chiedo dopo qualche secondo, distruggendo il pesante silenzio che si è creato nella stanza.

Si volta verso di me sorpreso e per un attimo credo voglia solo guardarmi e non parlare, ma poi comincia.

“Beh…ecco…io e Susanna eravamo fidanzati”dice guardandomi e aspettandosi chissà quale reazione, ma questo lo avevo già capito dalle chiacchiere. 

“La nostra era un’unione decisa da Eléonor, ma nonostante questo non ci volle molto per innamorarci. Eléonor pensava unicamente a ingrandire la famiglia con una più ricca e con lo stesso ceto sociale. Insomma, io e lei siamo stati spinti verso un matrimonio combinato, e tutto andava per il meglio, fino a che comparve un’altra ragazza di famiglia più importante, ricca e facoltosa e sciolsero il fidanzamento.

Susanna non lo accettò mai, invece io contrariato mi separai dalla famiglia e andai in Francia. Eléonor mi pagò gli studi in una scuola di elitè a Parigi dandomi tempo, credendo che così avrei dimenticato Susanna e sarei tornato pronto per fare come voleva lei, ma ho conosciuto te.

Tu mi hai liberato, mi hai amato incondizionatamente, sei stata fondamentale per la mia vita, spero che te ne renda conto, ma anche sapendo che mia madre non ti avrebbe mai accettato, ho voluto portarti qui e fartela conoscere, credevo anche che ormai avessi dimenticato Susanna, ma non è così, e ora sto di nuovo come prima, e in più, giusto perché non è abbastanza, ti sto facendo soffrire.

Sto facendo soffrire una persona che è importantissima per me, per colpa mia, del mio egoismo”dice nascondendosi il viso con le mani, ma so bene che la colpa non è sua, ma di Eléonor che ancora gioca a vivere nell’ottocento, fregandosene altamente dei sentimenti dei figli e

decidendo tutto per loro.

Cavolo! Siamo nel ventunesimo secolo! Penso e stranamente, nonostante tutto quello che mi è successo, non riesco a vederlo così tormentato.

Dovrei odiarlo, o per lo meno serbargli rancore, ma non è così.

Scivolo giù dal letto facendo frusciare la camicia sulla coperta di seta, e lentamente, camminando a piedi scalzi sulla moquette, lo raggiunto abbracciandolo teneramente.

“Quanto sei stupido, non è colpa tua, smettila di incolparti, non si può decidere chi amare” sussurro dolcemente stringendolo a me e affondando le dita nei suoi morbidi capelli color oro.

Rimaniamo alcuni minuti così, poi quando i miei occhi cominciano ad appannarsi per via delle lacrime a stento trattenute, mi allontano da lui e lo guardo con un sorriso.

“Se la storia è questa, ho un’idea per farvi rimettere insieme” dico sedendomi vicino a lui e sistemandomi bene l’ampia gonna della camicia intorno alle gambe.

"Allora, tu…”dico e in un attimo gli spiego tutto il semplice piano, concisa e sicura che funzioni.


Forse però dovrò chiedere aiuto ad Adam, penso e il solo tornare a lui con la mente mi agita.

 È imprevedibile quel ragazzo, ma soprattutto chissà se vuole

aiutarmi, mi chiedo incerta su cosa fare.

“Ma ne sei sicura? Sarebbe una cattiveria nei tuoi confronti”dice subito Ethan una volta avergli spiegato tutto per bene, e già sapevo che mi avrebbe detto così, di certo non si può dire che non lo conosca.

“Tranquillo, lo voglio io no? Non ti preoccupare, il difficile viene dopo, ma credo che ce la faremo”dico sorridendo.

“Grazie Daisy, ti devo tantissimo”dice abbracciandomi dolcemente.

“in verità ancora no”

“oh no, ti devo più di quanto immagini”.

Il suo ultimo abbraccio, penso rispondendogli con calore, tentando con tutta me stessa di non piangere.

“Lascia fare a me e vedrai che in meno di un minuto ti troverai legato a Susanna per la vita” dico più che certa.

Ed io fuori dalla porta, penso triste, ma certa che quello che sto facendo sia la cosa giusta.

L’ultima notte insieme, la passiamo come le altre volte, nello stesso letto e abbracciati l’un l’altro, l’unico e semplice gesto d’affetto che dopo non potrò far altro che sognare la notte.
 
Mentre stringo il suo viso addormentato al petto, non posso far altro che sorridere, nonostante so per certa che domani, il tempo di mettere in pratica il piano, e non lo vedrò mai più, ma stranamente l’unica immagine che mi appare prima di addormentarmi e che mi scombussola non poco, è quella di Adam che mi guarda con il suo solito sguardo gelido e mi dice.

“Tranquilla, stupida, andrà tutto bene”poi mi addormento con il sorriso sulle labbra. 

La mattina seguente mi sveglio e stranamente non mi preoccupo di non vedere Ethan vicino a me, non mi fa neanche male, forse perché so che non è più mio, purtroppo.

Guardo la sveglia. Le otto, credo di aver dormito troppo, alla signora non farà piacere, non che m’importi ormai, mi dico facendo un mesto sorriso e mi alzo.

Nonostante ci siano le cameriere, mi rifaccio il letto da me e mi cambio. Indosso un vestito lilla senza maniche, con il davanti chiuso con soli due bottoncini madreperla a forma di cuore, una gonna lunga e svolazzante e con le stesse scarpe bianche di ieri, le mie preferite, poi mi raccolgo i capelli in una coda alta decorandomi il capo con un fermaglio a forma di cuore impreziosito da brillantini.

Un regalo di mio fratello a cui tengo particolarmente, oltre agli orecchini che mi ha fatto Ethan prendendo spunto proprio dal fermaglio, sembra fatto a posta, due cuori pieni di brillantini, solo che i brillanti negli orecchini sono veri.

In un attimo di nostalgia li prendo e li indosso, poi mi metto un velo di rossetto color pesca sulle labbra e sono pronta.

Guardo allo specchio il risultato finale e mi sento molto più come quelli

che mi circondano, ma solo d'aspetto, mai per il comportamento, per carità, e questo mi aiuta per quello che devo fare oggi.
Faccio per un attimo mente locale e poi esco dalla stanza chiudendomi la porta alle spalle con un bel sorriso e chi incontro appena mi volto? Ovvio, Adam.

“Ciao”.

“Ciao, nuovo look? Chiede con un sorrisetto che onestamente mi è incomprensibile.
 
“Carina la molletta” aggiunge poi, e ancora non capisco se mi prende in giro o no.

“Me l’ha regalata mio fratello, e sì, nuovo look, visto che tutte le signore erano con le gonne lunghe, ho pensato di cambiare un po’, almeno mi sento meno fuori posto”dico tranquilla, dirigendomi verso le scale.

Improvvisamente vengo afferrata per un braccio e mi ritrovo con le spalle al muro e con Adam che incombe su di me.

Arrossisco e distolgo lo sguardo. Il suo viso è troppo vicino.

“Che cosa stai facendo? Non mi dire che hai deciso di fare finta di niente e di rimanere con lui?” Mi chiede arrabbiato.

“Guardami”afferma poi prendendomi delicatamente il viso con due dita, e lo gira verso di se.

Guardo smarrita i suoi occhi.



“Allora? Mi rispondi? Lo sai che sei strana”mi dice

“e tu sei sempre il solito, che brutti modi”dico spostandogli la mano che ancora tiene il mio viso.

“Allora? Che stai facendo?”

“Perché? T’interessa?”

Mi guarda gelido, arricciando le labbra, arrabbiato.

“Ok, ok, che cavolo però”bofonchio.

“Ho deciso di aiutarli”gli confido, anche se so che non sarà d’accordo con me e mi dirà per l’ennesima volta che sono una stupida.

“Ma sei stupida?”

Appunto.

“Perché dovresti dopo quello che ti ha fatto. Ti ha usata come ripiego, questo a me farebbe arrabbiare, e invece tu…non ti capisco”

“Adam, lo amo, voglio solo che sia felice, e poi é giusto che stia con Susanna, ci stava anche prima".

“Veramente, non ti capisco, non so se sei buona o veramente stupida”.

“Ti piace tanto questa parola eh?” Gli chiedo ironica e lui per la prima volta mi fa un vero sorriso divertito, anche se purtroppo dura poco, e devo dire che mi ha lasciato del tutto incantata.

I suoi lineamenti tesi e duri, per via del suo stare sempre crucciato o impassibile, si sono addolciti facendolo sembrare più giovane di quanto sembri, anche se è ovvio che è più grande di Ethan.

Era veramente molto bello, più di quanto non lo sia già, ma perché penso a queste cose? Mi chiedo diventando rossa e abbassando lo sguardo.

“Comunque vorrei andare a fare colazione”

“sperando che la trovi”afferma.

“Che vuoi dire?”

“Che mia madre non tollera i ritardi”

“Beh, per quello che m’importa ora. Avrei dovuto saperlo prima, ma se dovesse succedere che non ho più niente da mangiare, esco e me la compro”dico tranquilla sfuggendo da contro il muro e dirigendomi verso le scale.

Mentre scendo, sento così forte la presenza di Adam alle mie spalle che mi agito, comunque a quanto pare anche lui è in ritardo. Non ci saranno problemi per il fatto che siamo scesi insieme, vero? Ormai mi aspetto di tutto.

 Sono sicura che la madre, anzi, la matrigna di Ethan, l’ha fatto apposta a presentarmi alla famiglia di Susanna, e in quel modo, ha fatto del male anche a lei, imperdonabile.

Quella brutta vipera, strega malefica, penso scendendo di sotto e non

appena la vedo seduta a tavola a fare colazione creo uno dei miei migliori sorrisi finti, certa comunque di non trarla in inganno, lei è la maestra della finzione, ma poco m’importa.

Scendo l’ultimo scalino, ed ecco che il suo sguardo glaciale e irritato si posa su di me, ed io tranquillamente tengo ancora il mio sorriso finto sulle labbra.
 “Sa che è finto”mi sussurra Adam mentre mi passa accanto, diretto al tavolo.

“Lo so e non m’interessa”dico a denti stretti e lo vedo fare un sorrisetto.

“Buongiorno signora”poi vedo Ethan e gli vado incontro con un vero sorriso, visto che per me è veramente una celestiale visione.

M’inchino verso di lui, dato che è seduto a tavola, e gli do un bacio sulla guancia.

“Buongiorno amore”dico sedendomi vicino a lui, allegra, e non mi sfugge il suo sorriso e nemmeno Adam che ci guarda impassibile.

 Che brutta colazione, penso subito.

Non appena mi siedo, mi si affianca un cameriere, lo stesso che ha preso le nostre valige non appena siamo arrivati.

“Tè signorina?”

“Sì, grazie Robert” rispondo e stranamente nessuno mi chiede perché conosco il suo nome.


“Ecco a lei, se ne vuole ancora non esiti a chiamarmi”afferma sorridendo e si congeda. 

Annuisco a vuoto e noto al centro del tavolo alcuni dolcetti, e mi si illumina subito il volto.

“Oh, i miei preferiti!”Esclamo prendendone uno.

“Certo tesoro, li ho fatti comprare apposta per te”dice Ethan.

“Grazie tesoro!” Gli rispondo portandomi il pasticcino alla bocca e subito dopo prendo un sorso di tè. È alla rosa, delizioso.

“Comunque cara, ho deciso di preparare un’altra festa per oggi. Dovresti conoscere molta più gente”dice la mamma di Ethan.

“Va bene, se lo desidera, e poi ancora non ho avuto modo di parlare con la signora Amelia, mi ha portato subito via”

“Ah sì, la signora Everbot, è vero”

“sì”dico e prendo un altro sorso di tè.

“Ho pensato anche d’invitare la famiglia Scerrow. La famiglia della dolce e cara Susanna. Sai ti ho visto parlare con lei e mi sembrava andaste d’accordo, quindi ho pensato che ti avrebbe fatto piacere” dice sorridendo, e mi trattengo con molta difficoltà dal non salire sul tavolo e spaccarle la faccia per il solo fatto di aver nominato Susanna davanti al figlio.

Insensibile, come può una persona, o meglio una madre essere così. È crudele, penso, però mi calmo e le faccio un sorriso che spero risulti mesto e felice allo stesso tempo, come se avessi capito qualcosa e non volessi farlo vedere.

“Va bene, è stato gentile da parte sua”dico guardando il liquido rosato nella mia tazza con un sorriso.

È incredibile come riesco a recitare bene nonostante invece parlare di queste cose mi faccia sentire malissimo.

“Sa, in verità mi piacerebbe diventare amica della signorina Susanna, così potremmo parlare di tante cose, per esempio il mio futuro patrimonio con Ethan”che quasi si trozza per il mio discorso improvviso, noto.

“Veramente non ci abbiamo ancora pensato bene, ma succederà, e poi vorrei anche che mi aiutasse a scegliere il nome del nostro primo figlio. Ci pensa”dico allungandomi sul tavolo per avvicinarmi un po’ a lei.

 "Diventerà nonna" dico con un sorriso veramente benfatto, anch’io vedendomi potrei credere di non star recitando, ma forse è proprio così, perché sto immaginando veramente tutto questo; solo con un altro uomo che momentaneamente, per la buona riuscita del mio piano, ha il viso di Ethan, anche se so che non potrà mai più succedere, e non so come riesco a pensare questo senza tradire il dolore che sento.

Vedo la madre di Ethan impallidire visibilmente e nessuno potrebbe mai sapere ne capire quanto questo mi faccia piacere.

 “Va bene, ho finito di fare colazione, credo che ora andrò a preparare la festa e ha telefonare a qualcuno”dice alzandosi da tavola, e mentre la guardo andare via cercando di non far capire di star tagliando codardamente la corda, alzo le dita e le muovo aggraziatamente per salutarla con un sorriso soddisfatto sulle labbra.

“Ciao”dico bevendo un sorso di tè e se devo dire la verità, non credevo che un tipo gelido e calcolatore come lei potesse reagire proprio come volevo.

“Daisy, cara, non sapevo avessi anche questo caratterino”dice Ethan, sorpreso. 
Lo guardo impassibile, poi non posso fare a meno di sorridergli.

“Visto come ha trattato te e Susanna, è già tanto che sia riuscita a vincere la mia voglia matta di salire sul tavolo e di spaccarle la faccia, e solo per amor tuo caro”dico trattenendo con difficoltà la collera che esce tranquillamente dalla mia voce.

“Però, mi sorprendi”dice Ethan.

“Forse il mio carattere è più strano di quanto credessi”dico tranquillamente.

“Cavolo, com’è sbiancata”afferma Adam divertito.

“Immaginavo ti saresti divertito”dico, e lascio Ethan guardarci e chiedersi come mai ho così tanta confidenza con lui. Lo so che se lo sta chiedendo, lo conosco bene.

Dopo la colazione, mi dirigo in giardino passando da quella deliziosa e carinissima porta decorata in oro. Sono arrivata solo ieri in questa villa, e non ho potuto vederlo.

Non immaginavo fosse così grande.  La fine del cancello è veramente lontanissima, penso guardandomi intorno, e sento la brezza delicata sfiorarmi gentilmente il viso e questo mi fa sorridere, ma quando i miei occhi si posano su un manto di fiori colorati che assomigliano tanto a quelli del parco di Parigi, mi si appanna la vista per via delle lacrime.

 A, la dichiarazione di Ethan, penso e prima di mettermi a piangere prendo un gran respiro e cerco di gustarmi la tranquillità del giardino, finche dura.

“Mi dici il tuo piano?” 

L’avevo detto che avrei dovuto approfittarne, ora non sono più sola.

Mi volto e mi trovo Adam a pochi passi.

“Perché vuoi saperlo? Sei tu che mi hai detto che non capisci quello che sto facendo”gli faccio notare.

“Sì, è una tua scelta. Io voglio solo sapere il piano”

“no, meglio di no”dico e stranamente non insiste più.

“Stavi per piangere vero?”

“Come?”

“Due minuti prima che arrivassi. Hai gli occhi lucidi e sei triste”.

Alzo le spalle.

"Sei davvero strana, io me ne sarei già andato da un pezzo in una situazione simile. Sai che mia madre non ti sopporta e che il tuo ragazzo…”.

“Zitto per favore!” Esclamo dandogli le spalle e stringendo le mani a pugno così forte da farmi male. 
Non voglio sentire cose che già so. Non in questo momento.

All’improvviso vengo abbracciata da dietro e rimango molto più sorpresa che il gesto venga da Adam, che per il gesto in se.

“Mi dispiace, non ho tatto, lo so”dice stingendomi e nel momento in cui comprendo che qualcuno mi è accanto e che mi capisce, comincio a piangere.

Pochi minuti dopo Adam mi tiene ancora stretta, e devo ammettere che mi ci voleva proprio un bel pianto liberatorio, ora mi sento molto meglio e chissene importa se chi mi tiene stretta è Adam, mi serve semplicemente del calore e dell'affetto. 
Mi sento così vuota e triste e soprattutto sento tanto dolore. 

“Ci sediamo sull’erba? Un po’ di tranquillità e calma, vuoi?”Mi chiede all’improvviso.

Annuisco e ci sdraiamo all’ombra di un albero.

“Ti va di parlare un po’ del più e del meno?”

“Tipo di cosa?”Gli chiedo voltandomi a guardarlo.

Adam è disteso sull’erba con le braccia incrociate dietro al capo, in segno di ozio, e ho la sensazione che non sia la prima volta che lo fa, mi da l’idea che sia un gesto abitudinario, ma non so spiegare bene perché.

“Per esempio dei nostri gusti. Che fiori ti piacciono? ”

Domanda semplice.

“Non ho un fiore che mi piace in particolare, ma adoro molto le rose, come a quasi tutte le ragazze”.

“Mh, anche a me piacciono le rose, perché sono delicate, colorate, ed effimere, ma anche piene di spine.
Assomigliano alle donne.

“Sei un donnaiolo?”

“M’innervosiscono i donnaioli, prendono solo in giro le ragazze facendole soffrire”ammette serio.

“Non è che pensi questo anche di tuo fratello, ed è per questo che mi hai aiutato?” Chiedo di getto.

“Certo che no, mio fratello è un angelo, non puoi non volergli bene, quello che è successo e per colpa di mia madre. 
Nostro padre è sempre a lavoro e non s’interessa a noi, quindi lascia decidere a lei quasi tutto quello che ci riguarda. Io non lo accetto, infatti mi sono staccato dalla famiglia, ma purtroppo Ethan non ce l’ha fatta, e forse, dopotutto è meglio così, non è solo se fa come gli dicono gli altri”.

“Ma che dici? Non sarebbe libero”


Mi guarda con la coda dell’occhio.

 “Sì, è vero, ma non è bello sentirsi soli.

Io ho la mia libertà e mi sono isolato da loro che hanno una mentalità primitiva, mentre Ethan fa come gli dicono gli altri e ha affetto, ma non la libertà. A quanto pare non si può avere tutto, un passo falso e sei con il sedere per terra e con nessuno che ti da una mano a rialzarti”dice irritato, ma allo stesso tempo credo un po’triste.

“Ma ci sono anche altre persone che non sono della famiglia che possono alzarti”.

“In questa zona ci conosciamo tutti, nessuno prende in amicizia un emarginato”.

“Quindi, stai sempre da solo”affermo.

Mi guarda senza dire una parola, infondo la mia è un affermazione, e se fosse stata una domanda sarebbe stata retorica.

“Te l’ho detto, è già tanto che non mi caccino da casa e ancora devo capire perché non lo fanno. Chissà, forse sperano che cambi, e se è così mi dispiace per loro ma s’illudono. Non sono un burattino”dice quasi arrabbiato.

“Comunque come abbiamo fatto a iniziare a parlare dei fiori e a finire con il parlare della tua famiglia?”Chiedo divertita.

“Non ne ho la più pallida idea”


“capisco”dico alzandomi con facilità.

“Beh, qualcuno che ti aiuta ad alzarti da terra c’è”dico offrendogli una mano.

Mi guarda e mi fa un sorrisetto.

“Questo dovrei farlo io, sai?”Dice prendendomi la mano e lo tiro su.

Ritorniamo dentro e ho la nausea al solo pensiero che possa incontrare quella serpe velenosa della madre di Ethan e Adam. 

Ha fatto troppo male ai suoi figli, penso vedendo Adam sotto una nuova luce, ma due passi per il corridoio e guarda te chi incontro? Proprio chi non volevo vedere.

“Sapete dov’è Ethan?”Chiede sua madre in tono gelido guardandomi con sufficienza.

Si è ripresa alla svelta, peccato, penso risentita.

“No, mi spiace, non l’ho visto”

“nemmeno io madre”

“ovvio”dice andando via insoddisfatta.

“Mmmh, ma se non lo abbiamo visto, non lo abbiamo visto, mica può andare sempre come vuole lei”mi lamento irritata.

“Ma davvero non sai dov’è andato?”Mi chiede Adam.

Lo guardo.

“Fa parte del piano”dico solo, triste.

“Va bene, mi vado a cambiare, così sono già pronto”

“io rimango vestita così, sperando di non avere macchie di terra o di erba sul vestito”

“a quanto vedo il tuo didietro è perfetto e privo di macchia”

“Adam!”Esclamo mentre si allontana, e lo sento sghignazzare.

Faccio un sospiro e scuoto il capo, diretta in bagno.

 A quanto sembra l’abito è veramente senza macchie, comunque mi do una rinfrescata al viso. Dopo aver pianto mi tira tutta la pelle, e mi ripasso il rossetto.
 Quando esco, rincontro la signora madre.

“Ha trovato Ethan?”Chiedo.

Mi guarda furibonda.  Beh, ormai mi detesta. Buon per lei, se le fa piacere che lo faccia pure, a me scivola addosso.

“Sì, è ritornato da fuori, non sapevo fosse uscito”

Alzo le spalle per dire. “Beh, che le devo dire”poi se ne va e mi ritrovo ancora a zonzo per la grande casa, fino a che, al piano di sopra non trovo una biblioteca.


 È stupenda e fornitissima, piena di volumi d’enciclopedia e libri di ogni genere, spessi, fini, piccoli e voluminosi, dalla copertina morbida a quella rigida, colorata e non, e molti, sono anche prime edizioni dalle pagine ingiallite dal tempo e dall’odore pungente di muffa, per non parlare di alcuni a cui credo basti guardarli per sbriciolarsi all’istante.

Leggo alcuni titoli di libri e ne trovo uno che guarda caso volevo comprare, così mi siedo su un divanetto a due posti color rosso rubino posto al centro della sala e inizio a
leggere del tutto assorta fin dalle prime pagine.

Il tempo passa inesorabile e ho già letto più di metà libro, lo divoro, ma credo che non riuscirò mai a finirlo, perché…

“Allora sei qui?”


So già chi è quando alzo la testa dal romanzo. È Adam, la sua voce è inconfondibile, e strano ma vero ormai riconosco anche i suoi passi e non so se questo deve farmi piacere o spaventarmi eppure ci conosciamo da poco e per la maggior parte del tempo l’ho detestato, anche adesso non è che mi stia gran che simpatico, è imprevedibile e mi spaventa.

"È pronto il pranzo. Te l’ho detto, alla mamma non piace attendere”.

“Ma tu sei sempre in ritardo. La sfidi in continuazione vero?”

“Perennemente”dice divertito.

Mi alzo sorridendo, divertita quando lui alla sola idea, e poso con rammarico evidente il libro esattamente dove l’ho trovato, poi usciamo dalla biblioteca.

“È bellissimo lì dentro, sai?"

“Ti piace leggere?”

“Sì, molto”ammetto sorridendo.

“Spero che casa tua non sia una giungla di libri”.

“No, sono molto ordinata, e ora dove vai? Chiedo mentre lo guardo dirigersi verso le scale, quando la sala da pranzo è dall’altra parte e soprattutto al piano terra.

“Segreto”mi dice sparendo di sopra. Mi stringo nelle spalle e vado in sala.

Lì, già seduto a tavola c’è Ethan e la signora madre. 

Non la posso vedere, come non posso credere che Ethan faccia esattamente tutto quello che lei dice, come questa cosa dell’orario dei pasti; insomma penso anch’io che non si vive bene senza un minimo di regole, e questa è più che normale, anzi, Adam è un po’…come dire, penso sia il classico tipo che pensa "le regole sono fatte per essere infrante" o qualcosa di simile, ma le altre? Nessuno mi convincerà mai che non ce ne siano ancora e non siano irragionevoli.

“Eccomi, scusate, ero in biblioteca”affermo entrando in sala e accantonando il ragionamento.

“Figurati amore, vieni”dice Ethan invitandomi con un cenno della mano a sedermi vicino a lui, e mentre gli passo dietro gli poso una mano sulla spalla, poi mi accomodo.

Robert, il maggiordomo, che sono convinta ormai faccia le veci anche del cameriere, mi viene accanto con un vassoio pieno di fettine di carne dall’aspetto tenero.
“Vuole?”

“Sì, grazie”

Mi fa un bel piatto di carne, che sicuramente non verrà sprecato e mi mostra il contorno di verdure fresche.

Annuisco e mi serve anche quelle, chissà perché questo essere servita e riverita non mi da fastidio, eppure io mi servo sempre da sola a casa, o lo fa mia madre, forse è per questo.

“Ah, Adam finalmente”dice la madre irritata.

All’improvviso me lo immagino del tutto impassibile, infatti quando si siede accanto alla madre, di fronte a me, è privo d’espressione, ma l’ho capito anche dalla madre che a smesso di rimproverarlo per il ritardo. Secondo me ha perso la voglia di sgridarlo visto che non ha nessuna reazione.

“Ah, cara, ho invitato un pittore per la fine della festa. Sai noi abbiamo un’usanza, ogni coppia della nostra famiglia che sta insieme ed è destinata a sposarsi, deve avere un suo ritratto, l’abbiamo fatto anch'io e mio marito, sai.

Ricordo che avevo un vestito di tulle nero veramente fantastico, con le maniche lunghe di pizzo bianco e una scollatura a cuore niente male oserei dire.

“Mh, sì, molto bello”dico poco interessata, e questo non le fa molto piacere, anche perché veramente non m’interessa minimamente com’era vestita, anche se non ho difficoltà a immaginare l’abito. Non abbocco al suo piano per farmi sentire invidiosa, come spera, o sembrare rozza e poco adatta.

 “Sai madre, Daisy dipinge. È bravissima”dice Ethan.

“Beh, non sono poi così brava, insomma dipingo per divertimento non per guadagnare o essere conosciuta”

“Tesoro, tu ti sottovaluti sempre” dice Ethan e so che lo crede davvero.

“Comunque fra poco arriveranno gli ospiti. Spero che i camerieri e i maggiordomi stiano allestendo la sala per la festa”afferma la signora.

Dopo qualche ora, in effetti, delle macchine si fermano davanti a casa e il campanello comincia a suonare in continuazione, ed io mi trovo già nella sala addobbata, con uno strepitoso buffet e una dolce musica di sottofondo. 

Aspetto di veder entrare Susanna per andarle incontro. Devo starle vicinissima oggi, ne va del nostro piano. Diciamo che dipende tutto da me.

I primi ospiti entrano e c’è chi non mi degna di uno sguardo, chi mi saluta perché costretto o lo fa con falsità, oppure chi mi passa davanti come se non esistessi.

 Beh, se vogliono essere maleducati, chi sono io per impedirglielo? Mi dico aspettando la mia famiglia preferita, quella di Susanna, stando comunque attenta a non far capire alla strega, cioè alla madre di Ethan e Adam, di essere ansiosa di vederla e di conseguenza farla sospettare di qualcosa. 

Per ora non credo abbia capito niente, sono stata molto attenta.

La gente è quasi tutta arrivata, riconosco molte persone dell’altra volta, ma solo di vista, c’è anche la signora Amelia, quella che mi voleva tempestare di domande.

La donna si accorge di me e mi saluta con un sorriso e un cenno del capo, le rispondo allo stesso modo e aspetto ancora Susanna, facendo finta di fare altro.

“Sicura che vada bene così? Non so che piano avete in mente, visto che non mi rendete partecipe, ma sembri un’anima in pena, che combini?”Mi chiede Adam affiancandosi a me all'improvviso.

“Sto aspettando Susanna, devo stare con lei tutto il tempo”affermo, ed ecco che entra la sua deliziosa famiglia che viene accolta immediatamente dalla madre di Ethan e Adam.

Sorrido e aspetto che la signora si tolga di mezzo per raggiungerli.

“Vado, se n’è andata”dico ad Adam e mi affretto ad accoglierli.

“Benvenuti. Come sta?” Chiedo rivolta alla madre di Susanna.

“Bene, cara. Tu, come stai?”Mi chiede a sua volta.
“Splendidamente, ma prego entrate e accomodatevi”annuiscono e mi passano accanto, quando guardo Susanna re rimango sorpresa.
Mi sembra sia più delicata del normale se possibile, quasi eterea e molto pallida. Appare anche molto triste, mi preoccupa, ma sarò felice di vederla sorridere di nuovo dopo il piano.

“Susanna”dico prendendole una mano, e le sorrido.

“Ciao Daisy, come stai?”

“Bene. Tu come stai? Ti vedo un po’ giù, è successo qualcosa?”

“No. Sono solo stanca per i preparativi del matrimonio”.

“Capisco, infatti manca poco”

“eh, sì”dice facendo un mesto sorriso.

“Senti, forse ti sembrerà strano che te lo chieda così all'improvviso, però mi piacerebbe che diventassimo amiche, vuoi?”

Mi sorride sorpresa e vedo insicurezza nei suoi occhi, perché naturalmente lei non sa che io sono al corrente del suo incontro segreto con Ethan.

“Va bene, con molto piacere. Credo che tu sia una persona per bene e molto carina”dice con voce calma e dolce.

“Per me è lo stesso”dico e fianco a fianco c’incamminiamo verso la sala.

Iniziano le danze e dopo qualche carineria con Ethan, per fare scena,

Susanna ed io rimaniamo sempre insieme, e devo dire che ora mi è più facile accettare il fatto che d’ora in poi ci sarà lei per Ethan e che sia perfetta per lui, fortunatamente è anche del suo stesso ceto sociale e lo consce da prima di me.

Sto parlando ancora con Susanna, che già mi piace e reputo un’amica, e noto che la vedo molto più tranquilla di quando è entrata in casa, anche se ogni tanto nei suoi occhi appare dell'insicurezza e del timore.

 Sicuramente si sente in colpa per essersi vista con Ethan, comunque mi sembra molto più sorridente, noto quando qualcuno mi appoggia una mano sulla spalla richiedendo la mia attenzione.


“Scusami Susanna, ti rubo un attimo Daisy”dice Ethan.

“Che c’è amore?”

“Vuoi ballare?”

“Ma certo”

Mi porta al centro della sala e gli allaccio le braccia al collo, mentre lui mi cinge la vita. Non so chi, ma qualcuno ha messo un lento.

“Allora? Hai fatto l’acquisto che dovevi fare?”

“Sì, fatto”

“bene, stai pronto. Mangio qualcosa, faccio un altro ballo e poi vai”.

“Sei sicura?”Mi chiede Ethan, indeciso.
“Se è per me non ti devi preoccupare. La ami, sì o no?”

“Sì”mi dice immediatamente, perché sa che voglio sentire una risposta sincera e non un “certo”o un “senza dubbio”non le accetterei.

“Bene. Guarda, il ballo è quasi finito. Lo so perché questa canzone è una delle mie preferite”

“Allora credo proprio che ti ringrazierò ora”dice Ethan stringendomi a se.

Lo stringo a mia volta e sorrido.

Il ballo finisce e mi dirigo verso il buffet, piena di tristezza e un pizzico di nostalgia per quello che non ho più, e mi prendo un calice di vino e un grande bignè alla crema.
Finisco tutto d'un fiato il contenuto del calice e mordo il bignè facendone fuoriuscire la farcitura, poi prendo un altro calice e me lo porto alle labbra.

“Sai, da lontano sembri disperata, o per chi non sa quello che stai facendo, golosa”mi dice una voce alle spalle.

Do un altro morso al bignè e mi volto.
 
“Adam, ma che sei un fantasma? Sbuchi sempre all’improvviso e alle spalle sopratutto”.

“Vuoi ballare?”

“Dovevo immaginarlo. Va bene”dico mangiando l’ultimo pezzo di bignè,

per poi pulirmi le mani con un tovagliolino.
 
Mi sono sporcata di crema.

“Mh, ma sei sicuro, ho le mani appiccicose”

“sì, non importa”dice porgendomi la mano.

Gliela prendo e mi porta al centro della sala, dove ormai gli sguardi delle persone non mi fanno più effetto.

“Un altro lento”dice Adam con fare indifferente.

No, non voglio. Salvatemi, non un lento con lui, penso disperata e non so esattamente perché, ma quando mi circonda con le braccia la vita, sento un piacevole calore, e ormai costretta dalle circostanze, sperando di non essere arrossita, gli allaccio le braccia al collo.

Balliamo questo lento che spero finisca presto, e quando è concluso, intercetto Ethan con lo sguardo e gli faccio cenno con il capo di dare inizio all’operazione riconquista, e mi avvicino a Susanna.

“Chiedo perdono, però mi serve Susanna”dico con un sorriso alla gente con cui era intenta a parlare, la prendo per mano e ignorando lo sguardo curioso di Giordano, che poverino si prenderà un colpo, la porto con me al cento della sala.

“Ti vorrei parlare di una cosa”le dico allegra e so che quello che sta per succedere le farà male, molto male, ma so anche che sarà un dolore momentaneo.


“Ho paura che Ethan…”comincio a dire e manca poco che mi svenga davanti, ma ignoro il fatto e continuo a parlare.

“Voglia dirmi qualcosa, ma io... non so”

All’improvviso Ethan compare di fronte a noi e s’inginocchia porgendo un cofanetto di velluto nero, da dove risplende un bellissimo solitario.

Tutti tacciono, anche i rumori della stanza sembrano scomparire e il tempo fermarsi, quando lui comincia a parlare.

“Amore mio, so che è una sorpresa per te e che sei in imbarazzo davanti a tutte queste persone, ma…”

Susanna che non sospetta niente e crede mi stia chiedendo di sposarlo, mi stringe la mano con forza e impallidisce visibilmente.

Ho paura che possa svenire da un momento all’altro, ma resto calma.

“Mi vuoi sposare, mia cara Susanna?” Dice distogliendo lo sguardo da me per posarlo su di lei.

La sala intera sussulta di colpo e incomincia un chiacchiericcio generale, nessuno s’immaginava niente di simile.

Lascio la mano di Susanna e lentamente mi sposto dal centro della sala con un gran sorriso, anche se sono tutt’altro che felice. 


Li lascio soli al centro della sala e guardo Susanna portarsi le mani alla bocca, sorpresa e felice, mentre guarda Ethan con le lacrime agli occhi.


“Sì, sì”dice senza esitazione inginocchiandosi a terra e abbracciandolo.

“Assolutamente no!”Tuona una voce e la madre di Ethan si fa largo fra la folla attonita. 

La guardo con profondo astio e i presenti cominciano a bisbigliare.

“Si mette male”mi dice a bassa voce Adam, che si è spostato vicino a me.

“Non proprio, avevo immaginato questa reazione da parte sua”

“Madre, perché?” Chiede Ethan.

“Prima arrivi qua con… questa campagnola”dice con disgusto, gesticolando, “ed ora, vuoi sposare Susanna. Io ho scelto la tua futura moglie e non sarà sicuramente né questa pezzente”dice indicandomi “ne Susanna. Per carità non ho niente contro di lei. La sua famiglia è amica della nostra da tempo, ma io devo badare anche alla, mia, famiglia. Se trovo qualcuno che può tranquillamente aiutarci a sostenerla, in tutto e per tutto, devo fare qualcosa per legarla a noi. Ti è chiaro Ethan?”

“Che colossale sciocchezza. Lei sta dicendo una sciocchezza immane”m’intrometto in tono glaciale e tutti si voltano verso di me.

“Lei per prima ha deciso di far fidanzare suo figlio con Susanna, e poi li ha separati. Non provi nemmeno a negare che non si era accorta che si erano innamorati. Ha pensato solo alla famiglia, anzi, ai soldi. 
La sua è solo una scusa. Lei deve capire che non stiamo più nell’800, non può far del male così alle persone.

Loro sono adulti, si amano e devono stare insieme, e guarda caso, la famiglia di Susanna è ricca, come la sua. Non avrebbe problemi nell’aiutarla a garantire una lunga sopravivenza economica alla sua famiglia. Allora perché non farli stare insieme?”

“Tsz, cosa ne può capire una campagnola”.

“Io, mia cara signora, sì, non sono ricca come lei, ma di sicuro vivo molto meglio dei suoi figli. Non vivo nello sfarzo, ma con sani principi, libera e indipendente. Decido io come voglio essere, cosa voglio fare e chi diavolo voglio sposare. 

Preferisco mille volte essere povera e non avere tutti i soldi che ha lei piuttosto di essere rinchiusa in una gabbia dorata, costretta a ubbidire a qualcun altro che decide della mia vita, quindi la smetta di essere  irragionevole e soprattutto di credere di essere chi sa chi.

È una donna normale con un suo passato, qualunque esso sia, e un suo presente che ha me non piacerebbe.

 Non capisco cosa l’abbia fatta diventare così rigida e scontrosa, ma deve capire che stiamo in un altro tempo e che la gente decide ormai da sola, ma se proprio non vuole che suo figlio si sposi con Susanna, posso sposarlo io.

 Non m’interessa se starò per sempre in contrasto con lei. Io lo amo ancora e di certo il suo brutto carattere non mi farà cambiare idea e andare via.

Ho visto anche che c’è un ampio giardino, pensavo di trasferirmi qui e allevare delle mucche. Io adoro le mucche, lo sa?”



La madre di Ethan è talmente arrabbiata e sconvolta da guardarmi confusa e con astio allo stesso tempo se possibile, poi si riprende e fa un passo verso di me puntandomi un dito contro.

“Esci da qui, subito!”

“No”.

“No?”Chiede sconcertata.

“Deve fare una scelta prima, e sappia che non scherzo mai quando parlo”dico fulminandola con lo sguardo.

“Dunque, scelga, perché credo proprio che solo lei sia quella da forzare, ops,intendevo convincere. O le mucche, o il matrimonio di Ethan e Susanna" dico guardandola.

“Ma come ti permetti! Io ti…”dice alzando una mano, pronta a schiaffeggiarmi, ma rimango ferma dove mi trovo del tutto indifferente al suo tono e alla sua mano pronta a colpirmi.

“Tic, tac, tic, tac. Il tempo sta per scadere e una volta che sarà successo, mi trasferirò qui con le mucche e mi avrà fra i piedi ogni santo giorno, per sempre, e sappia che non sarò né remissiva, né farò come vorrà lei, ma se accetta che suo figlio sposi Susanna, potrei sempre andare via”.

Mi guarda con astio.

 Robert! Robert! Sbattila fuori di casa. Ora!”

“Ha paura per caso? Non capisco perché non accetta. Ci pensi, sarebbe

la cosa migliore. Se Ethan sposa Susanna, lei aiuterà finanziariamente la sua famiglia per i prossimi anni e magari anche un po' di più, lui avrà sposato chi ama veramente e lei non rimarrà sola.

Perché potrebbe anche succedere che dopo rimanga sola. Io non lo dico per contraddirla o farla arrabbiare, ma credo sarà così.

Altrimenti l’ho detto, rimango io qui e stia pur certa che non mi smuoverò finche lei non accetterà il matrimonio di suo figlio con Susanna, potrei anche sposarlo io e rimanere qui come sua moglie , ma credo che per lei sia peggio di un disonore, e questo immagino valga anche per la famiglia, e non oso pensare a cosa dirà suo marito"dico ancora piantata al centro della sala.

“Ok, ok, va bene. Hai vinto tu, li lascio sposare. Per me va bene, per voi?” Chiede la madre di Ethan ai genitori di Susanna, guardandoli ancora arrabbiata e di pessimo umore. 

Se potesse mi ucciderebbe.

“Va bene”dicono i famigliari di Susanna dopo essersi ripresi dallo sconcerto iniziale.

“Ne ero certa”dico con un sorriso.

 “Vi prego, per vostra figlia, fate in modo che non cambi idea, ok?”Dico rivolgendomi ai genitori di Susanna.

“Comunque non è che potreste metterlo per iscritto? Perché non è che mi fidi molto”

“No no, fidati” dice la madre di Ethan che ha ripreso la sua compostezza,

anche se mi parla sempre con astio.

“Bene, perché se scopro che non si sono sposati, posso sempre ritornare, sposare Ethan e…il giardino è così ampio”dico pacatamente.

“No, non serve, si sposeranno, basta che sparisci dalla mia vista per sempre, vattene!”

“Mamma!” Esclama Ethan in tono di rimprovero e credo che sia la prima volta che l’ammonisce in pubblico. Già è qualcosa visto che per tutto il tempo non ha aperto bocca per combattere la sua battaglia.

“Non si preoccupi, me ne vado subito signora”dico e mi volto verso Ethan e Susanna.

“Allora vado, vedete di rimanere insieme. Ethan, tua madre è un tantino dominante, ma lotta”dico a bassa voce, così che solo loro due possano sentirmi.

“Certo"dice sorridendomi. "Ti ringrazio Daisy, non so cosa dire, se non fosse stato per te…”dice commosso.

“Ma che dici”lo interrompo, con tanto di gesto della mano.

Sembra troppo un addio, non vorrei scoppiare a piangere davanti a tutti.

“Allora arrivederci Susanna, Ethan, spero siate felici, e lo penso veramente”dico guardando in cagnesco la vipera.

“Certo, grazie veramente Daisy”dice Susanna abbracciandomi con

trasporto, già in lacrime.

 "Veramente, non so che dire, immagino che ti costi molto lasciarlo, ti ringrazio”dice ancora scostandosi da me e prendendomi le mani fra le sue.

“Sì, è vero”dico lanciando uno sguardo a Ethan.

Sorrido a Susanna e do le spalle a tutti dirigendomi alla porta.

“Ah, un’altra cosa”dico rivolta a Ethan.

“Non provare ad escludermi dalla tua vita. Io mi reputo vostra amica”dico guardandoli. "Quindi spero mi farete qualche telefonata, inoltre voglio essere invitata al vostro matrimonio e al battesimo del vostro primo figlio”dico sorridendo e facendo arrossire Susanna.

“Certamente, te l’ho detto. Tu sei e resti importante per me" mi ricorda Ethan.

“Bene, allora vado”dico e m’incammino.

"Daisy! Dove andrai ora?”Mi chiede Ethan.

“A casa e poi dai miei genitori a dirgli della fine del nostro fidanzamento”

“salutameli”

“contaci”dico voltandomi verso di lui con un gran bel sorriso e riprendo a camminare.

“Signorina, i suoi bagagli e il biglietto aereo”dice Robert sbucando all’improvviso alla mia sinistra.

“Ti ringrazio Robert”dico allungando il braccio per prendere le valigie.

“No, lasci, gliele porto io fino al taxi”

“grazie”dico e ticchettando con i tacchi sul parquet pregiato, faccio la mia grande uscita di scena da quella casa, e dalla vita di Ethan.

Dopo non so esattamente quanto tempo in aereo; perché ho perso totalmente la cognizione del tempo, mi trovo in Francia, fuori dalla stazione e sono da sola, triste e vuota, per non dire ferita.

 Mi sento veramente male e cerco in tutti i modi di non pensare all'aeroporto, quello con cui stavo con Ethan, ma tutti i pensieri che cerco di allontanare con tutta me stessa, ritornano a tormentarmi; però nonostante tutto mi sento meglio quando penso che ora Ethan è con Susanna.

Sono tanto cari tutti e due e poi, non ho chiuso con lui, posso sempre chiamarli e sapere come va la loro relazione, penso facendo un mesto sorriso.

Mentre ero in aereo, cercavo quasi sempre di dormire per non pensare, e ogni volta sognavo solo due persone, che sempre, non appena appoggiavo la testa sulla spalliera della poltrona, intenzionata a fare un sonnellino, si alternavano nei miei sogni. Adam ed Ethan, sempre e solo Adam ed Ethan.



Quando sognavo Ethan, mi svegliavo e cominciavo a stare male, e quando sognavo Adam, avrei tanto voluto che fosse presente per prendermi in giro e di conseguenza farmi arrabbiare, così da distrarmi e pensare ad altro, ma purtroppo ero sola.

In taxi guardo la città passarmi davanti e non ci metto molto a giungere nella mia zona. Riconosco tutto: la panchina dove io ed Ethan innumerevoli volte ci sedevamo a mangiare il gelato, e il supermercato dove facevamo la spesa. Di solito agli uomini non piace farla, ma lui era diverso.

 Ricordo addirittura l’angolo dove mi aspettava per incontrarmi dopo che uscivo dal lavoro, anche se gli dicevo sempre che poteva venire a prendermi direttamente lì, ma lui aveva paura potesse crearmi problemi.

Un giorno sono uscita prima dal lavoro e mi sono fatta un giro in centro. Era poco prima della mia solita ora in cui staccavo dal lavoro, e l’ho visto arrivare tutto tranquillo, bello come il sole e fermasi a quell’angolo ad aspettarmi.

Molte ragazze gli passavano davanti e lo guardavano, ma lui non le degnava neanche di uno sguardo, in quel momento pensavo

Aspetta me e non le vede neanche le altre, lo adoro, penso mentre gli occhi cominciano a pizzicarmi e mi si appanna la vista, ma non voglio piangere, non in taxi.

Arrivo davanti al palazzo dove ho l’appartamento che condividevo con Ethan. Pago il taxista, prendo le valige che ho posato accanto a me, e alzo lo sguardo che subito si posa su balconcino al quinto piano.


Lì ho il mio appartamento con ancora molte cose di lui, come farò a non stare male? Penso e sospiro.

Mi faccio forza, salgo a piedi i cinque piani, perché la piccola fatica non mi fa pensare, e mi fermo davanti alla porta alla ricerca delle chiavi, quando sento un rumore.

Accosto l’orecchio alla porta per essere sicura di aver sentito bene e odo altri rumori. 


Chi sarà mai? Un ladro? Beh, sarebbe veramente dannoso ora, visto come sto, ma comunque la porta non sembra essere stata forzata, quindi infilo la chiave nella toppa e apro.

La luce in sala è accesa, la mia televisione trasmette uno dei miei dvd, e qualcuno sgranocchia rumorosamente dei pop - corn seduto sul mio divano.
 

Sorrido. So chi è.

Chiudo la porta facendo apposta rumore e la chioma castano ramata che sbuca dalla spalliera del divano fa un salto e si volta di scatto verso di me.

“Fratello, che ci fai qui?”Gli chiedo mettendomi le mani sui fianchi, per dare più enfasi alla domanda.

“Daisy, sorellina, sei ritornata?”

“Non mi vedi?” 

Si alza e mi viene incontro. 

“Allora fratello, che ci fai qui?”Chiedo ancora.
“Mi credi se ti dico che sono venuto per un po’ di tranquillità?”

“No”

“ok, ho usato casa tua mentre eri via, ma ora vieni qui”dice spalancando le braccia.

Vado a rifugiarmi nel suo caloroso abbraccio e mi lascio stringere forte.

“Stai veramente da schifo e il fatto che Ethan non sia con te centra vero?” Chiede facendomi capire che ha già compreso qualcosa.

“Sì”ammetto già in lacrime e scoppio a piangere.

“Racconta tutto al tuo fratellone scroccone che però ti vuole un bene dell’anima”dice scostandomi da se per guardarmi dolcemente in viso, e le sue parole stranamente mi strappano un sorriso, peccato vada via subito.

“Va bene, ci provo”dico accoccolandomi contro il suo petto e subito le sue braccia familiari mi stringono con affetto.

Dopo poco gli ho detto tutto per filo e per segno, e mi lascio nuovamente abbracciare forte.

“Non ce l’ho con lui, è un ragazzo d’oro. Dovevi vedere come stava quando non si dava pace perché mi stava facendo soffrire.

“Immagino. Lo so che non è cattivo. Non riuscirebbe a esserlo neanche

volendo, proprio come te”dice baciandomi una guancia.

“e quell’Adam?”

“Adam?”Chiedo guardandolo.

“Sì, il fratellastro di Ethan”.

“Lui è impossibile”dico indispettita.

 "Ha il carattere del tutto opposto a quello di Ethan, è freddo, antipatico, e mi ha chiamato più volte stupida durante la mia permanenza da loro”.

“Aaah sì, cattivissimo”

Gli do una poderosa pacca sulla spalla.

“Che fai? Mi prendi in giro anche tu adesso?”

“Ti piace”

“Chi?”

Mi guarda esplicito.

“No!” Esclamo spalancando gli occhi.

“Questo tizio, Adam, ti piace”

“ho detto di no!”


“Te lo leggo negli occhi e ti conosco bene sorellina, siamo gemelli”.

“E che vuol dire? Non è vero, non mi piace. Forse mi attrae fisicamente ma…”mi porto subito una mano alla bocca. Che ho detto?

Tu guarda che mi fa dire, penso guardando mio fratello che ha un sorrisetto, da “ne ero certo”dipinto sul viso.

“Visto, ti piace e ti attira anche la sua aria gelida e il suo prenderti sempre in giro, ammettilo”.

“No”

“dillo”

“no, non è così”

“a a, non me la racconti giusta”

“Riky, ti ho detto…”ma vengo interrotta dal campanello.

“Chi sarà?”Chiedo confusa.

“Non lo so, Katerina sapeva che eri via, quindi non può essere lei”dice parlando della mia migliore amica che ogni tanto a quest’ora viene a farmi visita. 

“Appunto, quindi…”

“apri”dice tranquillo.


Annuisco, e fidandomi di lui, come sempre, apro. 

Non posso credere ai miei occhi.

“Adam!”Esclamo incredula, e mio fratello sbuca da dietro la porta.

“Davvero tu sei Adam? Il fratellastro di Ethan, quello che ha detto stupida più volte a mia sorella e l’ha turbata così tanto?” Chiede mio fratello guardandolo, e non so da chi pretenda una risposta, se da me o da lui, comunque so che è un deficiente.

 Guardo mio fratello, irritata, e gli mollo un calcio sullo stinco.

Parla troppo, anche se so che lo fa per me.

“Ahia” dice prendendosi la gamba. 

Lo spingo via e cade sul divano.

“Che ci fai qui?”Chiedo ad Adam, guardandolo confusa.

“Quello e avrei dovuto fare prima che partissi”dice autoinvitandosi in casa.

“Ok, io ti saluto”dice mio fratello tagliando la corda.

“Dove vai?”Chiedo e lo afferro per la maglietta a righe, quella che gli ho regalato per il compleanno.

“A casa. Tranquilla, se serve chiamami pure in qualsiasi momento, avrò il cellulare accanto a me, sul comodino, e ho la copia delle tue chiave di casa” dice mostrandomela.
 

“Comunque non credo che servirà”continua a dire guardando Adam.

“Allora vado, stammi bene sorellina e non fartelo scappare. So che gli vuoi bene”mi sussurra, e mi da un bacio sulla guancia.

“Prenditi cura di lei eh!” Dice poi rivolto ad Adam facendomi diventare rossa.

“Devi andare, giusto? Allora vai!”Esclamo chiudendogli la porta dietro le spalle e lo sento sghignazzare.

Uffa, ma non capisce che così mi mette in imbarazzo, lo fa apposta? Penso sorridendo, e di colpo mi ritrovo da sola con Adam, immersa nel silenzio.

“Allora, che cosa volevi dir…”chiedo voltandomi, ma non riesco a finire la frase che mi abbraccia.

Rimango allibita dal suo gesto singolare, poi gli prendo il lembo della maglietta con due dita e glielo tiro per richiamare la sua attenzione.

 “Adam? Che diavolo fai?” Gli chiedo tesa.

“Ti sto abbracciando, non è chiaro? Certo che sei…”

“no, non lo sono”dico interrompendolo.



“È vero, non lo sei”dice stringendomi di più a se.

Lo scosto da me spingendolo delicatamente per il petto, cercando d’ignorare i suoi muscoli sotto le mie mani, e lo guardo perplessa, sperando di non essere arrossita.
“Perché mi hai seguito? Non capisco”.

Fa un sorrisetto, ma è strano, come se fosse timoroso. 

Lui timoroso? Davvero?

“Lo so che è tutto così improvviso e che tu ami ancora mio fratello, ma…”

“ma?”Chiedo e non so neanche perché lo voglio sapere.

Mi guarda e per un attimo noto della timidezza in lui che m'intenerisce. 

Incredibile, penso guardandolo.

“Voglio chiederti di provare a stare insieme a me. Mi piaci e voglio conoscerti meglio. Lo so che è troppo improvviso, quindi, forse vorrai stare da sola, ma è come se tu abbia portato una ventata d’aria fresca nel mondo monotono e opprimente in cui vivevo. 

Hai sfidato mia madre. Nessuno tranne me l’aveva mai fatto prima d’ora, e invece di avercela con mio fratello, cosa che sarebbe stata più che normale visto quello che ti ha fatto, tu lo hai aiutato e sei riuscita a farli mettere di nuovo insieme.


Sei incredibile! E ho capito che sei diversa dalle altre ragazze, come lo aveva capito anche mio fratello, motivo per cui si è innamorato di te, anche se non profondamente come con Susanna.

Hai una grande forza di volontà e un amore smisurato per le persone a cui tieni, e vorrei anch’io entrarne a far parte”ammette tranquillamente, diretto.

È sorprendente, penso guardandolo allibita.

Io ho sempre fatto come volevo, mia madre non mi sopporta perché la sfido, mio padre è sempre a lavoro e comunque anche lui preferisce Ethan, ed io non sono Ethan, sono molto diverso da lui.

 Non mi farei mai separare dalla ragazza che amo, neanche se mi rinchiudessero, e non m’interessa se non vogliono una ragazza normale, già è tanto che mi tengono ancora in casa”dice e poi s'interrompe.

 E con questo non voglio assolutamente farti pena, non mi piace sembrare una vittima, infondo mi va bene così, voglio solo farti capire che se il sentimento che provo per te e che mi è ancora parzialmente oscuro va oltre il fatto che mi piaci, non ti lascerò mai, anche perché non ho mai avuto una ragazza, mi stanno alla larga per il mio caratteraccio, quindi io…”dice all’improvviso esitante e intimidito.

“Ah, accidenti!”Esclama passandosi nervosamente una mano fra i capelli, e quel gesto mi distrae da quello che mi sta confusamente dicendo, per quanto sia importante e soprattutto difficile per lui esprimerlo, e visto che è così vicino che se distendo un braccio posso toccarlo, gli insinuo istintivamente le dita fra i capelli che come immaginavo sono morbidissimi, e rimango un attimo trattenuta da un boccolo nascosto fra la sua folta e lucida chioma ondulata nera come l’ossidiana.


Lui mi guarda sorpreso.

“Scusa, mi è venuto istintivo. Anche la prima volta che ti ho visto avrei voluto…”dico diventando rossa e ritraggo la mano, ma lui me la prende dolcemente e con uno strattone mi tira a se e mi bacia con una tale dolcezza che non credevo potesse avere. 

Le sue labbra sono morbide e il suo bacio delicato e gentile, quando mi accorgo che lentamente sta cambiando diventando sempre più intenso, fino a divenire appassionato.

 Mi divora, tanto che mi ha inclinato all’indietro, mentre le sue braccia protettive e forti mi circondano la vita per evitare che cada, e mi ritrovo istintivamente a rispondere al suo bacio con altrettanto trasporto, percependo ugualmente la ora celata e infinita gentilezza che lo contraddistingue. 

Mi piace il contatto delle sue labbra sulle mie, penso prendendogli il viso fra le mani per evitare che si scosti da me, ma in un attimo di lucidità che stava quasi del tutto sparendo, mi allontano guardandolo spaventata da me stessa e dai miei sentimenti confusi.

“No, io non capisco, com’è possibile, mi sono appena lasciata con Ethan, non è normale che faccia così” affermo confusa e agitata.

"È attrazione fisica Daisy, è normale, e forse c’è anche qualcosa di più, o almeno lo spero”dice guardandomi con un sorriso incredibile.

 Non glielo avevo mai visto fare, neanche quella volta a casa sua, quando mi ha sorriso dopo che mi aveva messo letteralmente con le spalle al muro.
 No, questo sorriso è totalmente diverso, dolcissimo e timido, sembra anche felice, possibile? Mi chiedo guardandolo.

 Non credevo che Adam potesse essere così dentro, pieno di sfaccettature, colori e sfumature, ed io sento qualcosa per lui, lo so, ma è incredibile e impossibile, non lo conosco quasi per niente e l’ho disprezzato subito, non appena mi ha dato della stupita, anche se mi ha attirato per l’aspetto e lo sguardo, e non credo sia importante il fatto che poi siamo andati sempre più d’accordo, o forse sì?

“Daisy” mi chiama allontanandomi dalle mie riflessioni, e mi porge una mano in un silenzioso invito.

“E se la nostra è solo attrazione fisica?”Chiedo incerta e timorosa.

“Possibile, ma se invece è qualcosa di più? Scopriamolo, che cosa abbiamo da perdere?”

“Mi sento immorale”.

“Andiamo, sei libera ora Daisy. Se senti qualcosa per me, perché non buttarsi e approfondire?”Mi chiede, ed è talmente logico e convincente che cedo.

 Quel che accadrà, accadrà, penso posando la mia mano sulla sua e sentendo quella deliziosa sensazione che non mi ha mai abbandonato.
 
Mi guarda con un calore che non gli avevo mai visto nello sguardo e mi tira a se sorridendo. 


Adoro il suo sorriso, mi trovo a pensare, e forse è vero che non è solo attrazione, scopriamolo! Penso sorridendo, quando lui mi tira a sé e mi bacia.


 
  
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