10/04/2014
1 recensioniI’m waiting for you!
Era mattina e Jane come al solito era arrivato su una scena del crimine.
Questa volta però non era intento a fissare un altro corpo privato della sua forza vitale,ma stava guardando l’orizzonte e l’incrocio che aveva di fronte. Appena arrivato non vedendo Teresa aveva chiesto a Kim “Ehy,dov’è Lisbon? Non l’ho vista da queste parti.” “Non è ancora arrivata.” Rispose senza staccare lo sguardo dal blocchetto degli appunti dove stava scrivendo. Patrick non disse niente,ma poi si ricordò. La sera prima era uscita con Pike e non si era più fatta sentire. Che fine aveva fatto? Una mezza idea ce l’aveva. Lei non era mai in ritardo. Così,preoccupato,si mise in un punto visibile ad aspettarla,come fa un cane con il suo amato padrone. Quando finalmente da dietro un Taxi parcheggiato vide sbucare una sua ciocca mora muoversi nell’aria. Poco dopo vide anche il suo viso. Non aveva la sua solita aria seria,stava pensando a qualcos’altro o a qualcun altro. Non guardava avanti a sé mentre camminava,ma da un lato,come non volesse incontrare lo sguardo ansioso di Jane. Poi sollevò il capo e lo vide mentre allargava le braccia e la fissava picchiettando il dito sul suo orologio. Lei sorrise e subito guardò da un’altra parte. Quando furono spalla a spalla Patrick disse “Com’è andato l’appuntamento con Pike?” “È andato bene.” Rispose tagliando corto. “..solo..bene?” “Certo,tutto ok” l’imbarazzo era altissimo “Beh perfetto..eccellente..” Per fortuna si intromise Kim ad esporre il caso. Jane non demordeva,non riusciva ad ascoltare la collega,era concentrato a guardare negli occhi di Teresa per capire cosa non gli aveva detto. “Ok,io e te andiamo a parlare con i familiari.” Disse l’agente mentre si avviava con l’altra ma Patrick la fermò per un braccio “Devo parlarti” sussurrò. “Tu vai avanti. Ti raggiungo subito.” “Certo” disse Kim con la faccia interrogativa. “Dimmi” “Cos’è successo ieri..dopo che ve ne siete andati?” “Jane! Vuoi continuare per molto? Abbiamo un caso,basta interessarti della mia vita!” affermò la mora.
“Ehy non è un interrogatorio. Sono solo curioso.” replicò il biondo. La donna sospirò e raccontò. “Siamo andati a mangiare un pancake e abbiamo parlato di lavoro. Poi abbiamo fatto una passeggiata e mi ha riaccompagnato a casa.” “Tutto qui?” “L’interrogatorio è finito?” disse seccata. Lui la guardò alzando un sopracciglio. “Ok,ok. L’ho invitato ad entrare ma lui a rifiutato e ci siamo salutati. Fine! Ora vado” e gli girò le spalle. Lui rimase pietrificato. Come poteva LEI averlo invitato a casa sua,dopo così poco tempo che si erano conosciuti.
Quando ritornarono in ufficio Patrick prese una tazza di the e mentre si stava avviando verso il suo amato divano,vide Teresa e Pike parlare amorevolmente e poi salutarsi. Il consulente si avvicinò alla donna e sentì la puzza di quell’agente sulla sua Lisbon,un suo possedimento.
“Ok cosa?” disse sorseggiando l’infuso “Mi ha invitato a cena e… sì,ci andrò” e soddisfatta se ne andò. Il mentalista non poteva farla passare liscia a quell’intruso,avrebbe fatto qualcosa.
Finalmente sera,la giornata era stata stancante,ma grazie a Jane il caso era risolto. Mentre lui girava per l’ FBI intravide nella parete di vetro i due che si stavano preparando ad uscire. Era il momento. Sia avvicinò a loro e chiese “Eilà! Dove andate di bello oggi?” “Oggi cucina asiatica!” disse l’uomo,tutto contento. “Ah bene,non sei felice Lisbon? Tutti questi cibi nuovi! Beh,divertiti TESS!” rispose con un gran sorriso,poi si avvicino alla sua amata e le diete un bacio sulla guancia. Pike e l’agente rimasero pietrificati,senza parole,l’uno quanto l’atro. Patrick era soddisfatto e se ne andò passando vicino a l’uomo e sussurrando “Lei è MIA,trattala bene.” E gli diede una pacca sulla spalla.
Missione compiuta.