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Autore: a_marya    11/04/2014    0 recensioni
Curt e i suoi allievi sono in viaggio tra i mondi da più di mille anni, alla ricerca della Protettrice e finalmente la trovano in Sarah, umana bella, ricca e viziata che sta per affrontare un lungo viaggio attraverso il suo Paese, per raggiungere il suo promesso sposo. I Cercatori ne approfittano e si fingono soldati mandati come scorta dal futuro sposo, con l'intento di avvicinarsi a lei e convincerla a completare il rituale.
Ma le cose non vanno come previsto e sono partiti appena da pochi giorni quando Sarah scopre il loro inganno e fugge terrorizzata. Ha così inizio una nuova ricerca disperata: devono trovare Sarah prima che la trovino i seguaci di Arganor, che muoia di fame e freddo o che raggiunga Wellsey, dove potrà farli giustiziare per eresia.
Ma non sono gli unici a cercare la ragazza e sono tante le forze in gioco che gli impediscono di raggiungerla...
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Siete splendida questa mattina, mia signora – la salutò Dawley mentre Sarah si accomodava in carrozza.
La ragazza non poté che sorridere felice e ringraziare, sebbene non mancò di guardare di sottecchi la contessa, seduta di fronte a lei, per notare la sua reazione.
- La nostra contea sarà onorata ad avervi – continuò Daniel, prima di spronare il suo cavallo per mettersi davanti alla carrozza.
Che persona squisita che era quel Dawley! Avrebbe tanto voluto conoscerlo prima, molto prima! Sarebbe stato bello ballare con lui ai ricevimenti, incrociarlo quando andava al caffè a Yorgis, magari incontrarsi per qualche cavalcata…
- In realtà vi vedo un po’ provata, invece. Non avete dormito bene? – le chiese la contessa.
Sarah non riuscì a capire se fosse una battuta per offenderla o un raro tentativo di fare una conversazione amichevole e decide di interpretarlo come la seconda.
- Ho fatto degli strani sogni. Si vede che viaggiare mi scombussola più di quanto credessi.
Era vero, quella volta. La notte precedente si era addormentata immediatamente ma il suo sonno era stato agitato e per nulla riposante. Terribili immagini di mostri ghignanti e misteriosi inseguitori l’avevano tormentata per quasi tutto il tempo e quando si era alzata si era sentita più stordita e spossata di quando era andata a dormire.
- Si vede che siete molto… delicata – replicò l’altra, con un sorrisetto che rese quell’aggettivo un insulto.
Ma Sarah era troppo stremata per ribattere ai suoi modi offensivi e lasciò correre, preferendo appoggiare la testa e chiudere gli occhi, sperando di riuscire ad addormentarsi almeno per un po’.
Sfortunatamente, il sonno non riusciva a sorprenderla a causa dei sobbalzi della carrozza e, come se non bastasse, all’improvviso dal cielo venne giù una pioggia battente che continuò per tutto il giorno, rendendo accidentato il percorso e costringendoli a fermarsi più di una volta.
La giornata si trascinò quindi noiosa e disagevole e alla sera Sarah era così di cattivo umore che preferì cenare nella sua stanza, in silenzio, e mettersi subito a dormire, con la speranza di non avere altri incubi.
Nonostante quei buoni propositi, tuttavia, l’aria soffocante della stanzetta minuscola in cui era stata sistemata quella sera era davvero insopportabile e le rese impossibile dormire come previsto. Inoltre, dalla stanza accanto alla sua provenivano dei rumori continui e molesti, che la costrinsero infine ad alzarsi e preferire una passeggiata nel minuscolo cortile della pensione.
Quando arrivò all’unica panca, scoprì però di non essere stata l’unica a pensare di prendere un po’ d’aria. Dawley era seduto al centro del sedile e contemplava un imprecisato punto davanti a lui, evidentemente perso tra i suoi pensieri.
Sarah si domandò se non fosse saggio tornare nella sua stanza: la compagnia del ragazzo era fin troppo piacevole per una promessa sposa e Sarah continuava a temere la reazione della contessa, quando avesse deciso che lei e il soldato avevano troppa confidenza.
L’idea però di tornare in quella stanzetta soffocante e umida la disturbava troppo e così decise di tentare la sorte.
- Anche voi non riuscite a dormire? – chiese, avvicinandosi al ragazzo che si voltò e le sorrise.
- Strano vero? È stata una giornata più faticosa del solito, eppure la mia mente non ne vuole sapere di mettersi a riposo – le rispose lui, facendole spazio sulla panca.
- E voi, come mai non riuscite a dormire? – si informò poi, mentre Sarah sistemava le gonne intorno a lei.
- Mi sentivo mancare l’aria in quella stanza e i miei vicini continuano a fare troppo rumore per lasciarmi dormire.
- Volete che li faccia smettere? – domandò Dawley, fissandola, ma Sarah scosse il capo.
- In realtà preferisco comunque prendere un po’ d’aria fresca, se non vi dispiace la mia compagnia.
Lui le sorrise di nuovo, un sorriso che sembrava brillare come un piccolo faro nel buio della sera. Non doveva essere molto tardi, perché la luna non era ancora molto alta nel cielo, ma il cortile era così pieno di alberi da rendere il giardino ancora più oscuro.
- Non credo esista qualcuno a cui può dispiacere la vostra compagnia. Ashford è un uomo fortunato.
Sarah abbassò lo sguardo mentre sorrideva. Chissà perché i complimenti del giovane Dawley le facevano quell’effetto, elettrizzandola dalla testa ai piedi. In fondo, non è che fossero gli unici compimenti ricevuti, aveva sempre saputo di essere bella, eppure se lo diceva Daniel era come se lo sentisse per la prima volta.
O forse erano i suoi occhi a farle quell’effetto, con quella particolare sfumatura verde mare, così intensi che sembravano attraversarla come una spada…
Per un momento Sarah corrugò la fronte. Avrebbe giurato che gli occhi di Dawley fossero scuri, non verdi. Anzi, le sembrava di aver pensato che a piacerle di più fossero proprio i suoi occhi nocciola, quasi dorati. Ma a essere precisi, il dorato non era un colore scuro…
- A cosa state pensando? – le domandò Daniel, prendendole una mano.
Il solo contatto con le sue dita fredde la scosse in ogni fibra del suo essere, come se un’ondata di brividi l’avesse percorsa in ogni centimetro di pelle.
- Scusatemi… mi chiedevo di che colore siano i vostri occhi. Prima mi sembrava che fossero dorati mentre ora…
Ancora una volta, come era successo durante la loro passeggiata quando gli aveva detto che si ricordava di lui al ballo dei Dempsey, Sarah vide Daniel irrigidirsi, per una frazione di secondo così breve da farle dubitare di averla vista. Eppure questa volta ne era certa, Dawley non se lo aspettava un commento del genere.
- Ci credete se vi dico che non ne sono sicuro? Sembra che i miei occhi siano così chiari da cambiare a seconda della luce. Forse è questo che vi ha ingannato.
Come sempre, le sorrise, con quel suo sorriso speciale che sembrava avere il potere di incantarla. Questa volta, però, il sorriso del ragazzo non bastò a scacciare la sensazione che le stesse mentendo.
Sapeva che era stupido, nessuno avrebbe avuto motivo di mentire sul colore dei propri occhi eppure una parte di lei era assolutamente certa: Dawley le stava mentendo.
Subito dopo, comunque, Sarah scosse la testa dandosi della sciocca. Era evidente che il ragazzo non aveva alcuna ragione di mentire, probabilmente la mancanza di sonno la stava facendo sragionare. Forse era meglio tornare in camera e provare a chiudere occhio…
- Di sicuro posso dirvi che i vostri occhi sono meravigliosi, il colore dell’acqua del fiume.
Le parole di Dawley la sorpresero mentre si alzava per tornare nella sua stanza e la bloccarono lì dov’era, togliendole quasi il respiro. Non tanto per quello che aveva detto, in realtà, ma per il modo in cui le aveva pronunciate, per quell’accento caldo del Sud e per il peso che sembravano avere nella sua mente.
- Dimenticate i miei occhi e ditemi come posso dimenticare i vostri – sussurrò ancora Dawley, facendosi più vicino.
Ormai le stava seduto sulla gonna ma Sarah non era abbastanza in sé da rendersi conto di quanto sarebbe stato sconveniente se qualcuno, magari proprio l’odiosa contessa, li avesse sorpresi in quel momento. Riusciva solo a pensare che nonostante fosse un soldato, aveva il profumo più buono che avesse mai sentito, dolce ma al tempo stesso mascolino…
- E’ stato un peccato conoscervi solo adesso, mia signora. Il destino avrebbe dovuto sorridermi di più e regalarvi a me molto tempo fa – continuava intanto Dawley, senza smettere di accarezzarla con lo sguardo, facendola sentire inspiegabilmente nuda.
Come sarebbe stato ritrovarsi nuda tra le sue braccia? Sarah non lo sapeva, anche perché non si era mai spogliata completamente in compagnia di qualcuno, ma era pronta a credere che il bellissimo Daniel potesse regalare attimi di pura felicità a qualsiasi donna…
Fortunatamente, quei pensieri riuscirono a penetrare la nebbia che le aveva invaso il cervello e Sarah si ordinò di alzarsi immediatamente da quella panca, prima di fare qualcosa di cui avrebbe potuto pentirsi.
Come aveva potuto decidere di restare in cortile nonostante fosse occupato? Ormai non era più una ragazzina spensierata, stava per diventare la moglie di un duca e non aveva più alcun diritto di restarsene lì a farsi corteggiare da un uomo che non era il suo futuro marito, per quanto affascinante potesse essere.
Tuttavia, alzarsi le costò una certa fatica e non ebbe il coraggio di allontanarsi ulteriormente, per fare ritorno alla sua stanza. In fondo, quel giovane era l’unica presenza che la confortava un po’ durante quel lungo viaggio solitario e non aveva ancora fatto niente di male, doveva solo stare attenta a non superare il limite.
D’altro canto, nemmeno Daniel sembrava disposto a separarsi, con sua stessa meraviglia. Non era uscito in balcone per incontrare Sarah, anzi si era nascosto tra quei pochi alberi sparuti per avere un po’ di silenzio e pace, per lasciarsi andare ai ricordi al riparo dagli sguardi dei suoi amici.
Da quando Tessa lo aveva apostrofato con quelle battute maligne, non era più riuscito a togliersi dalla testa il pensiero di Alinor, della sua risata cristallina e dell’intensità che assumeva il suo sguardo quando lo guardava, trasmettendogli tutto il suo sentimento…
Come aveva potuto pensare di voler accarezzare Sarah? Dopo Alinor, non aveva mai più provato il desiderio di sfiorare nessun’altra e gli sembrava la cosa più naturale e giusta. D’altronde, come avrebbe potuto gioire di qualcuna che non fosse la sua Alinor, che non avesse i suoi occhi scuri e quella cicatrice sul polso, o quel modo buffo di arrotondare la “r” quando lo chiamava mahari, marito?
Solo che non era mai stato davvero suo marito e quel pensiero lo annientava ancora adesso. Come avrebbe potuto, quindi, pensare ad un’altra raìka, un’altra moglie?
Eppure era bastato sentire il profumo di Sarah quando aveva aperto la porticina del giardino per dimenticare qualsiasi visione di Alinor. Quella ragazza, quella mortale, sembrava avere il potere che niente e nessuno era riuscito ad avere su di lui in quei lunghi mille anni dalla scomparsa di Alinor: liberare la sua mente dal peso dei ricordi.
Quando Sarah gli era vicina, Daniel non riusciva a concentrarsi su niente che riguardasse Alinor, né a immaginare il diafano viso nella mente, né a ripercorrere i ricordi dei loro momenti che più gli si erano impressi nel cuore.
Che razza di magia poteva essere quella? Era forse il potere della Pietra di Luna? In fondo, molte Scritture ne parlavano come se quel manufatto avesse il potere di “liberare dalla sofferenza”. Che fosse quello che stava sperimentando? Che il potere della Luna fosse già in qualche modo attivo, anche prima che il rituale fosse portato a termine?
Non lo sapeva, come non sapeva cosa c’era in quella ragazza esile e presuntuosa che lo attirava tanto, che gli faceva sentire il bisogno di affacciarsi nella carrozza ogni tanto e controllare che andasse tutto bene, oppure di difenderla dalle critiche di Tessa. Però sapeva che qualcosa c’era che lo legava a lei, soprattutto lì, in quel momento, mentre i raggi di luna che filtravano tra i rami le donavano una sorta di aurea argentata…
- Forse è meglio che vada – annunciò Sarah, dopo un silenzio interminabile, senza muovere un passo, in realtà.
Sapeva che era una follia restare in quel cortile un secondo in più ma si sentiva strana quella sera, come se quel momento in cortile non stesse accadendo realmente ma fosse solo un bel sogno, dove niente di brutto poteva succedere.
E il semplice fatto che il ragazzo non la allontanasse ma si limitasse a fissarla in quel suo modo così intenso, le sembrava quasi un segno, un modo del destino per dirle che andava bene restare lì, così, a sentire il proprio cuore accelerare ad ogni respiro.
Per un momento, anzi, le sembrò tutto così perfetto che una parte di lei all’improvviso seppe con assoluta certezza che si sarebbero baciati, lei e il soldato, in quel cortile illuminato dalla luna. Un bacio meraviglioso, appassionato, uno di quei baci che ti toglievano in fiato anche solo a leggerne in qualche pagina…
Dawley, invece, si limitò a prenderle la mano e a baciarla, in un gesto di semplice galanteria che però fu sufficiente a infuocarle le vene e stordirla come il più appassionato dei baci.
- Buonanotte, mia signora – le disse semplicemente il ragazzo, prima di sparire nell’ombra della porticina, lasciandola immobile a fissare il punto dove Dawley era scomparso, la mente in pieno tumulto, quasi quanto il suo cuore, che sembrava impazzito.
Ma che cosa le era saltato in mente? Immaginare un bacio col soldato del suo futuro marito! Stava forse impazzendo? Il viaggio aveva messo così tanto a dura prova il suo equilibrio mentale, che non sapeva più cos’era l’autocontrollo?
In fondo, il ragazzo era indubbiamente bellissimo ma non era certo l’unico bel viso che aveva visto in vita sua, quindi perché la sua presenza bastava a scombussolarla a quella maniera? Anche quello sciocco di Stephen, che l’aveva costretta a quella assurda situazione, era molto bello e certo era un partito migliore di un soldato, ma non l’aveva mai fatta sentire così, non le aveva mai fatto quell’effetto devastante che sembrava avere invece Dawley su di lei!
Che fossero quelle le sensazioni tanto raccontate nei romanzi che la sua istitutrice l’aveva costretta a leggere per ore? No, non poteva essere. Intanto non era affatto meraviglioso o sensazionale come lo descrivevano gli scrittori, ma anzi era imbarazzante e fastidioso sentirsi così esposti con un estraneo. E poi non poteva succederle proprio adesso, con qualcuno che non era suo marito…
Non era certo un’ingenua e non credeva che avrebbe amato il futuro duca solo perché i loro genitori avevano deciso di unire le loro vite, ma riteneva che il poveretto meritasse almeno un’occasione, prima che lei si scegliesse un’amante! Tra la sua guardia personale poi!
Ma come avrebbe potuto ormai incontrare Dominic Ashford, guardarlo negli occhi e non fare il confronto con quelli di Dawley? Come avrebbe potuto trovare il suo futuro marito più affascinante e intrigante del giovane alto con i capelli lunghi che indossava il suo stemma sulla giacca?
E comunque, era anche colpa di quello stupido di Dominic Ashford se lei si trovava in quella situazione. Se fosse andato a prenderla come previsto, se fosse stato lì con lei in quel momento invece che abbandonarla a degli estranei, ora lei non avrebbe avuto modo di cercare la compagnia di un soldato, per quanto affascinante fosse…
“Ora basta, sciocca ragazzetta” si disse Sarah, trovando finalmente la lucidità per tornare nella sua stanza. Non doveva permettere alla sua mente di giocarle quegli scherzi: era sempre stata una persona pratica e questo voleva dire, in quel caso, piantarla con le fantasie infantili sul bel soldato che le faceva gli occhi dolci e concentrarsi sul suo futuro compito di moglie e duchessa.
Tuttavia, non era agli insegnamenti di Madame Flochard che stava ancora pensando quando finalmente il sonno prese il sopravvento.
  
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