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Autore: BrokebackGotUsGood    12/04/2014    3 recensioni
-Uhm..Jake?- mi chiamò, un po' titubante.
Mi voltai nuovamente verso di lui, incuriosito. -Mh?-.
Mi fece segno con il dito di guardare verso l'alto e inizialmente non capii, aggrottando la fronte, poi, chiedendomi cosa avesse visto di così allarmante, alzai la testa.
Non lo avessi mai fatto.
Sopra di noi se ne stava appeso un bel ramo di vischio, finito lì sicuramente per mano di mia madre, dal momento che io ero certo di non avercelo messo: assunsi la stessa espressione stupita di Heath, cercando di non badare al mio battito cardiaco che era improvvisamente e bruscamente accelerato, e boccheggiai un paio di volte cercando di far uscire dalla mia bocca una frase di senso compiuto.
''Oh cazzo, e adesso?!''
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'A love that will never grow old'
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"Avanti, lancetta, fai la brava e spostati un po' più avanti. Per favore, solo di dieci minuti!"
Fantastico, se ora mi mettevo perfino a pregare l'orologio ero messo davvero bene.
Mentre io continuavo a fissare inesorabilmente il tempo che scorreva più lento di una lumaca, quasi stesse complottando contro di me, gli ospiti erano già quasi tutti arrivati e chiacchieravano allegramente tra di loro, godendosi la calorosa e gioiosa atmosfera natalizia alimentata dalle varie decorazioni e luci sparse per la casa; la maggior parte era già seduta a tavola, mentre nel salotto si erano formati dei gruppetti di donne impegnate a discutere di gossip e io ero l'unico scemo che faceva l'asociale standosene in un angolino.
Sì, c'erano praticamente tutti: Natalie, Anne, Matt, Chris, Tobey, Gemma, Peter e Maggie, i miei genitori, amici e parenti vari.
Mancava solo lui.
Quell'attesa mi stava letteralmente facendo impazzire, ma non dovevo rimanerne poi tanto sorpreso, vista la persona che stavo aspettando e da cui ero potentemente, ingiustamente attratto. 
Sì, ingiustamente. Ingiustamente perché era il mio migliore amico, perché aveva già una vita e, soprattutto, perché era un uomo, dettaglio non facilmente trascurabile.
Il pensiero che i miei sentimenti fossero del tutto sbagliati e inusuali era un chiodo fisso nella mia mente, ma poi, dopo una serie di auto-rimproveri fatti di "smettila di pensare a lui in quel modo", mi bastava vedere il suo bellissimo sorriso per convincermi che NIENTE di ciò che lo riguardava poteva essere in qualche modo sbagliato, compreso quello che provavo.
E poi...come si faceva a non rimanere incantati dal profondo (e terribilmente sexy) timbro della sua voce, ipnotizzati dai suoi occhi nocciola o stregati dal suo meraviglioso sorriso? Era praticamente impossibile rimanere indifferenti, sia donne che uomini ci sarebbero rimasti secchi!
D'accordo, ero completamente andato.
E la cosa strana era che non mi dispiaceva affatto.
Era già da un po' di tempo che avevo iniziato a provare qualcosa per lui che andava ben oltre la semplice amicizia, forse da quando era dovuto partire per girare il suo nuovo film: mi ero accorto che mi mancava come non mi era mai mancato nessuno, nemmeno le mie ex ragazze (anzi, ogni volta non vedevo l'ora di tornare davanti alle cineprese per trascorrere meno ore con loro) e al solo pensiero che non lo avrei visto per così tanto tempo mi si ritorceva lo stomaco; inoltre pensavo sempre e costantemente a lui, qualunque cosa facessi o con chiunque parlassi e, dopo un po' che questa cosa era andata avanti, mi ero reso conto di come stessero realmente le cose.
Non lo vedevo più come il mio migliore amico.
All'inizio mi ero sentito terribilmente in colpa per questo, non avevo imparato immediatamente a convivere con i miei pazzi sentimenti e la domanda ''allora, sono gay o no?'' aveva continuato ad aleggiare nella mia testa per intere notti passate in bianco, ma più passavano i giorni e più mi convincevo che non aveva tutta questa importanza, perché ormai era successo e non potevo (né volevo) fare nulla per cambiare le cose.
L'unica cosa che mi divorava dentro era il fatto che non sarei mai stato ricambiato e, soprattutto, che dovevo tenermi tutto dentro per evitare di rovinare l'amicizia più bella che esistesse nella parte di universo fino ad allora conosciuta dall'uomo.
Simisi di pensarci (o almeno ci provai) e, dopo aver consatato con grande disappunto che erano passati solamente tre minuti dall'ultima occhiata all'orologio, mi sedetti sulla prima sedia a portata di mano e cercai di concentrarmi su Natalie, che mi si era avvicinata con un grande sorriso stampato sulle labbra e un calice di spumante in mano.
-Hey, Jake, che fai qui isolato al posto di intrattenere le donne come tuo solito?- mi chiese divertita, indicando alle sue spalle un gruppetto formato da Gemma, mia madre e amiche di quest'ultima.
Abbassai la testa e feci una risata sommessa. -Ah, è che sto aspettando che arrivi Heath e...e sono un po' ansioso, sai...-
-Oh, certo, capisco perfettamente. Anche io sarei emozionata se stessi aspettando una mia carissima amica che non vedo praticamente da una vita!-.
Eh già, io e Heath non ci vedevamo da quasi sei mesi, impegnati come eravamo stati con il lavoro, e dire che avevo sofferto come un cane per quella lontananza era molto riduttivo.
Certo, ci eravamo sentiti per telefono ogni singolo istante libero che avevamo trovato tra una ripresa e l'altra e le telefonate erano durate ore e ore, ma non era decisamente la stessa cosa e il pensiero che lo avrei avuto di nuovo in carne ed ossa di lì a breve mi mandava in fibrillazione.
Naturalmente Nat, come tutti gli altri, pensava che la mia agitazione fosse dovuta solamente al fatto che avrei rivisto il mio migliore amico, ma quella era solamente una parte della verità: avevo un bisogno vitale di sentire la sua risata, di avere i suoi occhi sui miei, di sentire il calore avvolgente delle sue braccia attorno al mio corpo e di sapere ogni minuscolo dettaglio del periodo trascorso sul set, se si era trovato bene, se fosse soddisfatto...ogni cosa, insomma.
-Già-. Annuii sorridendo nervosamente e facendo un profondo respiro, voltandomi a guardare l'ora per la trilionesima volta.
Le otto e cinque.
''Ormai dovrebbe essere già qui''
Quasi lo avessi attirato con la forza del pensiero, qualche istante dopo sentii il suono forte e stridulo del campanello e il mio cuore perse un battito, per poi iniziare a tamburellare impazzito contro il petto; mi alzai di scatto, facendo prendere uno spavento a Nat e, senza indugi o esitazioni, corsi a rotta di collo verso l'ingresso, mani tremanti dall'emozione e stomaco completamente in subbuglio.
Non feci caso agli ospiti che mi guardarono interrogativi, chiedendosi perché avessi corso come un pazzo, e mi bloccai un istante davanti alla porta, cercando di mantenere il controllo di me stesso.
''Ok, inspira ed espira, lentamente, con calma. Così, bravissimo. Ora apri la porta e cerca di contenere l'euforia per evitare di essere troppo palese e rovinare tutto''.
Deglutii rumorosamente e, non preoccupandomi di trattenere un mega sorrisone, posai la mano sulla lucida maniglia d'ottone e l'abbassai.
Fu allora che tutto, dalle persone che mi circondavano al pavimento sul quale poggiavo i piedi, perse importanza e qualsiasi rumore, qualsiasi suono e voce cessò di esistere: Heath era lì, davanti a me, bello come il sole, con uno di quei sorrisi che ti privavano di qualunque facoltà cerebrale e un pacchetto regalo incartato con estrema cura tra le braccia.
Quella vista bastò a convincermi che sarebbe stato un Natale perfetto. Non mi ero accorto nemmeno dell'aria fredda di dicembre che mi aveva travolto non appena avevo aperto la porta, anzi, non mi fece alcun effetto, perché il calore che mi trasmise la sola presenza di Heath bastò per farmi rimanere completamente impassibile.
Sulle prime restammo in silenzio, guardandoci con aria incredula e non riuscendo a realizzare di essere davvero uno di fronte all'altro, poi lui lasciò cadere a terra il pacco e si buttò letteralmente su di me, stringendomi forte e affondando il viso nella semplice felpa grigia che indossavo.
L'euforia aveva già preso il sopravvento e non appena ricambiai la stretta mi sentii dannatamente bene, come se un sole accecante fosse tornato a splendere dopo interi mesi di pioggia e temporali; eravamo realmente l'uno tra le braccia dell'altro e sarei potuto anche morire il giorno successivo che me ne sarei andato felice.
Non sapevo cosa dire, le parole sembravano non voler uscire dalla mia bocca, come bloccate dalla forza sovrumana della gioia che provavo e lo stesso doveva valere per lui, dato che continuò a stringermi ancora per parecchi istanti senza dire niente.
Poi, quando tornammo coi piedi per terra (perché sì, mi era sembrato letteralmente di volare), fu il primo a parlare, senza però sciogliersi dall'abbraccio e nemmeno io avevo intenzione di farlo, non subito, almeno.
-Cristo, Jake...non ci posso credere...- disse sommessamente, la voce ovattata a causa della mia felpa nella quale aveva ancora il volto sprofondato, quasi volesse fondersi con essa.
Feci una debole risata, sentendomi esattamente come lui, e gli strinsi forte un lembo della giacca. -Nemmeno io...sei mesi, ti rendi conto?-
-Veramente no, non posso credere di aver resistito così tanto senza vederti!-.
Quella frase fece aumentare ulteriormente le farfalle che già si stavano agitando violentemente nel mio stomaco: mi sentii felice al pensiero che gli fossi mancato quanto lui era mancato a me.
Ridemmo entrambi e purtroppo fummo costretti a staccarci quando anche gli ospiti, sentendo una fastidiosa corrente d'aria provenire dall'ingresso, vollero sapere cosa stesse succedendo: la prima a raggiungerci fu mia madre che, non appena vide Heath, spalancò gli occhi dalla gioia e allargò le braccia, incitandolo a venire verso di lei. -Heath! Era tanto che non ti vedevo, caro! Come stai?- disse abbracciandolo forte, facendolo chinare leggermene a causa della differenza di altezza.
-Benissimo, Naomi, grazie!- rispose lui divertito, -E tu?-
-Oh, una meraviglia! Su, vieni, stavamo giusto per cominciare a mangiare!-.
Mentre mia madre, prendendolo sotto braccio, lo portava in sala da pranzo, io recuperai il regalo da terra, chiusi la porta e li seguii subito dopo; inutile dire che tutti furono estremamente contenti di vederlo, date le escalmazioni di sorpresa che riempirono l'intera stanza.
-Heath, amico, quanto tempo!- Matt.
-Hey, cowboy, come sono felice di rivederti!- Anne.
-Ben tornato nella combriccola!- Maggie.
Heath si voltò un attimo verso di me e mi fece capire con il labiale che avremmo avuto tempo più tardi per parlare da soli e in santa pace e io gli feci un cenno affermativo con la testa.
Quando anche Nat, Chris e gli altri lo ebbero accolto e salutato, il ''tornato in patria'' poté sedersi a tavola (vicino a me, naturalmente) e tutti potemmo cominciare a gustare le prelibatezze natalizie che io e mia madre ci eravamo impegnati a preparare.







Non riuscivo a ricordare una cena natalizia più bella e rilassante di quella.
Avevamo parlato praticamente di tutto, dal nuovo film di Heath ai vecchi e piacevoli ricordi di Brokeback Mountain, oppure dalle più grandi figure di merda che ciascuno di noi avesse mai fatto in vita sua a come e con chi avremmo trascorso le feste.
Stranamente non dovetti fare tutto io il lavoro di intrattenere gli ospiti con storielle o battute, perché anche Heath, con mia grande sorpresa, aveva saputo contribuire notevolmente e la cosa mi aveva reso davvero felice.
Cazzo, avevo così tante cose da dirgli e chiedergli che sarei stato a parlare con lui anche fino al giorno successivo, non vedevo l'ora di poterlo ''rapire'' dalla tavola e sgattaiolare con lui in terrazza, dove, in compagnia di una sigaretta, avremmo potuto avere un attimo di tranquillità solo per noi.
E avevo bisogno di quell'attimo come avrei avuto bisogno dell'acqua nel bel mezzo del deserto.
L'occasione mi si presentò quando, una volta finito di cenare, si formarono nuovamente gruppetti sparsi per la casa: lo raggiunsi nell'angolino in cui si era rifugiato (mi sembrava strano che avesse smesso di fare l'asociale, infatti...) e gli feci un sorriso e un cenno con il mento che ricambiò.
-Come mai hai deciso di farla in casa tua, la festa?- mi chiese divertito, infilandosi le mani nelle tasche dei jeans.
-Dato che oggi, oltre ad essere la Vigilia, sarebbe stato anche il giorno del tuo arrivo, ho pensato che ti avrebbe messo più a tuo agio festeggiare in un posto non caotico e a te familiare- risposi, alzando le spalle con fare indifferente.
Lui sollevò un angolo della bocca in un sorrisino che trovai estremamente adorabile. -Ti ringrazio-.
Feci un gesto di negazione con la mano. -Aah, ma figurati. E poi speravo...beh, sì, insomma...che quando gli ospiti se ne saranno andati tu rimanga ancora un po' con me-.
Non seppi perché lo dissi con così tanta titubanza, intrecciando timidamente le mani dietro la schiena, strofinando un piede sul pavimento e, cosa ancor più strana, usando un tono da cucciolo bisognoso di coccole.
-Non me lo devi neanche chiedere!- rispose dandomi una pacca sulla spalla, -Certo che rimango, mi devi dire tutto quello che hai combinato in questi sei mesi!-
-Semmai sei tu che devi dirmelo!-.
Ridemmo entrambi e per qualche istante rimanemmo in silenzio, guardando un punto a caso davanti a noi, poi non riuscii più a trattenermi oltre: -Ti va di uscire un po' in terrazza a fumare?-, chiesi con aria innocente.
Heath tornò con lo sguardo su di me, mi guardò per qualche secondo con uno sguardo che non seppi interpretare e annuì con convinzione, sorridendo. Evidentemente doveva essere sollevato dal potersi allontanare dagli ospiti per un po'.
Involontariamente i miei occhi caddero un attimo sulle sue labbra, fantasicando sulla loro morbidezza e la loro dolcezza (avevo già avuto occasione di sentirle sulle mie, ma fuori dal set sarebbe stato tutto un altro discorso), poi scossi impercettibilmente la testa per riprendermi e gli feci cenno di seguirmi; senza che nessuno se ne accorgesse, andammo fuori, sparendo dal campo visivo, e prendemmo una sigaretta ciascuno dal mio pacchetto.
Che diavolo, dovevo smetterla di guardare qualunque parte del suo corpo in quel modo, ero troppo palese e avrebbe di certo capito tutto se non mi fossi deciso a fare appello a tutte le mie forze per non lasciarmi sopraffare dal più che forte desiderio di sbatterlo contro il muro baciarlo.
''Non posso farci niente se lui è la cosa più stupenda che esista!"






La fastidiosa e fredda aria di qualche ora prima era cessata e adesso si stava bene; alcune persone camminavano tranquillamente lungo i marciapiedi, soffermandosi di tanto in tanto ad ammirare le luminose vetrine natalizie, mentre le luci attorcigliate alle sbarre dei balconi delle case o appese tra un edificio e l'altro davano a Los Angeles l'aria della festa.
Io e Heath ci eravamo raccontati tutto quello che ci era passato per la testa, senza pensare se fosse importante o meno: le batutte che lui e gli altri attori si scambiavano sul set, quello che avevamo mangiato il giorno del Ringraziamento o se nel frattempo avevamo frequentato qualche ragazza.
La mia risposta fu no e, con mio grande sollievo, anche la sua.
Naturalmente sapevo che non sarebbe potuto rimanere single a vita (insomma, un gran pezzo di ragazzo come lui...), ma io continuavo egoisticamente a sperarci e mi sentivo uno stronzo, oltre che un grandissimo sciocco.
Stronzo perché avrei fatto qualunque cosa pur di averlo solo per me e impedire a chiunque di legarlo a sé, il solo pensiero mi dava i brividi; sciocco perché ragionavo come se avessi anche solo un 1% di possibilità che Heath ricambiasse i miei sentimenti e, nonostante sapessi di non avercela quella possibilità, continuavo a sperare che un giorno si sarebbe reso conto che l'unica persona fatta per stargli accanto e completare l'altra metà del suo cuore ero solo e solamente io.
Ecco, ora facevo anche pensieri sdolcinati.
''Heath Andrew Ledger, che cazzo mi hai fatto?! Mi hai trasformato in uno smielato depresso per amore?!".
Tornai alla realtà quando, dopo un tempo imprecisato di silenzio, l'oggetto dei miei pensieri mi rivolse nuovamente la parola, facendomi sobbalzare sul posto. Fortunatamente non se ne accorse, altrimenti avrei fatto la figura dell'idiota.
-Che ore sono?-
-Uhm...- sollevai una manica per guardare il mio orologio da polso -...E' quasi mezzanotte. L'ora di aprire i regali!-
-Porca puttana, vuoi dire che abbiamo parlato per due ore consecutive?!-
-Considerando che quando ci siamo allontanati dagli ospiti erano circa le nove e mezza...sì- risposi sorridendo sommessamente, non meravigliandomi però come aveva fatto lui: ormai sapevo che quando ero con lui le parole uscivano a raffica, c'ero abituato.
Alzò l'angolo della bocca in un sorrisetto divertito (adoravo quando lo faceva...e quella fossetta che gli si formava, poi, era terribilmente sexy...) e mi guardò incredulo con quei suoi profondi occhi marroni.
La luna piena illuminava una parte del suo volto, facendo sembrare la sua pelle ancora più vellutata di quanto già non fosse e il lieve venticello che aveva ripreso a soffiare gli aveva spostato leggermente dei ciuffi biondi sulla fronte: cristo, dire che era incredibilmente bello sarebbe stato alquanto riduttivo, solo lui e la sua dannatissima bellezza riuscivano a mandarmi il cervello completamente in palla.
-Che c'é?- riuscii a dire con serenità, notando che mi fissava con insistenza.
''Non illuderti, non fantasticare...''
-Niente, è che...- abbassò la testa leggermente in imbarazzo, cominciando a strusciare un piede contro il pavimento -Ogni volta non posso fare a meno di sorprendermi dell'effetto che hai su di me-.
Per poco non mi prese un infarto.
"Che effetto avrei io su di te...?!"
-Voglio dire...- ah, ecco, allora c'erano le precisazioni. -Solo con te riesco ad aprirmi su qualuque argomento senza tralasciare niente, sento il bisogno di raccontarti qualunque cosa e se con gli altri non ho mai la minima voglia di perdermi in chiacchiere...beh, con te lo farei per giorni interi, se fosse possibile. Sento che potrei confidarti qualunque mio segreto e non me ne pentirei minimamente. Mi fa bene stare con te-.
Ok, quella non me l'aspettavo proprio.
Cazzo, mi stavo sciogliendo lì sulla mia terrazza, nonostante non facesse caldo come di giorno; sentivo un bisogno disumano di stringerlo forte a me e non lasciarlo andare per i successivi tre mesi.
Se mi diceva quelle cose, non era sicuro che avrei resistito a lungo dal saltargli addosso...
Feci un sorriso addolcito, e gli accarezzai velocemente il braccio, avendo le capacità cerebrali ridotte al minimo e non essendo quindi in grado di compiere altri movimenti.
Qualcosa in risposta, però, mi sentivo in dovere di dirlo. -Ed è proprio così: con me puoi parlare di qualunque cosa. Io sarò sempre qui ad ascoltarti, in ogni momento. Quando hai bisogno di qualcuno con cui sfogarti, con cui confidarti e a cui chiedere aiuto, non esitare a venire da me, va bene?-.
D'accordo, ora stavo diventando esageratamente sentimentale.
-Lo sai che sei l'unico con cui riuscirei a mettere da parte l'orgoglio e a cui avrei il coraggio di chiedere aiuto- rispose dolcemente, stranamente meno imbarazzato di poco prima.
Senza accorgercene ci eravamo spostati verso la porta-finestra e, quando sentii il vetro contro il mio braccio, distolsi lo sguardo che era rimasto incollato sul suo come una calamita e mi resi conto che, per evitare di far seriamente preoccupare gli ospiti, ci conveniva tornare dentro.
Anche lui sembrò pensare la stessa cosa ma, quando feci per allungare una mano e aprire la porta vetrata, il suo sguardo si spostò improvvisamente sopra le nostre teste, alzò le sopracciglia e spalancò gli occhi con fare incredulo.
-Uhm..Jake?- mi chiamò, un po' titubante.
Mi voltai nuovamente verso di lui, incuriosito. -Mh?-.
Mi fece segno con il dito di guardare verso l'alto e inizialmente non capii, aggrottando la fronte, poi, chiedendomi cosa avesse visto di così allarmante, alzai la testa.
Non lo avessi mai fatto.
Sopra di noi se ne stava appeso un bel ramo di vischio, finito lì sicuramente per mano di mia madre, dal momento che io ero certo di non avercelo messo: assunsi la stessa espressione stupita di Heath, cercando di non badare al mio battito cardiaco che era improvvisamente e bruscamente accelerato, e boccheggiai un paio di volte cercando di far uscire dalla mia bocca una frase di senso compiuto.
''Oh cazzo, e adesso?!''.
Entrambi abbassammo gli occhi dal vischio e ce li puntammo reciprocamente addosso, terribilmente imbarazzati, non sapendo cosa dire e, soprattutto, cosa fare.
Feci una risatina piuttosto nervosa, passandomi una mano sul collo come per allentare l'agitazione. -B-beh, non...non penso che valga in questo caso, no...?-.
Oh, invece me ne infischiavo altamente di ciò che era valido o non valido: non c'era altra cosa che avrei voluto fare se non baciarlo, assaporare le sue labbra e godermi la loro morbidezza e il loro calore.
Erano mesi che desideravo un momento come quello e io cosa facevo? Cercavo di togliermi dalla situazione?! Ero rincoglionito o cosa?!
-O forse sì- aggiunsi, usando un tono che facesse sembrare che stessi scherzando.
Lui, che aveva abbassato la testa, la alzò all'improvviso e tornò a guardarmi in un modo che, per la seconda volta, non ebbi idea di come interpretare, ma che mi fece salire tanti piacevoli brividi lungo la spina dorsale.
Non seppi precisare per quanto tempo restammo a guardarci in quel modo, sapevo solo che sarei potuto svenire da un momento all'altro e che non ero mai stato agitato come in quell'istante: perché eravamo ancora l'uno di fronte all'altro sotto il vischio? Perché lui non ci aveva scherzato sopra dicendo che non avrebbe potuto baciare il suo migliore amico e non era rientrato in casa?
Non ebbi più tempo né fui più in grado di formulare domande a me stesso, perché smisi di pensare nello stesso momento in cui Heath si avvicinò lentamente a me fino a ridurre a pochi centimetri la distanza tra i nostri volti.
''Calmati, sicuramente non vuole fare ciò che pensi''.
Ma dovetti ricredermi quando mi posò una mano sulla guancia e si avvicinò ulteriormente al mio viso, per poi sussurrare maliziosamente: -Io credo che dovremmo rispettare la tradizione, ti pare?-.
Oh fuck. Fuckfuckfuckfuck.
Se prima il cuore batteva troppo velocemente, ora mi stava letteralmente fracassando la cassa toracica e mi stava rimbombando nelle orecchie; lo stomaco non me lo sentivo neanche più, completamente in balìa di mille farfalle, e l'aria sembrava non voler più entrare nei polmoni.
Cioè...lui voleva seriamente baciarmi?!? Stavo morendo, ma almeno sarebbe stata una morte più che piacevole.
Senza accorgermene mi ritrovai ad annuire, perché sì, diamine, volevo con tutto me stesso che mi baciasse lì e in quel preciso istante e poi, un secondo dopo, le nostre labbra erano già incollate le une alle altre. 
Oh, questo fu molto meglio di qualsiasi sogno e aspettativa avessi mai avuto durante gli ultimi periodi: fu una sensazione a dir poco divina, la più bella di tutta la mia vita e che, ne ero certo, superava di gran lunga quella di volare; sì, avevamo già avuto quel tipo di contatto, ma quello che ci stava accadendo in quel momento non era previsto da nessun copione e per quello mi sentivo terribilmente euforico.
Lo strinsi immediatamente per la vita con un braccio e con l'altro gli circondai il collo, portandomelo ancora più contro, come se volessi fondermi con lui (il che non era una cattiva idea) e lui mi strinse allo stesso modo, afferrandomi la nuca con una mano.
Cazzo, non avrei mai potuto immaginare che un giorno sarebbe successo davvero e ora mi sembrava di sognare: per assicurarmi che invece quella era la pura e meravigliosa realtà, cominciai a scorrere le mani lungo tutto il suo busto, percependo ogni suo muscolo sotto i palmi delle mani e lui, in risposta, aumentò la foga del bacio, cercando le mie labbra in una corsa frenetica.
''Oh merda, questo è troppo per me, LUI è troppo per me!''.
Non ricordavo assolutamente com'era stato baciarlo sul set di Brokeback e perciò rimasi piuttosto sorpreso dalle sensazioni devastanti che mi stava facendo provare: Dio, la sua bocca era qualcosa di incredibilmente eccezionale, il più squisito nettare che avessi mai avuto occasione di assaporare e di cui non avrei mai avuto abbastanza.
Proprio non volevamo saperne di staccarci.
Gli infilai una mano tra i capelli e gli mordicchiai leggermente un labbro, come avevo sempre desiderato fare, e sentii un gemito quasi impercettibile da parte sua che ebbe un qualche effetto sul mio basso ventre.
''Sta' buono tu, là sotto!".
Andammo avanti a baciarci ancora per parecchi secondi barra minuti, finché ci sentimmo a corto di fiato e, con mio grande disappunto, fummo costretti a staccarci, rimandendo però stretti l'uno all'altro e senza intenzione di lasciarci andare.
Non so come sostenni il suo sguardo ipnotico, entrambi avevamo i fiati accelerati ed eravamo molto imbarazzati oltre che confusi, a dire la verità.
O almeno, lui lo era, dal momento che aveva appena baciato appassionatamente il suo migliore amico e, anche se non lo sapeva, la cosa aveva fatto molto piacere al suddetto amico.
Lo avevamo fatto davvero o era tutto frutto della mia fervida immaginazione...?
-Wow, cazzo...- mi ritrovai a sussurrare, buttando fuori aria e strizzando le palpebre come per riprendermi dall'esperienza più elettrizzante della mia vita.
Heath fece una risatina sorpresa e abbassò lo sguardo, scuotendo leggermente la testa con fare incredulo. -Già, wow...-.
Il seguente attimo di silenzio servì per riportare i nostri respiri alla normalità, ma anche per far tornare a funzionare i nostri cervelli almeno in parte.
Tornammo a guardarci, le mie braccia attorno al suo collo e la sua mano ancora sulla mia nuca; aveva i capelli scompigliati, gli occhi leggermente lucidi e le labbra gonfie a causa dei miei baci, e mai, MAI avevo visto una creatura di tale splendore.
''Il mio cuore aveva mai amato? Occhi, rinnegatelo, perché....Oh, cristo, ora mi metto pure a citare le frasi di Shakespeare?!?''.
Ero completamente andato, non c'era niente da fare.
-J-Jake, io...- cominciò a dire, ma io lo bloccai prima del tempo.
-Ti prego, torna qui-.
Mi guardò inizialmente sorpreso, poi si lasciò tirare nuovamente verso di me per ricominciare da dove avevamo interrotto.
Non sapevo quello che sarebbe successo in seguito, se lui sarebbe stato preso dal rimorso e se ne sarebbe pentito o se avremmo potuto cominciare qualcosa di diverso insieme, qualcosa che non si limitasse alla semplice amicizia (perché, diciamocelo, dopo esserci baciati in quel modo era ovvio che le cose non sarebbero più state le stesse), ma adesso volevo solamente godermi quel momento, fregandomene altamente degli ospiti che, intanto, si erano incollati davanti alla porta-finestra con espressioni allibite.




















Salve a tutti! :3
Ho notato, con mio grande dispiacere, che era dall'anno scorso che nessuno scriveva più storie su questa coppia stupendissimamente stupenda e cucciolosa, perciò ci ho pensato io :P 
Io penso che qualunque mia storia sia una robaccia illeggibile, perciò, dal momento che i miei giudizi sono sempre gli stessi, mi piacerebbe sapere i vostri, quindi mi farebbe molto piacere ricevere qualche recensione, anche solo una. 
Amo Heath e Jake in una maniera assurda, sono troppo belli, aww *__* Li ho scoperti da poco grazie a Brokeback Mountain (dove lo trovo un altro capolavoro come questo, dove?!?), neanche un anno fa, e da lì me ne sono completamente innamorata. 
Su Heath ho già scritto una one-shot in occasione del sesto anno dalla sua morte (ho pianto come una fontana quel giorno), mentre questa è la prima storia in assoluto su i signorini Ledger e Gyllenhaal insieme <3 Quindi..beh, fatemi sapere se continuare a scrivere su di loro o no! :P
Baci
Melissa
   
 
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