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Autore: Uptrand    12/04/2014    29 recensioni
In questo racconti parlo di due personaggi che mi sono inventato in Mass Effect la nuova generazione, Isabella e Dasha.
Ho deciso di fare dei brevi racconti non legati fra loro.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mass Effect Legacy'
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Nella penisola orientale del continente Inasi, sul pianeta Palaven e patria dei turian, aveva sede una prigione dedicata agli alti ufficiali della gerarchia turian, colpevoli di gravi crimini. Si riteneva pericoloso mischiarli a normali detenuti, per il rischio sommosse.
Uno dei reclusi era intento a leggere sulla sua branda quando, senza distogliere lo sguardo o smettere di leggere domandò « Posso sapere perché siete qui? Non mi pare un luogo di villeggiatura.» Chiese facendo scrocchiare le sue mandibole, grattandosi con fare annoiato le spesse placche pettorali del carapace con il grosso dito centrale della sua mano.
Come tutti quelli della sua specie era più alto di un metro e ottanta, con una pelle della consistenza del cuoio e con una serie di mandibole attorno a una bocca con denti che ricordavano quelli di un coccodrillo.
Le persone a cui si stava rivolgendo, erano al di là delle sbarre della sua cella. Erano in due, l’armatura completa ne celava il volto, da quello che vedeva poteva trattarsi di asari o di femmine umane. Data la particolarità della loro armature avrebbe puntato su quest’ultima possibilità.
« Siamo venuti a prenderla, generale Tretius Bellitus.» Dichiarò una voce femminile, una conferma inutile per qualcosa che già sapeva.
«Non ho mai chiesto di uscire e poi perché dovrei? Non ho motivo.»
«Ho bisogno di lei per i miei scopi.»
«Mmhh...missione?»
«Guerra.»
«Scopo?»
«Conquista.»
«Molto bene, sarà più stimolante di questo posto.» Dando per la prima volta dimostrazione di un minimo interesse in quella conversazione.
La donna passò una scheda nella serratura che si aprì.
« Bene, abbiamo perso troppo tempo, meglio andare prima dell'arrivo delle guardie.» Affermò Tetrius.
« Non tema generale, sono tutte morte.» Spiegò la sua interlocutrice.
La sua espressione non mutò, ma sembrò lo stesso soddisfatto « Tattica astuta. Senza un nemico il vostro obiettivo vi sarebbe caduto tra le mani in ogni caso, altrimenti avreste temuto un attacco improvviso.» -  le fissò un istante, soppesandole - « Mi piace. I vostri nomi? »
« Dasha Weaver e Isabella.» Disse presentandosi quella che delle due aveva parlato, l’altra rimaneva in silenzio.
« Cerberus?» La domanda era nata per via dell' armatura nemesis, indossata da quella che stava parlando e si era presentata come Dasha Weaver, e quella phantom della donna silenziosa.
Questo gli aveva fatto pensare che la probabilità più alta era che fossero umane. Anche se Cerberus era stato distrutto da più di un decennio.
« No, lavoriamo in proprio. Ora andiamo, se ha altre domande dovranno aspettare, generale.» Disse autoritaria la nemesis.
***** 
Al sicuro nello spazio, lontano da Palaven, il turian aveva avuto il tempo per esaminare la Atlantic Codex, la nave su cui si trovava. Nella sala riunione, si preparava ad ascoltare la donna che gli aveva parlato.
« Stupenda nave. Ora, a cosa vi servo e soprattutto cosa ci guadagno?» Chiese Tetrius osservando Dasha Weaver. Folti e corti capelli corvini, giungevano fino alle sue piccole guance sfiorandole appena, sopracciglia ben delineate, dal tratto sottile e lungo, occhi di un nero intenso e grandi, dalla forma allungata, labbra molto sottili, appena visibili, un viso ovale, con mento e collo prominente.
L’altra donna, Isabella era una biotica. Aveva lunghi capelli dorati raccolti in una coda di cavallo, questa giungeva fino alle scapole toccandole appena, occhi di un azzurro incredibile e grandi, dalla forma rotonda, labbra carnose ben evidenziate, un viso dalla forma regolare e dai lineamenti delicati, così perfetti da rassomigliare un diamante, un mento appena accennato e collo esile.
Nei suoi movimenti c’era qualcosa di assolutamente differente da qualsiasi altro umano, lui non capiva cosa. Isabella li aveva lasciati soli appena erano tornati a bordo, non aveva detto una sola parola e lui non aveva chiesto. Il suo istinto da soldato, tutta la sua esperienza gli dicevano che era pericolosa.
Ed era un phantom,
« Dritto al punto, generale.» Disse lei commentando il suo modo di fare. Lui non ne fu sicuro ma gli sembrò un segno d’apprezzamento, si limitò a dire come la pensava « Il tempo è una risorsa troppo preziosa per sprecarla.»
Dasha annuì a quelle parole, le piaceva il modo di fare di quel turian « Bene. Ho detto che mi serviva per conquistare la galassia ed è vero, anche se non nel significato classico del termine. Mi serve una squadra capace di farlo, in grado di svolgere qualsiasi compito e senza alcun possibile rimorso. Lei è qui per selezionare questi elementi.»
« Interessante ma avrò bisogno di qualche dettaglio in più. Come intende procedete? Quali sono gli obiettivi?»
« Ci sono tre grandi gruppi nella galassia, il Consiglio, i sistemi terminus con Omega e l'ultimo che non è un gruppo vero e proprio, non è unito ma ha il suo peso, le grandi organizzazioni criminali. Queste sono il mio obiettivo. Non voglio trattare o fare affari, voglio andare dai capi e dirgli che dovranno ubbidire a me o morire, in ogni caso non distruggerò le organizzazioni.» Dasha accennò ad un sorriso « Ci saranno solo cambi ai vertici. Non ho intenzione di agire su Omega, preferisco che rimanga territorio neutrale.»
« Capisco....avremo contro i peggiori criminali della galassia una volta incominciato, probabilmente attireremo anche l'attenzione del Consiglio. Se le cose si mettessero male, Omega sarebbe un buon rifugio.» Commentò Tetrius, il piano doveva per forza essere più articolato ma le premesse generali gli piacevano. Dasha Weaver dava l’impressione di essere risoluta, in più dimostrava un certo rispetto chiamandolo con quel grado che la gerarchia gli aveva tolto. Forse si sarebbe trovato bene a lavorare con lei.
« Quasi giusto, generale, perché i “peggiori” saranno coloro che lavoreranno per me. Lei è qui per selezionarli e studiare le strategie necessarie per gli obiettivi che io stabilirò di volta in volta. Per usare un termine umano lei è il mio stratega.»
« Saranno necessari dei fondi.» Commentò lui curioso di vedere come lei avrebbe reagito, quello era un particolare importante.
« Non sono un problema. Il denaro è solo un mezzo.» Quella dichiarazione lasciò il turian contento anche se non lo diede a vedere. Capì al volo che la Weaver era pronta a usare ogni risorsa a sua disposizione. Il suo indice di gradimento verso di lei salì di un'altra tacca.
« Bene, veniamo al mio compenso. Io cosa ci guadagno?» Chiese Tetrius
« Se le cose vanno come spero. Molti crediti, inoltre tutto quello che vuole a patto di non crearmi problemi.»
« I crediti fanno sempre comodo ma voglio altro: vendetta. Immagino sappia per quale accusa ero in prigione?»
« Per uso eccessivo della forza e abuso di autorità. Un modo come un altro per dire che ha fatto massacrare dei pirati e provocato la morte di molti civili.» Rispose tranquillamente Dasha, indifferente a quei fatti.
« Ho fatto il necessario e la cosa non mi disturba, quell'attacco è avvenuto perché nessuno teme più la potenza bellica dei turian dalla fine della guerra. La mia è stata una lezione e le migliori sono quelle imparate dai sacrifici. Il vero motivo della mia detenzione è il tradimento, uno dei miei sottoposti ha fatto rapporto e il disonore della prigione è la conseguenza. Vi aiuterò con il vostro piano ma in cambio voglio la sua testa.»
« Il nome e il luogo dove si trova?» La domanda fu posta senza esitazione.
« Pensate di riuscirci con solo noi tre? In effetti volevo chiederlo, questa nave non ha equipaggio?» A preoccupare Tetrius era l’eventuale disparità di forze in campo, loro erano in tre e l’obiettivo si trovava all’interno di una guarnigione turian.
« L'aveva, ora sono tutti morti, ma basta una persona a comandarla. Riguardo al riuscirci solo noi tre, lei generale non ci ha viste in azione ma soprattutto non conosce Isabella.»
« Riconosco delle doti concezionali quando le vedo e la sua amica le ha, ma crede che possano bastare?»
Dasha sorrise, lui sentì un brivido lungo la schiena.« Su Isabella deve solo sapere che mi è fedele, adora le sue lame e non deve mai cercare d'impedirle di uccidere qualcuno. Se sarà fortunato la ignorerà altrimenti la ucciderà.»
Tetrius annuì,  «Molto bene. Alienis Nocet e si trova sulla colonia turian Thracia, al comando della sicurezza.»
Tracia era una piccola e tranquilla colonia turian, dove il capo della sicurezza non aveva mai molto da fare. Per questo, quando Nocet ricevette un messaggio in cui gli si comunicava che era richiesto al cancello est, si avviò senza problemi. Arrivandovi dopo pochi minuti.
Erano presenti oltre a lui le due guardie del cancello e un turian che gli dava le spalle.
« Soldato, che succede?» Chiese al suo sottoposto.
« Un alto ufficiale da Palaven, ha chiesto di lei.»
« Salve, Nocet.» Disse Tetrius voltandosi, arma in pugno.
« Te...» La faccia di Nocet esplose colpita dai proiettili della pistola. Le due guardie morirono senza il tempo di reagire, eliminate da un cecchino.
« È soddisfatto generale?» Domandò Dasha al comunicatore.
« Pienamente, ora meglio andare. Arriveranno presto delle pattuglie.»
« Non si preoccupi, Isabella è a caccia.»
 *****
Nuovamente sull'Atlantic Codex, il generale si sentiva soddisfatto come non gli capitava da molto tempo. Tanto da spendere alcune parole di lode verso le due umane, lavorare con professionisti era piacevole.
« Ammetto di essere colpito, è stata un azione magistrale. Più facile del previsto, ma lo è sempre quando tutto fila come deve. Ora manterrò la mia parola, farò in modo di trovare i migliori elementi in circolazione, ma questo non è una garanzia che accetteranno la sua offerta.»
« Mi occuperò di questo dopo che li avremo trovati, non dubito che tutti avranno un prezzo.» Commentò Dasha.
«Avremo anche bisogno di una base sicura e magari di un vero equipaggio.»
« L'equipaggio verrà col tempo, per la base: quella di Cerberus dove abbiamo trovato questa nave è nei sistemi terminus. Nessuno tranne me e Isabella dovrebbe conoscerla, la ritengo un posto sicuro.»
« Concordo. Per adesso potrà andare bene.» Rispose il generale
Una settimana dopo essersi stabiliti nella base dei sistemi terminus, Tetrius si presentò a Dasha per annunciare che aveva quello che gli era stato chiesto
1) Tenus Etiam, drell, ha ucciso l' hanar che l'aveva reclutato per il contratto appena finito il suo addestramento. Primo e unico drell ribelle, ha ucciso tutti quelli che gli hanno dato la caccia.
2) Sunt Quis, volus, esperto informatico usa qualsiasi dispositivo informatico per raggiungere i suoi scopi. Ama prendere il controllo dell'astrauto della sua vittima e farla schiantare, facendo passare il tutto come un normale incidente.
3) Mores Quod, krogan, di fatto basterebbe questo ma è anche un signore della guerra e uno scienziato esperto in armi e armamenti di ogni tipo. Attualmente detenuto su una colonia salarian che ha cercato di distruggere con un ordigno nucleare di sua fabbricazione. Non è un sostenitore della politica pacifica intrapresa da Urdnot Wrex.
4) Naomi Takara, umana, ex soldato N7 esperta nell'uso di tutte le armi. Ha lasciato l'Alleanza senza rilasciare motivazioni, ora fa la mercenaria. Per soldi fa tutto quello che si vuole.
Sebbene non mi sia stato chiesto, abbiamo bisogno di un pilota adatto
5) Multan Neque, batarian, ex pilota militare della nuova egemonia, congedato per comportamento pericoloso, attualmente guida vecchie navi cargo, con il giusto incentivo economico potrebbe unirsi a noi.
« Ben fatto, generale. » Commentò la Weaver soddisfatta, quel turian era stato un buon acquisto.
 *****
Dasha in meno di una settimana aveva trovato le persone che cercava. Tutte avevano accettato di unirsi davanti all'idea di un buon guadagno, di poter risolvere questioni in sospeso e di agire per loro stessi e non per conto di altri.
Una volta che tutti avevano risolto le questioni in sospeso, incominciò il lavoro vero e proprio per Dasha. Da allora erano passati due mesi.
Come aveva detto al Generale, incominciarono ad attaccare i vertici delle più grandi organizzazioni criminali della galassia. I notiziari galattici riportarono la morte di facoltosi uomini di dubbia fama e di dichiarati criminali per le cause più varie: bombe, decapitati, incidenti d'auto, bruciati, caduti da un palazzo, colpi d'arma da fuoco, annegati e cosi via. Coloro che rimanevano in vita accettarono Dasha quale nuovo capo per rimanere tali, in cambio avrebbero versato la metà dei loro ricavati e avrebbero agito in conformità a qualsiasi ordine ricevuto, per il resto erano liberi di comportarsi come volevano.
Nella ex base di Cerberus, solitamente tranquilla, prima si percepì un lieve tremore a cui seguirono delle urla.
« Ti ucciderò strappandoti la spina dorsale con un morso.» Urlò Mores contro Spadino, un cucciolo di cane terrestre di Wesh Corgi Pembroke. L'animale si era nuovamente introdotto nel suo laboratorio e ora teneva qualcosa tra i denti.
Nel seguirlo, arrivarono entrambi alla sala comune. Usata sia per le riunioni che per rilasciarsi, dove il krogan, quasi addosso al cane, venne buttato a terra da una ginocchiata in faccia. Anche se disteso sul pavimento non perse un istante e estrasse la pistola che portava sempre con se, mentre una lama gli graffiava una guancia.
Di fronte a lui la padrona dell'animale
« ORA BASTA, GIÙ LE ARMI!» Gridò Dasha
« Quella stupida bestia ha rubato un conduttore dal mio laboratorio.» Dichiarò il krogan furioso
Lei guardò l'animale che teneva in effetti qualcosa in bocca, rivolgendosi al padrone del cane disse « Isabella ridai quell'affare a Mores, SUBITO!» Lei ubbidì restituendo l'oggetto al suo proprietario, che nel frattempo si era rialzato. I due si guardarono male per alcuni istanti prima di darsi reciprocamente le spalle.
Dasha non sapeva bene cosa pensare del fatto di avere un cane nella base. Isabella, senza dire niente, aveva preso una navetta assentandosi alcuni giorni, non che lei avesse mai avuto dubbi del suo ritorno, per ripresentarsi in compagnia di quel cane che accudiva con la massima cura ed evidente affetto.
Inizialmente l' aveva trovata strana come situazione: un'assassina sanguinaria che ama gli animali e che va in giro con un cane che sembra nato per essere coccolato. In ogni caso non era sicura di poterci fare qualcosa. Se avesse provato ad allontanare l'animale sicuramente Isabella si sarebbe arrabbiata, le sue reazioni erano sempre imprevedibili e non voleva correre rischi inutili.
Tetrius arrivò in quel momento.
«Bene, siete qui. Forse abbiamo un problema. Pare che la justicar asari, Aana Januna,  stia indagando su coloro che sono dietro a tutte le morti dell'ultimo mese, attualmente si trova in un pianeta dei Sistemi Terminus non molto distante ed è sola. Dovremmo occuparcene subito, ritengo che lei sia abbastanza abile da scoprire questo posto.»
Le justicar erano asari, una razza biotica naturale mono-sesso capace di vivere fino a mille anni, appartenenti all’omonimo ordine monastico. Addestrate nel combattimento biotico potenziato con l’uso di armi standard, giuravano di far rispettare la legge secondo un inflessibile codice morale.
Isabella mise una mano sulla spalla di Dasha per richiamarne l'attenzione, sul suo volto l'espressione di un bimbo che chiedeva un nuovo giocattolo.
«Vuoi occupartene da sola immagino?» Aveva notato che amava uccidere biotici e se erano potenti ancora meglio, soprattutto da quando Mores aveva migliorato i loro rispettivi armamenti e sapeva bene che mettersi in mezzo tra lei e la sua preda poteva essere pericoloso.
“A volte mi sembra di lavorare con una bimba viziata” pensò « D'accordo prendi una navetta e un trasmettitore a lungo raggio, voglio essere informata il prima possibile.» Disse Dasha dandole il suo consenso.
Isabella fece di si con la testa e andò a prepararsi, seguita dal cane.
« Mai visto una voglia di combattere così genuina.» Affermò Tetrius
Dasha si sentì in dovere di correggerlo« Combattere? Si sbaglia generale, per lei è solamente un gioco. Come un gatto con il topo, immagino voglia provare il suo nuovo equipaggiamento contro un avversario capace di stimolarla.»
La guardò allontanarsi.
 *****
Otto ore dopo Isabella aveva rintracciato il suo bersaglio fino ad una zona cargo deserta, un posto ideale dove divertirsi ed era sola. Lei era contenta, con Dasha doveva uccidere velocemente, qui se la sarebbe presa con comodo, come piaceva a lei, gustandosi il momento.
« Vieni fuori. Lo so che sei qui.» Disse Aana, in qualche modo aveva scoperto la sua presenza.  Isabella era soddisfatta, significava che era in gamba.
Lei fece un salto dalla posizione sopraelevata da dove si trovava disattivando l'occultamento e mostrandosi.
« Chi sei? Lavori per coloro che sto cercando? Quelli che hanno ucciso un gran numero di persone in quest'ultimo mese.» Domandò l’asari.
Nessuna risposta
« Dimmi dove li posso trovare e potrei essere misericordiosa con te.»
Nessuna risposta
« Mi dispiace,ma non mi lasci scelta.» La justicar scagliò una potente onda biotica contro Isabella, quello che voleva.
Il phantom stese il braccio sinistro in cui teneva la spada corta, dove una volta aveva il cannone fasico, a contatto con l'onda biotica questa sparì mentre la lama iniziò a brillare di azzurro.
Lei era soddisfatta delle modifiche che Mores aveva fatto alle lame. Come le aveva spiegato la lama sinistra, corta, poteva assorbire i poteri biotici e una volta fatto lei era libera di usarli per potenziare i propri e le capacità della sua armatura.
La spada nella mano destra, lunga, era stata modificata per essere attraversata da un sottile campo biotico che ne aumentava di molto l'affilatura e la capacità di taglio.
Non perse tempo, lanciò un doppio fendente, il suo attacco più forte, potenziato dall'energia stessa dell'avversaria. Aana fu colpita in pieno e ruzzolò all'indietro rimanendo in ginocchio e stordita, sopra di lei apparve un'ombra.
Isabella era saltata in volo sopra l'asari e calò bruscamente entrambe le spade, colpendo il pavimento, davanti a lei la figura della justicar tremolava e spariva.
Di colpo capì, si trattava di un'esca biotica, un'immagine propria costruita usando i poteri biotici. Non richiedeva molta energia ma un controllo perfetto dei poteri, solo i migliori sapevano farla.
Una delle pesanti casse di carico la travolse, appena l'esca scomparve, scagliandola a diversi metri di distanza, la sua corsa finì contro una parete.
Adesso era lei in ginocchio, fece appena in tempo ad alzare lo sguardo e vide sopra di se troneggiare Aana e attorno al suo pugno destro una sfera biotica.
L'asari colpi in pieno petto Isabella con tale forza da tenerla schiacciata e sollevata dal suolo contro la parete, ma senza un contato diretto. Il potere biotico contenuto nel pugno era stato usato come un maglio da fabbro ed era stato quello a colpire Isabella su tutto il corpo e oltre.
Il phantom ebbe la sensazione di venire picchiata da cento pugni diversi tutti assieme su ogni parte del corpo, era sicura di aver alcune costole rotte e aveva lottato per non perdere i sensi.
L'attacco era potente ma breve e presto ricadde malamente al suolo, rimettendosi subito in piedi. Si sentiva stordita ma era ancora ottimista, gambe e braccia erano intatte come le spade, poteva ancora combattere e non vedeva l'ora di proseguire. Era felice.
La justicar si fece avanti «Ora ti rifarò le domande di prima e mi risponderai.»
L’asari non poteva saperlo, sotto il casco Isabella stava sorridendo. Un ghigno folle, su un volto bellissimo che nemmeno la pazzia poteva rovinare.
Per lei esistevano solo tre tipi di persone: Dasha Weaver per cui tutto avrebbe fatto, lei stessa che era il predatore e infine i restanti essere viventi che vedeva solo come prede da uccidere.
Amava illuderli fino all’ultimo, far credere che c’era speranza, mostrare che la vittoria era possibile. Per poi farli sprofondare nella più cupa disperazione, quando si accorgevano che tutto era vano.
La loro paura la eccitava.
Un topo non poteva sconfiggere un leone. Al massimo gli poteva salire in groppa mentre dormiva, credendo di aver compiuto una grande impresa.
Le prede dovevano stare al loro posto, ma poche capivano quale fosse. Confondendo il proprio ruolo con quello da predatore.
Era tempo che il leone si svegliasse.
Isabella sprigionò i propri poteri biotici, si era adeguata alla sua preda per prolungare il divertimento, nell'armatura che li assorbì come le era stato spiegato: la sua nuova armatura da phantom assorbendo i poteri biotici le permetteva per un tempo limitato di andare oltre le proprie capacità quali forza, velocità e attacchi biotici.
Scagliò la spada corta contro l'asari, un attacco rapido che Aana riuscì a evitare a malapena. Una distrazione che permise a Isabella, grazie alla sua velocità potenziata, di colpire l'asari alla gamba con l’altra spada. Sicura di averne reciso i muscoli e la sua capacità di muoversi, si allontanò per sicurezza recuperando nel frattempo la spada corta.
Aana era decisa a non arrendesi, anche se sapeva che non avrebbe potuto neanche alzarsi e tantomeno camminare. Usò tutto il suo potere lanciando ondate su ondate di energia, per quanto veloce, il suo avversario non poteva evitare un attacco a 360° gradi, capace di scaraventare lontano anche le pesanti casse attorno a loro.
Isabella vide le onde energetiche e sorrise. Parò l’attacco con la spada corta, puntò i piedi per resistere all’urto, le onde energetiche si infransero su di lei come su uno scoglio.
Percepì quella energia ricaricare la propria, cominciò a rispondere all’assalto quanto bastava per difendersi. Adesso che poteva, voleva divertirsi con calma.
 
Il dolore era l’unica sensazione ancora percepito da Aana, aveva diverse ferite profondi su tutto il corpo, dalla testa alle gambe. Aveva capito troppo tardi il suo errore e ora sia per le ferite che per gli sforzi compiuti non era in grado di usare altri poteri, si sentiva stremata.
Si pentì della sua superbia di non voler portare un’arma, erano secoli che non ne usava una perché da tempo i suoi poteri e abilità erano stati sufficienti contro ogni nemico.
Urlò atrocemente quando il naso le venne tagliato di netto, come ogni volta che una parte di lei veniva amputata: prima un orecchio poi l'altro, poi delle dita e cosi via. Il suo nemico, chiunque fosse, la stava tagliando a pezzi effettuando volutamente degli attacchi non mortali. Si avvicinava occultata , la feriva e si allontanava subito dopo senza fretta.
Le pareva quasi che traesse piacere da questo.
Alla fine una lama le penetrò il braccio sinistro attraversandolo e inchiodandolo al suo fianco, cadde in avanti pronta a morire.
Isabella si ergeva sopra di lei, per prudenza l'aveva trafitta con la spada corta , finché l'aveva in corpo eventuali poteri residui erano bloccati.
Si chinò in avanti per accertarsi che fosse ancora cosciente, se la preda non si accorgeva di quello che stava succedendo si perdeva meta del piacere.
Accertatasi che lo fosse le alzò leggermente e delicatamente il capo quindi le mise la spada lunga sotto il collo, di traverso, con la lama che toccava la pelle e molto lentamente incominciò a incidere. Come se segasse un pezzo di legno.
Dalla sua posizione e da come teneva la testa dell'asari poteva vederne il volto, lo sguardo di terrore della preda che percepiva la lama penetrare lentamente e gli urli che emetteva.
Quando vide delle lacrime solcarle le guance non poté resistere ad un momento di vero piacere, un’ondata di calore in tutto il corpo.
Si sentiva soddisfatta, si tolse il casco e chinatasi in avanti leccò quelle lacrime miste a sangue e ringraziò Aana di averla appagata.
Le lasciò la testa, afferrò la spada lunga, una mano sull'elsa e l'altra sulla punta della lama, le poggiò un piede sul collo e tirò con forza verso di lei.
Con piacere infinito udì l’ultimo grido di terrore lanciato da Aana, un urlò di disperazione carico delle peggiori paure e il rumore della carne tagliata. Il filo della lama lunga, migliorato dai suoi poteri, tagliò senza problemi. Alla fine tutto tacque.

Isabella teneva la testa sollevata e l'ammirava. L'avrebbe portata a Spadino, era sempre contento quando gli portava nuovi giocattoli.
Fece qualche passo per andarsene, sentì qualcosa di strano ma non di nuovo. Prese il casco e comunicò, tramite il trasmettitore a lungo raggio, che il bersaglio era eliminato.
Quindi, si mise la mano tra le gambe e si sentì bagnata, non era la prima volta che le succedeva dopo una bella uccisione. Sapeva che Dasha dopo certi combattimenti sentiva il bisogno di fare sesso, forse era lo stesso per lei ma fare sesso non le era mai interessato e non lo aveva mai fatto, dubitava potesse essere meglio di uccidere. Improvvisamente si chiese come sarebbe stato fare sesso con Dasha. Quel pensiero la stupì.
Si ricompose, recuperò le sue cose, applicò del medi gel sulle ferite e si avviò alla navetta. Aveva diverse ore di viaggio prima di tornare a casa e una vaga idea su come passarle con le sue fantasie.
   
 
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