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Autore: Selevia    12/04/2014    1 recensioni
(citazione by Wayren)
"Questa storia è nata per caso , come per caso nascono un mucchio di storie... ma vale lo stesso la pena di essere letta, come per i protagonisti ne è valsa la pena di viverla.
Per me sono reali come per voi lo è il ticchettio della tastiera o le lettere impresse sullo schermo.
Per questo sperando di riuscire a portarvi nel mio mondo, di lasciarvi coinvolgere come ne sono rimasta coinvolta io vi lascio questo scritto, tra le pagine ingiallite di una vecchia cronaca, be custodita nella biblioteca dei GARDELLA"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi trovo a scrivere la mia storia, no la nostra storia, sulla tastiera del mio vecchio pc portatile. Lo possiedo ormai da anni. È stata la mia unica finestra nel mondo e purtroppo lo è, relativamente da molto poco.
Mi ritrovo a scrivere perché il mondo sta cambiando, si evolve con un incredibile rapidità e la parola viene spesso dimenticata o tramandata in maniera errata, fatevelo dire da chi è vissuto per tanto tempo.
Ma torniamo adesso indietro di qualche tempo. Al giorno che cambiò la mia vita… All'incontro più sensazionale che potessi aspettarmi di fare e anche a quello del mio riscatto. Ebbene si, secoli di noiosa attesa e poi.. come nell'orologio impazzito del bian' coniglio, nel poco tempo che seguì, tutta la mia esistenza e quella del genere umano cambiò.


12 Ottobre 2010.. pm 11:32

Hoshi, una donna dall’apparenza di una ragazzina, alta si e no 1,55 cm, “una tappetta in pratica”, cammina per una delle stradine di Melrose (Massachusetts). Cartina in mano, uno zainetto nero sulle spalle, aria spaesata. Camicetta bianca a collo alto con le maniche che si allargano leggermente dal gomito in giù, un Foulard azzurro usato come una cravatta e una gonna a balze. Un paio di calze a strisce nere e azzurre che esaltano le gambe rendendole più snelle. Ai piedi calza un paio di stivaletti con i bon bon ai lati. Di certo non passa inosservato con il suo modo di vestire. Soprattutto perché, vi sono solo 10 gradi, ma lei è abituata al freddo dell’Hokkaido, le cui temperature stavano sistematicamente sugli 0 gradi o giù di li, attirando così gli sguardi dei pochi passanti. Ma sembra non notarlo. Al fianco ,porta un marsupio di colore bianco, pieno di tasche e con delle cinghie. Dentro vi sono delle matite, alcune penne e un block-notes.
Sbuffa, la nostra Hoshi, fermandosi in una delle stradine della cittadina. Ok si era persa. Riapre la cartina, spiegandola davanti al viso. Si guarda intorno scoprendo purtroppo che si era allontanata dal centro ove si era prefissa di arrivare. Guardandosi intorno nota varie insegne di un ristorante, probabilmente uno degli unici della città, negozi di souvenir , dove stava pensando di chiedere qualche indicazione e un... Un piccolo Bar/Pub in particolare attira la sua attenzione, mezzo celato in un vicolo stretto e buio. “Sunshine”.. Raggio di sole.. un raggio di sole in un vicolo buio e minuscolo. Non sa perché si dirige proprio li, tra tutti i posti, ma sicuramente potevano dirle dove si trova o darle qualche indicazione e…. perché no?! Li poteva mangiare anche. Aperta la porta del locale si nota un ingresso, che d’ha a un pianerottolo, ben decorato, con mobili e una lanterna a fuoco. Subito dopo vi era una sorta di scala a chiocciola, che porta al piano inferiore. Scale.. benissimo. Fa un sospiro, iniziando a scenderle, immergendosi nell'odore e nei rumori sotto stanti. Arrivata agli ultimi gradini commette l’errore di sollevare la testa a guardare il luogo.. Facendo ciò inciampa, salvandosi in extremis aggrappandosi al tavolo più vicino alle scale, urtando rumorosamente il ginocchio con la gamba del tavolo stesso. Bella figura appena entrata vero?
“Ok ora immaginate la mia reazione quando la vidi.. Ci riuscite? No? Ok allora vi illustro il tutto. “
Il locale in cui mi trovo ha cambiato così tante volte proprietario che la gente non ci fa più nemmeno caso, senza sapere che in vero sono sempre io.
Un pub, anche un bar, una birreria scozzese. La gente ricorda i vari proprietari come ragazzi giovani e di bell'aspetto, dai modi forse un po' antiquati che si sono via via rimodernati un po’. E un particolarità ancora li accomuna tutti, lo avviano i primi anni e poi lo lasciano in custodia a qualcuno per un decina di anni prima che cambiasse gestione e nuovamente proprietario, e di nuovo un ragazzo giovane appare.. comprandolo..
Me ne sto’ comodamente seduto a un tavolo, in un angolo, seminascosto dall'oscurità, per nulla vicino all'entrata , eppure rivolto verso di esse, come se desiderassi e bramassi veder fuori. E non vi nascondo che è così. Solo quando qualcosa non la possiedi più, ti manca e a differenza di quando ero umano, il tempo non cambia le cose, non mi ha fatto dimenticare, ansi. Sembra stare li a ricordarmi che l’ho battuto a caro prezzo per qualcosa di più grande. Per i miei occhi sensibili, comunque anche quei pochi spiragli di luce che filtrano fanno si che bramassi e temessi ciò che sapevo esserci all'esterno. Me ne sto li fingendo di sorseggiare il mio Cocktail appena preparato. Il Beer Buster , è un cocktail preparato unendo la birra con la vodka e una delle più originali specialità del mio pub. Il gusto forte e leggermente piccante, all'apparenza innocuo, è in realtà molto alcolico e adatto a bevitori esperti. Non era di certo orario ma, questo è il bello di essere il proprietario. Poi mi accorsi che la porta del locale veniva aperta, il luogo era tranquillo non particolarmente affollato, non di giorno almeno , ma la sera, era un covo di matti, umani e non che consapevolmente o inconsapevolmente si aggiravano nel locale ordinando, giocando e/o scherzando. Me ne stavo li, la pelle più chiara di quando ero in vita, spiccava sotto la camicia bianca e i Jeans, il locale era riscaldato anche se io non ne sentivo la differenza, i capelli di un marroncino leggermente colorati di bronzo sulle punte.. ribelli e scompigliai sul capo. Fisso gli occhi sulle scale, vedo scendere silenziosamente quella minuscola figura, figura che poi noto inciampare. Non saprei dire se a spingermi ad alzarmi è stata la noia o il mio istinto cavalleresco non ancora morto ma, lasciando il cocktail praticamente intoccato sul tavolo. Mi avvicino alla ragazza con fare educato, leggermente circospetto. Inebriandomi di quell'odore. Si lo so, sono passati secoli eppure non si mi sono ancora abituato a certe fragranze, e la sua era particolarmente, dolce credo… si è la parola che più si avvicina al vostro gergo umano, dolce. Ricordo perfettamente tutto il nostro dire.
{ signorina la prego mi permetta di darle una mano}
dissi con voce profonda e baritonale , mentre le allungavo una mano come se fossi abituato a salvare le ragazze in difficoltà, senza far caso a chi avesse si o no notato la cosa.
Hoshi, con la mano destra si sistema il cappellino di colore bianco a strisce azzurre, anch’esso con due pon pon piccoli, Sbuffa. Rimettendosi in piedi con il mio aiuto e chiedendo scusa agli occupanti del tavolo, giungendo le mani e inchinandosi rossa in viso, in imbarazzo. Alcune ciocche di capelli neri come l’ebano le fuoriescono dal cappellino, sfiorandole il viso ovale, dai lineamenti morbidi, la carnagione pallida, le labbra carnose, con l’inferiore leggermente più grande del superiore, il naso piccolino e dritto. Gli occhi, a mandorla, sono di un nero profondo ma brillante, sembrano scrutare dentro ogni persona che incontri il suo sguardo. Da due colpi alla gonna, come a volersi rassettare. Profuma di Camelia Japonica, una fragranza rara. Quando sente la mia voce, alza il capo, puntando gli occhi prima sul mio petto bronzeo fasciato dalla una camicia.. poi risalendo sul mio viso.

QUESTO LO SCRIVO IO...piacere sono Hoshi scrivo io questo pezzo di storia mentre Sebastian si è allontanato un pò
Schiudo le labbra, notando immediatamente la simmetria perfetta del ragazzo, dai lineamenti degni di una statua greca il sorriso un po’ storto, la pelle di un colore tutto suo, gli occhi che sembrano due pietre preziosa di un colore rarissimo che non aveva mai visto prima, capelli color del caffe latte dalle punte dorate. E i modi di fare ? Educatissimi e compiti. Sento la domanda di lui ma non afferra la sua mano, non subito almeno, rimanendo a guardarlo dal basso, avendo una bella differenza di altezza. Senza pensare, allunga una mano a gli afferra il mento, per poi voltargli il viso per vederne diverse angolazioni . No, non era un’illusione ottica. Da qualunque angolazione le sue fattezze erano la perfezione incarnata. Forse le labbra erano leggermente troppo carnose, ma a me quel particolare, piace. Riuscivo a pensare solo che Dovevo farne un bozzetto . No. Colori a olio.. I colori a olio erano perfetti per quel tipo di carnagione. Poi mi accorgo di quello che sto facendo e rilascio il mento a quel poveretto, mentre sento le mie guance diventare rosse come il sole al tramonto. Mi passo una mano fra i capelli, facendo così cadere il cappello. Ok ero imbranata e in imbarazzo. Entro nel panico, per qualche secondo, mentre osservo il ragazzo e chino leggermente il capo, per scusarmi per la gaffe.. o per qualsiasi cosa abbia fatto. Devo anche riprendere il cappello caduto a terra, nonché chiedere la strada e dove fossero. Si nel panico.. e per aumentare l’imbarazzo.. il mio stomaco decide di brontolare per la fame.

CARA PER FAVORE DA QUI RIPRENDO IO SE NON TI DISPIACE
VA BENE VA BENE ........ ANTIPATICO
Immediatamente si blocca, incrociando le braccia sullo stomaco. Ok. Dico solo che è diventata ancora più rossa in viso.
Mi ritrovo così ad osservare una creatura piccola e silenziosa, dal vestiario per me strano ma elegante, non avrei saputo dire se rientrava nel mio canone di bellezza. A me piacevano con i capelli lungi, dai modi raffinati, molto femminile, tutto il contrario dell'ultima donna di cui poi alla fine in effetti mi ero innamorato ma al contempo tutto ciò che la rispecchiava in effetti. Però i lineamenti di questa ragazza mi colpirono molto. Certo mi colpì molto di più il fatto che per un attimo la vidi ignorarmi, cioè ignora le mie parole, ritrovandosi poi in imbarazzo quando se ne rende conto. Lo si vede lo si nota, e io non poteva non notare quei particolari e un certo languorino mi sale nel vedere quelle gote colorarsi di rosso, quell'eccesso di sangue nel viso... ma mi controllo, giocherellando con i quattro grandi anelli che ho sulla mano. La bocca gli si apre leggermente ma ciò che quella ragazza stava per dire gli muore in gola. In imbarazzo evidente si era alzata, uno sguardo e aveva iniziato a toccarmi il mento muovendomi leggermente la testa, io non avevo fatto resistenza, ansi mi mise a ridere nel notare quella strana ragazza completamente persa in chissà quale mondo.. Eppure non aveva parlato non aveva detto neanche Hai. Una ragazza, che appariva ai mie occhi, davvero ma davvero strana... { avete finito mon Cherie?} chiesi con fare educato prendendole, senza più attendere il permesso, la mano, afferrandole con dolcezza il polso e inclinando il busto quanto bastava per pormi alla sua altezza.. un po' narcisista alle volte, ma lo si sa io sono così, sicuro di me da riconoscere di esserlo un po'. Con una mano continuo a tenerle il polso, con il palmo di lei rivolto verso l'alto e mi inclino a baciarglielo, no, no non era un baciamano, i baciamano sono antiquati?! No, solo che i baciamano si fanno solo alle persone impegnate in vero. E poi si sono antiquati. E io cerco di adeguarmi al tempo... Indi io mi limito a darle un bacio sul polso, cosa che non fa altro che rendere la mia mascella più rigida, aveva davvero un gran bel profumo quella ragazza. Mentre con la mano libera le prendo il cappello, odo distintamene il suo stomaco brontolare. { le chiedo perdono signorina, probabilmente ha fame prego mi segua} Mi prendo troppe libertà? Bah! È probabile ma ormai quasi al culmine della mia tortura, al culmine della mia esistenza me ne frego un po' dei pensieri altrui o delle impressioni che suscito, mi gode la vita fino a che mi è concesso.. Non mi ero avvicinato abbastanza al di lei viso da farle sentire il mio odore, ma costei muove il nasico come se lo sentisse, come sempre so di tabacco e chiodi di garofano, ebbene si.. bevitore, fumatore, amante delle belle donne.. che altro, a si pessimo scommettitore, o forse troppo bravo. In tutti questi secoli non sono cambiato o migliorato per niente e forse è un bene.
La ragazza rossa in viso si ferma finalmente. Una mano che si tortura una lunga ciocca nera al latoo del viso, l’altra mano vicino al fianco a stringere la gonna. Ogni stato d’animo della ragazza traspare dal suo viso e dagli occhi, che hanno un ‘espressività incredibile, con un soffuso umore di gentilezza e dolcezza perpetua. Senza il cappello i fili neri come la notte, il manto scuro, le arriva oltre le spalle a metà delle scapole. Finalmente abbassa la mano dal viso, lasciando la ciocca libera di sfiorarle la guancia color porpora. Si morde il labbro inferiore, sfiorandosi il mento con le dita della mano, passando leggermente da una gamba all’altra. Poi abbassa entrambe le mani, mentre le dita si intrecciano all’altezza dell’addome piatto. Un sorriso leggero e timido le stende le labbra. Un sorriso… come di scuse, mentre scrolla leggermente le spalle. La mia risata sembra averla tranquillizzata un poco. Anche la mia domanda, che prima sembra metterla nel panico, poi la fa ragionare. Riesco quasi a vedere gli ingranaggi del suo cervello. Tanto è palese l'espressione sul suo viso. Annuisce, per poi chinare leggermente il capo in segno di scuse, nuovamente. Ora so che pensava.. "Ma che diavolo mi è preso? Va bene che sto mezza fuori di testa, ma fare così con uno sconosciuto non è garbato." Però un brivido le era corso giù lungo la spina dorsale, alla voce del ragazzo dall’accento francese. Almeno le sembra francese. Fa un po’ fatica a seguire le parole, essendo giapponese. Sapeva qualcosa di inglese ed italiano, ma spesso non capiva. Le cose elementari fortunatamente si. Si ritrova la mano in quella di lui, non si era neanche accorta che le avesse preso il polso. Si è tonta. Quando si china a farle quello speciale bacia mano rimane interdetta. La bocca si apre leggermente, mentre una nuova ondata di sangue le arriva alle guance, colorandogliele di nuovo. Povero me ! Deglutisce la ragazza, senza entrare nel panico stavolta. Nonostante le labbra fredde del ragazzo le mandino un brivido lungo il braccio. Ma c’era freddo in quel Pub ? Le porge il cappello e lei china il capo, per ringraziarlo e.. sorpresa.. sorride, stavolta più rilassata. Un sorriso molto dolce, gentile e spontaneo. Sta sempre col viso verso su, per quanto è alto quello splendido esemplare maschile. Al suo dire rimane nuovamente interdetta e lo osserva meglio per capire se la sua fosse una domanda o un ordine. Le ricorda il modo di fare di Volkhart. Infatti lo segue, gettando un ‘occhiata dietro di se e ai due al tavolo che la fissavano in modo strano. Volge di nuovo l’attenzione al ragazzo “Comandante” e lo segue. In effetti ha fame, erano cinque ore che girava come una forsennata per Melrose. Quasi corre per raggiungerlo, per poi adeguarsi al suo passo aggraziato. E solo allora le arriva al naso l’odore e il profumo di quel ragazzo. Un profumo tutto suo. Le piace e sorride perfino, recependolo. Mi ritrovai a pensare e a chiedermi quanta espressività poteva avere quel viso di tenera fanciulla. Lui era sempre stato un ottimo osservatore delle donne, ne coglieva i gesti, ne studiava i piccoli tic, ma nessuna era mai stata così espressiva, sembrava quasi di perdersi nella profondità di quegli occhi. I gesti di lei la fanno leggermente sorridere, è impacciata, intimorita, forse anche un po’ in imbarazzo.. come sembra confermare quel succulento rossore delle gote che invece di diminuire par aumentare ogni istante che passa. Si tortura i capelli poi si sposta come in preghiera intrecciando le mani innanzi al petto. Alza le spalle sembra scusarsi ma non proferisce alcuna parola, Timidezza? Non è sicuro che la sua sia timidezza, sembra proprio non parlare la ragazza. Muta? Può essere? Bè, che così sia o meno non intende mica forzarla, si è accorto che questa ragazza è come un fiore notturno, sboccia solo quando è il momento giusto, forzarla non servirebbe a nulla. Non ne avrebbe intenzione invero. { ahah} incredibile come fosse sensibile, così facile da fare arrossire, molte donne avrebbero reagito mettendo una mano sulla guancia facendo un po’ le civettuole ma nessuna o quasi sarebbe arrossita veramente e in maniera così invitante… “quasi, quasi mi vien fame anche a me..” Si blocca, ma che cavolo stava pensando.. lui non doveva mica mangiare. Lui non mangiava gli umani, doveva toglierselo dalla testa e non pensarci più. Non nota i tizzi al tavolo o se li nota non ci fa attenzione, è sempre stato un tipo attento ma anche terribilmente menefreghista, infatti con indifferenza e superficialità si allontana da quelle persone senza destargli attenzione. Bè tutto cambiava se erano donne, ovviamente. Si gira solo un secondo per osservare la ragazza dietro di se. Per vedere se la seguiva per vedere, il suo stato d’animo o forse per pura e semplice curiosità.. { Carlo, prendi qualcosa per la signorina per favore}
  
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