YOU ARE NOT A BAD BOY

«Si salvi, Tenente Daryl. In fondo, lei non è un cattivo ragazzo.» 
Quell'uomo gli ha salvato la vita.
Lui non ricorda nemmeno come si chiamasse.
Ricorda il suo viso anonimo ed i suoi capelli di un colore sciatto.
Tutto in lui rasentava la normalità, troppo lontana da lui per essere notata del tutto.

Daryl Yan cammina fra le macerie mezzo nudo; la tuta protettiva sbrindellata ed annerita, il volto scuro e gli occhi viola scioccati. 
Ha appena subito un trauma, Daryl.
Uno dei tanti nella sua giovane vita costellata di drammaticità.
Ha sentito i colpi crivellare il corpo di quell'uomo mentre l'ascensore in cui l'aveva spinto lo portava in salvo.
Era uscito appena in tempo, prima che l'edificio crollasse ripiegandosi su sé stesso, rovinando sulla città e su di sé.
Era sparito in pochi secondi davanti ai suoi occhi violacei che intrappolavano la luce del tramonto, ma non la riflettevano. 
S'era sentito libero ed affranto, come se i suoi peccati fossero scomparsi tutti in un momento. 
Poi però s'era sentito appesantito. Un'altra vita gli pesava sulle spalle.
Quante erano, ormai?
Rise. Rise di quella sua risata psicopatica e fragile.
«Non so neanche se è mio figlio. Sua madre era una poco di buono.» aveva detto suo padre, una volta, a quella donna.
L'immagine di loro due spaventati davanti al suo Endlave gli comparve davanti. 
Li aveva crivellati di colpi, senza risparmiare niente.
S'era sentito bene.
Aveva riso.
Qualcosa di bagnato gli aveva inumidito il volto, ma non avrebbe mai accettato l'idea di aver pianto per quello schifo.
Non erano altro che spazzatura.
E lui se ne era semplicemente liberato. 
Loro l'avevano sempre disprezzato.
Suo padre l'aveva odiato, l'aveva sempre rifiutato.
Lui voleva solo la sua presenza, la sua approvazione...
Voleva qualche parola gentile, ma non era stato così.
Nemmeno quando era diventato il più talentuoso e giovane Tenente dell'HGQ.
Nemmeno allora suo padre l'aveva accettato. 
Crollò sulle ginocchia, appoggiò le mani sul volto e pianse.
Pianse fino allo sfinimento, pianse finché non cadde a terra esausto.
E poi fu il buio.