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Autore: Jacob08    16/04/2014    5 recensioni
Tutti sanno chi è Shadow. Com'è fatto, cosa ha fatto, cosa ha vissuto nella sua vita.
Una vita ormai appesa al fardello di tanti, terribili ricordi, che gli impedisce di aprirsi con chi lo circonda e lo convince che certe cose e certe persone sono immutabili, e non posso essere cambiate o influenzate, nonostante i nostri sforzi.
Ma qualcuno proverà a convincerlo del contrario, e in un modo totalmente inaspettato.
[Dedicata a Lynx_, spero ti piaccia!]
Per favore, leggete e commentate!
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Shadow the Hedgehog, Tikal the Echidna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tump. Tump. Tump-Tump. Tump. Tump-Tump-Tump. Tump.


Una serie di rumori sordi riecheggiava continuamente all' interno di una palestra.
Un edificio molto vecchio, quasi fatiscente, dove i muri originariamente bianchi erano ormai incrostati di macchie gialle e grigie da tutte le parti.
L' odore di sudore che girava in quel posto era forte, quasi insopportabile per chi non fosse già abituato ad un ambiente del genere.
 

Tump. Tump. Tump-Tump. Tump. Tump-Tump-Tump. Tump.


L' attrezzatura per gli allenamenti era molto semplice ed essenziale, e poteva scordarsi di vantare strumenti come tapis roulant elettrici, misuratori di prestazioni hi-tech o bilance elettroniche. In compenso, però, di bilanceri, manubri, pesi e sacchi da boxe ce n'erano a bizzeffe.



Tump. Tump. Tump-Tump. Tump. Tump-Tump-Tump. Tump.


La serie di rumori sordi che si diffondeva in quella palestra era dovuta ai continui colpi ricevuti da un vecchio sacco da pugilato, il quale, se avesse potuto, si sarebbe certamente lamentato per il trattamento riservatogli in maniera così assidua.



Tump. Tump. Tump-Tump. Tump. Tump-Tump-Tump. Tump.


Continuava a colpire. Ancora e ancora. A destra e a sinistra. In alto e in basso. Inarrestabile. Instancabile. Colpiva quel sacco pieno di toppe e di cuciture, dalle quali, ad ogni pugno che lui sferrava, usciva della sabbia a piccole quantità.
Non perdeva il ritmo. Continuava a dare duri colpi a quell' oggetto dalle condizioni così misere, ma che comunque lo superava in grandezza e in peso, e non di pochissimo.


Tump. Tump. Tump-Tump. Tump. Tump-Tump-Tump. Tump.


Il suo corpo muscoloso non rallentava nemmeno un istante. Continuava gli esercizi, sempre con la stessa velocità, la stessa agilità, la stessa potenza.
Anzi, sembrava quasi che ci mettesse più energia ad ogni secondo che passava. Il sacco pareva sul punto di esplodere, tanto erano forti i pugni che assestava. Sebbene stesse facendo un lavoro egregio, questo non significava che fosse a suo agio.
Tutt' altro.


Tump. Tump. Tump-Tump. Tump. Tump-Tump-Tump. Tump.


Un lampo di luce bianca. E nella sua mente si ritrovò in un altro posto. Un posto a lui molto familiare. Un ambiente molto intricato, pieno di apparecchiature altamente sofisticate e marchingegni di ogni tipo. I corridoi che univano centinaia e centinaia di sale, laboratori e aule di studio, erano quasi praticamente identici gli uni agli altri, lunghi e apparentemente interminabili, fatti di freddo metallo.


Tump. Tump. Tump-Tump. Tump. Tump-Tump-Tump. Tump.


C'erano vetrate ovunque, e tutte offrivano lo stesso identico panorama. 
Ma lui non si stancava mai di rimanere lì ad osservarlo, alla vetrata più grande, in quei momenti di silenzio e di riflessione che non sembrava avessero fine.


Tump. Tump. Tump-Tump. Tump. Tump-Tump-Tump. Tump.


Ancora un lampo di luce bianca. E al posto del panorama che era solito guardare apparve la figura di un uomo, piuttosto anziano, calvo, con indosso un camice bianco da laboratorio, dei piccoli occhiali tondi e scuri che nascondevano completamente gli occhi, e dei baffi bianchi e folti sotto un naso particolarmente pronunciato. Un uomo serio, profondamente dedito al suo lavoro e alle sue ricerche, ma anche molto premuroso, tranquillo e amorevole. Una personalità grandiosa almeno quanto la sua mente, definita la più brillante della sua epoca.


Tump. Tump. Tump-Tump. Tump. Tump-Tump-Tump. Tump.


Un altro lampo di luce. Un' altra persona fece la sua comparsa nella sua mente. 
Un vestitino dalle diverse tonalità di azzurro. Capelli di un biondo dorato che arrivavano alle spalle. Occhi color zaffiro, bellissimi, ognuno dei quali sembrava un Oceano in qui immergersi, talmente erano meravigliosi. Un viso d' angelo. Pelle candida, immacolata, pura. Quasi quanto la sua anima. Dolce. Gentile. Pacifica. Comprensiva. Vivace. Affettuosa. Altruista. Unica nel suo genere.


Tump. Tump. Tump-Tump. Tump. Tump-Tump-Tump. Tump.


Non riusciva a dimenticare. Non ci sarebbe mai riuscito, ma forse era meglio così.
Forse perchè lui non voleva dimenticare. E per quale motivo avrebbe dovuto?
Lei gli aveva insegnato tutto. Lo faceva sentire unico, speciale. Lei c'era sempre qualora ce ne fosse stato bisogno, per lui. E questo voleva dire ogni minuto, di ogni ora, di ogni giorno.


Tump. Tump. Tump-Tump. Tump. Tump-Tump-Tump. Tump.


Tutti i momenti passati insieme, a mangiare, a parlare, a ridere e a scherzare, a leggere, a guardare il panorama dalla vetrata principale, con le mani unite quando nessun altro vedeva... I momenti passati a vivere.



Tump. Tump. Tump-Tump. Tump. Tump-Tump-Tump. Tump.


Pareva un sogno. E come tale, svanì nel vuoto, come un cumulo di polvere spazzato via da un gelido vento invernale.


Tump. Tump. Tump-Tump. Tump-Tump-Tump. Tump.


Ricordava ogni singolo, fottutissimo istante. 
L' ARK sotto attacco dei miliari. L' incendio che stava dilagando sempre di più tra le varie sale di sperimentazione e i corridoi.
Il Professor Gerald era già stato catturato e arrestato dai soldati del G.U.N., insieme a tutti gli altri scienziati e ricercatori.
Loro due che fuggivano.

Tump. Tump. Tump-Tump. Tump-Tump-Tump. Tump-Tump-Tump-Tump.Tump-Tump-Tump-Tump-Tump.


Qualche minuto prima avevano sentito distintamente degli spari, mentre scappavano.
Qualcuno doveva essere stato fucilato sul posto.
Doveva portarla al sicuro. Doveva proteggerla. Doveva salvarla. Almeno lei. Soprattutto lei.
Se le fosse accaduto qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. Mai e poi mai.


Tump. Tump. Tump-Tump. Tump-Tump-Tump. Tump-Tump-Tump-Tump-Tump-Tump-Tump.


Arrivarono infine ad un laboratorio, dove al centro era presente una grossa e robusta capsula in acciaio e vetro rinforzati, montata su un meccanismo di espulsione che li avrebbe portati lontano dalla Colonia, lontano da quel massacro, lontano da tutto.
Era la loro occasione! 


Tump. Tump. Tump-Tump. Tump-Tump-Tump. Tump-Tump-Tump-Tump-Tump-Tump-Tump. Tump-Tump-Tump-Tump-Tump.


Non c' era un attimo da perdere. Lei aprì lo sportello della capsula, e, nonostante le esortazioni dell' altro, lo convinse ad entrare per primo. E allora entrò.
Ma poi...


Tump. Tump. Tump-Tump. Tump-Tump-Tump. 


Lui si rese conto che non erano soli. Un uomo, un soldato, aveva notato dei movimenti nel laboratorio, dalla porta socchiusa.
Entrò dentro la sala, con il suo fucile automatico in mano, per capire meglio cosa stesse succedendo.
Prima che il suo compagno potesse fare qualcosa, la ragazzina chiuse lo sportello della capsula, rimanendone fuori.


Tump. Tump. Tump-Tump-Tump.


Lui sgranò gli occhi color cremisi a quella visione. Perchè non era entrata insieme a lui? Perchè aveva chiuso lo sportello della capsula? Perchè andare incontro ad un pericolo del genere?
Ora il soldato, tremante eppure deciso a svolgere il suo compito, le stava intimando, con voce rotta e con il fucile puntato, di non abbassare quella leva.
La leva...?


Tump. Tump-Tump-Tump.


"Ti prego, non farlo. Allontanati da lì, fà come dice. Ti prego..." pensò lui, rinchiuso in quella capsula che prima era la loro unica speranza di salvezza, ma poi si era rivelata l' unico ostacolo che gli impediva di andare a proteggerla.
Lei afferrò la leva. Una presa non forte, delicata come il suo corpicino, reso ancora più debole da quel male incurabile che da tempo la stava consumando, e contro cui, ironia della sorte, LUI era l' unica speranza rimasta.


Tump-Tump-Tump.


Il soldato lanciò l' ultimo avvertimento. Se avesse abbassato quella leva, avrebbe sparato.
Lei guardò il fido compagno richiuso in quella trappola di vetro e metallo. I loro occhi si incontrarono.
Quelli di lui, rossi come rubini. Quelli di lei, blu come zaffiri. Le labbra della fanciulla si schiusero lentamente, e in poco più di un sussurro, gli disse:
-Perdonami, Shadow...-
Abbassò la leva.
L' altro premette il grilletto. Un lampo di luce bianca.


-MARIA!- 


Tornato alla realtà, sgranò gli occhi, e in un impeto di furia assestò un pugno così violento al sacco da boxe da staccare la catena dal gancio a cui era appeso, e farlo volare diversi metri più in là.
Respirava affannosamente, ogni centimentro della sua pelliccia nera e rossa era coperta di sudore, che la faceva quasi brillare alla debole luce che passava da una finestra rotta.
Merda. Avrebbe dovuto controllare meglio la sua forza.
Poco male, a dire il vero. Se avesse usato più potenza ora quel sacco non sarebbe più stato tale, bensì un ammasso informe di tessuto e di sabbia.


Andò a riprenderlo, lo sollevò con il braccio sinistro e lo appese nuovamente al gancio. 
Shadow non aveva idea perchè fosse costretto a sopportare un tormento del genere. 
Non voleva scordare Maria, Gerald e il posto dove era venuto alla luce. Non voleva dimenticarsi di loro.
Ma ogni volta che pensava a quelle persone che lo amavano come un membro della propria famiglia, inevitabilmente ricordava il "terribile incidente" che ebbe luogo lì, sulla Colonia Spaziale ARK, più di cinquant' anni fa.
Ma il porcospino sapeva benissimo che non si era trattato di un incidente. No. Era stato tutto organizzato da quei cani del Governo, i quali avevano deciso di far intervenire i militari per interrompere gli esperimenti che avevano avuto luogo, definiti come "una minaccia alla sicurezza dell' umanità intera".


Ipocriti bastardi. Erano stati proprio loro ad esortare Gerald a fare quelle ricerche, e solo il cielo sapeva quali fossero i loro reali scopi, se dare finalmente vita alla Creatura Perfetta, che avrebbe offerto al genere umano la possibilità di combattere vecchiaia, malattie e morte, o soltanto un' arma vivente, pronta ad eseguire i loro ordini.
Gerald, all' inizio, aveva rifiutato. Ma quando Maria, la sua nipotina prediletta, aveva manifestato i sintomi di un male per cui non esisteva cura (la N.I.D.S, ovvero Sindrome da Immuno-Deficienza Neurale) decise di passare interi giorni e intere notti alla disperata ricerca di un modo per salvarla, come avrebbe fatto qualsiasi nonno, per amore del suo più grande tesoro.


E fu così che Shadow venne alla luce. L' Essere Supremo, che non avrebbe dovuto temere le malattie, il tempo e altre cose che da sempre hanno terrorizzato gli umani fragili e mortali. Le cose sembravano andare per il meglio, fin quando non corsero delle voci secondo cui il Professore stava complottando di conquistare il pianeta, con l' aiuto dell' essere da lui creato. 
Un Essere così potente da sbaragliare chiunque si mettesse sul suo cammino. 
Quindi, era meglio togliere il problema alla radice, prima che la situazione potesse diventare pericolosa.
E allora i soldati del G.U.N., un' organizzazione militare agli ordini del sistema governativo delle Federazioni Unite, fecero irruzione nella Colonia, per arrestare i colpevoli, veri o presunti, e se fosse stato necessario, togliere di mezzo chi opponesse resistenza. Poi sarebbe bastato giustificare l' avvenimento come "uno spiacevole incidente".


Menzogne. Nient' altro che ridicole menzogne, quasi infantili.
Questo Shadow lo sapeva perfettamente. Sapeva fin troppo bene dove poteva arrivare la stupidità, l' avidità, la codardia e l' odio degli uomini. Esseri sciocchi, pronti a sacrificare vite innocenti per puro e semplice egoismo. Considerano la vita, il più grande prodigio che possa esistere al mondo, come una cosa scontata. Poi, quando si rendono conto di non essere eterni, e di dover sparire, un giorno o l' altro, subentra la paura, il terrore di cosa li aspetta.


Essere Immortale non è bello come può sembrare, e il porcospino l' aveva compreso.
Ogni giorno uguale a quello precedente. Un' esistenza in perenne fuga, che non poteva essere condivisa con nessuno, e la sensazione di ritrovarsi ancora più solo e perduto di quando era stato lanciato nello spazio fino alla Terra, a bordo di quella dannata capsula, mezzo secolo fa.
Nella sua mente, in pratica, restava solo il fardello insopportabile di tanti ricordi.
Ricominciò a colpire il sacco, ancora e ancora, come se non ci fosse stato un domani.


Tump. Tump. Tump-Tump-Tump-Tump-Tump-Tump.


-Shadow...?- 


Shadow si bloccò un attimo, Si voltò, e alla porta di ingresso della palestra trovò una giovane echidna color arancio, vestita con abiti tribali, dal fisico snello e attraente, un seno sicuramente non prosperoso come quello di un pipistrello bianco di sua conoscenza, eppure...
Un viso molto grazioso, e due occhi blu oltremare, bellissimi, anche se avevano qualcosa di molto familiare... Fin troppo.


La guardò un istante, e, prima di tornare ai suoi esercizi, lasciò una specie di mezzo sospiro.
-Che ci fai qui, Tikal?- domandò, e non lo fece con troppo tatto.
-Ti stavamo cercando. Rouge mi ha detto che questo era uno dei posti in cui vieni di solito, ho avuto fortuna a trovarti per prima.- disse lei sorridendo timidamente.
<< Accidenti a quel pipistrello. >> pensò Shadow tra sè e sè. Poi gli venne in mente una cosa.
-Aspetta un secondo.- disse -Poco fa hai usato il plurale. Chi mi stava cercando, a parte te e forse Rouge?-
-B-beh... Tutti, in pratica... Rouge, Sonic, Tails, i Chaotix, Silver, Blaze e...-
-L' echidna rosso? Lui non l' hai contato. E perchè ti trovi qui? Per quel che ne so dovresti essere sulla sua isola, insieme a lui. E perchè mi stavate cercando?- domandò di fretta il porcospino.


Lei rimase leggermente confusa per quella marea di domande fatte. Ma cercò comunque di rispondergli più precisamente ed educatamente possibile.
-Knuckles è rimasto ad Angel Island, doveva sorvegliare lo Smeraldo Gigante... Quanto a me sono arrivata insieme a Tails e a Sonic con il loro aereo, perchè... volevamo chiederti una cosa.- disse Tikal.
-Cosa?- chiese il riccio.
-Stiamo preparando una festa a sorpresa per Amy, domani è il suo compleanno... Volevo chiederti se ti piacerebbe venire con noi.-
-Non ho tempo per queste cose.- tagliò corto lui, ricominciando gli esercizi.
Tikal rimase molto delusa per la sua risposta. Forse era stata troppo precipitosa a dargli la notizia. 


Provò con un approccio diverso.
-Ti stai allenando duramente...- gli disse quasi con ammirazione, anche se cose "violente" come il pugilato non le piacevano affatto. 
-Non intendo restare con le mani in mano troppo a lungo.- ribatté l' interpellato, cercando di non farsi distrarre troppo.
-Non sei stanco? Non vorresti riposare un po'?- chiese lei con dolcezza.
Shadow si bloccò un attimo. Solo un attimo, poi riprese a colpire il sacco da boxe.
-Ho dormito per cinquant' anni, Tikal. Credo di aver riposato abbastanza.- rispose secco.


-Mi dispiace...- disse lei.
-Ti dispiace? E per cosa?- domandò l' istrice con una faccia che voleva dire "Ma di che diavolo stai parlando?". Solo che, per una volta, non voleva essere troppo irrispettoso verso una persona che si rivolgeva a lui con così tanta educazione.
-Mi dispiace che tu sia così severo con i tuoi amici...- ammise lei triste. 
-Io non ho amici. Non ne ho, e non ne ho bisogno.-
-C-cosa...?-
-L' unica vera amica che abbia avuto era Maria. Non ho bisogno di nessun altro.- 


Sul volto dell' echidna si dipinse un' espressione di amarezza. 
Evidentemente, sin dalla morte di Maria, Shadow non era mai riuscito ad aprirsi veramente con qualcuno. Le dispiaceva che avesse un comportamento del genere nel confronto di coloro che aveva intorno, ma capiva esattamente perchè.
Aveva visto la sua casa, la sua famiglia, la sua vita, che gli venivano portate via per sempre, davanti ai propri occhi, senza poter far nulla per cambiare le cose.
Anche lei aveva perso il suo villaggio, il suo clan, la sua vita fatta di pace e di tranquillità, da quando la sete di potere e di conquista non ebbe la meglio su suo padre e sugli altri membri della tribù.


Era ritornata nel presente in seguito ad un ennesimo, fallimentare tentativo da parte di Eggman di rubare lo Smeraldo Gigante, per realizzare così il suo obbiettivo di conquista del mondo.
E nonostante il fatto che lei provenisse da un' epoca anteriore di migliaia di anni, questo non le aveva impedito di ricominciare la propria vita in pace e tranquillità. Certo, aveva ancora difficoltà a seguire e a capire usi e costumi della gente moderna, ma faceva del suo meglio per andare avanti.
Se lei c'era riuscita, perchè lui no? 


Tuttavia, non poteva comunque dargli torto se si sentiva così.
-N-non era mia intenzione fare l' invadente o impicciarmi nella tua vita privata, credimi...- ammise la ragazza tristemente.
-E allora non farlo.- disse secco il porcospino.
Tikal ora si sentiva veramente a disagio. Più andava avanti a parlare con lui, più e sembrava che Shadow si stesse mettendo sulla difensiva, più deciso che mai ad allontanarla da sè ad ogni momento che passava.
-Perchè questo comportamento che non riesco a capire? Cos' hai contro il mondo da voler tenere gli altri lontani da te?- domandò esasperata la giovane echidna, cercando di farsi forza e di convincere Shadow a considerare le cose da un altro punto di vista.
-Io non ho niente contro il mondo. E' il mondo che sembra avere un problema con me.- sbottò leggermente infastidito il riccio nero, fermandosi un attimo dal colpire il sacco per sistemarsi meglio le fasciature che aveva sulle mani, già provviste di guanti, polsini e bracciali dorati. 
-Nonostante tutto quello che ho fatto per mettere a posto le cose come voleva Maria, la gente continua a guardarmi e a descrivermi come se fossi un pericolo, una minaccia, una specie di abominio. Ma credo che sia così che vada il mondo.
La gente ha una spiccata predisposizione nel giudicare senza prima sapere come stanno le cose.- affermò Shadow.


Già, una caratteristica tipica degli umani, quella del pregiudizio. 
-Dopotutto, cosa puoi aspettarti da creature come gli umani? Sono pronti a distruggere case e vite innocenti solo perchè scorgono delle differenze negli altri, senza prima chiedersi se condividono delle somiglianze.-
Con questa frase Shadow pensò di aver posto fine alla discussione. Aveva sicuramente messo la ragazza con le spalle al muro esponendo la sua visone delle cose in modo così preciso e diretto, non si aspettava neppure che potesse rispondergli.
In quel momento era preso dal sistemarsi bene le bende sui pugni. 


-Io... Io non...- balbettò apparentemente confusa Tikal, spostando costantemente lo sguardo da destra a sinistra.
-Tu cosa?- domandò con fare quasi da interrogatorio lui, eppure fin troppo concentrato per dare a delle eventuali parole di lei un peso troppo grande.
-Non saprò tutto sulla tua vita o sulla tua personalità, però io, dal primo momento che ti ho conosciuto, non ti ho mai guardato o descritto come se tu fossi un pericolo o una minaccia, tanto meno un mostro, credimi!- ammise lei con fermezza, stringendo i pugni.
Shadow si bloccò quasi di botto. Era rimasto praticamente immobile dopo quello che lei gli aveva detto.
A prima vista, la sua espressione poteva sembrare impassibile, neutra, indifferente. Ma chi lo conosceva abbastanza bene avrebbe potuto leggere nel suo sguardo una leggerissima vena di sorpresa.


-Se non ti dispiace, vorrei continuare i miei allenamenti.-
-M-ma...- stava per dire lei.
-Da solo.- disse infine il riccio nero. Una volta detto questo, finì di sistemarsi le fasciature e ricominciò gli esercizi.
Tikal non disse nulla. Era rimasta con le labbra socchiuse, come se dalle sue labbra pendessero parole ormai troppo deboli e fragili per essere sentite. Ma capì che forse, stavolta, era meglio lasciar perdere.


Si avviò verso l' uscita della palestra, non volendo disturbare il porcospino un secondo di più. Fino a quando...
-Tikal.- chiamò Shadow con forza.
Tikal sussultò non appena udì la sua voce chiamarla da lontano. Si girò, e vide Shadow il quale, avendo nuovamente interrotto la sua attività fisica, si era voltato verso di lei, almeno abbastanza da poterla vedere con la coda dell'occhio.


-Dove si svolgerà la festa?- domandò in tono apparentemente freddo e distaccato.
-Umh... A casa di Tails...-
-A che ora?- 
-Alle 15.00. Ma perchè...-
-Umph. D' accordo. Ci vedremo a casa del moccioso, allora. Ma non sperate che io porti un regalo o una roba del genere. Non sono tagliato per queste cose.- fece Shadow in maniera arrendevole, tipicamente sua.
Tikal sgranò gli occhi per la sorpresa, eppure lo stupore non impedì che le sue labbra si incurvassero in uno splendido sorriso.
-Ci vediamo alla festa allora, e buon allenamento. Non preoccuparti per il regalo per Amy, posso dire che l' hai fatto insieme a me!- disse infine chiudendo gli occhi mentre sorrideva.
-A presto, Shadow.- 
E detto questo, Tikal raggiunse l' uscita della palestra per raggiungere il luogo d' incontro stabilito da Sonic & Co.



Tump. Tump. Tump-Tump. Tump-Tump-Tump. Tump-Tump-Tump-Tump-Tump-Tump-Tump.

Shadow continuava inarrestabile a tirare pugni al sacco da boxe. Come prima.
Solo che, per una sola, dannatissima volta, la sua mente non era presa dai ricordi del passato, ma solo da un giuramento, fatto a sè stesso proprio in quell' istante.
<< Rouge, te lo garantisco. Se tu, Faker o chiunque altro mandate un' altra volta Tikal a fare il lavoro sporco per voi, avrete di che pentirvi. >>
E una volta formulato questo pensiero, si concentrò unicamente sull' allenamento. 
Sì, nonostante preferisse la solitudine e la tranquillità, non gli piaceva rimanere per troppo tempo con le mani in mano.













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J:Sotto el sole che m' esperaaaaaa... Zallezallellé!! ^3^
Salve a tutti, ciurmaglia!! Come state? Vi sono mancato? Perdonate la mia assenza, il lavoro e lo studio sono sempre in agguato e ho avuto pochissimo tempo per dedicarmi al sito, credetemi ç.ç
Vorrei dedicare questa storia alla sola, unica e inimitabile Lynx_ alla quale avevo promesso di sfornare questa storia il prima possibile!! (ti voooooglio beeeeneeeee x3)
Beh, che dire? Un ' altra Shadikal, lo so, ma non posso farci niente, ormai il germe si sta diffondendo inarrestabilmente all' interno della sezione di Sonic.
Ezio: COME TO THE DARK SIDE!! 
J: WE HAVE BISCUITS!! muahahahaha xD
Ok, scusate il vaneggio. Spero che per questa storia non vorrete lapidarmi!! Mi raccomando, recensite in tanti!! ;)











  
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