"Non sei solo"
Una
scarica elettrica percorse il corpo del Code:01, costringendolo ad
accasciarsi
in terra, in preda ad un dolore che non aveva mai provato.
“Dovevo
immaginarmi che non sarei vissuto ancora per molto. Nonostante tutto
sono
felice. Anche se corta, ho avuto una vita intensa. E in fin dei conti,
non credo
che cambierei qualcosa della mia vita; nemmeno il fatto di essere un
Code:Breaker. E’ buffo accorgersene solo adesso…
Per tutto questo tempo, ho
sempre pensato che sarei morto da solo, dimenticato dal resto del
mondo, magari
in un vicolo puzzolente di qualche quartiere malfamato di Tokyo. Ho
sempre
creduto di non essere nemmeno vivo, dato che non potevo rivelare la mia
esistenza a nessuno e che nessuno poteva conoscere la mia vera
identità.
Credevo di essere solo un fantasma, un mero fantasma che vagava solo in
questo
vasto mondo. Non ho mai capito che non ero poi così solo
come pensavo. In
fondo, avevo dei compagni, colleghi di un lavoro che ho sempre odiato,
ma che
continuavo a svolgere. Quegli stessi compagni che adesso mi stanno
fissando
increduli. Quegli stessi compagni che si sono spinti fino a tentare di
uccidermi,
solo per salvarmi. Che cosa strana… Vogliono salvarmi
uccidendomi… Tipico
ragionamento da Code:Breaker. Soprattutto, tipico ragionamento di
Ogami. Quel
ragazzo non è cambiato proprio per niente…
Nessuno di loro è cambiato… E in
fondo, nemmeno io. Volevo essere vivo e volevo che anche coloro che
erano già
andati fossero vivi, almeno nella memoria della gente. Ma non mi sono
mai reso
conto che, proprio grazie alla mia condizione di “non
esistenza”, avevo
conosciuto persone che mi avevano fatto sentire più vivo di
chiunque altro.”
Le
scariche si fecero più intense.
-Sei
arrivato al tuo Code: End, eh Hitomi?
***
Accennai
un sorriso malinconico. Mi sarebbe mancato il Code-senza sopracciglia,
sempre
pronto a farmi la predica sul tempo che sprecavo dormendo.
Toki,
invece, era visibilmente preoccupato. Non riusciva a nascondere i suoi
sentimenti. Non c’era mai riuscito. Si faceva sempre
trasportare dalle
emozioni, nonostante si vantasse di essere quello più
razionale. Neanche in
quel momento ci stava riuscendo. Il labbro inferiore stava tremando per
la
tensione. Cercando di nascondere la sua preoccupazione, si accese una
sigaretta
e si voltò dalla parte opposta.
Sakurakoji
aveva i lucciconi agli occhi. Nonostante tutto quello che avevo fatto,
era ancora
intenzionata a perdonarmi. Aveva capito che se avevo ucciso tutte
quelle
persone era solo per rendere la vita migliore a quei ragazzi.
Però, non si può
perdonare un pluriomicida, solo perché voleva proteggere
qualcuno di caro. I
fini non giustificano mai i mezzi. Mai. Soprattutto se di mezzo ci sono
le vite
di innocenti.
A
vederla seduta in terra, quasi in lacrime, mi tornò in mente
l’immagine di lei
da piccola. Era davvero cresciuta. Chissà se sarebbe
riuscita a cambiare tutto
questo? Avrei tanto voluto guardarla ancora, avrei voluto guardarla
all’opera,
sia lei, sia Ogami. Ma quella era l’ultima volta che li
vedevo, che vedevo
tutti loro. Non li avrei più rivisti. Non da vivo, almeno.
Ogami…
Chissà quanto gli dispiacerà! Non avrà
mai più occasioni per cercare di sconfiggermi.
Non è mai riuscito a battermi nel corpo a corpo…
Chissà quanto gli brucerà! Ha
sempre quella maschera, quel volto totalmente inespressivo; nemmeno io
riesco a
capirlo a volte. Forse stando accanto a Sakurakoji riuscirà
a cambiare e forse
potrà capire il valore della vita. Mi sento un po’
responsabile, però. In
fondo, sono stato io a insegnargli come fare il suo lavoro di
Code:Breaker.
Oh,
come vorrei che imparasse qualcosa da quest’esperienza... E
vorrei anche che la
smettesse con questa idea dell’essere cattivo. Se solo fosse
meno orgoglioso,
sarebbe anche un ragazzo simpatico! Però…mi
mancherà.
Mi
mancheranno tutti loro. Anche Kanda! Soprattutto Kanda…
Anche
lei è cresciuta. E’ diventata una brava agente,
però avrei preferito che non
entrasse a far parte di questo mondo. Avrei voluto che ne restasse
fuori.
Almeno lei…
A
pensarci bene, ci sono tante cose che vorrei fare e dire, prima di
morire.
Anche se sembra un pensiero sciocco, adesso vorrei vivere, lo vorrei
più di
ogni altra cosa. Vorrei vivere quel tanto che basta per ringraziarli
tutti.
Non
piangere Kanda… Non voglio morire con l’immagine
di te in lacrime. Non voglio
morire in questo modo. Non voglio spezzarti il cuore. Voglio che tu
sorrida,
come quella volta che ti donai l’orologio. Voglio farti
sorridere di nuovo.
Voglio che tu viva una vita felice, come l’ho vissuta io
grazie a te. Non
voglio che tu pianga per della feccia come me…
***
Facendo
appello a tutta la sua volontà, l’uomo
riuscì, in qualche modo, a mettersi in
piedi.
“Non
voglio vederli piangere e soffrire; non voglio che il Primo Ministro
continui a
sfruttare dei ragazzi diversi dagli altri. Voglio che quando moriranno,
tutti
loro, abbiano una tomba e qualcuno che li vada a visitare, ogni tanto,
portando
un mazzo di fiori. Voglio creare un mondo migliore per quei ragazzi.
Anche a
costo di essere la peggior feccia di questo mondo.”
Così,
con questi desideri nel cuore, il miglior Code:Breaker di Eden si
lanciò in un
ultimo, disperato attacco.
“Se
proprio devo morire, almeno il Primo Ministro verrà con
me!”
Era
questo il suo ultimo desiderio. Un desiderio, però, che non
riuscì a esaudire.
La
sua mano si fermò a pochi millimetri dal volto di Fujiwara.
All’ultimo secondo,
riuscirono a fermarlo. La sua volontà vacillò
proprio alla fine. Proprio di fronte
a quei ragazzi che voleva proteggere. Alla fine, riuscirono a
fermarlo… E a
salvarlo…
-Hitomi,
tu non sei solo… Ci siamo noi con te.-sussurrò
Ogami all’avversario.
Hitomi
sorrise dolcemente.
“Alla
fine una cosa sono riuscito a ottenerla. Sono finalmente riuscito a
carpire un
po’ i sentimenti di Ogami. Per un attimo, sono riuscito a
vedere oltre la sua
solita maschera. Proprio nel mio ultimo secondo di vita. Ironico, no?
… “Non
sei solo…” Forse Ogami ha ragione. Forse
l’importante non è essere ricordati da
tutti, ma dalle persone che ci circondano, quelle a cui vogliamo bene.
L’ho
capito troppo tardi. Ma se fosse realmente così, allora
anch’io vorrei essere
ricordato. Almeno da loro. E da Kanda…”
L’ex-Code:01
si accasciò a terra privo di forze. Steso sul pavimento,
chiuse per sempre gli
occhi.
***
“Ripensandoci,
è stato un combattimento davvero interessante… E
non avrei mai immaginato che
alla fine mi sarei fatto degli scrupoli contro di loro! Ma ormai
è andata… Non
posso farci più nulla. Però, avrei davvero voluto
vivere un altro po’! Ogami,
ragazzi, dato che mi avete salvato, ricambierò il favore,
continuando a
guardarvi da qui, da questo posto che non è fatto per coloro
che vivono ancora.
Code:Breaker… Ricordatevi che non siete soli. Ci sono io con
voi, insieme a
tutti coloro che moriranno nella guerra che fra non molto dovrete
affrontare. Non
potete più tirarvi indietro. Io continuerò a
guardarvi dall’inferno. Sono
sicuro che potrete farcela. Io ho fiducia in voi! E poi, un giorno ci
rincontreremo. E a quel punto, Ogami, potrai sfidarmi tutte le volte
che
vorrai.”
Un’ombra
mi si avvicinò, lentamente, distogliendomi dai miei
pensieri. Si trattava di
sicuro di una persona appena morta. Dopotutto questo posto non
è fatto per i
vivi. A loro non è concesso stare qui. Nella penombra scorsi
una cicatrice
familiare. Sorrisi, quasi divertito dalla sorpresa. Non mi sarei mai
aspettato
di vederlo così presto.
-E
così, alla fine la fiamma blu ha bruciato persino
tu… eh, amico mio?