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Autore: reila_guren    18/04/2014    4 recensioni
C'eravamo solo io e lui, sospesi nell'illusione di un'eternità davanti a noi. E nel momento del massimo appagamento, quando insieme toccammo la vetta del piacere, capii cosa avrei fatto...
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aoi, Uruha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Non ho mai capito davvero quanto mi amassi,
Adesso è troppo tardi...
 
... Se tu fossi con me ora
Potrei dirtelo onestamente,
Ma non posso raggiungere il paradiso…"
 
 
Il manto stellato della volta celeste brilla sopra di me, rischiarato dai raggi perlacei della luna, avvolgendomi in questa notte colma di disperazione. Alzo gli occhi al cielo, senza riuscire a trattenere le lacrime che scendono lente ormai da ore, e il mio sguardo incontra centinaia, migliaia, di puntini simili a diamanti. Qui, in cima a questo tetto, nel luogo del nostro primo incontro, mi sembra di riuscire a raggiungere il cielo e lì, tra tutte quelle stelle, vedo il tuo riflesso. Chiudo gli occhi e sorrido.
-Sto venendo da te-
 
 
QUATTRO MESI PRIMA
 
 
Le strade di Tokyo erano sempre un vero inferno. A qualsiasi orario e in qualsiasi giorno della settimana erano talmente affollate di persone che camminavano veloci in ogni direzione, che vedendole dall'alto si avrebbe avuto l'impressione di avere davanti agli occhi un grande formicaio al lavoro. Spesso mi chiedevo perché non avessi lasciato il caos di quella grande metropoli per trasferirmi in una città più tranquilla, dopotutto mi piaceva condurre una vita calma e semplice, e la risposta era che a me quella quotidianità così caotica piaceva. Mi piaceva affacciarmi alla finestra appena sveglio, sorseggiando una tazza di caffè, e vedere già dal mattino presto il via e vai di persone indaffarate che si recavano al lavoro o a scuola e mi piaceva essere circondato di persone mentre attraversavo la città per recarmi io stesso al lavoro. Molti trovavano stressante tutto questo, io al contrario trovavo estremamente rilassante osservare le persone che mi superavano velocemente e immaginare come potesse essere la loro vita. Era un'abitudine che avevo fin da bambino, mi facevo veri e propri castelli mentali riguardanti chiunque che, anche per dettagli insignificanti, attirava la mia attenzione... Fantasticavo su che lavoro facessero, che hobby avessero, se ci fosse qualcuno a casa ad aspettarli con un piatto caldo e che tipo di vita avesse anche quella persona. Questa mia strana abitudine mi aveva anche fatto sviluppare un grande spirito di osservazione. Non sapevo se fosse affidabile e se l'idea che mi facevo delle persone fosse veritiera, o se semplicemente seguivo solo la mia fantasia anche in quel caso, ma era comunque una cosa che amavo fare. Non è che mi piacesse farmi gli affari di perfetti sconosciuti, il fatto era che trovavo affascinante osservare la diversità di persone che vivevano in questa città. Ecco perché, nonostante avessi una vita assolutamente tranquilla e quasi monotona, non mi ero trasferito in una città più piccola: adoravo il caos di Tokyo, ma non farne parte. Lo osservavo da lontano, come si osservano le avventure fantastiche degli eroi del cinema, stando comodamente seduti su una poltrona e con una ciotola di popcorn... Anche con i miei amici generalmente ero così. Una volta il mio migliore amico mi disse che se fossimo stati i personaggi di un libro il mio ruolo sarebbe stato quello del narratore... Nessun'altra frase avrebbe potuto descrivermi meglio.
"Quella tradisce il marito" Pensai, osservando la mia ultima cliente della giornata che parlava sommessamente al telefono nell'altra stanza, mentre il marito si guardava attorno, elencando i pregi e i difetti della casa. Erano una giovane coppia di circa trent'anni, appena sposati e in cerca di una casa, entrambi provenienti da famiglie altolocate. Mi era bastata un'occhiata per notare la totale assenza di affiatamento tra i due e capire che si era trattato di un matrimonio di interesse. Tuttavia non avevo tempo di pensare alla triste vita che quei due avrebbero avuto, dovevo assolutamente concludere quella vendita così sarei potuto andarmene a pranzo.
-Come vede la casa è in un ottimo quartiere, molto tranquillo e con diverse eccellenti scuole non lontane da qui, quindi se in futuro avrete dei bambini non ci saranno problemi- Dissi, sperando che scegliessero quella casa. Era in vendita da un po' di mesi quindi l'agenzia voleva che fosse comprata più in fretta possibile.
-Oh sì sì, inoltre è davvero bella e credo che anche mia moglie sia rimasta davvero colpita- Rispose l'uomo, mentre lei continuava a parlare al telefono ridacchiando.
-Yumi, cara?- La donna sussurrò ancora qualche parola al telefono e ci raggiunse.
-Eccomi, caro- Cinguettò lei, stampandosi in faccia il sorriso più falso che avessi mai visto e aggrappandosi al braccio del marito.
-Ichiro, voglio assolutamente questa casa!-
"È fatta!" Esultai mentalmente. Da quello che avevo potuto capire osservandoli nell'ultima ora, mi era parso evidente che era lei a comandare, quindi, se la mogliettina voleva questa casa, l'avrebbe avuta.
-Sì, io direi che è perfetta per le nostre esigenze- Concordò il marito. -Va bene, allora la prendiamo-
-Perfetto! Avete fatto davvero un'ottima scelta, vedrete che qui vi troverete benissimo. Oggi telefono al proprietario, poi vi chiamerò per firmare il contratto.- Salutai la coppia e finalmente mi incamminai in cerca di un posto in cui pranzare.
Era una giornata piacevole e soleggiata, faceva addirittura troppo caldo per essere solo agli inizi di maggio, quindi, mentre camminavo tranquillamente guardandomi attorno, mi allentai la cravatta per poi togliermela completamente e infilarla nella tasca della giacca che tenevo in mano. Pensai distrattamente a cosa avrei potuto fare nel pomeriggio... Quel giorno lavoravo solo al mattino, quindi dopo pranzo avevo il resto della giornata libero e non volevo sprecarlo standomene a casa. Pensai che avrei potuto andare in un qualche parco e trascorrere semplicemente il pomeriggio all'aria aperta e mentre decidevo in quale andare, urtai qualcuno.
-Mi scusi!- Esclamò l'altra persona e io alzai di colpo lo sguardo. Avrei riconosciuto quella voce tra mille...
-Kouyou...- Mormorai incredulo, fissandolo a bocca aperta. Erano passati ormai cinque anni dall'ultima volta che l'avevo visto, ma sembrava che per lui il tempo non fosse minimamente passato.
-Yuu...- Nei suoi occhi vidi riflesso lo stesso stupore che provavo io. Era davvero incredibile incontrarlo di nuovo dopo tutto questo tempo e non potei fare a meno di tornare con la mente a cinque anni prima, all'ultima volta che l'avevo visto...
 
 
La saletta del locale era immersa nella semi oscurità e completamente vuota, fatta eccezione per me e quel ragazzo di cui, probabilmente a causa dell'alcool, non ricordavo nemmeno il nome. Era seduto scompostamente sulle mie gambe e la camicia aperta gli cadeva dalle spalle, lasciandogli scoperto il petto. La mia lingua percorreva la pelle bianca e morbida del suo collo, mentre le sue mani vagavano per tutto il mio corpo. Ero uscito per una serata con i miei amici, Kouyou, il mio ragazzo, ci avrebbe raggiunto più tardi, e avevo decisamente bevuto troppo. Non ci avevo messo molto infatti a cedere alle avances di quel ragazzo che non conoscevo. Sapevo che c'era qualcosa di sbagliato in quello che stavo facendo, sapevo che c'era qualcosa che avrebbe dovuto fermarmi, ma la mia mente era talmente annebbiata dall'alcol che non riuscivo a ricordare cosa fosse...
Le mie mani scendevano lente lungo la sua schiena esile, fino a raggiungere il fondoschiena. Era sodo e invitante, e io ero davvero troppo ubriaco...
 
 
Non dimenticai mai lo sguardo sorpreso e ferito di Kouyou quando arrivò al locale e mi vide a scambiare effusioni con quel ragazzo. Ma nonostante fosse evidente quanto fosse distrutto da quella situazione, non fece scenate. Si limitò ad andarsene, e quando tornai a casa, convinto ad implorare il suo perdono, lui aveva già portato via gran parte delle sue cose. Non so per quanti giorni provai a chiamarlo per cercare di spiegarmi, per dirgli che ero ubriaco e che non significava niente, ma sapevo che erano solo stupide giustificazioni e alla fine dovetti accettare che l'avevo ferito irrimediabilmente. Kouyou era già stato tradito una volta e ne era uscito veramente a pezzi, quindi ero certo che non mi avrebbe perdonato. Però, nonostante sapessi di averlo perso per sempre, lui non se ne andò mai dal mio cuore...
-K-Kouyou- Ripetei ancora. Ero davvero senza parole, c'erano così tante cose che avrei voluto dirgli, ma come accade sempre in queste situazioni non me ne venne in mente nemmeno una.
-Ciao, Yuu- Disse lui, senza cercare di dissimulare il suo stupore. Sarebbe stato inutile farlo, perché era impossibile che non fosse rimasto turbato da questo incontro inaspettato. La nostra storia era stata troppo intensa per essere dimenticata.
-Come stai?- Chiesi, quando riuscii a formulare una frase senza balbettare.
-S-sto...abbastanza bene- Ora sembrava lui ad avere problemi nell'articolare le frasi.
-Mi fa piacere- Dissi, sinceramente. Ero felice di vederlo e di sapere che stava bene. I primi tempi mi ero tenuto in contatto con alcuni suoi amici, che mi avevano detto che era davvero distrutto per la nostra rottura, ma poi ci eravamo persi di vista e non avevo più saputo nulla...
Kouyou continuò a guardarmi senza dire niente e una volta che mi fu passato lo stupore iniziale riuscii ad osservarlo meglio: non era vero che non era cambiato dall'ultima volta che l'avevo visto...Era pallido e aveva due ombre violacee sotto agli occhi che solitamente non aveva. Sembrava sciupato, come invecchiato.
-Senti, sto andando a pranzo... Perché non vieni a mangiare qualcosa con me?- Chiesi, titubante. Sperai ardentemente che accettasse. Avevo desiderato così tanto incontrarlo di nuovo che non volevo che se ne andasse via subito. Lui ci pensò su, mordicchiandosi le labbra. Era un'abitudine che aveva sempre avuto, ed ero contento che non l'avesse persa, perché lo trovavo davvero adorabile quando lo faceva. Sembrava indeciso se accettare o meno il mio invito, ma poi annuì, quindi ci incamminammo insieme in cerca di un posto in cui mangiare. Camminavamo immersi in un silenzio imbarazzante. Avrei voluto dire qualcosa, ma ogni volta che pensavo di aver trovato il coraggio di aprire bocca, lo guardavo con la coda dell'occhio e vedevo un velo di tristezza sul suo volto segnato da quella che mi sembrava preoccupazione. Dov'era finito il Kouyou spensierato e allegro che conoscevo?
"Che ti è successo, Kou?" Pensai, osservandolo. Un tempo mi bastava guardarlo per riuscire ad interpretare ogni suo pensiero, ma sembrava che quel libro aperto che Kouyou era sempre stato, ora fosse solo una pagina bianca, indecifrabile ai miei occhi... Siccome era una giornata troppo bella per stare al chiuso decidemmo di fermarci in un chioschetto che vendeva ramen e ci sedemmo in uno dei tavoli di legno. Fortunatamente, mentre mangiavamo, la tensione parve smorzarsi un po’, anche se c'era ancora un velo di imbarazzo tra noi.
-Allora cosa hai fatto in questi anni?- Chiese Kouyou, mentre soffiava sul suo ramen per raffreddarlo.
-Beh vediamo...- Iniziai, pensando a cosa avessi fatto di interessante negli ultimi cinque anni e rendendomi conto che non c'era poi molto da dire. -Ho cambiato lavoro. Ora faccio l'agente immobiliare.- Kouyou alzò un sopracciglio e ridacchiò.
-Ecco perché sei tutto in ghingheri. E ti piace?- Il suo tono era scettico, segno che già conosceva la risposta.
-No, per niente- Risposi, scoppiando a ridere. Era triste, e anche un po' ironico forse, che avessi abbandonato un lavoro che mi piaceva per mettermi in giacca e cravatta e andare a vendere case.
-Il fatto è che il lavoro al negozio di dischi non mi rendeva abbastanza, quindi ho dovuto per forza trovare qualcos'altro- Kouyou annuii, ma non disse niente. Di solito non stava mai zitto un attimo, invece ora era piuttosto sulle sue. Non sapevo se fosse perché ero io o se semplicemente in questi cinque anni in cui non ci eravamo visti era cambiato.
-E tu invece? Che stai facendo?- Domandai, spronandolo a raccontarmi qualcosa.
-Io?- Chiese alzando lo sguardo. -Oh beh niente di che... Faccio ancora il fotografo. Ogni tanto le mie foto compaiono in qualche rivista...- Stavo per complimentarmi con lui, quando venne scosso da un forte attacco di tosse.
"Ecco perché ha quelle occhiaia ed è così pallido. Dev'essere un po' influenzato" Pensai, mentre beveva un sorso d'acqua per riprendersi.
-Tutto bene?- Domandai preoccupato e lui annuì.
-È meglio che vada ora- Disse poco dopo.
-Ma non hai nemmeno finito di mangiare!- Ribattei, indicando la ciotola del ramen che quasi non aveva toccato, e sperando che restasse ancora un po'. Non volevo che se ne andasse... Kouyou si alzò e raccolse le sue cose.
-Non ho molta fame in realtà, scusa-
-Capisco- Risposi, alzandomi a mia volta e decisi di porgli la domanda che mi era frullata in testa per tutto il tempo, sperando che non mi dicesse di no.
-Senti, perché non ci vediamo qualche volta?- Lui abbassò lo sguardo e si morse il labbro, poi disse:
-Non credo che sia una buona idea-
-Non mi aspetto niente!- Mi affrettai a dire, prima che pensasse che avevo secondi fini. E in effetti era vero. Non mi aspettavo di tornare con lui, non sapevo nemmeno se stava con qualcuno, volevo solo che non uscisse di nuovo dalla mia vita.
-Perché non usciamo insieme ogni tanto? Solo come due amici che non si vedono da tanto. Per favore...- Lui continuò a mordicchiarsi il labbro, poi rispose:
-Davvero, Yuu, è meglio di no. Ora scusami, ma devo proprio andare. Mi ha fatto piacere rivederti, davvero...- Mi rivolse uno sguardo che non riuscii ad interpretare, sembrava sinceramente triste per avermi detto di no, poi fece un sorriso mesto e se ne andò.
 
 
Il giorno dopo l'incontro con Kouyou era sabato e siccome non lavoravo potei restare a letto fino a tardi. Quella notte non avevo chiuso occhio. Averlo rivisto dopo tutto quel tempo aveva riaperto una ferita che credevo ormai chiusa, ma che ora tornava a pulsare dolorosa nel petto. Mi ero reso conto che per tutti questi anni ero stato solo anestetizzato. Pensavo di aver superato la rottura con Kouyou, o di averla almeno accettata, invece avevo solo relegato i miei sentimenti in un angolo del mio cuore ed era bastato passare un'ora con lui per farli riaffiorare. Mi pentivo di non aver insistito per un secondo incontro, perché morivo dalla voglia di rivederlo, ma c'era qualcosa nei suoi occhi quando mi aveva detto che era meglio non vederci più, che mi aveva provocato una morsa al petto. Sembrava davvero dispiaciuto, come se in realtà avesse voluto accettare, ma non avesse potuto. Forse anche lui aveva paura che riaffiorassero sentimenti sopiti da tempo... O forse io mi ero immaginato tutto e semplicemente lui non voleva vedermi. Passai la mattinata a girarmi e rigirarmi nel letto, senza riuscire a smettere di pensare a quello che era successo la mattina prima, e quando verso le undici decisi che era arrivata l'ora di alzarmi, andai in cucina, presi il cellulare e trovai un messaggio. Erano anni che quel nome non compariva nel display del mio telefono ed ebbi un tuffo al cuore quando lo vidi...
 
Da Kouyou:
Ciao, Yuu. Non sono sicuro che tu abbia ancora questo numero, spero di sì altrimenti non saprei come fare per contattarti. Volevo scusarmi per ieri... Ero sorpreso di averti incontrato di nuovo dopo tutto questo tempo e non sapevo bene cosa fare. Se la proposta di rivederci è ancora valida mi farebbe piacere. Stasera ci sarà la mia prima mostra fotografica... Se vuoi venire potremmo vederci lì. Fammi sapere, così ti mando l'indirizzo. Kou.
 
Un sorriso smagliante comparve sul mio volto mentre leggevo quelle parole. Ero sorpreso di questo suo cambio di idea, ma non desideravo altro, quindi gli risposi positivamente e quella sera mi diressi al luogo indicato nell'indirizzo.
Il posto in cui si teneva la mostra era un ambiente elegante, ma non di quelli che non ti fanno sentire a tuo agio, era accogliente e trasmetteva tranquillità. Mi guardai attorno, felice che ci fossero così tante persone... Kouyou aveva sempre desiderato diventare un fotografo affermato. Anche quando stavamo insieme non andava da nessuna parte senza la sua macchina fotografica e spesso lo sorprendevo a farmi foto a tradimento. Diceva che ero il suo soggetto preferito, perché quando poi sviluppava le foto vedeva la mia anima comparire sulla pellicola. Ero contento di vedere che era riuscito a far diventare la sua passione qualcosa di più serio. Mi avvicinai ad una parete su cui erano esposte alcune fotografie e constatai che era diventato davvero bravo in questi anni. C'erano foto di persone e di paesaggi meravigliosi, ma una in particolare attirò la mia attenzione: era più piccola delle altre ed era in bianco e nero. Ritraeva una stanza fotografata attraverso una piccola finestra rotonda su cui scorrevano delle gocce di pioggia. All'interno della stanza c'era un pianoforte a coda, anch'esso ricoperto d'acqua. Mi trasmetteva un senso di oppressione e di impotenza, come se volessi raggiungere quel pianoforte in quella stanza, ma a causa della finestra chiusa non potessi farlo. Non sapevo se fosse quello che voleva trasmettere Kouyou, ma era ciò che sentivo. Mi avvicinai maggiormente per leggere la targhetta con il nome della foto: "PIANO DUET". La nostra canzone.
-Ti piace?- Sussultai, colto di sorpresa, e mi voltai, trovando Kouyou dietro di me.
-In realtà quella foto non avrebbe dovuto esserci, non era in programma. L'ho fatta ieri sera, ma volevo esporla comunque...-
-È molto... Malinconica, direi.- Risposi, tornando ad osservarla e lui annuì. -Sì, immagino rispecchi il mio stato d'animo.- Lo guardai e vidi che aveva lo stesso aspetto sciupato che aveva il giorno prima, se non peggiore... Stava ancora male?
-Comunque è davvero bella- Dissi con un sorriso. Lui sorrise a sua volta e staccò la foto dalla parete.
-Tienila.-
-Come?- Domandai, sorpreso.
-Te la regalo-
-Ma... Così non la vedrà nessuno- Dissi, prendendola titubante e lui sorrise di nuovo.
-Preferisco così.-
 
Dopo il giorno della mostra ci vedemmo ancora svariate volte. Facevamo le stesse cose di quando stavamo insieme, sembrava quasi che non fosse cambiato niente tra noi, ma allo stesso tempo era tutto diverso. Dovevo prestare sempre attenzione a non attraversare quel sottile confine che avrebbe rischiato di farlo allontanare di nuovo da me ed era davvero difficile, perché ogni volta che ero con lui provavo l'impulso irrefrenabile di baciarlo. Tuttavia era da qualche giorno che non lo vedevo, e siccome quell'influenza che aveva sembrava non volesse andarsene, ero un po' preoccupato. Continuava ad avere dei forti attacchi di tosse e sembrava stare sempre peggio, sebbene facesse del suo meglio per non darlo a vedere, quindi decisi di andarlo a trovare a casa per assicurarmi che stesse bene. Quel mattino arrivai a casa sua con una busta contenente dei croissant al cioccolato. Sapevo che erano i suoi preferiti e speravo che fosse ancora così... Suonai il campanello e Kouyou mi aprì poco dopo. Era ancora in pigiama e addosso aveva una vestaglietta piuttosto pesante nonostante facesse decisamente caldo. Aveva un aspetto peggiore rispetto all'ultima volta che l'avevo visto, sembrava avesse la febbre.
-Kouyou, stai bene?- Chiesi preoccupato, rendendomi subito conto di quanto fosse stupida la mia domanda. Era evidente che non stava bene...
-Ciao, Yuu.- Mi rivolse un sorriso un po' tirato e si fece da parte per farmi entrare. -Sì, sto bene.- Gli rivolsi un'occhiata un po' dubbiosa, poi entrai e dissi:
-È da un po' che non ti vedo e mi stavo preoccupando.- Mi fece accomodare in cucina e tirò indietro una sedia perché mi sedetti e rispose:
-Scusa, sono stato un po' impegnato... Ma non preoccuparti, sto bene.- Le sue parole però non riuscirono a tranquillizzarmi, infatti, mentre aprivo la busta dei croissant e gliene porgevo uno, continuai a fissarlo.
-Sei sicuro? Scusa, ma non hai un bell'aspetto... Forse dovresti farti vedere.-
-Non è niente, davvero.- Rispose lui, addentando la brioche, e sorrise. -Cioccolato! Te lo sei ricordato.- Ridacchiai, prendendone una a mia volta, e dissi:
-Te li ho comprati tutte le mattine per anni, è ovvio che mi ricordo come ti piacciono... E mi ricordo anche che ne volevi sempre due, infatti nella busta ce n'è un altro.- Kouyou scoppiò a ridere, ma venne colto da un violento attacco di tosse. Velocemente mi alzai e presi un bicchiere, lo riempii d'acqua e glielo diedi.
-Kou, tutto ok?- Domandai, posandogli una mano sulla spalla, quando si fu ripreso e lui annuì. Con un sospiro mi chinai, per trovarmi all'altezza dei suoi occhi, e lo guardai.
-Kou, tu non stai bene. Questa tosse non è normale, ce l'hai da quando ci siamo incontrati, quindi quasi un mese. O magari ce l'avevi già da prima...- Dissi, seriamente preoccupato. -Inoltre sei pallido, hai le occhiaie... insomma è evidente che non stai bene.-
-Yuu, ti ho già detto che non è niente.- Rispose lui, sfuggendo al mio sguardo, ma gli alzai il viso per costringerlo a guardarmi.
-Sono solo preoccupato.... Per favore vai da un medico.- Lo supplicai, sperando che comprendesse la mia preoccupazione e che decidesse di farsi visitare. Kouyou alzò gli occhi e sorrise tristemente.
-Anche dopo tutto questo tempo continui a preoccuparti per me.- Disse, accarezzandomi una guancia. Sentii un nostalgico calore diffondersi dove mi aveva sfiorato, un calore che non sentivo da tanto tempo... Posai la mia mano sulla sua, che ancora era sul mio viso, e dissi:
-È ovvio che mi preoccupo per te. Non ho mai smesso di farlo...- Kouyou fece intrecciare le nostre dita, senza smettere di guardarmi, e io sentii il mio cuore aumentare i battiti mentre lui si faceva sempre più vicino. Era così vicino che vedevo una per una le sue ciglia e riuscivo a sentire il suo respiro caldo sulla bocca. Sapeva ancora di cioccolato... Le nostre labbra si sfiorarono appena, un semplice tocco accennato e leggero, ma che era quanto di più bello mi succedesse da anni... Ma Kouyou si ritrasse bruscamente.
-S-scusa.- Disse, imbarazzato, abbassando subito lo sguardo, ma io non volevo altro, quindi mi avvicinai nuovamente a lui per baciarlo.
-No, Yuu. Non possiamo.- Disse, allontanandosi, ancora con lo sguardo fisso sul pavimento.
-Perché? C'è qualcun'altro?- Chiesi, cercando di capire. Non mi era parso che stesse con qualcuno ed era chiaro che era ancora interessato a me, perché ogni volta che eravamo insieme sentivo che si era ricreativo quello che c'era un tempo... Allora qual era il problema? Lui scosse la testa.
-Non c'è nessuno.-
-Allora perché? È per quello che è successo anni fa? Kou, lo so che sono stato un bastardo, ma...-
-No, non è per quello.- Mi interruppe lui, con voce tremante e vidi delle lacrime formarsi negli angoli dei suoi occhi.
-Ma perché?- Insistetti, prendendogli il viso tra le mani e subito le lacrime iniziarono a scendere.
-Non posso, Yuu. Ti prego...- Aveva iniziato a singhiozzare ed io ero sempre più confuso e preoccupato. Che cosa gli stava succedendo? Aveva paura che l'avrei tradito di nuovo?
-Kouyou, per favore, dimmi perché non puoi! Io ti amo, non ho mai smesso di amarti, ti giuro che le cose non andranno come l'altra volta! Proviamoci almeno!-
-Non posso, perché non ho più tempo!- Esplose lui, piangendo contro il mio petto. Rimasi allibito da quelle parole. Cosa significava che non aveva più tempo?
-C-come non hai più tempo?- Domandai, facendolo scostare appena per guardarlo. Kouyou si asciugò le lacrime con la mano e dopo essersi calmato disse:
-Yuu, io sto morendo.-
Calò un silenzio assordante nella stanza, un silenzio che mi rimbombava nelle orecchie peggio di qualsiasi frastuono, e sentii come se il pavimento fosse sparito da sotto di me e io stessi per precipitare nel vuoto. La bocca mi diventò improvvisamente asciutta ed avvertii un senso di nausea prendermi la gola. Intanto il tempo sembrava essersi fermato.
-C-che stai dicendo?- Ero ancora inginocchiato davanti a lui e mi aggrappai al tavolo, perché ero scosso da un violento tremore e temevo che se non mi fossi aggrappato a qualcosa sarei precipitato in quel baratro che si era aperto sotto i miei piedi. Kouyou sospirò e mi disse di sedermi.
-Hai ragione, non sto bene. È già da un po' che mi sento male e ho fatto delle analisi... Il giorno in cui ci siamo incontrati ero appena andato dal medico. Ho una malattia di cui non so nemmeno pronunciare il nome, ma l'hanno scoperto troppo tardi...-
Faceva caldo e sudavo, ma nonostante questo avevo un freddo terribile ed ero scosso dai brividi. Per qualche motivo mi tornò in mente la foto che mi aveva regalo, e di colpo riuscii a capirne il significato. La stanza vista attraverso quella finestra chiusa... Ecco perché mi aveva trasmesso quella sensazione di impossibilità a raggiungere qualcosa. Era quello il suo stato d'animo quando l'aveva scattata e la finestra rappresentava la malattia e il tempo che gli restava.
-È per questo che non volevo rivederti all'inizio...- Continuò lui e vidi che aveva ricominciato a piangere. -Sapevo che avrebbe solo reso tutto più difficile, perché non ti ho mai dimenticato e avrebbe fatto troppo male vederti di nuovo, perché non ho più tempo... Ma il fatto è che ho paura e ho bisogno di te!- Avrei voluto abbracciarlo, cercare di consolarlo come si vede nei film, perché piangeva davvero a dirotto e vedevo chiaramente la paura nei suoi occhi, ma ero come paralizzato e non riuscivo a muovermi.
-Q-quanto?- Riuscii solo a dire, e anche pronunciare questa semplice parola mi costò uno sforzo immane.
-È meglio se non...- Iniziò lui, ma io lo fermai. Dovevo sapere quanto tempo gli restava.
-Quanto?-
-Ormai solo tre mesi.-
Tre mesi... Buffo come il tempo assuma un significato diverso in base alle situazioni. Quando andavamo a scuola i tre mesi di vacanze estive sembravano un periodo infinito cui fare progetti, mentre in quel momento quei tre mesi per me erano come tre minuti. Fissai la finestra alle spalle di Kouyou. Là fuori il tempo continua a scorrere tranquillamente, niente era diverso dagli altri giorni, mentre in questa stanza si era fermato... Allo stesso tempo, però, mi sembrava che scorresse troppo velocemente. Ogni secondo che passava era un secondo in meno che Kouyou aveva, un secondo in meno che io avevo da passare con lui. Avrei voluto fermare i granelli di sabbia che scandivano lo scorrere inesorabile del tempo...
-Ci deve essere qualcosa che si può fare... Deve esserci per forza...- Mormorai, più a me stesso che a lui. Magari stavo sognando... Forse mi sarei svegliato e avrei scoperto che era tutto un brutto sogno...
-No, Yuu. È troppo tardi ormai.- Rispose lui, stringendo i pugni sulle gambe. Continuava a piangere ed era anche lui scosso da un leggero tremore, ma aveva smesso di singhiozzare. Era un pianto silenzioso e rassegnato, peggiore di qualsiasi pianto disperato.
"Ma il fatto è che ho paura e ho bisogno di te" Realizzai all'improvviso quello che mi aveva detto e lo abbracciai. Non potevo nemmeno immaginare come si sentisse in quel momento. Il terrore e la disperazione che si prova nel sapere di stare per morire, di avere solo pochi mesi...
Per tutta la vita vediamo la morte come una figura astratta, lontana. Non ci sfiora minimamente l'idea che quel giorno potrebbe essere l'ultimo... Ora invece l'idea della morte era così concreta che potevo quasi avvertirne la presenza opprimente. Lo strinsi a me cercando di fargli capire senza dire niente che non doveva avere paura, che io sarei stato con lui fino alla fine. Fino alla fine del tempo e del mondo...
L'ultima volta che facemmo l'amore fu una settimana prima della sua morte. Kouyou era sempre più debilitato dalla malattia, ma quella notte rimarrà per sempre impressa nella mia mente... Dopo che mi aveva raccontato tutto mi ero praticamente trasferito a casa sua per poterlo accudire ventiquattro ore su ventiquattro. Non avevamo più parlato di ricostruire la nostra relazione, non ce n'era stato bisogno, perché le cose si erano evolute naturalmente. Quella sera Kouyou stava peggio del solito. Era così debole che quasi non riusciva ad alzarsi da letto, e sapeva di essere arrivato quasi alla fine, lo sapevamo entrambi... Fu la notte più intensa della mia vita, mi persi completamente dentro di lui e dimenticai tutto. Non c'era più la malattia e il pensiero di perderlo, che in quegli ultimi mesi non mi aveva lasciato un attimo. C'eravamo solo io e lui, sospesi nell'illusione di un'eternità davanti a noi. E nel momento del massimo appagamento, quando insieme toccammo la vetta del piacere, capii cosa avrei fatto...
 
 
"Ehi, uno di questi giorni tornerò da te
Quando arriverà il giorno, riuscirò a dirtelo?
Non ho mai capito davvero quanto mi amassi
Ma adesso non posso dirti Grazie
Grazie”
 
 
Avevo dimenticato che a Tokyo si possono vedere le stelle. Siamo sempre così presi dal caos e dalle luci accecanti di questa città che spesso dimentichiamo che anche qui si può trovare un angolo di pace, basta alzare un attimo la testa ed è lì: una distesa infinita di punti bianchi... È strano che io che ho sempre amato la caoticità di questo posto, proprio ora che è arrivata la fine sia venuto qui, vero, Kou? Chissà se può sentirmi ora che sei lassù... Il funerale è finito ormai da diverse ore, ma io volevo vedere le stelle per un'ultima volta, quindi ho aspettato a venire qui... Ti ricordi il nostro primo incontro? È stato proprio in questo palazzo, per questo l'ho scelto... Voglio che tutto finisca dove tutto è cominciato. Ma in fondo non è proprio una fine, vero? È un nuovo inizio... Percorro con calma le scale antincendio che corrono tutto attorno all'edificio e arrivo sul tetto. Qui tutta la città si apre davanti a me, immensa e meravigliosa, ma sembra quasi mediocre davanti allo spettacolo che si espande sopra di me... Alzo gli occhi al cielo e mi accendo una sigaretta, l'ultima, e ne ispiro una lunga boccata. Solo pochi mesi fa mi domandavo cosa si provasse ad avere la consapevolezza di stare per morire, ed ora che lo so devo dire che non provo paura o rimpianti. L'unica cosa che provo è la speranza di trovarti ad accogliermi. Buffo provare speranza mentre stai per morire... Avrei solo voluto avere più tempo da passare con te su questa terra. Alla fine tutto si riconduce a quello... Dovremmo apprezzare di più il tempo che ci è concesso, perché anche se ci sembra infinito, la sabbia nella clessidra continua a scorrere inesorabile ed ogni granello è un secondo in meno che abbiamo, e i secondi diventano minuti, i minuti ore e le ore giorni, finché arriverà il momento in cui la sabbia smetterà di scorrere. Cammino fino al bordo del tetto e guardo giù.
La mia sabbia ha finito di scorrere...
Lascio cadere la sigaretta e sorrido, prima di buttarmi nell' eternità che si spalanca sotto di me.

 
  
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