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Autore: Harribel    18/04/2014    2 recensioni
Folli umani come credete di poter sfiorare gli Dei?
Cosa vi fa credere che possano interessarsi a voi?
Stupidi umani.
Stupida donna.
Vuole il tuo corpo, la tua anima.
Brama il dominio. Il tuo annientamento.
Lasciati ammaliare, oh stolta creatura. Tu sola potrai toccare il sole, oh Donna.
Abbagliata, Brucerai.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Sosuke Aizen
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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[E' preferibile leggere tale fanfiction con sottofondo http://www.youtube.com/watch?v=hLryFMBIFKM (Every Lie degli "My darkest day") per poterla comprendere meglio]

Ridi Pagliaccio, per ogni tua menzogna.


SFIORANDO LE STELLE

Lo vide da lontano quella volta. 
Ammaliante.
Rivolto alle stelle. Ormai già troppo lontano dalla Terra.
A quel tempo ancora non sapeva quanto male le avrebbe fatto quell’unico sguardo.
Tagliente. Gelido.
Lo sguardo di un re.
                                                                                    Trema Re, non sai quanto facile è cadere

Sguardo maledetto, l’avrebbe chiamato tempo dopo la giovane donna ricordando quell’essere superiore.
Che la rapì. La violò.
Che catturò il suo cuore, annientandolo senza che lei potesse fare nulla per evitarlo.
Come può una creatura terrestre toccare il Sole?
Siamo deboli e inermi creature d’altronde.
                                                                          Folli umani come credete di poter sfiorare gli Dei?
                                                                             Cosa vi fa credere che possano interessarsi a voi?
                                                                                                                                            Stupidi umani.
                                                                                                                                           Stupida donna.
                                                                                                             Vuole il tuo corpo, la tua anima.
                                                                                            Brama il dominio. Il tuo annientamento.
                        Lasciati ammaliare, oh stolta creatura. Tu sola potrai toccare il sole, oh Donna.
                         
                                   Abbagliata, Brucerai.
 
                                                                              ***


Lo sguardo della donna cadde sul letto vuoto accanto a lei.
Neppure un profumo accompagnava la sua solitudine.
Come se quel letto non fosse stato teatro di passione fino a poche ore prima.
C’era stato sesso. Disordine. Follia.
Violenza.
Nulla era rimasto. Solo lei. Testimone involontaria di quanto accaduto.
Principessa, un tempo.
Ora, schiava. A stento ricordava come tutto ciò fosse stato possibile.
Ancora si chiedeva per quale strano motivo fosse sopravvissuta alla distruzione della Soul Society da parte del Mostro che ora dirigeva il Nuovo Mondo.
Per Suo volere le avevano detto.
Perché la bramosia del Re non sarebbe mai stata soddisfatta se la morte l’avesse ghermita con le sue spire ammaliatrici.
Si era scoperta viva e priva della sua libertà come mai era successo.
E come mai avrebbe sperato di scoprirsi.
Accarezzò il suo corpo. Le sue forme morbide rilucevano di brillante giovinezza.
Era bella, delicata come nulla in quel mondo nuovo, maledetto.
Nato dalle ceneri del mondo che la donna amava.
Avrebbe desiderato la presenza di qualcuno in quel momento, un compagno con il quale condividere la propria pressante solitudine.
O anche una fiala. Qualunque cosa pur di annegare nuovamente in un sonno lieve e privo di sogni.
Un sonno in cui l’uomo al quale aveva legato la sua anima non era un Re.
Un sonno in cui quest’uomo non l’aveva strappata dal mondo che amava prima di distruggerlo per costruirvi la sua propria personale follia.


 
                                                                                                           Siete strane creature voi Uomini.
                                           Ognuno di voi coltiva la propria follia credendo di poterla dominare.
                                                                                                          Non capite, voi Siete quella follia.
                                                                                                                     Credete di poter essere Dei.
                                                                                                                 Illusi. Siete creature effimere.
                                           Brillerete un solo istante. Per poi consumarvi, divorate da voi stesse.

Distorto da una lacrima quel posto non poteva ché chiamarsi “casa”. L’unica che le rimaneva.
E anche l’unica, che non avrebbe voluto.

                                                                                       
                                                                                     ***


Diverse lingue, orribili favelle
parole di dolore, accenti d’ira
voci alte e fioche, e suon di man con elle

facevano un tumulto, il qual s’aggira
sempre nell’aura senza tempo tinta,
come la rena quando turbo spira.

[Divina Commedia, Inferno canto III]


La Soul Society arsa dal fuoco acquisiva un’aura apocalittica che si rifletteva negli occhi scuri della Giovane. Urla di dolore la circondavano.
Morte. Distruzione.
Perché Lui aveva voluto tutto quello?
Perché aveva dovuto annientare tutto il suo mondo?
Vedeva la follia consumare Aizen con lo stesso fuoco che, per l’ultima volta, annientava la Soul Society sfiancata da quell’ultima danza.
Lacrime rigavano il suo viso.
Tutto il suo mondo bruciava insieme a lei.
Era salva. Doveva la vita a quello stesso uomo che in quel momento fronteggiava il suo capitano. Suo maestro.
-Hitsugaya taichou-
Le sue parole risuonarono debolmente in quell’Inferno di fuoco.
Gli occhi chiari del Capitano Hitsugaya la sfiorarono solo un istante prima di rivolgersi nuovamente verso quell’uomo che dopo averlo sconfitto, lo sovrastava.
L’ultimo sguardo fiero del capitano di ghiaccio fu per la Soul Society che, ignaro, aveva giurato di proteggere.
La sua giovane vita fu spezzata nell’arco di un secondo.
Un tonfo.

L’ennesimo cadavere caduto.
                                                                                                                                                 Che spreco.
                                                                                     Oh Uomini, che creature incoerenti che siete.
             Perché uccidervi a vicenda quando siete abbastanza folli da poter porre termine alle    vostre sofferenze autonomamente?
                               Perché sperare che un altro faccia ciò che voi non avete il coraggio di fare?
                                                                                    Certo, perché non è la morte che vi terrorizza.
                                                                                                                                                      E’ la vita.


Un silenzio assordante riempì la testa della Giovane, spezzata.
Mentre crollava incrociò gli occhi di Aizen colmi di gravosa responsabilità.
Folli di potere.
Se avesse potuto l’avrebbe ucciso. Se solo avesse potuto l’avrebbe fatto.
Parole. Ne aveva avuto la possibilità più volte e l’aveva ignorata.
La testa batté violentemente contro il pavimento. Tutto si annebbiò.
L’aria ardente l’avvolgeva, ustionandola.
Degli occhi pece la fissarono attenti.
 
Non sapeva che le labbra di un Dio potessero essere così fredde.

 
                                                                                      ***


Gli occhi di Gin lambivano il suo corpo.
C’era odio in quello sguardo.
Pura e semplice invidia.
Dover essere schiavi del proprio Amato senza essere neppure degnati d’interesse alcuno.
Povero Gin.
Incrociare quella donna per i corridoi del palazzo dove la corte aveva preso residenza era quasi più difficile che cercare di nascondere ad Aizen il proprio incondizionato amore.
Di cui ovviamente il Re era perfettamente al corrente.
                                                                                                              Potevi essere tu il Re, Serpente.
                                                                                                                                        Eri forte, scaltro.
                                                                                                            Perché hai ceduto alla lussuria?
                                                 Come fate voi, creature mortali, a perdervi per semplice lussuria.
                                                                                                                         Certo, tu volevi il piacere.
                                                                       Cosa te ne facevi del potere se non potevi avere Lui?
                                                            Distruggevi gli ostacoli che vi avrebbero separati, Ingenuo.


Lo sguardo di Gin percorre velenoso quella debole donna.
Cos’ha più di lui, non riesce a spiegarsi.
Perché ha voluto salvare proprio lei di quel mondo ormai estinto?
Perché dall’alto della sua Divinità talvolta rivolge lo sguardo verso stolte creature alla ricerca di quella donna?
Perché condivide con lei la sua bramosia?

Sbattere al muro Tosen e ferirlo con violenta passione  placa per un istante la sua Sete.
Ma dopo aver provato il sesso con Lui, Gin sa bene che quello con Tosen non è Sesso.
E’ furioso bisogno.

                                                                              
                                                                           ***


Gemiti.
I sospiri di un Re.
La fuggevole ma beata impressione di averlo in proprio potere.
Di avere qualcosa per lui necessaria.
Qualcosa da lui bramata.
Solo un istante; il suo sguardo la inchioda con lucida freddezza mentre, implacabile, Aizen si muove dentro di Lei con studiata lentezza.
Facendola urlare.
Di piacere, dolore, bramosia.
E odio, eterno, scandito solo dallo scorrere implacabile del tempo.
Il suo corpo lo desidera.
La sua mente lo odia.
Ma quando sono congiunti in quel modo, e lui si muove ammaliante dentro di lei tutto si confonde.
Un connubio di passione.
Semplice lussuria.
                                                                                                                                            Sta scivolando.
                                                                                                       Il Suo trono è quasi stato usurpato.
                                                                                                                       Questo gioco finirà presto.
                                                                               ***


E’ cambiato qualcosa.
Sensazioni nuove scuotono il suo corpo e la sua mente.
E’ spossata, stanca, furiosa.
Nuovamente, come il primo giorno, come se il tempo non avesse lenito le ferite ed anestetizzato i ricordi.
Qualcosa sta cercando di svegliarla.
Quel velo di apatia rischia di essere rimosso e di cancellare anni di disinteresse.
Giovane e rinnovata furia.
Non sa ancora spiegarsi cosa stia succedendo ma sa che significa una cosa sola: Speranza.

                                                    
                                                    I castelli di carta vi si sgretolano tra le mani, oh stolte creature.
                                                           Anche piegati, spezzati, schiacciati non perdete la Fede eh?
                                                                    Quella fastidiosa speranza che vi permette di rialzarvi.
                                                                                                  Risorgete dalle ceneri dunque, Fenici.
 
                                                                        ***

Aggrappandosi al letto la donna riuscì a rialzarsi.
L’ennesima nausea deturpava le sue membra stanche.
Eppure rinnovata forza animava quel corpo martoriato.
Una scintilla di vita.
Dalle ceneri del Mondo Vecchio qualcosa stava crescendo dentro la Donna.
Ora il Tempo poteva riprendere a scorrere.
C’era un motivo per cui combattere.
Strinse la sua zampakutou tra le mani.
Non aveva saputo combattere per salvare il proprio mondo.
L’avrebbe fatto per distruggere quello creato da Aizen.
Aveva rinunciato a lottare per sé, accecata da un amore folle ed autolesionista.
L’avrebbe fatto per suo figlio.
Non avrebbe permesso a quel bambino di essere corrotto dal padre.


 
                                                                                                                                    La Fenice è risorta.
                                                                                                                                      Si svelino le carte.
                                                                                                                                  Si chiuda la partita.
                                                                  
 
                                                                                    ***


La spada scivolò letale nel petto di Aizen.
Lacrime di sangue percorsero il torace.
Le lacrime di un Dio.
Il sorriso sprezzante congelato in una smorfia di distaccato dolore.
La donna lo fissò, lo sguardo addolorato di chi perde il più caro dei compagni.
Il proprio persecutore.

Stavolta furono le labbra della donna a sembrar fredde ad Aizen.

 
                                                                                                              Sei arrivato alla fine Pagliaccio.
                                                                                             Credevi davvero di poterci raggiungere?
                                       Hai creato un mondo, non ti avremmo mai consentito di raggiungerci.
                                                                                             Chi siamo? Ormai dovresti averlo capito.
                                                                                               Siamo le tenebre e gli idilli. Le passioni.
                                                                                                                                      La vita e la morte.
                                                                                                                   O se preferite, siamo gli Dei.
                                                                                  Vi abbiamo creato e gettato in pasto alle belve.
                                                                                         In effetti, la Noia rende le creature crudeli.

                                                  Scacco matto, Marionetta.




[Volutamente la Donna protagonista è priva di nome. In tal modo ognuno potrà immaginare chi vuole. Dedicata a Barbara che ha richesto la fiction]
  
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