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Autore: Berenice88    20/04/2014    3 recensioni
Bryce è alla ricerca della bara perfetta dopo che i lavori per il suo mausoleo sono quasi terminati. Morton gli porta la notizia di una nuova bottega di intarsiatori che sembra promettere proprio quello che Bryce cerca. Peccato che l'artista non sia disposto a lavorare a domicilio, e così Bryce si scuote dalla propria indolenza per andare ad ordinare quella che sembra la bara perfetta per lui... peccato che la bottega sembri nascondere 1000 stranezze e che il mastro che vi lavora non sia proprio chi dice di essere...
Genere: Dark, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alfred Mortimer Morton, Bryce Vandemberg
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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“Fuori da quel letto Bryce!”
La voce di Axel ruppe in mille pezzi il perfetto bozzolo in cui Bryce stava galleggiando nel nulla più acuminato.
“Dovrai avere una buona ragione per questo urlo...” borbottò con una voce roca che gli sgualciva le orecchie, e che non voleva mai più sentire.
“Vuoi proprio saperlo?! Ieri notte è stato rapito un bambino, e indovina chi è che la famiglia ha visto portarlo via? Nientepopodimeno che il fantasma del Cardinal De Plessy!”
Bryce si alzò a sedere completamente sveglio e vigile... e totalmente meravigliato.
Era una settimana che non andava dall'intarsiatrice, una settimana che, poiché si era sentito offeso dal comportamento di lei, non aveva più voluto metter piede nella sua bottega, e quindi non aveva avuto possibilità di sapere cosa nascondessero le sue stanze... e ora.
Ora era stato rapito un bambino, e il maggior indiziato era il fantasma di un uomo la cui tomba era stata visitata solo dalla sua intarsiatrice...
“Credo che andrò subito a vedere come procedono i lavori per la mia bara... Dio mi fulmini se quel bambino non è nascosto in una delle sue stanze alla trementina.” sussurrò iracondo.
“Bene, è molto più della reazione che potevo aspettarmi. Io continuo le ricerche alla luce del sole per depistarla. Ci vediamo al Coppelius alle tre.”

 

“Signora! Signora! Dove siete?!” gracchio Bryce con voce petulante, entrando nel negozio come una furia. Fu investito da un odore ancora più rancido del solito di trementina e lucido che gli fece girare la testa, rendendola di nuovo pesante e assonnata.
Un rumore di passi e la figura di Rosabelle apparve davanti a lui, a meno di mezzo metro di distanza, senza che lui quasi se ne accorgesse. I capelli rosso mogano sciolti sulle spalle, gli occhi cerchiati e la pelle candida e slavata come un giglio mettevano in risalto gli occhi neri, lucidi, arrossati.
“Benvenuto mio principe.” tossicchiò lei con un inchino.
“Avete una pessima cera signora.” rincarò lui, guardando incantato quelle onde rosse che la circondavano fino alla vita “Ma spero vivamente che l'unico motivo per giustificarla sia il fatto che non avete dormito pur di finire l'intarsio della mia bara.”
“Potete contarci sire,” scherzò lei “anche se l'opera non è ancora ahimé conclusa.”
“Ho pazientemente aspettato una settimana, speravo di ritirare oggi stesso.” disse lui, studiando ora i cerchi sotto gli occhi e le vene come segno certo di insonnia. Doveva essere appena rientrata da... dal rapimento... o dal convegno con un amante. Si maledisse il pensiero fuoriluogo, non lasciando trasparire nulla dall'espressione seccata e severa che si era imposto.
“Forse non accetterete la mia sfrontatezza, ma non vi credo... non siete qui per il vostro intarsio...posso chiedervi una cosa?” disse lei ravviando una lunga ciocca sanguigna dietro l'orecchio.
“Dite.” rispose lui lasciandosi affascinare da quel gesto intimo e prima di ascoltare il buonsenso.
“Avete mai atteso il sole sorgere? Aspettare ore guardando il cielo schiarirsi palmo a palmo solo per poter vedere che davvero un raggio si sole può assumere mille colori prima di manifestarsi candido come lo conosciamo?”
“Invero...” prese tempo Bryce, ma per la prima volta in vita sua era senza parole. Non sapeva se fosse il puzzo terribile della trementina a confonderlo, o quei capelli sciolti, o semplicemente la visione di lei in cima ad una collina con biacca, carboncino e sanguigna in mano e sguardo attento per cogliere i colori della notte e del mattino. Fatto sta che non spiccicò parola.
“Lo sapevo mio principe...” sorrise Rosabelle avvicinandosi di un passo verso lui, intontito e immobile davanti a lei, “... dovreste venire con me una volta a cogliere tutti i colori di un raggio di luce.”
Rosabelle sorrise con le sue labbra rosso sangue, dolcemente screpolare dall'aria gelida. Alzò lentamente una mano piena di cicatrici verso il viso di Bryce, dandogli il tempo, se avesse voluto, di allontanarla, ma lui non lo fece. Gli sfiorò i riccioli di bronzo che cadevano in una posa studiata sulla guancia, li scostò e posò una mano inaspettatamente calda sulla sua gota, facendogli correre un brivido di piacere lungo la spina dorsale. Con delicatezza spinse la testa di Bryce verso di sé e posò le sue labbra sulle sue, in un bacio dolcissimo che implorava.
Bryce, frastornato, non schermò più le sue reazioni e ricambiò quel bacio dolce come la sua torta preferita. Sentì un sentore di rosa sulle sue labbra e approfondì il bacio, setacciando la sua bocca fino a farsi invadere da quel divino sapore di rose e zucchero. Sentì le braccia di lei cingergli il collo come edera e le sue muoversi di propria volontà per stringerle la vita, e la sua mano muovere fino al fondoschiena e passare le dita fra quei meravigliosi capelli che non avrebbe più scordato.
D'un tratto quel sapore zuccheroso gli invase la mente, il palato, rendendo tutto opaco, offuscato.
Sentì le forze e la lucidità venir meno, i sensi pendere colpi, e avrebbe potuto giurare di sentire la sua adorata intarsiatrice singhiozzare e chiedere perdono per quello che gli stava facendo...

 

  
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