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Autore: Agnese_san    20/04/2014    0 recensioni
LUGLIO 1944
I suoi occhi si aprirono al rumore, la consapevolezza di dove si trovava non arrivò immediatamente. Da qualche parte tra il buio e la luce, rifletté, strizzando gli occhi per aggiustarli alla silenziosa semioscurità che la circondava.[...]
L’uomo le dava le spalle, piegato sopra un piccolo dispositivo a forma di cono. Scintille illuminarono per un momento la caverna, proiettando un arco d’argento contro l’alto soffitto. Immaginò che si trattasse di una saldatrice. [...]
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liz Parker, Max Evans
Note: Missing Moments, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11

ANTAR, GENNAIO 1945

"La notizia è trapelata, mio Signore." gli disse l’Anziana, lo sguardo che si alternava tra lui e la Regina Madre. "I nostri nemici sanno che il Granilith è stato trasportato sulla Terra."

Lui si mise in allerta all’istante. Vide abbassarsi gli occhi di sua madre, ma non prima di avervi scorto uno sguardo pieno d’angoscia. "Vilandra?" chiese lui, pregando che non fosse così, ma sapendo, dentro di sé, che sua sorella li aveva traditi. Era furioso.

"Dov’è lei?" tuonò la sua voce. "Voglio vederla."

"Ha scelto di rimanere con Khivar, Vostra Maestà. "rispose la vecchia indovina. "Non sappiamo dove sia."

"Quanto sa Khivar?" chiese lui . "Quanto gli ha detto?"

Sua madre sollevò gli occhi e a lui si spezzò il cuore. "Sa che la Guardiana è sulla Terra e che la sua essenza sta per essere posta nel Granilith." gli disse con la voce roca. "Ma non ne conosce la collocazione, né il nome della donna della Terra che è stata scelta."

Lui camminò avanti e indietro davanti alle due donne, cercando di controllare la sua rabbia, cercando disperatamente di porre rimedio la tradimento, che ora, aveva cambiato tutto.

"Cosa si può fare?" chiese, timoroso della risposta.

"Non possiamo più porre l’essenza della guardiana nel Granilith." gli disse l’Anziana, in tono cauto. "la sua anima deve essere nascosta e il Granilith deve restare silente. Se trasferissimo il suo spirito in questo momento, creeremmo per i nostri nemici una facile traccia da seguire."

"Dimmi cosa devo fare." sospirò, rassegnato. Il dado era stato tirato e lui tremò, quando la vecchia donna gli rivelò il piano per salvare le speranze fatte a pezzi dal tradimento di Vilandra.

"Per prima cosa, Vostra Maestà … " cominciò l’Anziana "dovete sposare Ava. Ci deve essere una parvenza di unità tra la vostra casa e quella di Khivar. Questo riuscirà a soffocare le discordie che minacciano il trono. Per il momento. E, subito dopo il vostro ritorno dalla Terra per l’ultima volta … voi dovreste … " il suo tono cambiò drammaticamente. Lui seppe allora che lei era al corrente del suo tentativo di guarire Elizabeth. La guardò negli occhi, quando riprese a parlare.

Nel bilancio patrimoniale della sua vita, rimanevano solo due cose.

All’attivo: la sua anima. Sarebbe stata salvata e nascosta.
Al passivo: la sua trasgressione. E l’obbligo del pagamento.


* * * * *

"Sceriffo Valenti?" Claudia lo guardò silenziosamente, quando lui si fermò sulla soglia della porta. I suoi occhi erano abbassati, mentre voltava lentamente lo Stetson tra le mani.

"Claudia … " disse lui. Odiava essere il messaggero di cattive notizie.

"Dove? Dov’è? E’ … " singhiozzò Claudia.

"E’ morta, Claudia." disse lo Sceriffo. "L’abbiamo trovata questa mattina, vicino a Pohlman Ranch."

Claudia annuì, asciugandosi le lacrime col dorso della mano. "Era quello che voleva, sa? Che succedesse nel deserto … sotto quelle stelle che amava tanto."

"Devo chiederti qualcosa, Claudia." disse lo Sceriffo, offrendo il fazzoletto alla donna sconvolta. "Quando si è fatta il tatuaggio Elizabeth?"

"Un tatuaggio?" chiese Claudia. "Non ne ho idea. Dov’è?"

"Sul collo." rispose lo Sceriffo. "E’ argentato … ed ha la forma di una V perfetta."

"Devo vederla." disse Claudia. "Mi porterebbe da lei?

"Naturalmente." rispose lo Sceriffo. "L’abbiamo portata all’obitorio. Sono certo che avrai bisogno di prendere accordi e tutto il resto … " la sua voce si affievolì.

"Mi lasci solo prendere la borsa." rispose Claudia. " e … aspetti … ho bisogno di trovare le istruzioni."

"Le istruzioni?" chiese Valenti.

"Sì. Elizabeth mi ha lasciato una lettera." disse Claudia, la voce rotta. "Ora posso aprirla … ora che lei se ne è andata."

Lo Sceriffo Valenti attese pazientemente che Claudia raccogliesse le sue cose. La tenne un momento tra le braccia, per calmare il suo pianto, poi la condusse alla macchina di servizio e si diressero verso l’obitorio.

* * * * *

Lui non era mai stato a Roswell. Tutti quelli che erano alla base avevano saputo della morte di Elizabeth ed erano andati al suo funerale, il giovedì precedente. Dupree era stato così gentile da accompagnarlo in città, perché anche lui potesse renderle omaggio.

"Sei sicuro che non vuoi che ti aspetti?" gli aveva chiesto Dupree, lasciandolo alla periferia della città. "E’ un bel po’ di strada fino alla Base."

"No, grazie." aveva rifiutato. "Non importa."

Camminò sulla strada polverosa che portava al cimitero. Una volta lei gli aveva detto dove avrebbe potuto trovarla, quando fosse venuto il momento. Il palmo della sua grande mano richiudeva un piccolo fiore, raccolto in un cespuglio che era lungo la strada. Racchiudeva il profumo di lei. Rose. Così le aveva chiamate. Si sarebbe dovuto ricordare delle rose. A lei sarebbe piaciuto.

Claudia guidò lentamente per la strada polverosa, cercando ancora di elaborare quello che Elizabeth le aveva rivelato nella lettera. Non era che non volesse credere a quello che sua sorella le aveva raccontato a proposito dell’uomo che amava, ma sapeva che era tutta una fantasia. Qualcosa che Liz aveva inventato negli ultimi giorni di vita per aiutarsi a venire a patti con la consapevolezza della sua morte, ormai prossima. Gli alieni non esistevano.

Claudia aveva seguito quelli che erano i desideri espressi da Elizabeth nella lettera. Il funerale, l’iscrizione sulla lapide, essere sepolta col vestito che lei aveva ricavato dal paracadute. Era il suo vestito da sposa, le aveva detto. E il suo sudario. Ora avrebbe fatto l’ultima cosa che Liz le aveva chiesto. Il poscritto ancora le bruciava nella mente.


P.S. La domenica dopo il mio funerale, al tramonto, vai alla mia tomba. Lui sarà lì. Ti prego, aiutalo.
Con amore,
Elizabeth.



Quando uscì dalla macchina, Claudia si schermò gli occhi contro sole del tramonto. Era quasi al temine della gravidanza e si fece strada attentamente tra le lapidi che marcavano i luoghi di riposo di esseri amati. Fu allora che lo vide. Il giovane soldato di Elizabeth. Era inginocchiato accanto al piccolo pezzo di terra dove sua sorella riposava, finalmente in pace. Una piccola rosa dondolava dalle dita della sua mano sinistra, mentre con la destra stava carezzando l’ iscrizione sulla pietra.

Elizabeth Ann Miller
29 maggio 1923 – 15 gennaio 1945
Non sarò mai molto lontana.
Per trovarmi, segui il tuo cuore.


Mentre Claudia si avvicinava, lui si alzò in piedi, posando la rosa sopra la pietra di marmo e indicandole che si era accorto della sua presenza con un cenno della testa. Lei si avvicinò all’uomo che sua sorella aveva amato e, in quel momento, seppe che anche quello straniero aveva amato sua sorella.

Erano i suoi occhi ad essere così persuasivi. Così pieni di emozione. Lui stava cercando disperatamente di nasconderlo, ma lei riuscì a vedervi il dolore. Il dispiacere di un amante che era stato profondamente ferito dalla morte di sua sorella. Vide le sue pupille dilatarsi – le iridi screziate d’oro, circondare le lacrime che minacciavano di uscire dalle profonde ferite del suo cuore spezzato.

"Ciao, Claudia." le disse, salutandola. "Vorrei che ci fossimo conosciuti in circostanze differenti."

La sua voce era ricca e rassicurante. Claudia cominciò a capire perché la sorella fosse stata affascinata da quell’uomo. Era alto e molto bello. Tutto quello che Elizabeth aveva sognato, una ragazza che desiderava ardentemente il suo primo e unico amore.

"L’hai amata molto, vero?" chiese Claudia.

"Più che la vita stessa. Lei è la mia anima gemella." rispose lui dolcemente.

"Mi ha lasciato una lettera, sai?" disse Claudia, infilando la mano nella borsa per prenderne una busta. "Mi ha scritto che tu sei … che sei un … un … "

"Alieno?" disse lui sorridendo e cercando di alleviare la tensione che poteva sentir crescere dentro di lei.

"Sì." Claudia rise nervosamente. "Elizabeth era dotata di una vivida immaginazione."

Lui allungò la mano per toccare quella di lei e la lettera cadde a terra. "E se io ti dicessi che è vero … tu mi crederesti?" le chiese.

Claudia sentì un formicolio salirle lungo il braccio, fino alla spalla. Sentì le dita di lui sfiorarle il cuore e, quando sollevò lo sguardo e lo guardò, lo guardò veramente - lei seppe - proprio come sua sorella aveva saputo prima di lei. Lui non era umano. Oh, il suo corpo lo era … ma la sua anima era aliena.

Lui stabilì velocemente la connessione, prima che lei avesse la possibilità di tirarsi indietro. In quell’istante, lei vide tutto. Visse la vita di Elizabeth. Visse anche la vita di lui. Attraverso le immagini, capì finalmente perché lui avesse così disperatamente bisogno di aiuto.

Facendola avvicinare, lui posò la sua mano sul ventre rigonfio. "Poiché la sua essenza non può essere posta nel Granilith, lascerò la sua anima in tua custodia." le sussurrò all’orecchio. "E il figlio che hai in grembo continuerà a tenerla al sicuro fino a che io non la troverò di nuovo. Mi capisci?"

Claudia poté solo annuire, fissando stupita la sua mano che cominciava a brillare. Come una foschia … piccoli fili d’argento cominciarono a percorrere la sua pelle, ad entrare nel suo grembo, dov’era il suo piccolo. Quando fu tutto finito, un quieto calore la avvolse. Lui le avvolse le braccia attorno e lei lo strinse, mentre lui singhiozzava. Questo straniero … questo essere straordinario, proveniente da un altro mondo, che aveva amato sua sorella così profondamente che nemmeno la morte avrebbe potuto tenerli separati.

Quando il suo pianto cominciò a placarsi, lei lo lasciò andare e lui la baciò su una guancia. "Ora devo cancellare la tua memoria." le disse. "Non posso lasciarti in pericolo con la conoscenza del Granilith o della sua Guardiana. E la lettera. Deve essere distrutta." Lei seguì la sua mano che passò sopra la busta e sul suo contenuto, facendola svanire sotto i suoi occhi.

Poi le posò la mano sulla fronte per finire la pulizia, ma fu fermato quando la mano di lei gli afferrò il polso. "Come farò a sapere quello che devo fare," gli chiese "se tu non mi lasci qualche informazione?"

"Elizabeth mi ha già lasciato una traccia." disse lui, indicando la grigia pietra di marmo. "Io seguirò il mio cuore."

"Allora, fai quello che devi fare." gli disse Claudia. "per te e per mia sorella."

Lei avvertì di nuovo il formicolio, mentre tirava indietro la testa … piccole scintille fluttuarono dal palmo di lui sulla sua fronte. "Che cos’era?" gli chiese.

"Un tenue ricordo. Ci incontreremo ancora, Claudia Parker." rispose lui, cominciando il processo che le avrebbe fatto dimenticare quello che era successo tra loro. Lei cadde pesantemente contro di lui, che la depose delicatamente accanto alla tomba di Elizabeth.

Claudia si svegliò prima che si facesse buio. Era stata veramente una settimana molto triste. Ricordò di essere venuta al cimitero al tramonto e di aver pianto fino ad addormentarsi. Strano, pensò, che non ricordasse di aver portato la solitaria rosa bianca che era posata sulla tomba di Elizabeth.

Fine.

* * * * *
 
   
 
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