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Autore: Princess Tutu    20/04/2014    6 recensioni
Dopo molte insistenze, Sansa Stark accetta di uscire con Margaery Tyrell un sabato sera. Indossa un abito di piume e appena entrata nel pub con l'amica nota subito un uomo scuro e solo.
"Lo chiamano il Mastino" Le bisbiglia Margaery... Sansa rabbrividisce, ma non è solo paura, è anche qualcos'altro, qualcosa che la giovane Stark potrà scoprire solo con il tempo e con la conoscenza di quell'uomo spaventoso.
Una semplice storia SanSan in Alternative Universe!
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-INCOMPIUTA-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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V - Bird


La punta nera del lapis correva sul foglio di carta lasciando dietro di sé una striscia grigio scuro che si stagliava sul bianco immacolato come l'asfalto della Strada del Re si stagliava sulla coltre di neve di Grande Inverno. Sansa alzò la matita dal foglio osservando critica lo schizzo che aveva appena fatto e che in teoria doveva essere il viso di suo padre Eddard e invece assomigliava di più a quello della Montagna che Cavalca.

La Montagna...
I pensieri della giovane Stark corsero allora al fratello della Montagna, quello stesso fratello che l'aveva ospitata a casa sua e con cui lei aveva litigato la sera prima. Quando, quella mattina, era uscita dalla camera e si era guardata intorno nel salotto aveva visto che lui era già andato via, sicuramente anticipando il suo solito orario d'uscita per non incontrarla. E come biasimarlo? Sansa si rendeva conto di essersi comportata come una stupida bambina capricciosa e che lui non aveva nessun dovere nei suoi confronti, ma se ripensava all'umiliazione di essere stata messa da parte per una puttana sentiva l'ira salire di nuovo in petto. Era strano.
Joffrey mi ha fatto cose ben peggiori di saltare una cena per andare con una prostituta eppure non mi sono mai arrabbiata. Ho sempre piegato il capo mantenendo l'aspetto di una vera lady come mi è stato insegnato e piangendo da sola nel buio della mia camera.
Aveva pianto anche la sera prima, ma era lacrime di rabbia e di umiliazione, non di tristezza e paura come quelle che piangeva dopo una delle torture del sindaco pazzo o di sua madre. Loro due non le avevano mai fatto scattare l'ira e l'orgoglio, ma il fatto della sera prima faceva capire alla rossa che quei due sentimenti non erano spariti dal suo cuore come credeva e che era ancora una degna Stark sebbene tutto.
E per questo devo ringraziare il Mastino.
Sorrise, un sorriso triste. Ringraziarlo? E come? Era scappata da quella casa come una ladra, non sopportando l'idea di rivederlo e si era rifugiata nel parco sedendosi su una panchina appartata e cercando di distrarsi disegnando un ritratto di suo padre, saltando ancora una volta la scuola. Nessuna delle due cose, distrarsi e disegnare, le stava riuscendo bene e i suoi pensieri si rincorrevano come un cane rincorre la propria coda.
Un cane. Un mastino. E il ciclo dei pensieri ricominciò da capo.

Con uno tonfo, Sandor chiuse l'ennesimo libro di fotografie. Neanche in questo aveva trovato la foto dell'assalitore di Cersei Lannister e l'idea di guardarne un'altro gli faceva venire il vomito, ma doveva farlo.
Per fortuna ne rimane solo uno, cazzo.
Non li sopportava più quei libri del cazzo e non gliene fregava niente se quella puttana bionda era stata assalita, se fosse stato per lui l'avrebbe lasciata nelle mani di quel santo uomo che desiderava farle del male. L'idea di cosa avevano fatto lei e quel pazzo assassino di suo figlio all'uccellino gli faceva salire il sangue alla testa e desiderare di essere stato lui ad assalirla. Lui l'avrebbe uccisa, non  gli sarebbe scappata. Lui non sbagliava mai nelle cose in cui riusciva meglio.
Non sbaglio mai in quello che so fare meglio: ferire le persone. Sia materialmente che fisicamente.
Non aveva sbagliato neanche nel ferire una certa ragazzina dalla folta chioma rossa e dagli occhi come il cielo a primavera, anzi, ci era riuscito alla perfezione.
Quella mattina era scappato dalla propria casa come se avesse avuto cento diavoli alle calcagna, saltando la colazione e tuffandosi dentro quello schifoso lavoro che però era sempre meglio che ritrovarsi davanti l'uccellino dagli occhi di ghiaccio. Si chiese se l'avrebbe ritrovata quella sera, di ritorno a casa. Probabilmente no e non poteva biasimarla se se ne fosse andata, infondo la situazione ad Approdo del Re si era stabilizzata e lei poteva tornare tranquillamente a vivere nel suo appartamento con delle ragazze della sua età, la cui compagnia era sicuramente migliore della sua.
Aprì il libro. Era incredibile quanti criminali ci fossero in quella città e lui si stava sorbendo tutte le loro facce rivoltanti, prima in tre pacchi di foto singole e adesso in quattro libroni in cui erano catalogate.
Fanculo. Vaffanculo a tutto, cazzo.

Il sole che le scaldava il viso non riusciva ad arrivare alla sua anima, gelida e spaventata come un uccellino primaverile durante un lungo inverno. “L'inverno sta arrivando”, diceva il motto della sua casa, ma sembrava che fosse già arrivato da un pezzo per Sansa Stark che si strinse tremando nelle braccia. Avrebbe preferito che fosse un ragazzo a stringerla e subito si vergognò di quel pensiero così infantile: dopo tutto quello che era successo riusciva a pensare solo ai ragazzi?
Scuotendo la chioma rossa prese il cellulare e attaccò ad esso le cuffiette, se le infilò nelle orecchie e accese la radio sperando che la musica la potesse distrarre.

Wake up
Look me in the eyes again
I need to feel your hand upon my face

Sansa spalancò gli occhi, le parole della canzone che scorrevano nel cervello come scariche elettriche. Guardarlo negli occhi? Lo aveva mai guardato davvero? Un paio di volte aveva avuto il coraggio di farlo e aveva visto che gli occhi del Mastino erano come quelli di un cane rabbioso, neri e infuocati: a quella visone aveva abbassato subito i suoi. Lo aveva mai toccato? Solo il pensiero la faceva rabbrividire, ma il sentimento di volerlo fare, quel sentimento che l'aveva presa la mattina prima mentre lo guardava dormire, era ancora vivo in lei.

Words can relay nice
They can cut you open
And then the silence surrounds you and haunts you

Le parole sprezzanti che aveva pronunciato la sera prima e le parole gelide che le aveva rivolto lui sembravano marchiate a fuoco nella sua mente, avrebbe potuto ripeterle lettera per lettera. Strinse le ginocchia tra le braccia appoggiandoci sopra la testa e chiudendo gli occhi. Era vero, le parole poteva essere dolci, ma potevano anche aprirti in due e lei lo sapeva bene. Sapeva bene anche come il silenzio ti cacciasse, avvolgendoti nel suo freddo e terribile abbraccio: anch'esso lo aveva sperimentato più volte nella sua solitudine nella buia camera nella Fortezza Rossa.


Qualcosa, per il Mastino, non tornava. Anche l'ultimo libro di fotografie era finito e lui non aveva trovato quello che cercava. Anzi, quello che cercava per lavoro lo aveva trovato (un mercenario di una delle Città Libere dal nome impronunciabile), ma di quello che cercava davvero non ce ne era traccia. Il Mastino voleva nome e cognome di coloro che durante la manifestazione avevano cercato di stuprare l'uccellino, avrebbe messo la mano sul fuoco (ignorando l'ironia della frase) che erano criminali recidivi eppure di loro nei registri non c'era neanche un appunto. I casi di ciò potevano essere due: o erano davvero degli innocenti prima della manifestazione, cosa di cui Sandor dubitava seriamente, oppure c'era sotto qualcosa di davvero grosso.
Il Mastino non si stava soffermando sul pensiero di perché stava cercando quei tipi, ormai morti. A lui cosa interessava? Aveva salvato una ragazzina in pericolo, già questo era un fatto eccezionale, e non gliene sarebbe dovuto fregare più un cazzo. Eppure, quasi sovrappensiero, aveva cercato i visi degli stupratori tra tutti quelli che aveva visto e, non trovando niente, si era messo a riguardare tutte le fotografie perché, anche se era un cane, sapeva contare. Aveva visto entrare nel vicolo all'inseguimento dell'uccellino dieci uomini e dopo aveva visto solo nove cadaveri. Sapeva che tipi del genere agiscono sempre in branco e quindi se avesse trovato uno di loro avrebbe trovato anche il capo, quello che gli era scappato. Era sicuro che il sopravvissuto fosse il capo: quelli come lui non muoiono mai.
Dove sei? Fatti vedere, figlio di puttana.

La canzone continuava a fluire nella sua mente e Sansa era ormai dimentica di tutto il mondo che si muoveva intorno a lei. Rumori, luci, suoni, tutto sparito e assorbito dalla bella voce calda del cantante che le raccontava i suoi stessi sentimenti spiegandoglieli in termini che le erano incredibilmente familiari.

I think I might have inhaled you

I could feel you behind my eyes
You've gotten into my bloodstream
I could feel you floating in me

Ricordava il suo odore, l'odore che l'aveva avvolta quando lui l'aveva salvata da quegli uomini spregevoli. Era terrorizzata e anche lui le faceva paura (gliela faceva anche adesso), ma il vederlo l'aveva tranquillizzata in un modo che nessun uomo prima di lui era riuscito a fare. Ricordava quell'odore come se lo sentisse in quel momento e ricordava bene quanto le fosse piaciuto. Desiderò poterlo sentire di nuovo, dal vero e non nella sua testa.

Sansa Stark alzò di scatto la testa, rossa fino alla radice dei capelli altrettanto rossi. Ma cosa andava a pensare? Si tolse le cuffie dalle orecchie, quella canzone la stava mettendo in agitazione e lo era già di suo.
Magari potrei trovare un po' di pace in biblioteca.
Pensò la fanciulla, mettendo in tasca il cellulare. In realtà sarebbe potuta andare direttamente nel suo appartamento, ma non ne aveva voglia: era vuoto, freddo e in esso i suoi pensieri avrebbero rimbombato amplificati cento volte. Meglio la biblioteca che era sì silenziosa, ma c'erano comunque esseri vivi con cui si potevano scambiare due parole. Inoltre l'odore dei libri le era sempre piaciuto e l'antico edificio era a pochi minuti dal parco in cui era.
Si alzò e iniziò a raccogliere la propria roba, per poi incamminarsi verso l'edificio. Pochi istanti dopo un uomo alto, che leggeva un giornale nella panchina di fronte a quella in cui si era seduta la giovane Stark e che non si era perso un solo suo movimento, si alzò. Indossava occhiali da sole e aveva voglia di leggere un libro in biblioteca.

Il caffè del distributore automatico nella Fortezza Rossa faceva schifo, ma Sandor Clegane lo ingollò lo stesso desiderando con tutto se stesso che si trasformasse in un buon rosso dorniano. Aveva bisogno di bere, ma si doveva accontentare di quel fango che i Lannister rifilavano ai propri dipendenti, gli stessi Lannister che erano così pieni di soldi che avrebbero potuto servire vino dorato di Albor ogni giorno a tutti senza intaccare minimamente le loro enormi entrate mensili.
Grugnì, appoggiandosi con la schiena alla parete e alzando lo sguardo sull'orologio da parete davanti a lui. Erano le sette di sera e tra un'oretta sarebbe potuto tornare a casa... dove l'uccellino di certo non l'aspettava.
Sarà tornata al suo nido.
Ma quale? Quello che condivideva con la Tyrell? Oppure il suo vero nido, su al Nord, quel nido a cui desiderava tornare con tutta se stessa? Il Mastino non lo sapeva. Sapeva solo che la presenza della ragazzina nella sua casa non era stata per niente terribile come si era immaginato, anche se poi era andata come era andata. Sospirò. Tempo di tornare alle sue fotografie, quelle stesse fotografie che aveva praticamente imparato a memoria e in cui non riusciva a trovare lui.
Era perso nei suoi pensieri omicidi su come avrebbe ucciso colui che aveva torto una piuma al suo uccellino quando qualcosa catturò la sua attenzione. Molti pensavano che il Mastino sapesse solo lottare e che quindi fosse stupido, ma Sandor Clegane non era stupido per niente, semplicemente non gliene poteva fregare un cazzo di quello che gli altri dicevano o pensavano. Però quello che stava sentendo in quel momento lo interessava molto.
 - A quest'ora l'avrà già trovata.
Era la voce maschile che proveniva da una stanza la cui porta chiusa era accanto a lui. La voce attraversava il legno della porta e Sandor non sapeva chi fosse a parlare, ma sapeva istintivamente chi era il soggetto del discorso.
 - Dici? Neanche lui può essere così bravo. E poi lei sta sempre attaccata al cane del sindaco, quel traditore.
 - Anche un cane può tradire il suo padrone se sente odore di figa. Comunque sono sicuro che l'ha trovata, l'ha comunicato proprio qualche minuto fa a lady Cersei. E sai la cosa più incredibile?
 - Dimmi tutto, non tenermi sulle spine.
 - La sta seguendo da tutto il giorno. Ma lei è sempre stata in pubblico, lui non ha potuto fare niente. Adesso che è notte, però, non ci sarà nessuno per le strade e potrà prenderla.
 - E quando la prenderà... Il sindaco potrà riprendere a giocare con la sua lupetta preferita.
Uno scoppio di risa.
Sandor non aspettò di sentire il resto. Il caffè gli cadde di mano mentre correva via.

Oh.
Sansa alzò gli occhi dal romanzo d'amore che stava leggendo e guardò l'orologio. Erano già le sette? Adesso doveva tornare a casa davvero, ma il libro le piaceva e quindi decise di prenderlo in prestito: lo avrebbe letto a casa, nel suo bel lettino caldo. Stranamente l'idea non la entusiasmava come credeva, ma immaginò che fosse solo suggestione a causa degli eventi di qualche giorno prima. Non aveva ancora superato la paura e quindi era normale che non volesse stare da sola, ma non aveva di certo voglia di tornare a casa del Mastino... no?
Scuotendo la chioma rossa, uscì dalla biblioteca e si inoltrò nella strada buia stringendo a se il libro, cercando di non pensare che dietro a quegli angoli oscuri si sarebbe potuto nascondere chiunque, magari proprio il suo incubo: Occhi Gialli. Al solo pensiero di quegli occhi fissi su di se sentiva la paura sommergerla e l'atmosfera da incubo in cui stava camminando non aiutava di certo. Di solito le strade di Approdo del Re erano perfettamente illuminate perché la vita notturna era sempre viva, eppure quella sera Sansa camminava in una via immersa nell'oscurità. Una nebbiolina grigia confondeva i contorno delle cose e la giovane non sapeva se quelle accanto a lei erano macchine parcheggiate o mostri accucciati pronti a saltarle addosso. I rari lampioni accesi non riuscivano ad illuminare che per qualche metro, creando isole di luce fredda in cui Sansa si fermava per riprendere fiato. Non c'era neanche una persona in giro, nessun gruppo di ragazzi che andavano al pub, nessun impiegato che tornava a casa e nessuna macchina che rombava per la strada: sembrava che fosse caduta una bomba che avesse ucciso ogni essere vivente tranne Sansa. Lei sapeva che non era così e quest'idea la terrorizzava. Non era l'unica abitante di Approdo del Re, ma c'erano centinaia di criminali che avrebbero potuto farle qualunque cosa.
Alzò gli occhi azzurri dal cemento del marciapiede e si accorse che due paia di occhi luminosi la fissavano dal buio completo del vicolo accanto a lei. Erano gialli. Sansa Stark si bloccò, non riuscendo a muovere un muscolo, riuscendo a malapena a pensare.
Calma, calma... Non può essere lui...
Eppure quegli occhi che rilucevano nell'oscurità erano fissi su di lei nello stesso identico modo in cui l'avevano guardata quella volta nel vicolo.
“Tutti insieme.”
Sansa aprì la bocca per urlare, poi ci fu un rumore metallico e con un balzo gli occhi luminosi si abbassarono a pochi centimetri dal terreno e fu solo in quel momento che Sansa si rese conto che non era altro che un gatto seduto su un bidone dell'immondizia che era appena sceso. Si avvicinò a lei e miagolò, come dandole della stupida. Istericamente, Sansa sorrise, un sorriso tirato e per niente divertito.
Un gatto. Che idiota.
Si rimise a camminare, ma ormai era vicina a casa e in pochi minuti arrivò alla soglia della sua bella casetta. Per fortuna sulla porta c'era installata una lampada che creava un isola di luce sicura in quel mare di oscurità in cui Sansa aveva nuotato fino a quel momento.
Sospirò di sollievo, tirando fuori dalle tasche le chiavi e infilandole nella toppa. Era al sicuro, era a casa finalm...
-Bentornata, dolce lady.
“Tutti insieme.”
Le pupille di Sansa divennero due capocchie di spillo mentre rimaneva congelata su posto, le chiavi ancora infilate della toppa. Non osava girarsi, ma era sicura e questa volta non era un gatto. Questa volta era lui.
Mi ha trovata. Occhi Gialli mi ha trovata.
Come rispondendo al suo pensiero lui sussurrò:
 - Non è stato facile, piccola lady. Sei stata tutto il giorno in mezzo alle persone, non ho potuto fare niente per prenderti. Mi hai anche costretto a passare la giornata in biblioteca, cazzo. Lady Cersei si è sbagliata, non sei per niente stupida.
Cersei? Allora c'era lei e quel malato di suo figlio dietro tutto questo? Sansa chiuse gli occhi, mentre Occhi Gialli le poggiava una mano gelida sul collo bianco e la faceva scivolare sulla spalla. L'avevano ripresa. Non poteva fare niente. Non poteva scappare, non poteva ribellarsi, non poteva lottare. Se Joffrey la voleva l'avrebbe avuta anche se lei fosse scappata in capo al mondo e l'unico luogo sicuro di tutta Westeros, Grande Inverno, era lontano e evanescente come la Terra delle Ombre. Margaery aveva cercato di proteggerla, ma le era bastato allontanarsi per una settimana e i Lannister l'avevano ritrovata.
Che idiota che sono. Sono solo una stupida ragazzina.
Se fosse rimasta a casa col Mastino tutto questo non sarebbe successo. Lui l'avrebbe protetta, non sapeva come mai, ma sapeva che lui non avrebbe permesso a nessuno di farle del male e invece ora la mano di Occhi Gialli stava scivolando sotto la sua maglia senza che lei non potesse fare niente.
Il Mastino...
Vorrei che tu fossi qui.
Sansa Stark gettò indietro la testa, calde lacrime che scendevano dagli occhi chiusi.
 - SANDOR!!
Il grido non era il cinguettio di un dolce uccellino estivo, ma l'ululato di un lupo ferito a morte e rimbombò nella via stretta rimbalzando tra le pareti e il cemento, tra il vetro delle finestre e il legno delle porte, fino a raggiungere le stelle gelide nel cielo.
E poi successe qualcosa che di solito succede solo nelle favole, nei libri d'amore che Sansa amava leggere e che si era resa conto non riflettevano per niente la crudele realtà in cui viviamo. Eppure, in quel caso accadde: l'eroe, evocato dalla preghiera della principessa in pericolo, apparve in sella al suo cavallo bianco.
Beh, non proprio un cavallo e sicuramente non un eroe in armatura, ma Sansa non sarebbe stata più felice di vederlo, quando si girò di scatto, risvegliata dalla sua trance dal potente rombo di una moto.  L'enorme moto nera era emersa dalla nebbia e si era fermata davanti a loro. In sella, il Mastino che li fissava con un espressione indecifrabile sul volto ustionato, poi le labbra si torsero in un terrificante sorriso mentre scendeva dalla sua moto.
 - Ti ho trovato, pezzo di merda.
Occhi Gialli staccò la mano da Sansa e prima che potesse fare niente lei spiccò il volo, attraversando il marciapiede in due falcate e atterrando fra le braccia del Mastino che per un attimo la strinse contro il suo grosso petto con una strana dolcezza per poi allontanarla, mettendola dietro di se in un gesto protettivo. L'espressione di Occhi Gialli non cambiò, ma anche sulle sue labbra comparve un sorriso che a Sansa parve quello dello Sconosciuto. Era dietro al Mastino e ora si sentiva al sicuro, ma l'adrenalina scorreva ancora troppo nel suo corpo perché si fermasse a riflettere sul suo urlo e sul suo gesto, un gesto che tra poche ore le sarebbe sembrato assurdo e di cui si sarebbe vergognata. Adesso però si sentiva semplicemente protetta e pensava solo al fatto che il Mastino era arrivato quando lei l'aveva chiamato.
Come un vero cavaliere.
Un cavaliere, però, non si sarebbe espresso come si stava esprimendo il Mastino in quel momento:
-Com'è che non ti ho trovato nelle foto degli stronzi di Approdo del Re?
Occhi Gialli ridacchiò e la sua risata sembravano unghie su una lavagna.
 - Sai... Ai miei padroni non piace avere i loro dipendenti schedati.
 - Non mi dire. Sei più cane di me? Forse dovrebbero chiamare te “Mastino”.
Sandor alzò le sopracciglia, fingendo ironicamente un tono sorpreso.
 - Ma non sembri un mastino. Direi di più una cagna, una vera cagna fottuta che lecca i piedi ai propri padroni e fa il lavoro sporco per una semplice carezza.
Il sorriso di Occhi Gialli non tremolò, ma anzi si allargò ancora di più.
 - Cagna? Stiamo parlando di cagne? Allora dovresti rivolgerti alla cagna rossa che hai lì dietro, idiota di un Mastino.
Il gesto di Sandor fu così veloce e Sansa non riuscì a vederlo: la pistola quasi gli saltò in pugno e fece fuoco in direzione di Occhi Gialli. Il rumore rimbombò tra la via come prima aveva rimbombato l'urlo di Sansa e dietro qualche finestra iniziarono ad accendersi qualche luce. La gente, svegliata dallo sparo, presto sarebbe uscita in strada e Sandor sapeva che era meglio non farsi trovare nei paraggi quando sarebbe successo quindi prese Sansa di peso e la caricò sulla moto.
 - Reggiti forte, uccellino.
Le disse ruvido per poi accendere il motore e rombare via, senza curarsi di vedere se Occhi Gialli fosse ancora vivo o no.

Sansa stava seduta sul divano in casa del Mastino con in mano una tazza di tè caldo e, sorridendo, si rese conto di essere tornata nella stessa casa in cui aveva pensato di non rimettere mai più piede. Invece, eccola di nuovo lì e quante cose erano cambiate dalla mattina, quando era uscita con  la coda fra le gambe, vergognandosi come se avesse rubato.
Sandor emerse dal bagno e la fissò qualche istante, istanti in cui Sansa abbassò lo sguardo e diventò rossa. Cosa poteva dire? Aprì la bocca, ma lui la precedette.
 - Quella dell'altra volta e di oggi non sono aggressioni casuali di un pazzo, ma il piano di un cazzo di pazzo ancora più grande. Non sei al sicuro ad Approdo del Re, uccellino. Devi tornare a casa. Nella tua vera casa, su al nord, ma non ci puoi andare da sola.
Sansa alzò di scatto la testa. Cosa intendeva?
Non vorrà mica...
Sandor le sorrise.
 - Avanti, uccellino, prendi le tue cose. Ti riporto a Grande Inverno.






Salve a tutti!
Lo so, avevo promesso che il capitolo cinque sarebbe arrivato in pochissimo tempo eppure ci ho messo mesi O.o Chiedo umilmente scusaaaa <3 Avevo in cantiere un altro progetto e quindi ho lavorato a quello abbandonando per un pochino i nostri piccionicini, che però in questo capitolo tornano più belli che mai, non trovate? *__*
Forse ho calcato un po' la mano in quanto a dolcezza (forse Sansa che si getta tra le braccia di Sandrone è un po' OOC), ma dopo tutto questo tempo ero in crisi d'astinenza di sansan anche io e mi son dovuta riprendere ahahahah
Il prossimo, il viaggio, arriverà il prima possibile, scuola permettendo <3
P.S: La canzone che ascolta Sansuccia è Bloodstream degli Stateless, una canzone molto sansan che trovate qui.
   
 
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