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Autore: Mia Renard    22/04/2014    1 recensioni
Pensavo al significato della parola NOI riferita a te e me
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Miles Matheson, Sebastian Monroe
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Che bella sensazione: al caldo sotto le coperte, nudo tra le braccia di Miles, subito dopo avere fatto l’amore. Lui lo sta ancora accarezzando, lentamente, mentre entrambi hanno appena regolarizzato il battito del cuore. Il respiro di lui sul collo, il sapore delle sue labbra ancora in bocca, l’odore della sua pelle mischiato a quello di cera delle candele che irradiano un po’ di luce nella camera, il rumore della pioggia battente contro il vetro della finestra.
Se in punto di morte qualcuno gli avesse chiesto qual’era stato il momento più bello della sua vita avrebbe di sicuro risposto -Ogni attimo passato tra le braccia di Miles.-
Si strinse ancora di più contro di lui, baciandolo delicatamente sulle labbra. Le stesse labbra dove un attimo dopo era comparso un debole sorriso.  Miles sorrideva solo quando era con Bass. Si erano guardati. Bass era felice di notare quanto gli occhi scuri di Miles traboccassero di amore. Lui, così sulle sue, così riservato. Non era bravo ad esprimere i suoi sentimenti con le parole ma non c’era stato  giorno in cui non avesse dimostrato a Bass quanto tenesse a lui.
Si ricordava di quando erano piccoli. Dormivano nella stessa stanza. Al buio aveva chiamato -Miles…Miles…-
-Che succede, Bass?- aveva chiesto lui allarmato.
-Ho visto un fantasma accanto al mio letto e mi guardava minaccioso. Adesso si è nascosto ma so che è ancora qui. Aspetta che mi addormenti per strangolarmi nel sonno. Lo so. Ti va di stare sveglio con me? Ti supplico. Ho paura.-
Allora Miles lo faceva venire nel suo letto e lo stringeva a sé rassicurandolo –Sta tranquillo. Se siamo insieme non può farci del male. Dormi. Veglio io su di te. Ti proteggerò da ogni pericolo.-
O quando a scuola venivano esclusi dai compagni di classe. Miles era di carattere uno che stava per conto suo più che volentieri ma Bass aveva provato ad integrarsi con gli altri bambini. Tutto sommato voleva solo farsi degli amici. Si presentava con un sorriso e chiedeva con entusiasmo se poteva unirsi al gioco. Purtroppo aveva la sfortuna di essere un po’ più piccolo degli altri ed il migliore amico di Miles.
Puntualmente veniva scacciato con espressioni tipo -Sta lontano da me, frocetto-  oppure - Vattene, io non gioco con le checce.- E già che c’erano magari gli tiravano un calcio o uno spintone e lui finiva a terra sbucciandosi le ginocchia e le mani. Era allora che interveniva Miles. Forse avrebbe dovuto dare il tempo a Bass di crescere e magari di vendicarsi, un domani. Ma lui non era un tipo vendicativo. Di solito tendeva a perdonare e dimenticare, non perdeva mai del tutto la fiducia negli altri.  Ma l’amico non sopportava di vedere i suoi occhioni riempirsi di lacrime a causa della cattiveria degli altri. Raggiungeva a grandi passi il bulletto in questione e lo riempiva di calci, pugni, morsi, graffi. Anche se era sempre lui alla fine ad avere la peggio perché l’altro veniva aiutato dagli altri compagni e Miles si ritrovava a combattere contro tre o quattro bambini finché non intervenivano gli insegnanti a dividerli. Solo che poi Bass scoppiava definitivamente a piangere  nel vederlo malconcio e sanguinante a causa sua.
Si ricordava quando un giorno, a casa, durante un momento di sconforto dato dal comportamento dei coetanei, si era ritrovato singhiozzante tra le braccia dell’amico lamentandosi  -Ma perché sono tutti così cattivi? Sarò per sempre da solo. Nessuno mi vuole bene…-
-Non fare così, Bass- lo aveva consolato lui. -Ci sono io con te. Io ti voglio bene, te ne voglio tantissimo.-
-Davvero?- aveva chiesto lui tirando su col naso e alzando gli occhi bagnati su di lui.-
-Davvero.- lo aveva rassicurato Miles asciugandogli le lacrime col dorso della mano e stringendolo a sé. –Io ti voglio bene e staremo sempre insieme perché sei il mio migliore amico. Non permetterò a nessuno di farti del male. Fidati di me.-
E così era stato. Poi erano cresciuti, si erano innamorati, erano diventati soldati ed infine i temuti e rispettati generale Monroe e generale Matheson, a capo dell’intera milizia. Ma le cose non erano comunque mai cambiate tra loro. Amici, fratelli, amanti. Erano le due parti perfettamente combacianti di una cosa sola.
La voce calda di Miles lo distrasse dalle sue riflessioni: -A cosa pensi?-
Bass si girò per mettersi a pancia in giù  appoggiandosi sui gomiti, per guardarlo negli occhi.
-Stavo riflettendo sul significato della parola NOI rapportata a te e me. –
-E le tue conclusioni quali sono state?- chiese l’altro in tono ironico.
Ma dopo un attimo si rese conto che Bass era serio. Non era intenzionato a fare una battuta scherzosa.
-Ti ricordi quando eravamo bambini e avevo paura del buio e tu mi facevi venire nel tuo letto? E quando spesso a scuola ti prendevi tutte quelle botte dai nostri compagni solo per difendere me?-
-Certo. Era compito mio vegliare su di te. Era un impegno che avevo preso sul serio. Ti avevo promesso che non avrei lasciato che qualcuno ti facesse del male. E poi quelli avevano bisogno di una lezione…- si interruppe quando notò che lo sguardo di Bass si era incupito . I suoi occhi si erano fatti umidi e fissava un punto nel vuoto.
-Ehi- gli carezzò una guancia –cosa c’è?-
-Mi è venuta in mente, quella sera, al cimitero, quando sono andato a trovare le mia famiglia. Volevo solo ricongiungermi a loro. Mi sentivo svuotato, l’ombra di un’esistenza. Mi tormentavo perché non c’era motivo che io fossi ancora vivo e loro no. Se tu non mi avessi trovato in tempo per fermarmi, portandomi via da lì e togliendomi la pistola, credo che mi sarei sparato davvero.- Deglutì a fatica e puntò gli occhi in quelli profondi di Miles. Continuò – Mi hai salvato la vita. E’ grazie a te che ho trovato la forza di andare avanti. Perché c’eri tu con me.-
L’altro gli passò la mano tra i capelli. Adesso era serio anche lui. Si tirò su un po’ appoggiando la schiena alla testiera del letto.
-E tu ti ricordi quando ci siamo trovati in mezzo a quella sparatoria, a corto di proiettili. Io sono stato ferito e ti ho ordinato di andartene, di metterti in salvo almeno tu. Ma non ne hai voluto sapere. Mi hai portato via di peso mettendo a rischio la tua vita per salvare me. –
Detto questo tentò di abbozzare un sorriso per sdrammatizzare la situazione. Gli faceva male vedere l’uomo che amava con quell’espressione. Era come avere un macigno sul petto che gli impediva di respirare. Voleva distogliere il pensiero di lui da ricordi dolorosi.
-Siamo pari- dichiarò poco dopo.
Bass annuì con la testa.
-Volevi sapere le mia conclusioni? Io credo che la parola NOI sia più significativa per te e per me rispetto a quanto possa esserlo per chiunque altro.-
-Senza dubbio- concesse Miles.
Ringraziò il cielo. L’umore di Bass sembrava essersi risollevato. Questo gli tolse un peso dal cuore.
Bass si fece più vicino a lui e gli circondò la vita con entrambe le braccia, appoggiando la testa sul suo petto. Al suono della pioggia e del battito del cuore dell’uomo che amava finalmente chiuse gli occhi e si addormentò tranquillo.
 
 
  
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