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Autore: Katie88    17/07/2008    7 recensioni
Tutti conosciamo la storia di Robin Hood e della bella Lady Marian... La giovane nobile che si innamora dell'affascinante fuorilegge di Sherwood... Ma cosa è successo prima che Robin partisse per le Crociate? Prima che egli diventasse il leggendario Robin Hood, quando era ancora conosciuto solo come Robin di Locksley? Long fic sulla nascita di una delle più belle storie d'amore di tutti i tempi (ovviamente Robin/Marian)!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Festa



Sir Edward galoppava rapido verso casa.


Aveva fretta. Molta fretta. Doveva tornare subito a Knighton e dare la bella notizia a Marian.


Non capitava mica tutti i giorni una cosa del genere!


Quel giorno, infatti, mentre svolgeva i suoi doveri da sceriffo in un villaggio vicino, era stato raggiunto da un servo di Sir Thomas di Lockseley, signore di quelle terre.


Il servo, avvicinatosi allo sceriffo, si era presentato e gli aveva consegnato una piccola pergamena accuratamente arrotolata.


“E’ un invito, Sir Edward.” Aveva spiegato poi il ragazzo. “Un invito ad una festa da parte del mio signore, il conte di Huntingdon. Sir Thomas vi prega di partecipare ai festeggiamenti che si terranno questa sera a Lockseley in onore del compleanno di Re Riccardo.”


Lo sceriffo aveva quindi srotolato il plico e letto il messaggio del suo vecchio amico Thomas. “Stasera?” aveva chiesto al ragazzo.


“Si, Sir Edward, stasera.” Aveva confermato quello. “Inoltre Sir Thomas vi prega di portare con voi, anche vostra figlia, Lady Marian.”


“Mia figlia?”


“Si, signore, vostra figlia. Il mio padrone ha invitato tutti i nobili delle terre vicine e i loro figli, in modo tale che suo figlio potesse fare la loro conoscenza.”


“Capisco. Bene, allora dite al vostro padrone che sia io che mia figlia accettiamo volentieri il suo invito.”


A quella risposta, il servo aveva fatto un breve inchino e si era allontanato velocemente.


Sir Edward era quindi salito sul suo cavallo ed era partito di corsa.


Destinazione: Knighton Hall.




Marian scese le scale ed arrivò al grande salone. Si guardò un attimo attorno, ma non vide nessuno.


“Sarah?” chiamò, cercando la sua nutrice.


Nessuno le rispose. Soltanto il profondo silenzio della casa la circondava.


Si affacciò alla finestra, ma nulla. Di Sarah nessuna traccia.


La giovane si diresse allora verso la cucina, dove finalmente trovò la sua anziana balia.


Entrò silenziosamente nella stanza fino ad arrivare a pochi centimetri dalla  schiena della donna, del tutto ignara, e posò con delicatezza le proprie mani sugli occhi di Sarah.


Immediatamente, la donna sussultò spaventata e i recipienti che aveva in mano rovinarono a terra, fragorosamente. “Marian!”


La ragazza non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere di fronte all’indignazione della donna.


Sarah mise le mani sui fianchi e si voltò verso di lei, arrabbiata. “Marian!” gridò ancora. “Che cosa ti è saltato in mente? Mi hai fatto quasi morire di paura!”


Marian, ancora ridendo, le si avvicinò e la abbracciò dolcemente. “Mi dispiace, Sarah. Non volevo spaventarti... era solo uno scherzo!”


La donna sospirò comprensiva e rispose all’abbraccio della ragazza. “Oh bambina mia! Un giorno o l’altro mi farai morire davvero!” disse, cercando di utilizzare un tono severo.


Marian si allontanò un attimo dalla donna e la guardò dritto negli occhi. “Spero proprio di no. Senza di te, sarei persa.”


Sarah le rivolse un sorriso. Un sorriso dolce, amorevole, materno. Uno di quei sorrisi che Marian amava tanto.


Le posò un bacio sulla fronte e sciolse l’abbraccio, cominciando a raccogliere i piatti ancora sparsi a terra.


“Allora, Marian, cosa fai qui?” le chiese, inginocchiandosi sul pavimento. “Sai che tuo padre non vuole che tu venga in cucina. Non è posto per te.”


Marian si sedette a terra, accanto a Sarah, e iniziò a raccogliere i cocci, beccandosi così un’occhiata torva da parte della donna.


“Marian, Marian... Non dovresti essere in camera tua a ricamare?”


Marian sbuffò infastidita. “Lo sai che odio ricamare. Preferisco di gran lunga cavalcare nella foresta. E’ molto più divertente. Ma mio padre...”


“Tuo padre vuole solo il tuo bene, bambina mia.” La interruppe la nutrice. “Chi mai vorrebbe una moglie che non sa ricamare e che passa il suo tempo a comportarsi come un maschiaccio?”


Marian la guardò per un attimo e sorrise soddisfatta. “Bè, io sarei molto contenta di non avere pretendenti. Passerei tutta la vita a fare quello che mi piace senza dover obbedire a nessuno.”


Sarah le lanciò uno sguardo di rimprovero. “Non dire certe cose, Marian. Tutte le ragazze della tua età hanno già dei pretendenti e molte di loro sono già promesse. Non mi stupirei affatto se tuo padre avesse già in mente qualcuno...”


Marian scattò in piedi all’improvviso. “Non dirlo nemmeno per scherzo! Io non voglio ancora sposarmi! Sono ancora giovane!”


“Marian, tua madre, alla tua età, era già promessa a Sir Edward quindi...”


“No, no e poi no! Mio padre non mi farebbe mai una cosa del genere senza dirmi nulla! Non può! Non deve!”


“E’ tuo padre. Può fare ciò che vuole, Marian. Non deve mica chiederti il permesso.”


A quelle parole, la ragazza guardò furiosa la donna che l’aveva cresciuta ed uscì di corsa dalla cucina, senza dire una parola.


Sarah sospirò abbattuta. “Mi dispiace, bambina mia.”




Dopo aver cavalcato parecchie miglia, Sir Edward avvistò finalmente le colline che circondavano la sua dimora.


“Ci siamo quasi...” sussurrò.


Non vedeva l’ora di tornare a casa e parlare con Marian. Sicuramente anche lei sarebbe stata entusiasta dell’invito di Sir Thomas. E’ risaputo che le donne amano questi avvenimenti... Musica, balli, danze... E poi alla festa ci sarebbero stati tutti i nobili della contea... Chissà! Magari avrebbe potuto trovare anche un buon partito per sua figlia!


Sostenuto da tale prospettiva, spronò di nuovo il cavallo, impaziente di arrivare a casa.


Qualche minuto più tardi, Sir Edward entrava nella sua proprietà.


Subito lo stalliere gli venne incontro. “Padrone, come mai già di ritorno?” chiese apprensivo.


Sir Edward smontò da cavallo e lo rassicurò. “Non preoccuparti, Joe. Va tutto bene. Dov’è mia figlia?”


“Credo sia in casa, signore. Con Sarah.”


Sir Edward entrò in casa di corsa. “SARAH! MARIAN! VENITE PRESTO! GRANDI NOTIZIE!”


La povera balia accorse spaventata, e così anche Marian.


“Padre, cosa succede? Perché gridate?”


“Grandi notizie, Marian! Siamo stati invitati ad una festa!”


“Una festa?”


“Si, una festa. A Lockseley! E ci saranno anche tutti i giovani nobili della contea!”


Marian e Sarah si scambiarono un’occhiata confusa.


“Ma non capite?” chiese Sir Edward, agitato. “Stasera potremmo trovare un marito per Marian! Ci sarà moltissima gente, tutte le famiglie più illustri e...”


Ma Sir Edward non riuscì a terminare la frase.


Sua figlia se n’era già andata.




“Su, bambina mia, non fare così.”


Sarah era in camera di Marian e la stava aiutando a prepararsi per la festa da Sir Thomas. Le stava sistemando accuratamente i morbidi capelli scuri, decorandoli con un delicato nastro azzurro, in tinta con l’elegante abito che la ragazza indossava.


“Marian, ti prego, dì qualcosa.” La implorò la donna.


“E cosa dovrei dire?” chiese lei indifferente. “Mio padre stasera prenderà la decisione più importante della mia vita, al posto mio. Non c’è nulla che io debba o possa dire.”


A quel punto la balia la prese delicatamente per le spalle e la fece voltare verso di lei. “Ascoltami, Marian, c’è una cosa che devo dirti e voglio che tu mi presti la massima attenzione.”


Marian annuì confusa. Non aveva mai visto Sarah con un’espressione tanto seria.


“Devi sapere, Marian, che, prima di morire, tua madre mi ha pregato di dirti una cosa molto importante.”


“Mia madre?”


“Si, bambina mia. Mi ha chiesto di raccontarti una cosa. Devi sapere che tua madre vide per la prima volta tuo padre il giorno del loro matrimonio. Benché fossero stati promessi già da tempo dai rispettivi genitori, loro due non si erano mai incontrati. Tua madre viveva lontano da qui e quindi non c’era mai stata occasione per i due giovani di vedersi.”


Marian sgranò gli occhi, sorpresa. “Non si erano mai visti?”


Sarah scosse il capo.


“Allora anche il loro era un matrimonio...”


“... combinato, sì.” Concluse la donna per lei. “Anche i tuoi genitori erano stati promessi senza sapere nulla l’uno dell’altra.”


“Ma come è possibile? Tutti mi hanno sempre detto che si amavano così tanto! Io non...”. Marian guardò addolorata Sarah, che però le sorrise dolcemente.


“Si, si sono sempre amati ed è proprio questo che tua madre voleva che ti dicessi. Anche se non si erano mai visti prima del matrimonio, i tuoi genitori si sono amati moltissimo durante la loro vita insieme. Anche se il matrimonio era stato combinato, loro si sono innamorati davvero l’uno dell’altra e hanno trascorso molti, moltissimi momenti felici.”


Alcune lacrime cominciarono a scendere lungo le rosee guance di Marian. “Quindi cosa dovrei fare?” chiese, cercando di controllare i singhiozzi. “Accettare colui che mio padre sceglierà per me? Amarlo e rispettarlo anche se sarà un idiota?”


“Non ti chiedo questo, Marian.” La rassicurò l’anziana donna. “Voglio solo che tu non rifiuti a priori il giovane che tuo padre sceglierà per te. Prova a conoscerlo prima. E se sarà davvero l’idiota che dici, parlerò io stessa con tuo padre. Non posso permettere che la mia dolce bambina stia con uno sciocco!”


Marian rise tra le lacrime. “Grazie, Sarah. Sei una mamma perfetta.”


Sarah sorrise. “Non dire così. Tu l’hai avuta una mamma, anche se non l’hai conosciuta. E non sono io.” Concluse triste.


Marian si alzò e l’abbracciò di slancio. “Si è vero. Mia mamma mi ha dato la vita e di questa non la ringrazierò mai abbastanza. Poi però, ho avuto un’altra madre che mi ha allevata e cresciuta e che mi ha fatto sempre sentire la persona più amata del mondo. Grazie.” E le diede un leggero bacio sulla guancia.


Quel momento così tenero fu interrotto dalla voce di Sir Edward che intimava a Marian di sbrigarsi.


Le due donne si separarono e si asciugarono le lacrime.


“Sarà meglio che vada, altrimenti faremo tardi.”


Sarah annuì e lanciò un’ultima occhiata a Marian, avvolta nello splendido vestito azzurro, uguale ai suoi occhi. “Sei bellissima.” Le disse premurosa.


La ragazza le sorrise e fece per andarsene. Si voltò un istante prima di varcare la porta. “Sarah” chiamò.


“Si?”


“Ti voglio bene.” E uscì dalla stanza.




Quando la carrozza di Sir Edward arrivò a Lockseley, era ormai già buio.


Un servo aiutò Lady Marian a scendere e poi, lei e suo padre furono entrambi condotti all’interno della grande casa.


L’immenso salone era illuminato da una moltitudine di candele e molte pietanza dall’aria appetitosa ed invitante ricoprivano l’intera superficie del tavolo di legno.


“Però! Si trattano bene qui!” sussurrò Marian all’orecchio di suo padre, che, subito, le fece cenno di tacere. Il padrone di casa si stava avvicinando.


“Edward, caro amico! Come state?” chiese Sir Thomas, stringendo la mano a Sir Edward.


“Benissimo, Thomas! E vi ringrazio ancora dell’invito... Posso presentarvi mia figlia Marian?”


Sir Thomas la guardò un attimo e sorrise. “Ha la straordinaria bellezza di sua madre, amico mio.”


“Già” convenne Sir Edward. “E anche il suo bel caratterino, purtroppo.”


Sir Thomas rise. “Non deve essere per forza una cosa negativa. Scommetto che la tua dolce Marian, Edward, andrebbe d’accordo con mio figlio. Anche Robin è piuttosto... vivace...”


“Lo credo anch’io, Thomas.” E Marian vide suo padre e Sir Thomas scambiarsi una strana occhiata che non le piacque affatto.


Dopo le presentazioni, Marian e suo padre passarono la serata a chiacchierare con Sir Thomas ed alcuni suoi illustri ospiti.


O meglio. Sir Edward parlava e Marian era costretta a stare lì senza far nulla, visto che una donna non avrebbe mai potuto prendere parte ad una discussione sulla politica.


Nel frattempo, dall’altra parte del grande salone, un affascinante ragazzo dagli occhi cerulei fissava interessato la giovane che sedeva silenziosa accanto a Sir Edward.


“Pssst Much!” chiamò. “Much vieni qui!”


Un altro ragazzo, leggermente più basso gli si avvicinò. “Cosa c’è, padrone?”


“Much, conosci quella ragazza? Quella seduta accanto allo sceriffo...” e gli indicò la ragazza.


“Forse è sua moglie, padrone.” Tentò Much.


“Non dire idiozie, Much. Lo sceriffo è vedovo da anni.”


“Quella è sua figlia.” Disse una voce femminile alle loro spalle. “La bella Lady Marian.”


I due ragazzi si voltarono e videro una ragazza bionda avvicinarsi sinuosamente a loro.


“Anne, che piacere vederti!” esclamò Robin, con uno sguardo malizioso. “Come mai da queste parti?”


“Già, come mai da queste parti?” s’intromise Much. “Non dovresti essere nelle cucine?”


La ragazza ignorò la domanda di Much e si avvicinò a Robin. “Mi mancavi.” Gli sussurrò ad un orecchio.


Robin sorrise soddisfatto. “Davvero?”


La ragazza annuì contro la sua guancia. “Hai un minuto?”


Il sorrise di Robin si allargò ulteriormente. “Certo che sì.”




Marian sbuffò per la centesima volta. Quella festa era di una noia mortale!


Tutti parlavano di caccia, di cavalli oppure della guerra. Tutti argomenti che a Marian non interessavano affatto.


Si alzò dalla sedia e fece un giro per il grande salone.


All’improvviso vide, nascosti dietro una colonna, due ragazzi completamente avvinghiati l’uno all’altra in una specie di lotta verticale.


Sgranò gli occhi sorpresa, ma, proprio in quel momento i due si separarono, e lo sguardo del ragazzo si soffermò su di lei.


Marian e Robin si fissarono per un lungo, lunghissimo istante, finché la ragazza bionda non scrollò un braccio al ragazzo.


Robin allora le sussurrò qualcosa all’orecchio e lei si allontanò ridacchiando, tirandolo per un braccio.


Marian rimase lì a fissare quella scena raccapricciante, ma poco prima che i due lasciassero la stanza, Robin si voltò verso di lei e le fece l’occhiolino.


La ragazza rimase totalmente disgustata. ‘Ma come diavolo si permette quel presuntuoso!’


Livida di rabbia, voltò le spalle alla porta dalla quale erano usciti i due e si diresse verso il giardino.


L’aria fresca della sera e il delicato profumo dei biancospini la fecero sentire subito meglio. Chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Appoggiò entrambe le mani alla staccionata e alzò il viso in su, verso il cielo trapunto di stelle.


“Allora mi stai seguendo!” Una voce antipatica la fece sobbalzare. Si voltò verso destra e scorse il ragazzo presuntuoso che aveva visto poco prima nel salone.


“Io seguendo te? Ti piacerebbe!”


Robin rise. “E allora com’è che mi stai sempre intorno? Anche prima...” disse accennando con la testa verso la casa.


Marian non rispose.


“Ma in fondo ti capisco! So di essere molto affascinante...”


“Affascinante tu?” Marian rise sarcastica. “Presuntuoso, vorrai dire. Arrogante, borioso, superbo...”


“Però! Sai che non è educato insultare gli sconosciuti? A proposito, io sono Robin. Robin di Lockseley. E tu sei?” chiese sfoderando un sorriso accattivante.


Marian inarcò entrambe le sopracciglia. “Non credo che ti riguardi, signor presuntuoso. E poi non...”


All’improvviso Sir Edward uscì di corsa in giardino, seguito da Sir Thomas. “Marian! Ma dov’eri? Ti ho cercata dappertutto!”


“Oh scusate, Edward” S’intromise Robin “Io e Marian stavamo chiacchierando qui in giardino e non ci siamo accorti che la stavate cercando. E’ tutta colpa mia. Mi dispiace.”


Marian roteò gli occhi, visibilmente scocciata, di fronte a quella recita.


“Oh non importa Robin” lo rassicurò Sir Edward “però credo che adesso sia ora di andare. Grazie per la magnifica festa, Thomas. E grazie anche a te Robin, per aver tenuto compagnia a mia figlia.”


“Per me è stato un piacere, Sir Edward.” Disse il ragazzo avvicinadosi a Marian. “Marian, spero vi siate divertita” e le baciò elegantemente una mano. “E spero anche di rivedervi presto.”


Marian fece un piccolo inchino e sorrise falsamente. “Non ci contare troppo, Lockseley.” Sussurrò in modo che solo Robin potesse sentire.




Per la felicità di Marian, il viaggio di ritorno sembrò molto più breve e presto giunsero a Knighton Hall.


Sir Edward aiutò sua figlia a scendere dalla carrozza ed insieme si avviarono verso la grande casa.


“Allora, ti sei divertita stasera?”


Marian annuì poco convinta.


“Ho notato che hai fatto amicizia con Robin.” La ragazza fece una smorfia di insofferenza che, però, suo padre non notò. “Mi fa piacere. E’ un ragazzo molto in gamba, sai? Stasera io e Sir Thomas abbiamo parlato molto di voi...”


Marian si bloccò in mezzo al giardino. “In che senso, padre, avete parlato di noi?”


“Bè, Thomas è rimasto incantato da te e sarebbe felicissimo di averti come nuora. Come del resto io sarei felice di aver Robin come...”


“NUORA?! Sir Thomas vorrebbe avermi come nuora?” chiese Marian incredula. “Mi ha visto una volta e già vorrebbe farmi sposare suo figlio, che, tra parentesi, è un vero imbecille!”


“Marian!” la rimproverò suo padre. “Non ti permetto di dire certe cose! E poi... ehi adesso dove vai?” chiese, vedendo sua figlia camminare a passo spedito verso la casa. “Non ho ancora finito di parlare con te!”


“Vado a dormire. E domattina spero di scoprire che questo è soltanto un orribile incubo! Buonanotte, padre!”


Marian corse in camera sua. Spalancò la porta e si gettò di peso sul letto, affondando la testa nel cuscino.


Sarah, allarmata dalle sue grida, entrò in camera della ragazza e sorrise leggermente. “E’ davvero così idiota il prescelto di tuo padre?” le chiese, avvicinandosi e accarezzandole amorevolmente i capelli.


“Peggio, molto peggio, Sarah!” esclamò arrabbiata Marian.









Primo capitolo on line. Ditemi cosa ne pensate, anche le critiche, se costruttive, sono ben accette! A presto col prox chap!!


  
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