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Autore: tableforone    22/04/2014    4 recensioni
Lui ormai è ovunque: nei tuoi modi, nelle tue parole, nei tuoi occhi. Vedi le cose come le vedrebbe lui, parli con le sue parole. Vi siete plasmati, mescolati, in modo perfetto e irreversibile. Questo è molto bello.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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NOUN
The state of being without or not having enough of something.

 
Stropicciò gli occhi alla luce strana che le arrivava dritta sulla faccia. Emise un mugolio e si girò, dando la schiena alla finestra, notando per l’ennesima volta quanto quel letto fosse più piccolo. Le coperte erano pesanti, il cuscino caldo e la sveglia le mostrava l’ora. Presto quelle campanelle sopra il quadrante dell’orologio si sarebbero messe a suonare e, Dio, non riusciva a sopportare quel rumore. Non aveva neanche capito come si spegnesse. Meglio togliere la sveglia, prima che le facesse cominciare malissimo la giornata.

Fosse stato per lei la giornata non sarebbe nemmeno cominciata, a dir la verità. Come ieri. Ma oggi aveva un motivo valido per alzarsi e, anzi, solo il pensiero le fece venire voglia di cambiarsi e tenersi occupata fino alle tre di pomeriggio. Se fosse restata senza fare niente, avrebbe cominciato ad agitarsi e parlare a raffica, lo sapeva, quindi meglio evitare.

Si scrollò le coperte di dosso, e andò verso il bagno. Il pavimento era caldo, solo perché esattamente al piano di sotto si trovava la cucina che, evidentemente, era già in uso. Si guardò allo specchio. Avrebbe voluto lavarsi semplicemente la faccia, ma poi pensò che una doccia le avrebbe occupato più tempo – esattamente ciò di cui aveva bisogno. Così, mentre si lavava i denti, aprì l’acqua e aspettò che si scaldasse.

Quel posto le piaceva, ma non come prima. Le piaceva… un po’ meno. Si era accorta che le cose erano diventate più noiose, che non avrebbe potuto mai più passarci dei mesi come prima. Era stata solo una settimana, e sentiva di aver bisogno di vita. Allungò la mano, l’acqua era bollente, la fece mescolare con un po’ di quella fredda mentre si spogliava. Appoggiò il pigiama sul lavandino e si mise vicino un accappatoio. Raccolse i capelli con un elastico e, prima di entrare definitivamente, si guardò di nuovo allo specchio.

Mentre l’acqua la copriva, si chiese come potesse essere cambiata la sua voglia di stare lì. Quel posto era il loro rifugio, era una tradizione. E, certo, non avrebbe mai smesso quella tradizione, ma… era diverso. Lei e suo padre lo facevano ogni anno: per una settimana lasciavano il lavoro e tornavano a essere una famiglia in quella casa in montagna. Una famiglia strana, forse, ma era la sua famiglia e lei l’amava così. Quei giorni servivano a riprendere tutto il tempo in cui non si sentivano (per impegni vari) durante l’anno e gli argomenti di conversazione non mancavano.

Un anno, quella settimana si era addirittura trasformata in tre mesi, stando in quella casa per evitare di stare davanti agli occhi di troppe persone. Lì era tranquillo, il telefono spesso non prendeva, perfetto per chi non voleva essere cercato. Le cose non erano diverse adesso, suo padre le era mancato, quel tempo con lui se l’era goduto davvero: avevano girato per il paesino, si erano parlati e raccontati e, come ogni altro anno, si era sentita più vicina a lui. Ma…

Prima di partire aveva chiesto a Rick di venire con lei. Si trattava di famiglia, no? Lui ne faceva parte adesso. Molto. Quindi era giusto che ci fosse anche lui. Suo padre era d’accordo, quell’uomo gli piaceva e, di sicuro, la sua presenza avrebbe aumentato la felicità di sua figlia. Kate ancora non aveva ben capito come le fosse venuto in mente di chiederglielo o perché ne avesse sentito la necessità. Sapeva solo che non le era successo prima. Anzi, gli altri anni non vedeva l’ora che quel periodo arrivasse per allontanarsi da tutto.

Non quest’anno. Non con Rick.

Ma lui, inaspettatamente, aveva rifiutato. Gliel’aveva chiesto mentre preparavano la cena, e lui aveva improvvisamente smesso di mettere le posate e l’aveva guardata fino a quando si era decisa a girarsi. Era felice, sorpreso che gli stesse dando così tanto spazio nelle cose più intime, quelle che, sapeva, era ancora meglio non invadere. L’aveva visto con lo sguardo pensieroso e un sorriso leggerlo, mentre appoggiava il cucchiaio che aveva in mano; aveva scosso la testa, era tornato a guardarla e le aveva di no. No.

Rick, se te lo sto chiedendo non è perché mi sento forzata, lo sai. Se te lo sto chiedendo è perché lo voglio, perché tengo che tu sia lì, con me. Io sto cominciando a far parte delle tue tradizioni. Tu farai parte delle mie. E questa è una di quelle.

Si era avvicinato, le aveva preso le mani e aveva sorriso di nuovo.

Le mie tradizioni sono fare l’albero di Natale insieme e pranzare in famiglia per il Thanksgiving, non puoi paragonare le mie tradizioni alle tue. Non sono la stessa cosa, lo sai anche tu.

Dimmi la verità, è perché ti ricorda dei mesi dopo che mi hanno sparato? Perché ho passato il tempo lì? È per quello? Puoi dirmelo, adesso. Sono l’ultima persona in grado di giudicarti.

Non centra niente. Questa settimana ti serve. Questa è la vostra settimana. Se io dovessi passare sette giorni con mia figlia dopo non averla vista per mesi e lei si presentasse con un ragazzo, io lo ucciderei. Hai bisogno di stare senza di me, Kate, di disintossicarti dalla mia presenza. Mi mancherai da morire e non so dirti quanto odio il fatto che non potrò nemmeno telefonarti, ma quello è lo spazio di Jim e non glielo toglierò per niente al mondo.

Gli era mancato il respiro. Si era perso, da qualche parte, e poi era tornato di colpo facendola protendere verso il suo corpo. Alla fine, si era ritrovata abbracciata a lui, che sorrideva.

Però mi vieni a prendere, gli aveva detto alla fine.

Alle tre di pomeriggio.

Si era spesso chiesta, soprattutto di sera, se lui sentisse davvero la sua mancanza. Se davvero avrebbe voluto sentirla. Aveva tagliato i contatti così in fretta, che aveva persino pensato di essersi immaginata tutto quello che c’era stato prima, come il fatto che stessero insieme. L’aria troppo pulita le aveva dato alla testa, e suo padre aveva nominato così tanto Rick che, alla fine, le era sembrato di averlo lì.

Ma lei lo aveva sempre .

Se ne era accorta. Ovunque guardasse, lui c’era. Qualunque cosa pensasse, lui si faceva strada tra i suoi pensieri e ne diventava il principale. Era intossicante, era ovunque, non riusciva più a vedere nient’altro che lui. E non aveva nemmeno osato definire quella situazione ‘pericolosa’. Non lo era. Si sentiva leggera, amata, perché doveva preoccuparsi? Il destino gliel’aveva messo davanti, loro si era abbandonati a lui e lui, lo sapeva, non sarebbe stato così bastardo da allontanarli.

L’acqua stava diventando fredda. La chiuse, si allungò, prese l’accappatoio e se lo mise.

Non vedeva l’ora di rivederlo.
 

 
All’ultimo scalino notò suo padre, intento a leggere qualcosa appoggiato con i gomiti sul ripiano della cucina. Avanzò, fino a quando lui alzò gli occhi dal giornale e le diede il buongiorno, con quel tono pacato di sempre. Si sedette sullo sgabello e si lasciò guardare. La squadrò un po’ e accennò un sorriso, si allungò e le baciò la testa, per poi girarsi e occuparsi di qualcosa che bolliva in una pentola. Su questo erano simili. Si godevano spesso il silenzio molto più di quanto facessero con i discorsi.

Appena le voltò la schiena, Kate si guardò intorno. La casa era in ordine, pulita, il letto l’aveva già rifatto. Avrebbe potuto leggere un libro, ma non si sarebbe concentrata; avrebbe potuto cucinare qualcosa, in fondo Rick l’aveva istruita bene su questo. E-

Rick.

Non importa, non avrebbe cucinato, non avrebbe letto, non avrebbe fatto niente. Era inutile, lui sarebbe saltato fuori in qualche modo, e allora era meglio concedersi completamente. Aveva cinque ore prima che lui arrivasse ed era sicura che sarebbe riuscita a riempirle pensando semplicemente a lui. Perché era invasivo, e ogni pensiero sarebbe stato collegato a un altro, in una catena irrefrenabile. E alla fine lo avrebbe tenuto in testa così tanto che ne avrebbe sentito persino l’odore, sopra quello che aleggiava in casa e che non aveva niente a che vedere con quello del suo uomo.

Da quando stavano insieme non si erano mai separati prima di questa volta e Kate aveva paura. Non paura di sapere se aveva pensato a lei o di sapere se aveva avuto voglia di raggiungerla. Aveva paura di scoprire come avrebbe reagito a vederlo dopo sette giorni di completo isolamento da lui. Non era una di quelle donne esagerate con i propri sentimenti (definitivamente non lo era), ma le tremavano le mani e l’eccitazione la obbligava ad avere quel sorriso sul viso insopportabile, che per quanto cercasse di nasconderlo lui tornava.

Era felice, perché l’avrebbe rivisto. Così felice che qualcosa di stupido l’avrebbe fatto. Non avrebbe dovuto? O avrebbe dovuto?

“Kate, stai distruggendo lo sgabello, calmati”.

“Come?”. Suo padre le sorrise, e il suo era uno sguardo orgoglioso, paterno e compiaciuto. Qualcuno aveva reso la sua bambina impaziente. Qualcuno era entrato nella sua vita, le aveva mostrato l’amore e l’aveva fatta diventare agitata. Qualcuno le aveva fatto vedere una gamma di emozioni di cui non ricordava l’esistenza e adesso lei non sapeva cosa farsene, come reagire. Non era abituata a tutto quello eppure sembrava non preoccuparsene.

“Kate, quando entrerà da quella porta, non pensare a me: puoi anche saltargli in braccio se vuoi, giuro non dirò niente. Ma, ti prego, non trattenerti con lui. È l’ultima cosa che si merita”.

“E lo conosci così bene da sapere cosa si merita?”, il tono era divertito e non aveva potuto evitare di alzare un sopracciglio mentre lo diceva.

“Non ho bisogno di vedere lui. Mi basta vedere te”. Kate scosse la testa, non capendo, e lui continuò: “Sei diversa. Ti muovi in modo diverso. Ti alzi più tardi e ti torturi le mani. E ti perdi, mentre ti parlo, a ogni frase mi sento dire: Rick dice che, una volta Rick, ne ho parlato anche con Castle… lui ormai è ovunque: nei tuoi modi, nelle tue parole, nei tuoi occhi. Vedi le cose come le vedrebbe lui, parli con le sue parole… e sono sicuro che, guardando lui, vedrei te. Vi siete plasmati, mescolati, in modo perfetto e irreversibile. Questo è molto bello”.

Abbassò il capo, lasciando che i capelli le coprissero il viso. Era diventata così palese? Avrebbe dovuto preoccuparsene e invece ne era felice. Finalmente, era palese. Finalmente quello che sentiva era normale, finalmente in quella casa si parlava di cose comuni.

Finalmente aveva qualcuno da attendere con ansia. 

Si spogliava e si vestiva davanti alla stessa persona ogni mattina, si svegliava ogni giorno perché qualcuno non riusciva a stare al suo posto e la baciava, rientrava in casa ogni sera con un uomo che le stava di fianco e le chiedeva se aveva voglia di mangiare al tavolo o sul divano, tormentava la penna al distretto perché lui era in ritardo e non lei non voleva aspettare.

Finalmente.
 

 
L’acqua bolliva da dieci minuti, spense il fuoco e, cercando di evitare un disastro, scolò la pasta. Il vapore che ne uscì la fece scaldare improvvisamente, urlò a suo padre di scendere e andò verso la tavola per prendere i due piatti. Jim scese proprio mentre lei stava impiattando e andò a occuparsi dell’acqua. Erano coordinati. Sì, abbastanza.

Aveva notato che si era tenuta impegnata, costantemente, per tutta la mattina. Moriva dalla voglia di dirle che già immaginava cosa sarebbe successo quando sarebbe arrivato Rick: lei, anche senza volerlo, si sarebbe abbandonata a un gesto di affetto senza timore, anche davanti a suo padre. Anzi, la sua presenza sarebbe stata l’ultimo dei suoi pensieri, il suo giudizio sul loro comportamento sarebbe stato l’ultima cosa a passarle per la mente. Ogni minuto la vedeva fremere di più, impaziente, stanca di attendere senza poter cambiare o velocizzare le cose.

E quando sentì il campanello si bloccò, in mezzo alla stanza. Erano le- dodici e quarantacinque. Era… in anticipo? Anche lui non poteva aspettare? Kate voleva sorridere, tanto, e lui se ne accorse, ma tentava di ricacciare indietro quel bisogno. Non trattenerti. Così Jim decise di muoversi, abbassò la maniglia e la porta si aprì.

Rick alzò gli occhiali da sole sulla testa e, sorridendo, accennò un buongiorno, che però non riuscì ad uscire del tutto perché Kate aveva già le braccia intorno al suo torace, sotto la giacca, e lo stringeva. L’uomo emise un Ow, sorpreso dall’impatto immediato, e le circondò le spalle con le braccia, affondando il viso tra il collo e la spalla subito dopo. Si dissero sottovoce che si erano mancati, che lui non poteva aspettare, che sarebbe partito anche prima se fosse riuscito a svegliarsi. E lei non accennò a staccarsi. Così le passò un braccio sotto il fondoschiena e la alzò appena, il necessario per spostarla. La serratura scattò mentre la rimetteva a terra in mezzo al salotto, il viso di Kate si scostò dal petto, Rick lo prese tra le mani e, silenziosamente, si baciarono.

“Ti sono venuto a prendere”. 
  
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