Eppure, non riusciva a smettere di sentirsi inquieto.
Neanche quando gli occhi lunghi e ambrati di lei si fissavano nei suoi togliendoli il respiro, o quando le sue ciglia lunghe e setose come le penne delle ali di un grande uccello nero gli sfioravano le guance, annegandolo nell'ombra bruna ed esotica della sua pelle scura, riusciva ad ignorare quell'emicrania colpevole che dal giorno in cui aveva raccolto la straniera ferita non aveva mai smesso di dargli il tormento.

Eppure, non era paura. Non la paura di una morte che sembrava, giorno dopo giorno l'epilogo più congruo, l'unico possibile, per quell'imprevisto colpo di testa: il dovuto pagamento per quel suo piccolo tradimento, che ogni giorno diventava più grande e inconfessabile, o la prevedibile vendetta del soldato perfetto che dormiva nel profondo dell'animo di quella donna incommensurabilmente bella.

Kaname Ohgi capiva tutto questo. Anche lui, al posto del suo generale, non avrebbe tollerato una simile insubordinazione. Anche lui, al posto del soldato, avrebbe ritenuto giusto, quasi dovuto, togliere la vita ad un ribelle tanto sprovveduto, o tanto distratto da pensieri più grandi della sua sicurezza, da mettersi a parlare in giapponese a letto.
Intuiva senza turbamenti la sua probabile fine, e non se ne dispiaceva più di tanto, si era già abituato da anni a non essere troppo attaccato alla sua vita, eppure...
Tutte le volte che la donna pronunciava il suo nome - Kaname-san - con quelle sue labbra piene, con quella sua voce - Kaname-san -antillana e gutturale, inadatta al suono dolce di quel suffisso che non avrebbe dovuto appartenerle- Kaname-san...

... la fitta di dolore che le sue tempie gli lanciavano lo rendeva, per quella parentesi di lucidità che durava appena il tempo di ricadere, naufrago e impotente, nel miele cristallino dei suoi occhi chiari, pienamente cosciente del torto e dell'inconsapevole umiliazione che per il suo amore, per colpa del suo amore, quotidianamente le infliggeva. Eppure...


Nota: Il titolo vuole omaggiare l'omonimo romanzo (che non ho ancora letto) di Philippe Forest, che con un'intervista radiofonica mi ha illuminato sulla fenomenologia dell'Eppure: anche in questa storia d'amore sbagliata è contenuta tutta la contraddizione e l'ambiguità degli umani eppure: fare cose consapevolmente sbagliate e meschine con nobili motivazioni, fare cose grandiose con motivazioni miserevoli, acquisirne coscienza, pensare di liberarsi dal paradosso. Eppure...