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Autore: Cleindori    18/07/2008    6 recensioni
- E sono anche stato io a mandarti da lui! Quasi quasi dovrei sentirmi in colpa... - sussurra tra il divertito e il preoccupato.
- Di cosa parli? - chiedo, sorpresa. Non è possibile che abbia capito questo.
- Di Ruchirufuru, no? È lui che ti ha ridotta così.
- Già - dico - dovresti sentirti in colpa.
Genere: Malinconico, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Bene, eccomi qui, bagnata fino nel profondo delle ossa dalla pioggia gelida, mentre sorseggio questo caffé che Illumi mi ha messo in mano esattamente sette minuti dopo che ho suonato al campanello del suo appartamento di York Shin.
Non so perché sono venuta qua, veramente non me ne sono nemmeno accorta, ho semplicemente continuato a camminare per le strade semi deserte senza preoccuparmi della meta, desiderando solo che la pioggia finisse, alla fine, per sciogliermi. È assurdo, lo so, ma pensavo che forse così sarebbe cessato anche il dolore insopportabile che mi trapassa il petto ad ogni respiro.
Però non è successo nulla di tutto questo, il dolore è rimasto, la pioggia non ha fatto altro che bagnarmi e le mie gambe mi hanno portata di loro iniziativa dall'unica persona a cui non devo spiegazioni o che non si stupisce per la mia follia in netto peggioramento. Il mio migliore amico, insomma.
Così mi sono resa conto di aver suonato il suo campanello, e di averlo fatto alle due e mezza del mattino, nel momento in cui ne ho sentito il suono. Nemmeno un minuto dopo la faccia assonnata dello Zaoldyeck è apparsa da una fessura.
Non ha detto nulla, ha richiuso la porta e un momento dopo ho sentito togliere la catena e riaprire. Si è fatto da parte, mi ha lasciato entrare ed è sparito in cucina.
Mi sono seduta sul tappeto ancora gocciolante e ho raccolto le ginocchia tra le braccia, come per proteggermi, o forse per evitare che quel poco di anima che ancora sentivo in me potesse fuggire, lasciandomi inerte come un guscio vuoto. Dalla cucina ho sentito il rumore di un click, Illumi ha acceso lo stereo. Conosco quel cd, gliel'ho regalato io. Vorrei avere la forza di dirgli "non questo per favore, non adesso", ma non lo faccio e resto lì, con le braccia attorno alle gambe, senza nemmeno l'ombra di un'emozione o di una lacrima.
Lui rientra in salotto si siede sul tappeto accanto a me e mi stringe una mano, senza dire una parola. Restiamo così, in silenzio, fino a che lo stereo non decide di riprodurre proprio il pezzo che non vorrei e finalmente qualcosa nel mio cuore si spezza e cominciano a scendere le lacrime.

- Che ti succede?- mi chiede lo Zaoldyeck, inclinando la testa di lato - non ti ho mai vista piangere. Devo preoccuparmi?

Mio malgrado, rido. La disarmante ingenuità di Illumi è contagiosa, ora capisco perché sono qui. Ho bisogno di qualcuno che veda le cose con chiarezza, senza questa nebbia che avvolge la mia mente.

- In effetti non mi è capitato spesso - rispondo cercando di dare un tono leggero alla voce - non è certo da me. Ma d'altra parte non mi era mai capitato di trovarmi in questa situazione... - proseguo, pensierosa - sai, forse dovresti davvero preoccuparti...

Lo Zaoldyeck mi guarda da sotto in su sgranando i grandi occhi nerissimi e formando un piccolo cuore con la bocca.
- Mmm. Devi essere innamorata sul serio, se addirittura piangi per lui - butta lì a un tratto - e dire che ti conosco da tanto e ho sempre pensato che certi sentimenti non li avessi ereditati...

Questa poi! Sentirmi dire che non ho ereditato i sentimenti da uno che si definisce "un pupazzo che prova piacere solo nell'uccidere"! Vorrei davvero ridere eppure mi accorgo che nella sua affermazione c'è un fondo di verità.
- Non mi era mai successo prima - confesso, senza guardarlo negli occhi - sapere che qualcosa nella mia vita è cambiato e non potrà più tornare come prima.

Lui tace e continua a guardarmi.
- E sono anche stato io a mandarti da lui! Quasi quasi dovrei sentirmi in colpa... - sussurra tra il divertito e il preoccupato.
- Di cosa parli? - chiedo, sorpresa. Non è possibile che abbia capito questo.
- Di Ruchirufuru, no? È lui che ti ha ridotta così.
- Già - dico - dovresti sentirti in colpa.

Illumi avrà pure tanti difetti, ma resto sempre colpita dalla sua perspicacia.

- Cosa è successo? - mi chiede
- Nulla, veramente. È venuto da me, gli ho detto di restare. Non so bene com'è che mi sono innamorata, non credevo mi succedesse, ma lui è... diverso. Speciale se vogliamo. È impossibile esserne indifferenti. Abbiamo tante cose in comune, i silenzi e i libri e l'amore per l'arte. Ci siamo capiti subito, anche se spesso passavamo giornate intere senza quasi dirci una parola. E poi ho saputo di Hisoka... - non termino la frase, alzo gli occhi verso la grande finestra, osservo la pioggia che continua a cadere più fitta che mai.

È andata che sono rientrata nel pomeriggio e Kuroro leggeva, sprofondato sul divano color sangue del salotto. Teneva tra le mani una carta da gioco, era evidente che lui era stato lì. Non mi aveva detto nulla, ma avevo capito, con troppa facilità, che cosa Hisoka gli aveva proposto. Avevo capito, senza doverlo nemmeno guardare negli occhi, che lui aveva accettato.
Gli ho urlato contro, che era irrazionale e avventato, che non gli importava nulla di chi aveva attorno, che aveva troppo potere su chi lo amava.
Lui ha abbassato lo sguardo. - Se non mi importasse nulla, non sarei in questa situazione - aveva replicato - e non ho mai voluto il potere su chi amo - e nel suo sguardo c'era una tale tristezza che mi aveva stretto il cuore come una morsa.

È andata che sono uscita, non so bene che cosa avessi in mente, forse volevo solamente dire a Hisoka che cosa pensavo di lui, forse volevo ucciderlo, l'unica cosa di cui ero sicura era che non l'avrei implorato, ne fosse andata la mia vita. Tutto sommato io non avevo alcun diritto in tutta quella faccenda. Ma come potevo restarmene zitta e tranquilla ad aspettare che quel dannato clown lo facesse fuori o si facesse uccidere da lui?
Così sono arrivata nel lussuoso appartamento in centro con l'aria di chi ha mille demoni alle spalle. Avevo la chiave, ho aperto facendo sbattere la porta con tutta la rabbia e la violenza di cui ero capace.

- Calma, così mi butterai giù la porta - ha detto con la sua voce strascicata. Sorrideva, quel suo maledetto sorrisino strafottente.
Non gli ho lasciato nemmeno il tempo di salutare che l'avevo afferrato per il collo e bloccato contro la parete blu elettrico, senza fiato. Non erano solo le mie mani ad averlo afferrato, era il mio nen, me ne ero accorta. Lo stravo stringendo alla gola con tutto il potere scatenato dalla rabbia che provavo. Fisicamente Hisoka è decisamente più forte di me, eppure era genuina paura quella che letto nei suoi occhi per un momento. Sentivo l'aria che stentava a passare dalla gola e il cuore che batteva veloce. Sapevo, sentivo, che avrei potuto fermarlo senza sforzo, per un momento l'ho desiderato.

- Vuoi davvero uccidermi? - Mi ha chiesto senza togliersi quel sorrisino dalla faccia - in questo momento non posso reagire, devo dire che mi hai davvero sorpreso... e se permetti, la cosa mi eccita non poco... -

È andata che per un momento credo di aver perso il controllo, ho sentito il cuore di Hisoka contrarsi spasmodicamente ed è stato allora che qualcosa mi ha fermato. Non potevo uccidere in quel modo. Era la promessa che mi ero fatta tanto tempo prima. Di non uccidere con il nen. Ho liberato Hisoka dalla mia stretta e mi sono allontanata senza una parola.

- Dovrebbe essere lui ad arrabbiarsi sai? - mi ha urlato mentre ero già sulle scale - mi stupisco che tu te la prenda tanto, non l'hai mai fatto. Dov'è finito il tuo rispetto?

Sono state quelle parole a gelarmi completamente l'anima. Il mio rispetto. Non avevo mai ritenuto di avere il diritto di interferire nella vita altrui eppure eccomi qui a fare fuoco e fiamme per un uomo che non solo non mi aveva chiesto nulla, ma si sarebbe probabilmente sentito violato per la mia rabbia.
Kuroro era un adulto, una persona intelligente, dotato di un nen fuori dal comune, con un carattere forte. Per quale ragione pensavo di proteggerlo dietro le mie sottane? Io, che avrei polverizzato chiunque si arrogasse il diritto di interferire con le mie scelte? Nessuno, lo sapevo. Aveva scelto e io non potevo che rispettare la sua decisione. Se solo non avesse fatto così male...

- Il patto è questo, Hisoka - ho sibilato alla fine - se tu lo uccidi, io ammazzo te. O tu ammazzi me, vedremo.

Così me ne sono andata senza dargli il tempo di accettare o rifiutare e questa volta credo di aver davvero scardinato la porta del suo appartamento. Non sapevo dove andare, ho vagato a vuoto. Fino a notte fonda.
La verità è che non avevo il coraggio di incrociare lo sguardo di Kuroro, non volevo che capisse fino a che punto avevo interferito con lui, mi vergognavo, gli avevo mancato di rispetto e non sapevo perdonarmi.

E così sono qui, nel piccolo e accogliente appartamento di Illumi Zaoldyeck e non ho nemmeno la forza di raccontargli tutto questo, ma, chissà come, lui l'ha intuito. Si siede in terra vicino a me e mi guarda con gli occhi spalancati, la testa leggermente piegata di lato.

- Non posso parlare in prima persona, perché non mi sono mai innamorato - mi dice, appoggiando una mano sul mio braccio - ma credo sia normale cercare di proteggere chi si ama. Anche se l'altro non vuole.

Ma guarda un po', sto ricevendo consigli sentimentali da un assassino! Eppure in quello che dice c'è del vero. Sono fortunata ad avere una amico così.

A un tratto il mio cellulare suona. Un messaggio. Guardo il telefono e guardo Illumi che me lo porge. Lo prendo e lo apro.
Il messaggio non ha titolo, solo poche parole: "Anche se è difficile crederlo, io avrei fatto lo stesso per te. Ti aspetto a casa. Kuroro".
Sorrido e mi alzo da terra. La pioggia si è calmata, forse non mi prenderò un accidenti. Illumi mi saluta con la mano. Ha capito tutto, che persona straordinaria. Recupero il mantello ed esco nella notte buia per tornare a casa.
  
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