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Autore: RandomWriter    24/04/2014    4 recensioni
Si era trasferita con il corpo, ma la sua mente tornava sempre là. Cambiare aria le avrebbe fatto bene, era quello che sentiva ripetere da mesi. E forse avevano ragione. Perchè anche se il dolore a volte tornava, Erin poteva far finta che fosse tutto un sogno, dove lei non esisteva più. Le bastava essere qualcun altro.
"In her shoes" è la storia dai toni rosa e vivaci, che però cela una vena di mistero dietro il passato dei suoi personaggi. Ognuno di essi ha una caratterizzazione compiuta, un suo ruolo ben definito all'interno dell storia che si svilupperà nel corso di numerosi capitoli. Lascio a voi la l'incarico di trovare la pazienza per leggerli. Nel caso decidiate di inoltrarvi in questa attività, non mi rimane che augurarvi: BUONA LETTURA
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In her shoes'
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CAPITOLO 2: UN VICINO MOLESTO
 
Al cambio dell’ora, Erin non si mosse dal suo posto, sperando invano che qualche compagno un po’ intraprendente si avvicinasse a presentarsi. L’aula si svuotò in appena due secondi, cosa che un po’ la sorprese: possibile che nessuno avesse pensato a lei? Si accorse però di una ragazza, seduta anche lei in ultima fila che non aveva aderito all’esodo. Se non ricordava male, si chiama Kim. Il professor Condor l’aveva ripresa durante la lezione perché masticava rumorosamente una chewing gum. Kim teneva appoggiato sulle gambe il libro di biologia, e lo sfogliava febbrilmente:
“la prima tappa della glicolisi… glucosio… sì… e viene aggiunto fosfato…ok…ci sono…e poi il… no merda, questo non me lo ricordo mai… fosfoenol-che? Ma è sempre esistito sto coso?”
Degludendo nervosamente, Erin tentò di interrompere quel monologo sommesso:
“scusa…”
Kim alzò lo sguardo talmente di scatto che Erin si spaventò:
“non vorrei disturbarti…” balbettò quest’ultima.
“ma lo stai facendo” puntualizzò l’altra con fare arrogante.
“ok scusa, continua pure…” replicò Erin frettolosamente.
“ormai mi hai interrotto. Cosa ti serve?”
Erin non sapeva più cosa dire. In realtà voleva solo scambiare due parole ma a quanto pare le ragazze di quella scuola erano tutte odiose.
“nulla di importante” e tornò a fissare fuori dalla finestra. Kim la fissò per un attimo poi la chiamò:
“senti bella non ce l’ho con te. Forse dopo la Joplin mi interroga, e continuerà a farlo finché non prendo una C. Sinceramente non vorrei che la cosa andasse avanti fino a giugno…intendi?”
Senza celare minimamente la sua perplessità, Erin annuì e lasciò che Kim proseguisse il suo disperato ripasso flash.
Lentamente i ragazzi cominciarono a tornare in aula e tutti sembravano seriamente intenzionati a ignorare Erin. Tutti tranne uno. Quando ormai la pausa era terminata, fece il suo ingresso un ragazzo alto, con un giubbotto in pelle e i capelli rosso sangue.
Sin da quando aveva varcato la soglia, aveva attirato l’attenzione dei presenti e ben presto Erin capì il perché. Evidentemente il banco vuoto accanto al suo ora aveva un proprietario. Potendo scegliere, Erin aveva optato per quello accanto alla finestra, ma dall’espressione contrariata del ragazzo capì che non era stata una buona scelta.
“e tu che ci fai qui?” e senza darle il tempo di replicare aggiunse perentorio “Sloggia”.
Erin rimase senza parole. Prima le amichette di Ambra, poi Kim e adesso anche quel tizio: era stufa di farsi trattar male.
“come scusa? Veramente non leggo il tuo nome scritto qua” replicò con aria di sfida.
“come no. CAS-TIEL” esplicò il ragazzo passando il dito sull’incisione del banco.
“ti serve come promemoria? Brutta bestia l’Alzheimer” lo stuzzicò la ragazza. Si ritenne soddisfatta di quella risposta. Non aveva nessuna intenzione di darla vinta ad un simile cafone.
Castiel fece un sorriso beffardo mordendosi il labbro; aveva trovato qualcosa con cui vivacizzarsi la giornata. Aveva un’espressione che ad Erin ricordò quella di un gatto che avvista una farfalla e che pregusta il divertimento sadico nel tormentarla. Nel frattempo il resto della classe aveva sospeso ogni conversazione per assistere alla scena.
“e così tu saresti la nuova? Certo che con quei capelli non passi inosservata Rapunzel”
“che buffo, ho pensato la stessa cosa di te quando ti ho visto entrare, Ariel”
Un gruppo di ragazzi alle spalle di Castiel scoppiò a ridere, ma lui li freddò con uno sguardo glaciale.
Il ragazzo buttò un occhio alla maglietta di Erin:
“Alice in chains eh? Almeno sai chi sono?” la canzonò.
Erin non riuscì a trattenere un sorriso di soddisfazione per la risposta che gli avrebbe dato:
“a differenza di te, non passo le mie giornate a guardare le principesse Disney”.
Castiel sollevò il sopracciglio. Da quel semplice scambio di battute si stava divertendo parecchio.
“Cassss” s’intromise la voce mielosa di Ambra “oggi c’è l’assegnazione dei lavori di gruppo, lo facciamo… insieme?” chiese mettendoci un sentimento tale nell’ultima parola che i presenti si chiesero se non ci fosse una proposta indecente dietro. La ragazza gli aveva appoggiato la mano sulla spalla ma lui non ci fece caso. Continuava a tenere gli occhi fissi su Erin che, sentendosi a disagio, voltò lo sguardo verso l’esterno. Poteva fare la gradassa se provocata, ma sostenere lo sguardo di Castiel le risultava difficile.
“quale straordinaria scoperta ha destato il vostro interesse da farvi riunire tutti in fondo all’aula?” chiese una voce pacata.
I ragazzi si dileguarono, prendendo ognuno il proprio posto. La professoressa sistemò la borsa sulla cattedra, mentre Castiel si rassegnò a sedersi nel posto accanto ad Erin.
“la nuova studentessa” commentò compiaciuta l’insegnante di biologia.
“mi chiamo Erin Travis”
“lo so” disse con un sorriso dolce che a Erin ricordò quello di Nathaniel e per questo arrossì lievemente. Dov’era finito quell’angelo che era venuto in suo soccorso? Aveva così bisogno di vedere una faccia amica.
“in sala professori non si parla d’altro” la informò l’insegnante.
Erin e i compagni assunsero un’aria stupita ed Iris, una ragazza seduta in seconda fila intervenne:
“perché?”
“Diciamo che il professor Condor non ha molto senso dell’umorismo” commentò sibillina la professoressa. Erin assunse un’aria preoccupata ma la signorina Joplin aggiunge “ma fortunatamente io credo di averne abbastanza da apprezzare la sua battuta”  concluse con un sorriso conciliante.
Castiel guardò Erin con la coda dell’occhio, chiedendosi cosa si fosse perso.
“per la cronaca, sono Miss Joplin, insegno biologia e chimica”
“Joplin” ripetè sottovoce Erin pensando all’omonima cantante degli anni Settanta. Curiosamente un po’ le assomigliava, con gli occhiali tondi, i capelli arruffati. Anche lo stile non era poi molto diverso dall’intramontabile Janis Joplin.
“figo come cognome no?” commentò sottovoce Castiel che in quel momento era intento a posizionare del tabacco su una cartina.
“allora ragazzi, prima di interrogare Kim” alla quale la professoressa lanciò un’occhiata esaustiva “direi che sarà meglio comunicarvi l’organizzazione del lavoro a coppie” in quel momento l’insegnante intercettò Castiel intento ad arrotolare la sigaretta.
“Castiel”
Il ragazzo sollevò il capo e la guardò con aria innocente
“Penso che troverai incredibilmente istruttivo preparare una relazione sugli effetti del fumo. Farai coppia con”
“Perché non posso decidere io con chi stare?” la interruppe prontamente il ragazzo
“per evitare ogni polemica, questa volta le coppie le farò io, e non lamentarti prima ancora di aver sentito il verdetto finale. Visto che non sei mai stato molto collaborativo con i tuoi compagni, proviamo a vedere se l’accoppiata con la nuova arrivata è vincente”
“Castiel ha ragione prof!” protestò immediatamente Ambra “dovrebbe lasciarci la possibilità di scegliere”. Tutti poterono vedere il fumo uscire dalle orecchie della ragazza che aveva visto tramontare il suo piano.
“voglio assicurarmi che le coppie siano equilibrate. Non accetto proteste e se insisterai su questa linea, il tuo approfondimento sarà sulle malattie purulente a carico dei batteri” la ammonì l’insegnante.
Disgustata dall’idea, Ambra si serrò le labbra e incrociò le braccia davanti al petto mettendo il broncio.  Miss Joplin intanto continuava con l’assegnazione dei compiti.
“contenta piccola peste? Passeremo molto tempo insieme… si vede che è destino” disse dopo un po’ il ragazzo.
“sto trattenendo la gioia” replicò Erin sarcastica.
Castiel sorrise beffardo e sprofondò nella sedia. Erin lo guardò con la coda dell’occhio e lo vide abbassarsi talmente tanto da aver annullato la differenza di altezza tra di loro.
“non che mi importi, ma va giù un altro po’ e ti ritrovi con il culo per terra”
“vorresti vederlo eh?”
“che cosa?”
“il mio culo”
Sfortunatamente per i due interlocutori,  in quel momento la professoressa aveva appena finito di attribuire i compiti ed era calato il silenzio. Qualcuno rise e si alzò un borbottio che Miss Joplin sedò immediatamente. Si schiarì la voce e fissò con serietà Erin:
“Erin, non vorrei riprenderti già il primo giorno, ma da quando sono entrata non avete smesso un attimo di parlare”
“mi scusi” mugulò Erin.
“ e due” pensò rassegnata. Adesso anche Miss Joplin l’avrebbe presa di mira. E pensare che nella vecchia scuola era considerata una studentessa modello. O forse era in un’altra vita.
Castiel sembrava non condividere l’imbarazzo della vicina e aveva un’aria trionfante.
Appena l’attenzione si distolse, le sussurrò:
“eheh… chissà perché mi dai corda…”
“sono ottimista, magari ti impicchi” ribattè Erin che teneva gli occhi fissi sulla lavagna.
Se li avesse distolti in direzione di Castiel, avrebbe scorto l’espressione divertita con cui il ragazzo la stava fissando.
 
  
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