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Autore: BeautifulMessInside    25/04/2014    3 recensioni
"Non hai paura di morire?" - "Non ho molte ragioni per vivere."
Cara non sarebbe dovuta salire su quell'aereo, non sapendo che Joseph Michaelson, detto il Lupo, sarebbe stato sul suo stesso volo.
Joseph non avrebbe dovuto salvare la ragazza, non sapendo chi lei fosse. Ma Joseph non ha idea di chi sia Cara e lei non può sapere che lui davvero farà il grosso sbaglio di salvarla.
Assassini, famiglie potenti, attrazioni pericolose e segreti nascosti in una storia dove non tutto è come sembra.
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo13

Ciao a tutti! Arrivo come sempre dopo un'eternità e vi chiedo scusa. Ci tengo a continuare e concludere questa storia senza mollare a metà, ma non riesco quasi mai a dedicarle il tempo che merita. Tra il lavoro, i progetti matrimoniali, il master, l'esame da rifare ecc ecc non arrivo più! Spero abbiate pazienza con me...

Vi ringrazio come sempre infinitamente!


PS. Troverete una frase in russo detta da Katrina. Non ho voluto tradurla intenzionalmente. Il traduttore di google potrà aiutarvi a risolvere il mistero :)


Martina



////////


...Questo è solo l'inizio.”


Elia si congelò, sentendosi di colpo più vuoto di prima. Quanto avrebbe voluto stringere quella piccola mano nella sua e portarsela alle labbra. Quanto avrebbe voluto poter credere che quel sorriso fosse vero e quelle parole fossero sincere. Non poteva. Improvvisamente realizzò l'inutilità del suo gesto. A che scopo sacrificare i beni di famiglia se non poteva, non doveva e, soprattutto, non riusciva a crederle? Era lì, davanti a lui, così vicina da avere la sua ombra addosso, eppure c'erano ancora due anni di distanza tra loro. Due lunghi anni di dubbi, incertezze, sensi di colpa e frustrazione. Due anni passati a progettare la disfatta della sua famiglia, ventiquattro mesi e più tra le braccia di Morgan Pryce e chissà quanti altri.


Accennò l'ombra di un sorriso prima di staccarsi dal suo tocco leggero, afferrò le valigie ed aprì la porta della loro casa. L'odore di fiori e pulito era sempre lo stesso, nemmeno un granello di polvere sui mobili di legno antico, nemmeno un'arricciatura sul grande divano color ecru. Tutto ugualmente perfetto. Tutto ugualmente anonimo.


Improvvisamente gli venne da chiedersi perché Katrina non avesse voluto modificare qualcosa in quella calma piatta. Perché, come ogni altra moglie al mondo, non avesse cambiato le tende o comprato qualche tappeto pacchiano, o magari provato a dipingere le pareti della cucina di un improbabile color lavanda.


Poggiò le valigie sul parquet della loro stanza, rimirando per un secondo di troppo quel letto immacolato in cui non aveva più dormito. Katrina gli fu subito dietro. Sembrava che d'un tratto avesse mille cose da dire, proprio ora che lui non aveva alcuna voglia di parlare.


Puoi sistemare le tue cose.”


Disse la prima cosa che gli uscì di bocca, senza alcuna cadenza particolare. Katrina lo seguì nel soggiorno.


Elia...”


Tentò di fermarlo prima che uscisse e ci riuscì. Lui si voltò lentamente


Che c'é?”


Rispose. Gli serviva aria fresca.


...Aspetta.”


Di nuovo gli fu vicina, avvolta nel suo maledetto profumo di tuberosa. Non sorrideva più, ma i suoi grandi occhi brillavano.


C'è voluto tutto questo per avere tua reazione.”


La derise con un sospiro. Reazione. Voleva solo una reazione. Tutto questo casino per avere un po' d'attenzione? Davvero Katrina?


Ciò che hai fatto oggi...”


Abbassò gli occhi ed afferrò la mano di Elia nella sua.


...Adesso sarà diverso.”


Elia guardò le proprie dita intrappolate nella piccola mano di sua moglie. Se solo non avesse già alzato le barricate... Forse a quel punto ci sarebbe caduto davvero. Si ritrasse di nuovo


Poco ma sicuro.”


Ribatté serio, cercando di sfuggirle il più in fretta possibile. Katrina gli bloccò il passaggio.


Per favore. Ho bisogno di uscire da qui.”


La pregò con la più cruda sincerità. Lei scosse piano la testa


Ho bisogno di parlare con te.”


Elia contemplò l'idea per qualche secondo. Chissà cosa sarebbe potuto venir fuori da quella piccola bocca a cuore? Quante storie poteva ancora raccontare?

Stavolta fu lui a farsi vicino, curvando la schiena per farsi alla sua altezza


Risparmia il fiato Katrina...”


La guardò dritto negli occhi, freddo e diretto come solo lui sapeva essere


...Non crederei ad una sola parola.”


Lei scosse la testa cercando il miglior modo di ribattere, Elia non gliene lasciò il tempo


Volevi una reazione, giusto?”


Nuovamente sua moglie cercò di toccarlo, ma stavolta fu lui il più veloce, afferrandole entrambi i polsi in una stretta morsa


Eccola qui.”


Concluse trascinandola quasi di peso verso la camera da letto.


Elia ti prego lasciami!”


La spinse dentro senza troppa delicatezza e, dopo averle lanciato un ultimo sguardo, si chiuse la porta alle spalle. Girò la chiave nella toppa.


Elia!”


Katrina stava già battendo i palmi contro il legno, ma lui decise di ignorarla. Doveva uscire da quella casa e fermarsi a pensare. Aveva bisogno di vedere i suoi fratelli e calmare i nervi, almeno per un po'.


///////


Borderline. Questo è il termine tecnico.”


Cosa?”


Cara sollevò gli occhi dal bicchiere ancora pieno. Non aveva idea di cosa la barista stesse dicendo, aveva smesso d'ascoltare parecchi minuti prima. A dire la verità non sapeva nemmeno perché fosse finita davanti a quel bancone, blaterando della sua vita sessuale con una perfetta sconosciuta.


Senza offesa tesoro, ma credo che tu sia parecchio incasinata.”


Sai che novità. Anche avesse avuto voglia di rispondere, Morgan non gliene avrebbe lasciato il tempo. Piombando alle sue spalle sbatté il bicchiere vuoto sul bancone, facendo cenno alla barista di ricaricare.


Così rovini l'atmosfera Barbie.”


Voglio dormire.”


Non si dorme stanotte. Si festeggia!”


Il gemello afferrò il bicchiere e si scolò l'ennesimo gin lemon tutto d'un fiato. Cara sembrò ricordarsi solo in quell'istante che stava partecipando al party della vittoria. Missione compiuta.


Little K la raggiunse dall'altro lato e le poggiò il braccio attorno alle spalle


Ed io mi sento particolarmente ispirato.”


Sorrise stringendo la presa e poggiando le labbra al sapor di tequila sulla sua tempia. Cara chiuse gli occhi cercando di resistere all'urgenza di spingerlo via. Doveva dimenticare ciò che era successo tra le lenzuola di Joseph, doveva spegnere quell'inutile senso di colpa, doveva smettere di pensare a lui.

Little K cercò il suo viso ed accarezzò col pollice il taglio ancora fresco sulla sua guancia destra


Quanto avrei voluto vedere la faccia di quel bastardo.”


Cara abbassò lo sguardo ancora una volta, sforzandosi di fingere un sorriso compiaciuto.


Dovremmo decisamente continuare i festeggiamenti a letto...”


Parlandole all'orecchio poggiò la mano libera sulla sua coscia scoperta.


...E' passato troppo tempo dall'ultima volta.”


Le sue dita iniziarono a salire di pari passo alla sua ansia. Aveva sperato che una doccia veloce ed un nuovo vestito potessero cancellare le tracce di Joseph dalla sua pelle, ma chiaramente aveva sperato troppo in grande.


Sono troppo stanca.”


Little K si fece serio di colpo


Come al solito.”


Cara cercò di alzarsi dallo sgabello, ma lui le afferrò il braccio e la costrinse a guardarlo in viso


Dovremmo iniziare a sospettare qualcosa Barbie?”


Lei non si lasciò minimamente intimorire


Magari sono solo stufa di fare del sesso mediocre con te.”


Little K improvvisò una risata sarcastica che morì immediatamente. Strinse la presa tanto forte da farle male


Sta' attenta...”


Intimò


...Ricordati che siamo merli, non amici.”


Cara si divincolò dalla morsa ed uscì dal locale senza aggiungere nulla. Era pronta a perdersi nel buio di quella notte.


////////


DIMMELO!”


Era completamente distaccato dalla realtà, non aveva più idea di che ora fosse, tanto meno di quanto alcool avesse in corpo, tutto ciò che riusciva a vedere era il riflesso sulla sua lama piantata contro il collo del dottor Griffith, il caro vecchio medico di famiglia.


L'altro tremava nel suo pigiama grigio, trascinato fuori dal suo letto nel peggiore dei modi. Sapeva di essere condannato, poteva solo ringraziare che quell'incapace di suo figlio fosse ancora fuori e che sua moglie avesse scelto proprio quel week-end per il suo usuale giro di shopping a Parigi.


L'ha uccisa lui?”


Stava sudando, sul punto di piangere, preparandosi a morire come fanno tutti i codardi. Non riusciva a credere che fosse lo stesso uomo che aveva amorevolmente curato il suo braccio rotto e la mononucleosi di Nathaniel.


E' STATO LUI, SI O NO??”


La mano di Joseph gli spinse la testa ancora una volta contro il muro e quel dolore pulsante, mischiato al metallo che lentamente gli tagliava la pelle, lo convinse ad arrendersi. Il dottor Griffith annuì preparandosi a morire. Se lo meritava, meritava una fine del genere. Non avrebbe mai dovuto violare il giuramento di Ippocrate, non avrebbe mai dovuto cedere alle lusinghe del denaro svendendo la sua vocazione ad un bastardo come William Michaelson.


Ogni piccola speranza che Cara stesse solo mentendo svanì in quell'istante, Joseph sentì spegnersi l'interruttore della sua ragione ed urlando contro il nulla prese a sbattere il medico contro la parete bianca, tante volte e tanto forte da vederla presto macchiarsi di rosso. Lasciò cadere il corpo svenuto del dottor Griffith a terra, probabilmente era ancora vivo, ma in quel momento non poteva importargli meno. Qualcun altro meritava di morire ancor più di lui.


Si fermò per qualche istante a respirare, afferrando una bottiglia qualsiasi dalla collezione del dottore. Nessun liquido aveva più sapore, tutto gli bruciava la lingua allo stesso modo. L'importante era non fermarsi, non lasciar modo ai suoi pensieri di farsi sentire, non permettere alla sua mente di immaginare come sarebbe stata la sua vita ora se sua madre non fosse mai morta.


Uscì dalla villa il più in fretta possibile, convinto che la tappa immediatamente successiva sarebbe stata la casa di suo padre. L'aria fresca lo colpì in viso come uno schiaffo, scontrandosi col calore dovuto all'ebrezza. Nathaniel stava sicuramente dormendo tra le sue lenzuola di seta come nulla fosse, cullato dall'idea di assomigliare ad un padre orgoglioso e potente che, nonostante tutto, ammirava ancora. Suo padre. Non si era reso conto fino a quell'istante di quanto la situazione fosse diversa per Nate e per Elia. William era solo un estraneo per lui, ma non certo per i suoi fratelli. Non poteva piombare a casa nel cuore della notte ed ucciderlo come tanto profondamente stava desiderando, non poteva fare questo a Nathaniel e non poteva farlo nemmeno ad Elia. Elia.. Dove diavolo era suo fratello maggiore quando più ne aveva bisogno?


La nuova consapevolezza lo fece urlare di nuovo, stavolta contro il vento. Non poteva fare nulla. Quel dolore terribile lo stava mangiando dall'interno e lui non poteva fermarlo, non poteva cancellarlo, non nell'unica maniera che conosceva, uccidendo e tagliando. Aveva bisogno di bere ancora, di altro alcool che cancellasse i suoi pensieri e zittisse quell'insopportabile sofferenza.


Si diresse a passi veloci verso casa, senza alzare mai lo sguardo da terra, ignorando l'allegro vociare che proveniva dai locali ancora aperti e gli sguardi storti dei pochi passanti. Doveva tornare al suo appartamento. Anche se le sue personali scorte d'alcool erano finite, la dispensa dello Sweet Lorraine doveva essere ancora piena. Dopo la morte di Xavier nessuno era venuto a reclamare il locale e poiché si sa, le voci corrono veloce, né turisti né abitanti fremevano dalla voglia di tornare in un posto dove i russi ti sparano addosso.


Riuscì a trovare due bottiglie di bourbon e si accasciò dietro il bancone, usando i denti per aprirle il più in fretta possibile. Mandò giù finché ci riuscì, poi poggiò la testa contro il legno e chiuse gli occhi. Voleva svenire, voleva solo svenire.


//////////


Joseph...”


Lui si tirò su dal letto con difficoltà, le due costole rotte facevano un male bestiale, tanto che perfino respirare era una gran fatica. Suo padre gli aveva ordinato di affiancare Boss e Jimmy nella sua prima ronda notturna al quartiere francese. Una tranquilla discussione sulla spartizione delle zone di spaccio si era presto trasformata in un'allegra rissa di gruppo. I pugni veri fanno male.


Sua madre entrò nella stanza avvolta nella vestaglia di maglina viola, i capelli ancora sciolti ed il viso pulito da ogni traccia di trucco. Joseph guardò l'orologio, sei e dodici del mattino, sicuramente William stava ancora dormendo. Amelia chiuse piano la porta e si avvicinò al letto, sedendosi sul bordo accanto a lui. Gli esaminò il viso con attenzione ed accarezzò il grosso livido che andava scurendosi sullo zigomo, giù fino al labbro tagliato.


Il mio bambino.”


Sussurrò con voce tremante. Non era poi così grave e, nonostante l'età, Joseph si rendeva già conto che quel tono non era di preoccupazione, bensì di colpa e rimorso.


Ho quasi diciassette anni mamma, non sono più un bambino.”


Ribatté sforzando un mezzo sorriso cui Amelia rispose prontamente. Joseph osservò ancora una volta il volto di sua madre, segnato da più anni di quanti non ne avesse davvero. Era sempre impeccabile, educata e ben vestita, sempre dritta e fiera al braccio di suo padre, sorridente davanti agli amici di famiglia e determinata accanto ad una marito che chissà, forse amava, forse no, forse aveva amato solo tanto tempo fa. In diciassette anni di vita mai, mai aveva visto quello stesso viso illuminato da un'ombra di reale felicità o almeno così gli sembrava. Non aveva ancora un'idea precisa di cosa fosse la felicità, tanto meno di cosa fosse l'amore coniugale.


Si mosse di nuovo cercando di incrociare le gambe nel più sciolto dei movimenti, un mero tentativo di tranquillizzarla e rimandarla a letto prima che William si svegliasse. Purtroppo non riuscì a trattenere quell'unica smorfia di dolore.


Joseph devi stare fermo.”


Raccomandò Amelia, ma lui insistette provando a raggiungere lo scopo che si era prefisso


Tranquilla mamma, tanto devo abituarmi al dolore. Devo imparare ad ignorarlo.”


Lei gli posò una mano sul ginocchio


No tesoro mio...”


Parlò con voce ancor più bassa, quasi stesse per confidargli un segreto


...Non ignorare il dolore. Non ignorare nulla di quello che provi.”


Lui aggrottò le sopracciglia


Ma è questo che papà cerca di insegnarci.”


Non è per questo che mi tratta costantemente come un cane? Concluse nella sua testa. Amelia strinse le labbra, per un attimo sembrò che stesse per piangere, ma presto quell'impressione svanì. Scosse la testa


Non ascoltarlo...”


Inclinò la testa e di nuovo allungò la mano per accarezzargli il viso


...Le tue emozioni sono importanti Joseph.”


Ma io voglio essere forte.”


Sua madre sorrise, forse a malincuore


Tu sei già forte Joseph, più forte di tutti i tuoi fratelli...”


Stavolta sorrise anche lui, abbracciato da quelle parole e dal calore della sua mano sul viso


...Le tue emozioni ti porteranno fuori da qui un giorno.”


Avrebbe voluto ribattere, assicurarle che non voleva affatto andarsene, che non l'avrebbe mai abbandonata e che l'avrebbe resa fiera di lui, ma Amelia lo zittì con un dito sulla bocca


Devo tornare di là prima che tuo padre si svegli...”


Si alzò lisciando le grinze sulla vestaglia


...Tu cerca di non muoverti troppo.”


Era perplesso, genuinamente perplesso, incapace di dare senso a quelle parole in un momento della sua vita in cui non poteva desiderare altro che diventare il soldato perfetto, forte e coraggioso, principe di ghiaccio di un'intera città e di un intero impero. Decise quasi subito che non le avrebbe dato ascolto, non sarebbe mai stato una mammoletta piena di paure e di debolezze. Doveva essere ferreo e tenace, non lasciarsi piegare né scalfire dai pugni dei nemici, non lasciarsi ferire dall'indifferenza e dagli insulti di un padre che sembrava amarlo di meno, o meglio non amarlo affatto. Già dal giorno del suo quindicesimo compleanno aveva promesso di smettere di chiedersi cosa avessero in più Caspar, Elia o Nathaniel e voleva mantenere quella promessa.


///////


Elia sbottonò la giacca mentre l'alba iniziava ad alzarsi su New Orleans. Era stanco, ma non voleva tornare a casa da suo padre, tanto meno da sua moglie. Katrina era forse abbastanza forte da sfondare quella porta, ma non avrebbe mai potuto superare le inferriate alle finestre o il portone blindato che non aveva più la stessa serratura né la stessa combinazione.


Joseph non rispondeva al telefono e non era nel suo appartamento. Dopo averlo cercato in ogni angolo e bar del centro decise di tornare comunque a casa di suo fratello ed aspettare. Se non altro avrebbe finalmente posato le sue stanche membra da qualche parte.


Spinse la porta dello Sweet Lorraine lasciandola poi sbattere su sé stessa, già diretto verso il retro. Fu la scarpa scura che spuntava da dietro al bancone a fermare il suo ultimo passo a mezz'aria, girò la testa e seguì quella traccia umana fino a scoprire il corpo di Joseph privo di sensi sul pavimento. La schiena poggiata al bancone e la testa abbandonata sulla spalle destra, una gamba lunga e l'altra ancora piegata, le braccia stese lungo i fianchi, la bottiglia vuota ancora stretta in una mano.

L'odore d'alcool era così forte che di certo suo fratello non s'era limitato alle due sole bottiglie che poteva vedere. S'inginocchiò davanti a lui e controllò che stesse ancora respirando normalmente, gli afferrò la testa e cercò di svegliarlo.


Joseph non disdegnava bourbon e whisky, ma non era solito stravolgersi fino a tale punto. L'ultima volta che l'aveva visto così risaliva a qualche anno prima, dopo il funerale della loro madre.


Qualcosa come cinque minuti dopo, quand'era ormai pronto a procurarsi un secchio d'acqua gelata e ricorrere alle care vecchie maniere, Joseph aprì un occhio solo, cercando di tener su con fatica la pesantissima palpebra.


La testa pulsava come se lo stessero prendendo a martellate e la nuvola di colori confusi davanti ai suoi occhi stentava a ricomporsi. Sentì una mano forte e calda che lo colpiva in viso, aiutandolo pian piano a tornare alla realtà, prendendo lentamente la forma di suo fratello


Elia?...”


La lingua asciutta raspò contro il palato, mentre le sue pupille s'adattavano alla luce dell'alba


...Stai bene?”


Elia si allontanò restandogli di fronte a ginocchia piegate


Sicuramente meglio di te, fratello.”


Joseph si passò una mano sulla fronte sperando di fermare il continuo tamburellare delle sue tempie. Elia si tirò su e cercò di procurarsi della semplice acqua


Che cosa ti ha ridotto in una condizione così miserabile Joseph?”


Gli domandò porgendogli il bicchiere. L'altro mandò giù trovandosi travolto dalla realtà come da un treno, era reale, ogni avvenimento del giorno prima era reale. Aveva ancora una madre morta ammazzata ed un padre bastardo a cui farla pagare. Tutta la rabbia era sparita, ma il dolore era sempre lì. Il suo stomaco minacciò di volersi svuotare sul pavimento, poggiò le mani sulla pancia e prese un paio di lunghi respiri prima di guardare Elia


La mamma.”


Rispose a bassa voce, cercando inutilmente parole più adatte per dire ciò che doveva dire. Suo fratello sospirò, erano passati anni ormai, ma sapeva benissimo che proprio Joseph era stato il più colpito da quella perdita. Con la scomparsa di Amelia infatti, non solo aveva perso una madre, ma anche ogni legame col suo passato e con le sue origini. Sebbene riuscisse benissimo ad ignorarlo per la maggior parte del tempo, non scorreva alcuna goccia di sangue Michaelson nelle vene di Joseph. Era sì suo fratello, ma solo per metà.


Stavi pensando a lei?”


Domandò con casualità, sperando fosse Joseph ad approfondire la questione se ne aveva bisogno. Quest'ultimo scosse piano la testa


Non è stata una fatalità Elia.”


L'altro sospirò


Che vuoi dire?”


Joseph cercò di tirarsi su, ma non ci riuscì.


Non è stato un malore...”


Guardò suo fratello dal basso


...E' stata punita.”


Elia aggrottò le sopracciglia, probabilmente Joseph era ancora ubriaco e solo per questo ogni sua parola suonava criptica e fuori contesto.


Punita per cosa?”


Me.”


Rispose immediatamente cercando di evitare lo sguardo di Elia che dall'alto lo giudicava ripetitivo, infantile ed auto commiserevole. Non era esattamente questo che il maggiore stava pensando, anche se ormai Elia conosceva bene gli incastri ed i meccanismi nella mente di Joseph. Era brillante, intelligente, non un ottimo stratega, ma comunque affidabile, eppure riusciva a perdersi in così poco, che fosse la pozzanghera della sua solitudine o lo sguardo blu di un'affascinante sconosciuta. A volte aveva bisogno di ricordare che, a dispetto del dna, era comunque cresciuto come uno di loro.


Sei ancora ubriaco Jo. Parliamone più tardi.”


Il tentativo di Elia di lasciar cadere la cosa fallì miseramente


E' stato William. L'ha uccisa lui.”


Elia si bloccò tenendogli le spalle. Questo era decisamente più di quanto si sarebbe aspettato dal post-sbronza di suo fratello. Nonostante il brivido gelido che gli percorse la schiena, lasciò sfuggire una mezza risata


Non so proprio da dove venga fuori quest'assurdità.”


Provò a muoversi di nuovo senza nemmeno voltarsi, lo stava tranquillamente abbandonando su quel pavimento come fosse un pazzo visionario e miserabile. Joseph tornò a sentire la rabbia che fino a quel momento era riuscito ad annegare


Ho le prove.”


Elia stoppò i passi, voltando la testa verso l'altro, lo sguardo affilato in attesa delle prossime parole. Joseph si tirò su ignorando la stanza che gli girava attorno


Ho i documenti dell'autopsia...”


Indicò poco distanti i fogli ormai stropicciati che Cara gli aveva consegnato


...Il Dottor Griffith ha confermato.”


Elia raccolse i documenti e li sfogliò con più attenzione possibile


Dove li hai presi?”


In quel momento Joseph sentì di nuovo addosso gli occhi pietosi di Cara. Non poteva dirgli di lei, del loro incontro, del modo in cui l'aveva lasciata fuggire ancora una volta. Decise di non parlare e quel silenzio ad Elia sembrò bastare, poggiò i documenti sul tavolino e restò impalato senza dire o fare nulla.


Doveva esserci qualcosa di veramente sbagliato in lui. Quella notizia avrebbe dovuto fargli crollare la terra sotto i piedi, farlo infuriare, far cadere le sue certezze. Avrebbe almeno dovuto stringergli il cuore nel petto. Suo padre aveva provocato la morte di sua madre e lui non sentiva niente, assolutamente niente.


Joseph aguzzò lo sguardo, non era certo la reazione che si sarebbe aspettato


Tutto qui?”


Si avvicinò ingoiando la bile che gli risaliva l'esofago


E' questa la tua reazione?”


Elia mandò giù guardando il soffitto per qualche istante, come se quella bomba gli fosse appena esplosa accanto senza sfiorarlo nemmeno. Joseph sentì un nuovo pugno colpirlo allo stomaco


Sembra che quasi te l'aspettassi.”


L'altro sospirò profondamente. William era un vero capo, fiero e senza scrupoli, di quelli che non tollerano il minimo sgarro. Non era forse tanto più strano aspettarsi che perdonasse sua moglie dopo un tradimento come quello? Aveva partorito il figlio di un altro sotto il suo tetto dopotutto.


Scosse piano la testa


Ovviamente no Joseph.”


Allora perché te ne stai lì impalato? Aiutami.”


Aiutarti a fare cosa?”


Joseph strinse i pugni


A vendicare la mamma.”


Elia chiuse gli occhi per un paio di secondi. Se conosceva bene suo fratello, non aveva dubbi sulle parole che sarebbero seguite


Cosa vuoi fare Jo?”


Il più giovane respirò a pieni polmoni, l'alcool stava già lasciando spazio ad una ritrovata energia


Voglio ucciderlo.”


Sentenziò senza dubbi, gustando quelle parole sulla punta della lingua. Non aveva altro desiderio, non vedeva altre possibili punizioni che valessero la vita di sua madre.


Ed eccole lì, esattamente le parole che Elia stava aspettando. C'era un motivo se aveva sempre preferito i veleni alle armi e quel motivo era il tempo, il breve lunghissimo lasso di tempo in cui la vittima si porta il bicchiere alle labbra, i lunghi minuti con la siringa stretta nella mano aspettando che il bersaglio ti passi accanto, gli agonizzanti istanti di dolore in cui resti a guardare, sapendo che hai ancora tempo, che basterebbe una sola dose d'antidoto per rimediare al tuo gesto. Se spari in testa a qualcuno o se gli tagli la gola, non c'è antidoto che tenga.


Joseph vuole tutto e subito. C'è un costante vuoto dentro di lui che nulla riesce a riempire, il continuo desiderio di qualcosa che non sa identificare, l'inutile speranza che un giorno la sua sofferenza sparisca davvero.


Non farai nulla...”


Lo fissò negli occhi, guardandolo dapprima raggelarsi per poi contorcersi in una smorfia di rabbia e d'orgoglio


...Qualsiasi cosa tu stia pensando di fare non riporterà indietro nostra madre.”


Cercò di muoversi di nuovo, stavolta verso la porta d'uscita. Joseph gli si parò davanti squadrando le spalle


Non puoi darmi ordini Elia.”


Era di nuovo furioso ed il tono, basso ma profondo, lasciava benissimo intendere il suo ritrovato stato d'animo. Il più anziano sospirò, stimolando ancor più i suoi nervi scoperti


Quel maledetto ha ucciso mia madre!”


Gli urlò in faccia, cercando di far capire ad Elia quanto la sua reazione fosse dannatamente assurda.


E' colpa sua se io non...”


La frase rimase a metà, interrotta dal repentino movimento di Elia. Joseph si ritrovò in un istante afferrato per il collo della maglia, spinto contro il bancone, inchiodato dagli occhi seri e decisi di suo fratello


Ascoltami bene Joseph. Questo non riguarda solo te, ma tutti noi. Farai esattamente come ti dico io.”


La sola idea d'essere comandato gli fece formicolare le mani. Joseph afferrò i polsi del fratello ed allontanò le sue mani, l'angolo destro della sua bocca si sollevò in un sorriso amaro intriso di sarcasmo


Tutti noi...”


Ridacchiò tra sé e sé


...Tutti voi vorrai dire.”


Guardò Elia con una nuova espressione, gelida e distaccata. L'altro scosse la testa


Non è quello che intendevo.”


Ah no? Non stavi forse cercando di ricordarmi che quel bastardo non è il mio vero padre? Che io non sono uno di voi? Che l'unico a poter dare ordini qui sei tu, il solo ed unico William Michealson quarto?”


Sputò il suo nome completo con sdegno e disprezzo, come mai aveva fatto prima. Elia sospirò lasciando che l'altro continuasse a studiare il suo sguardo. Non aveva mai davvero pensato a Joseph come un fratello a metà, mai prima di quel momento almeno. Per lui William non era altro che un tutore legale, nulla più del capo crudele e manipolatore che per tutta la vita l'aveva trattato da cane bastardo. Per lui William non era mai stato un padre e non c'era in Joseph una sola goccia d'amore o di rispetto nei suoi confronti, nulla più che disprezzo e voglia di riscatto.


Per quanto si sforzasse di ricordare sua madre, Elia non riusciva nemmeno lontanamente a sentirsi allo stesso modo. Amelia aveva sempre preferito Caspar a lui e con l'arrivo di Joseph in famiglia, le cose erano ulteriormente peggiorate. Nessuno più si era preoccupato del piccolo Elia, abbastanza forte ed indipendente da non aver bisogno di niente.


Assassino o meno, suo padre era ancora suo padre. C'erano voluti anni, ma alla fine era riuscito a compiacere le sue aspettative e a guadagnarsi il suo rispetto, tornando finalmente al primo posto. Che fosse un mostro o meno, restava comunque l'unico padre che lui, Caspar e Nathaniel avrebbero mai avuto e non l'avrebbe guardato morire solo per soddisfare i personali desideri di vendetta di Joseph. La famiglia prima di tutto.


Si bagnò le labbra e fissò le pupille del più giovane


Pensa pure ciò che vuoi Jo, ma non farai niente. Intesi?”


L'altro digrignò i denti, frenando il desiderio di picchiarlo a sangue. Era davvero stato uno stupido a cercare il sostegno di suo fratello, avrebbe dovuto aspettarsi quell'immediato cambio di fronti. Elia si sarebbe sempre e comunque schierato dalla parte della famiglia, famiglia di cui lui chiaramente non faceva più parte.


Era solo. Completamente solo al mondo.


Non avrebbe potuto distinguere tra paura e sollievo in quel momento, attraversato da una corrente continua d'emozioni in lotta tra loro. L'uomo davanti a lui non era più suo fratello, ma un altro tra le migliaia di sconosciuti che negli anni avevano incontrato il suo sguardo, un'altra persona al mondo con cui aveva poco in comune, nulla più che qualche cromosoma e spiacevoli ricordi d'infanzia.


William aveva ucciso i suoi genitori e l'aveva condannato all'ignoranza. Non avrebbe mai saputo nulla più della sua nascita, della relazione tra Amelia e Stig o della terra di suo padre. Non era un Michaelson, ma non aveva altro cognome. Non era nessuno, non era più nessuno.


Inspirò un'ultima profonda boccata d'aria stantia


Esci da casa mia.”


Ordinò, ormai protetto dall'invisibile muro di cemento che si era costruito attorno in quei pochi secondi.


Elia si bagnò le labbra, contemplando l'idea di aggiungere qualcosa. Non riusciva a pensare chiaramente. Emozioni che non voleva sentire rischiavano di arrivare in superficie, impegnate nella loro personale rissa tra amore fraterno, orgoglio e paura, un fiume in piena che non avrebbe mai saputo gestire.


Ammonì Joseph con un ultimo sguardo prima di sbattere la porta e sparire.


L'altro rimase immobile nel silenzio per un paio di minuti, il tempo necessario perché tutta la rabbia accumulata lo risalisse lentamente e raggiungesse le sue mani chiuse a pugno. Esplose all'improvviso scaraventandosi contro sedie e tavoli con tutta la sua furia, spaccando e sbattendo senza remore, ignorando il vetro tra le dita ed il peso della solitudine sulle spalle. Chi mai al mondo sarebbe stato dalla sua parte? Chi mai avrebbe potuto capire cosa stava provando? Così solo, respinto, accecato dalla sete di vendetta?


Si accasciò ancora una volta chiudendo gli occhi, sentendo ogni più piccolo dolore che affliggeva il suo corpo stanco, lasciando che la mente vagasse dove voleva.


Era come lei. Adesso era esattamente come lei.


/////////


Trovare casa ancora perfettamente in ordine fu una vera sorpresa. Elia chiuse il grosso portone e digitò rapidamente il codice, lasciando il mondo fuori da quelle spesse mura.


La porta della sua stanza da letto era ancora chiusa ed intatta, nessun pugno sbattuto contro il legno e nessuna protesta. Elia prese a salire le scale verso il piano superiore, diretto verso il suo personale studio, lì dove avrebbe potuto riflettere in pace sulla nuova prospettiva. Joseph si sarebbe calmato alla fine, ne era quasi certo.


A metà rampa il suo passo si bloccò a mezz'aria e guardò con la cosa dell'occhio quella porta chiusa. Katrina era già rimasta lì dentro per ore.


Scese e girò la chiave nella toppa, aspettando che lei gli si parasse di fronte come una furia. Quando nulla successe, qualcosa di simile alla più genuina preoccupazione lo spinse ad entrare.


Con la luce del mattino che filtrava dalle fessure della persiana, Katrina dormiva stesa sul loro letto. Si mosse silenziosamente nella penombra finché non riuscì a guardarla, i capelli ora sciolti e sparsi sul cuscino che stringeva tra le braccia, i piedi nudi abbandonati sulla coperta scura. Non riuscì a non sentire quel battito in più del suo cuore, l'ennesima emozione che spingeva dall'interno. Senza nemmeno accorgersene allungò una mano e spostò delicatamente una ciocca di capelli che le copriva il viso. La sua dolce rovina.


Katrina si mosse nel sonno e lui si scostò subito. Era già di fronte alla porta quando lei aprì gli occhi ed immediatamente si tirò su, le iridi scure ancora velate e la voce più roca del solito.


Elia.”


Lui chiuse le palpebre per un istante, sforzandosi di tornare fermo e deciso. Si voltò verso Katrina e scrollò appena le spalle


Non hai cercato di fuggire.”


Sottolineò. Lei si ricompose appena continuando a guardarlo


Perché non voglio.”


Elia inspirò profondamente. Non era il momento per le sue bugie. Si limitò ad annuire, lasciandole intendere quanto le sue parole suonassero inverosimili. Katrina si alzò in piedi e lo raggiunse, per nulla intimorita dalla sua reazione.


Ti prego, lasciami parlare.”


Stavolta lui scosse il capo.


Non è davvero il momento per i tuoi discorsi Katrina.”


Solo al suono del suo nome la russa riuscì a notare quanto il viso di Elia fosse stanco e stravolto. Aggrottò le sottili sopracciglia


Cosa è successo?”


A lui venne quasi da sorridere


Non giocare a fare la moglie proprio adesso per favore.”


Voltò le grandi spalle ancora avvolte nella giacca e spinse sulla maniglia per andarsene il più lontano possibile


Ancora non capisci, vero?”


Katrina abbandonò la parvenza di dolcezza per la sua tipica determinazione, attendendo, coi piedi ben piantati a terra, che Elia tornasse sui suoi passi. Non ci volle molto perché tornasse a guardarla, un sopracciglio sollevato che la sfidava a stupirlo


Volevo che combattessi.”


Lui aguzzò lo sguardo


Combattere per cosa? Per te?”


Già pregustava il fiammeggiante finale che quella conversazione avrebbe presto raggiunto. Stavolta fu lei a scuotere la testa e stringere i pugni


Volevo essere regina...”


Elia rivolse gli occhi al cielo, quella parola la odiava ormai con tutto il cuore


...Tua regina.”


Il suo sguardo tornò immediatamente sulla figura minuta che gli arrivava a malapena alle spalle, così piccola e così pericolosa


Quello che ho fatto... Ho fatto per noi.”


Quelle parole suonarono assurde, offensive perfino. Se n'era andata, senza nemmeno la decenza di un biglietto, lasciandolo solo a leccare il suo orgoglio ferito, schierandosi dalla parte del nemico senza ripensamenti, godendo sotto il corpo di un altro. Come osava adesso?


Per noi?!”


Suonò ancora più ridicolo venendo fuori dalle sue stesse labbra, mentre squadrava le spalle e l'avvolgeva nella sua minacciosa presenza. Katrina si lasciò coprire d'ombra senza indietreggiare.


Te ne sei andata senza una parola Katrina!”


Le urlò in viso, deciso a farle rimangiare quelle assurdità


Ma tu hai cercato me.”


Ribatté lei senza scomporsi, alimentando la sua incredulità ed il suo nervosismo


Ti sei alleata con i merli di Mancini!”


Perché mi trovassi!”


Anche la voce di lei trovò nuovo corpo. Possibile che non volesse proprio capire?


Elia allungò le mani per afferrarla, ma le ritrasse subito al pensiero di ciò che stava per dire


Sei stata a letto con Pryce per Dio!”


Katrina non ribatté immediatamente, lasciandolo per quegli attimi nella più intensa agonia.

Scosse il capo fissandolo dritto negli occhi


Non mi ha mai toccato.”


Elia indietreggiò d'un passo cercando d'assorbire quelle parole. L'immagine di Morgan spalmato addosso a sua moglie era ancora vivida nella sua testa, così come la sua sporca lingua che ne assaporava la candida pelle. Saltò afferrandola per le spalle e sbattendola contro il muro


Non mentirmi!”


La sorpresa sparì di fretta, Katrina poggiò la mano sul suo polso e lentamente spostò la mano di Elia dalla spalla al collo, lì dove poteva sentire il suo cuore battere


Sai che non è bugia.”


Le vene di Katrina gli pulsavano addosso, anche se lui non avrebbe mai voluto ascoltare quel ritmo lento e costante. Non voleva crederle. Non poteva credere che fosse tutto un piano per portarlo fin lì, per costringerlo ad attraversare l'inferno e tornare al punto di partenza.


Che razza di marito era mai stato?


Perché?”


Domandò, stavolta a mezza voce, la presa ormai allentata. Katrina inspirò profondamente, i grandi occhi scuri ancora sgranati, prendendosi il tempo di scegliere con cura le prossime parole. Il concetto era fin troppo semplice, l'esito imprevedibile.


потому что я люблю тебя.


Suonava sempre meglio nella sua lingua natia, come ogni singola volta che l'aveva detto.


Elia le si pietrificò dinanzi. Era del tutto inaspettato ed era troppo. Troppo presto, troppo per quel momento già così carico di chiassosi sentimenti, troppo per le sue orecchie ormai così diffidenti.

Si staccò da sua moglie indietreggiando immediatamente, lo sguardo perso nel vuoto, ovunque tranne che su di lei. Katrina preparò il suo ultimo tentativo


Elia ti prego...”


Non aggiunse altro, gli occhi di lui restarono piantati a terra.


Katrina aveva tutt'altro aspetto, ma era in quel momento proprio come Joseph. Tutti e due gli chiedevano ascolto, tutti e due volevano attenzione, tutti e due con le loro assurde verità.


Suo fratello e sua moglie, due estranei che non sapeva più come gestire e come accontentare. Due pezzi di sé che non sapeva più come amare.


Decise di fare ciò che gli riusciva meglio. Sollevò lo sguardo per un breve momento, puntando l'indice al cielo perché il concetto ne fosse amplificato


Lasciami in pace Katrina.”


Non fu una gentile richiesta, ma l'ennesimo ordine che aveva sputato in quella giornata, sperando che almeno uno dei due l'ascoltasse.


////////


Era di nuovo notte. Il giorno si era spinto lento e pesante fino alla sua inevitabile fine, trovandola ancora una volta persa per le vie affollate di New Orleans. Perché fosse ancora lì era un mistero perfino per lei, quel chiasso non le era familiare come quello di New York e tutti quegli occhi addosso la facevano sentire continuamente in allerta. Poteva andarsene quando voleva, tutte le sue poche cose erano chiuse in una borsa e l'aspettavano nella stanza di un hotel. Tre stelle stavolta, con le piccole saponette rosa sul bordo della vasca da bagno e la vista sul fiume. Dopo l'ultima discussione con Little K era volata a riprendere i suoi averi, decisa a continuare da sola quel percorso. Nulla era andato come si immaginava, ma aspettava ancora che da un momento all'altro qualcuno per strada mormorasse di una lotta intestina scoppiata tra i famosi Michaelson o magari della morte del grande William, proprio per mano di suo figlio.


Aspettava quel momento per sparire, trovare Robert e sperare che quanto fatto bastasse.


Varcò la soglia di un locale e camminò dritta fino al bancone. Avrebbe preso una birra e nulla più. Non era entrata in quel posto per ubriacarsi infatti, l'aveva fatto seguendo la musica, la calda ed esuberante voce di un uomo che ora poteva vedere in carne ed ossa, un tizio dalla pelle scura che si dimenava sul palco come una vera star.


Li sentì di nuovo in quel momento, occhi puntati addosso come fulmini. Si voltò di scatto senza trovarsi dietro nulla più che un branco di persone intente a vociare rumorosamente, del tutto disinteressate alla sua presenza. Mandò giù ciò che restava nella bottiglia e lasciò pochi dollari sul bancone.


Non le piaceva quella sensazione, il dubbio costante che dietro di lei ci fossero i Pryce o qualche altro merlo, che fosse Robert in persona venuto a punirla, che i russi le fossero ancora addosso o che magari proprio uno dei Michaelson fosse pronto a spararle da un momento all'altro... Magari proprio Joseph... Dopotutto gli aveva spezzato il cuore, esattamente dopo aver scoperto che ne aveva uno.


Era strano. Strano, assurdo e fastidioso. Il pensiero la spaventava giusto un po', ma allo stesso tempo era come se nell'intimo sperasse di vederlo accadere davvero.


Doveva lasciare quella città il più presto possibile.


Salì le scale velocemente e passò la chiave magnetica nella serratura della sua stanza. Sebbene avesse fretta si prese il tempo d'inalare quell'odore di pout-pourri che trovava magnifico. Dolci note di cannella miscelate ad arancia e cedro, col sottile retrogusto di... cos'era quell'odore? Sandalo? Muschio? Dopobarba da uomo? S'irrigidì nel mezzo della camera. Quell'odore non c'era la prima volta.


Senza produrre il minimo rumore indietreggiò d'un solo passo ed allungò la mano verso l'interruttore della luce. Non aveva armi addosso, avrebbe potuto contare solo sulle proprie forze.


La stanza s'illuminò in un singolo istante, rivelando l'intruso comodamente seduto sulla poltrona accanto al suo letto.


Il cuore le saltò in gola.


Come mi hai trovato?”


Lui sollevò solo una mano per rafforzare l'ovvietà della sua risposta


Questa è la mia città. Ho occhi dappertutto.”


Joseph se ne stava lì, apparentemente comodo e rilassato, gli occhi stanchi in contrasto col bianco pulito della sua camicia. Nulla nella sua espressione lasciava intravedere le sue intenzioni.


Cara respirò a pieni polmoni nel tentativo di calmarsi


Pensavo non volessi più vedermi.”


Lui staccò la schiena dalla poltrona continuando a fissarla intensamente


Infatti...”


Rispose tirandosi su senza fatica


...Ma poi ho realizzato...”


Lento e sinuoso coprì i pochi passi tra loro, arrivandole vicino. Il suo respiro sapeva d'alcool, ma il suo sguardo era lucido e deciso


...Sei tutto quello che ho adesso.”


Cara sollevò gli occhi aggrottando leggermente le sopracciglia. Il sangue pompava forte nelle vene e la pancia formicolava.


Lui sollevò la mano e gliela posò delicatamente sulla guancia in una carezza. Il suo palmo era bollente contro la pelle, il pollice ruvido contro la ferita che lui stesso aveva inflitto. Lo stesso dito scivolò poi più giù, a sfiorare le labbra socchiuse


Aiutami ad uccidere William.”

















  
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