Fandom: Star Trek II - L’ira di Khan
Genere: fantascienza, angst
Tipo: one shot
Personaggi: James T. Kirk, Spock
Coppia: slash
Rating: PG, verde, K
Avvertimenti: movieverse, death
fic
PoV: seconda persona
Spoiler: sì, sul finale del film “Star Trek - L’ira di Khan”
Note: ispirazione presa da questo video https://www.youtube.com/watch?v=S3buDduiWE0
Beta: Koa
Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Gene Roddenberry
. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di
lucro.
Dedicata a Koa che mi ha spesso consigliato e dato dritte preziose
sull’universo trek.
A cui voglio dire semplicemente grazie!
Scenario senza via di uscita
di Bombay
Comprendi, dal modo in cui McCoy ti chiama,
che è successo qualcosa di grave, istintivamente il tuo sguardo va all’istante
alla postazione scientifica: vuota.
Con il cuore in gola percorri i corridoi della
tua nave, nella voce del dottore vi era una nota di urgenza, ti ha spronato a
fare in fretta e questo non preannuncia nulla di buono.
Giungi nella sala del reattore, non può
essere vero…
Corri in avanti, Scott e McCoy ti fermano,
ma tu opponi resistenza, devi andare da lui.
“Inonderà tutto il settore.” La voce di
Bones ti parla all’orecchio, ma non ti interessa: se
lui muore… se lui…
“Ma morirà!” sbraiti.
Perché non capiscono? Perché non lo aiutano?
“È inutile. È già morto”
La sentenza emessa da Scotty ti spacca il
cuore, ma sai che il capo ingegnere ha
ragione.
Li guardi alternativamente.
“Troppo tardi” sussurra Bones e tu non hai
più la forza di opporti.
Ti lasciano andare e puoi finalmente
avvicinarti al vetro che vi divide. Lo guardi e provi solo un immenso dolore al
petto.
Vederlo accucciato in un angolo, come un
animale ferito, è una vista insopportabile, ma non puoi andare a confortarlo, a
stringerlo tra le braccia e in quel momento, ti rendi conto di quanto lui sia importante
per te e come tu non sia mai riuscito a dimostrarlo davvero.
Vi siete attratti l’un l’altro, dal primo
momento in cui avete lavorato insieme, vi siete sempre girati intorno senza mai
incontrarvi. Sarebbe bastato così poco in quelle serate passate a giocare a
scacchi, solo voi due e il rombare soffuso del motore a curvatura.
Vorresti poter entrare e dirgli tutto
quanto, ma ora non c’è più tempo. Il vostro è già passato e voi lo avete
perduto.
Lo chiami e nella tua voce c’è tutta la
disperazione che provi, non ti interessa se i membri
del tuo equipaggio ti stanno guardando, non ti importa di niente se non del tuo
amato Spock.
Amato… quella parola prende dolorosamente
senso nella tua mente e ti dai dello stupido per aver sprecato tante preziose
opportunità e per aver trovato il coraggio soltanto adesso di ammettere quel
che provi per lui. Ora che lo stai perdendo.
A fatica si mette in piedi ed è straziante
vederlo così, lui che è sempre stato al tuo fianco e ti ha sostenuto nelle
situazioni più difficili, nei momenti più duri.
Barcollando, giunge davanti a te. Vuole
sapere se l’Enterprise è fuori pericolo, nonostante stia morendo
si preoccupa per te e la vostra nave, come sempre.
“Non si addolori,
ammiraglio, è la logica.”
Un groppo ti serra la gola e tu ti ritrovi
a non capire; come può parlare di logica in un momento del genere? Vorresti dirgli
tante cose, ma ti è impossibile e quindi ti limiti a guardarlo. Fissi i tuoi
occhi nei suoi, ben sapendo che è l’ultima volta che lo potrai fare.
“Le esigenze di molti contano più…”
“Di quelle dei pochi” concludi
al posto suo e lo vedi annuire, ma egoisticamente vorresti che ci fosse qualcun
altro al suo posto, tu stesso piuttosto che Spock.
“O di uno.”
Ti senti soffocare, distrattamente ascolti
quello che dice e se non fossi così disperato ti
farebbe sorridere il suo tentativo di fare una battuta di spirito, ma no, la
sua soluzione alla Kobayashi Maru
non ti piace perché per te quella è comunque una situazione senza via di
uscita. Ha salvato la nave, l’equipaggio, te, ma non
se stesso. E tu senza di lui sei niente, una metà incompleta che vagherà solo
fino alla fine dei giorni, nello spazio profondo.
“Spock” mormori, non riuscendo a dire e
pensare ad altro, il tuo vulcaniano si accascia lungo il vetro, e tu lo segui
per mantenere il contatto visivo con lui. Sta soffrendo e tu… tu non puoi far
niente.
“Ammiraglio, sono
sempre stato suo amico” mormora, puoi contare sulla punta delle dita le volte
che ti ha chiamato per nome e quei momenti per te sono sempre stati preziosi
perché assai rari.
Posa la sua mano sul vetro nel tipico
saluto vulcaniano…
No, non solo un saluto, ma un bacio.
Un bacio d’addio.
Imiti il suo gesto e ancora vorresti
poterlo toccare, lo guardi negli occhi e capisci che tutto quello che provi tu
lo sta provando anche lui.
Sciocchi e codardi, riuscite a dichiararvi
solo ora mentre avete vissuto anni fianco a fianco.
Solo ora che non avete più
tempo, se non gli ultimi e preziosi respiri di Spock.
“Lunga vita e prosperità” ti augura, ma sapete entrambi che sarà una vita grigia e vuota.
Le lacrime scivolano lente sul tuo viso
mentre si accascia a terra senza vita.
“No” ansimi, preda del panico. “No…” Ti
siedi sul pavimento di metallo e piangi; i singhiozzi si fanno sempre più forti
e la vista ti si annebbia.
Due braccia ti stringono e sai che sono
quelle di Bones, il tuo fidato e leale amico sussurra qualcosa, ma tu non
ascolti poiché nulla ha più senso.
Spock di Vulcano è morto e James Tiberius
Kirk è morto con lui.
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Note dell’Autrice: ecco ho fatto
l’esperimento di provare con la seconda persona e devo dire che era strano
mentre scrivevo, ma rileggendolo è molto incisivo.
Ringrazio Koa
che ha letto in anteprima e corretto questa storia e che mi ha mandato il video
spronandomi a provare a scrivere qualcosina su di esso e l’ispirazione e la
storia sono saltate fuori nonostante il periodo lavorativo stressante e
pesante!
Alla prossima.
Un Kiss.
Bombay