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Autore: Koori_chan    26/04/2014    6 recensioni
Leth ha diciannove anni, un carattere solare e ben poco aggraziato e un'abilità sorprendente nel muoversi senza farsi notare.
E' per questo che, per mantenersi, ruba su richiesta. Nobili o borghesi, ricchi o poveri, per lei c'è poca differenza, dopotutto ciò che conta è avere qualcosa da mettere sotto i denti a fine giornata.
Tutto cambierà quando, catturata e venduta come schiava, sarà acquistata da uno straniero dai modi misurati e dallo sguardo stanco e penetrante.
E' così che Leth conosce Krohs e il motivo che lo ha condotto a viaggiare per le Quattro Grandi Terre ed è così che da ladruncola di periferia, la giovane si ritroverà catapultata, suo malgrado, in qualcosa di enorme.
L'unico modo di porre fine al disastro che incombe?
Risvegliare ciò che da tempo, ormai, giace silente sotto la cenere.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti, popolo di EFP!
La fanfiction che vi apprestate a leggere è uno sconsiderato e esageratamente ardito esperimento.
E' la prima volta che mi cimento nel Fantasy perchè, pur essendo un genere che amo, lo trovo estremamente complicato da gestire.
Non so di preciso dove andrà a finire questa storia, quindi vi prego, se la faccenda vi ha un minimo incuriositi, di lasciarmi qualche parere di modo che io possa sapere cosa combinare con questi personaggi ai quali, purtroppo, mi sono già dannatamente affezionata.
Detto questo, non mi resta che augurare buona lettura a tutti! :)








 

~Sotto la Cenere
























Capitolo I



Leth chiuse gli occhi.
La luce diretta del sole la disturbava, le faceva male. Gli ultimi tre giorni passati al buio delle carceri di Agrat iniziavano a far sentire il loro peso. I polsi le bruciavano nel punto in cui i pesanti anelli delle catene sfregavano contro la pelle e la sete le spaccava le labbra.
Se non altro la cella in cui l’avevano sbattuta si trovava a Nord, e l’aria lì dentro era decisamente più fresca di quella in paese, a una manciata di metri sopra la sua testa.
- Cammina! – berciò l’omaccione grasso e sudato che la stava trascinando per la catena che aveva al collo.
Riaprì gli occhi, cercando di rimanere in piedi nonostante lo strattone improvviso, mentre accanto a loro un carretto trainato da un vecchio mulo stanco sollevava un nuvolone di polvere.
Provò a tossire, ma la decisione si rivelò pessima: le bruciava la gola, e la polvere, al primo respiro, corse rapida a insinuarsi nei suoi polmoni.
La piazza del mercato era gremita di gente, uomini e donne di ogni estrazione sociale: tutti potevano trovare qualcosa di interessante alla Fiera degli Schiavi.
Abitualmente quello sarebbe stato un giorno perfetto per lavorare, i luoghi affollati e pieni di persone distratte da altro erano tutto ciò che una giovane ladra come Leth potesse desiderare.
Operazioni di quel genere le piacevano molto di più dei furti su commissione, generalmente frutto di vendette private o smania di accumulazione da parte di vecchi collezionisti anchilosati dalla noia e dall’abitudine.
No, a Leth non piaceva affatto lavorare per individui simili, ma erano in tempo di magra, e sul denaro sonante certo non poteva sputare.
Peccato solo che, quel giorno, la ragazza si trovasse al mercato per riempire le tasche di qualcun altro, anziché svuotarle.
Quando vide il palco emergere dalla ressa come un patibolo si sentì cedere le ginocchia; salì i gradini di legno con passo malfermo, esortata senza grazia dai trafficanti che si erano fatti carico di lei.
Come una grande finestra senza vetri, il palco era sovrastato da un imponente telaio, anch’esso in legno, dal quale pendevano, a intervalli regolari, pesanti catene di ferro mezze arrugginite.
La fecero marciare fino all’estremità destra del palco, agganciando le catene che le legavano le braccia a quella che pendeva dal telaio, mentre accanto a lei prendevano posto altri uomini e donne.
Osò alzare lo sguardo sulla folla sottostante e sentì il nodo in gola stringersi sempre più.
Qualcuno la guardava con curiosità, altri con disprezzo, i bambini la indicavano ridendo e qualcuno la fissava come se avesse voluto spogliarla di quei già pochi abiti che la moda di Agrat imponeva.
Le veniva da vomitare.
- Cittadini di Agrat e stranieri di tutte le terre! – esclamò il banditore reale, in piedi sul palco, di fronte a loro.
- Benvenuti alla settantaquattresima Fiera degli Schiavi nella Terra della Luce, e che possiate fare buon mercato! – augurò alla folla in un ampio gesto delle mani. Poi si fece da parte, e incominciarono le trattative.
Una schiava, ecco cosa sarebbe stata.
Venduta al miglior offerente, valutata e disputata dagli acquirenti come uno straccio qualsiasi. Come aveva potuto permettere che si ritrovasse invischiata in una situazione simile?
- Coraggio, cittadini, coraggio! Guardate che bella merce abbiamo qui! – gridava il capo della Compagnia che l’aveva riscattata in carcere.
Ah, se solo l’avessero catturata con una settimana di ritardo a nessuno sarebbe mai venuto in mente di venderla come schiava!
- Guardate che meraviglia questa ragazza del Sud, in ottima salute e nel pieno della gioventù! – continuò, indicandola.
Leth strinse i denti per non piangere. Quella era veramente una situazione dalla quale non sapeva come uscire.
Una singora ben piazzata si avvicinò al palco e la indicò con un gesto della testa.
- Quanti anni ha lei? – domandò con voce roca.
- Ventuno, appena compiuti! – mentì il mercante con un grande sorriso sfacciato.
Sapeva di cosa si occupasse la donna, e per far sembrare l’operazione legale non avrebbe mai potuto venderle una minorenne, cosa che effettivamente Leth era.
La vecchia salì sul palco e prese a esaminarla, mentre dalle altre postazioni se ne andavano gli schiavi man mano acquistati dagli abitanti di Agrat o da stranieri venuti da chissà dove apposta per la Fiera.
- Mh, effettivamente sembra in salute… E queste orecchie?! – si stupì ad un’analisi più accurata.
Leth storse il naso.

Come hai fatto a non accorgertene, sei cieca?

Pensò, mentre la donna le tastava le orecchie a punta e guardava con sospetto il suo padrone.
- La nostra fanciulla viene da Oltre le Montagne, non dovete stupirvi, signora! – rispose prontamente l’uomo, accompagnando la sua frase con un’espressione saccente al punto giusto.
- Che prezzo fate? –
Leth trattenne il respiro e spalancò gli occhi.

No. No, no, no.

Non aveva alcuna intenzione di finire al bordello di Agrat, nemmeno per sogno!
Sperò che la cifra proposta fosse troppo per la vecchia e che la trattativa si concludesse con un nulla di fatto.
- Cinquecento Trali? Dovete essere fuori di testa, signore! Non vi pagherò mai una ragazza sfregiata cinquecento Trali! – scosse la testa la padrona del bordello, segnando con un dito la linea della spessa cicatrice bianca che attraversava il fianco sinistro della giovane.
- Suvvia, cosa può mai essere una ridicola cicatrice paragonata al fascino esotico di questa ragazza? Dove altro potreste trovare dei capelli belli come i suoi? – tentò di convincerla il mercante.
- Di rosse ne trovo dove voglio, più a Sud. Ve la compro per trecento. –
Un’altra voce però si intromise nella trattativa.
Un uomo grasso e senza quasi tutti i denti salì faticosamente sul palco e si piazzò accanto alla vecchia signora.
- Non la volete, Madama? Me la prendo io per quattrocento Trali! – l’alito fetido dello sconosciuto aggredì le narici di Leth, che strinse gli occhi per placare un rinnovato conato di vomito.

Dei, con lui no.

Non osava nemmeno immaginare quale sorte le sarebbe toccata a seguire un uomo simile.
- Il prezzo è cinquecento Trali, signori. Posso scendere fino a quattro e settanta, non di meno. – ribattè il suo padrone, mentre il nuovo acquirente la tastava con interesse sul ventre e sulle cosce.
Per un momento ebbe l’istinto di piantargli il pugnale nel collo, disustata da quelle mani sudice che avevano sulla sua pelle l’effetto di una frusta di fuoco, ma si ricordò resto che non era più in possesso della sua arma, esposta ai suoi piedi come corredo.
- Quattrocentotrenta! – fu l’offerta della vecchia, subito rilanciata dall’uomo.
- Quattro e quaranta! –
Il mercante scosse la testa.
- Quattro e settanta, ultimo prezzo! –
Leth chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi e di mettere a tacere, almeno nella sua mente, tutte quelle voci e quelle mani e quegli sguardi.
Avrebbe voluto piangere, gridare, scappare, ma l’orgoglio e quelle maledette catene glielo impedivano.
Ma la libertà, la sua amata libertà… Che ne sarebbe stato di lei? Venduta, scambiata, altre catene, altra prigionia.

No. Non è per questo che sono qui. No, non voglio.

Poi, improvvisamente, il rumore cessò.
Le era sembrato di udire un ultimo rilancio, prima del silenzio, ma l’assenza di repliche la indusse ad aprire gli occhi e guardarsi intorno, il caldo del meriggio a riflettersi nell’intonaco bianco delle case attorno alla piazza.
- Io offro mille Trali. –
Leth alzò la testa di scatto e le catene tintinnarono con disappunto.
- Mille trali? – domandò in replica il mercante, sul viso dalla barba incolta un ghigno di avidità.
Un uomo si fece avanti fra la ressa ai piedi del palco e con estrema calma salì i gradini fino a ritrovarsi di fronte alla schiava.
La scrutò dall’alto in basso, le prese il volto fra l’indice e il pollice e le esaminò attentamente il bianco degli occhi, per poi scendere fino alla cicatrice sul fianco.
Leth lo fissò con impertinenza, quasi avesse voluto sfidarlo a dire una qualsiasi parola.
Era un uomo alto, dalla carnagione olivastra tipica delle genti del Nord. Portava i capelli sciolti sulle spalle, fatta eccezione di alcune ciocche legate in un codino ondulato, per non disturbargli la vista.
Aveva gli occhi chiari, azzurri, o forse grigi, la ragazza non fu in grado di capirlo. Erano occhi stanchi, di chi ha vissuto a lungo una vita che non gli appartiene, o che non gli interessa.
Lo straniero si accorse di essere studiato e si profuse in un ghignetto provocatorio, un paio di baffetti e il pizzetto sottile a circondargli le labbra.
- Allora, ti va di venire con me? – domandò senza togliersi quell’espressione dalla faccia né lasciarle andare il viso.
Per tutta risposta Leth gli sputò.

Schifoso. Con te non vengo manco morta.

Il padrone fu lesto a punirla con un sonoro schiaffo, la folla sempre più interessata dalla piega che aveva preso la compravendita.
- Bada bene, ladruncola, o ti faccio tagliare la lingua. – sibilò senza che gli altri potessero sentirlo.
- Chiedo scusa, ha l’animo di una tigre, la ragazza… - cercò poi di rimediare con un sorriso amichevole e un’aria ammiccante.
Lo sconosciuto, nel frattempo, non aveva minimamente accennato a cambiare idea.
Si pulì il viso con una manica della camicia senza fretta e tornò a posare i suoi occhi chiari e penetranti prima sulla ragazza, poi sul mercante.

Dove l’ho già visto?

- Mille Trali. E prendo anche il pugnale. –
Un coro di oh di sopresa si alzò dalla calca ai piedi del palco.
La padrona del bordello e il vecchio accanto a lei non osarono replicare, incapaci di rilanciare una simile offerta.
Ci fu una rapida stretta di mani, accompagnata da caldi sorrisi e generose pacche sulle spalle.
- Affare fatto, amico mio! La ragazza è vostra! –
Quelle parole congelarono completamente il cuore di Leth.
Finita. Era finita.
Doveva dire addio alla sua vita, alle giornate trascorse a rubacchiare correndo libera come il vento fra i tetti delle casupole di Agrat, alle notti passate sotto le stelle mentre le cicale cantavano tranquille.
Doveva dire addio alla città che le aveva offerto un rifugio, agli amici, alle abitudini, alla giovinezza.

No. Col cavolo che mi arrendo!

Aspettò che la liberassero dalla catena che penzolava ora inerte dal telaio e si gettò a terra, afferrando il coltello e lanciandosi contro lo straniero, intento a pagare.
Fu un attimo, il bagliore della lama, il tempo di un respiro trattenuto.
Leth si ritrovò immobilizzata, una mano grande e forte a stringerle il polso, poco sopra le catene.
- Non hai capito, ragazzina. – spiegò l’uomo, serissimo.
- Ti conviene fare la brava e lasciarmi quel bel pugnale dorato, e non farmi fare brutte figure davanti alla brava gente di Agrat. – continuò sfilandole il pugnale dalle mani e appendendolo alla cintura, sul viso di nuovo quel maledettissimo ghigno.
Fu a quel punto che Leth ricordò dove lo aveva già visto.

Non può essere…

E allora ebbe paura.











 
Note:

Eccoci qui alla fine di questo Primo Capitolo che in realtà funge un po' da Prologo~
Abbiamo introdotto Leth, la nostra protagonista, che incontriamo in un momento non proprio felice.
Ma come si è cacciata in questo pasticcio, e chi è il losco figuro che l'ha comprata dal mercante di schiavi? In quale occasione i due si sono già incontrati?
Nel prossimo capitolo, forse, troveremo risposta a qualcuno di questi quesiti e impareremo a conoscere meglio la nostra ladruncola in catene...
Bene, per il momento è tutto! ~
Grazie infinite a chi ha letto e a chi avrà la bontà di lasciarmi qualche parere!

Kisses,
Koori-chan
  
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