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Autore: scrittriceaspirante    27/04/2014    4 recensioni
Come facevo a odiarti, come facevo a non amarti, come facevo a non provare quello che provavo?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nessuno avrebbe mai scommesso su di noi, e in realtà neanche io, tanto è vero che sei rimasto solo nel mio cuore, nascosto, senza che nessuno potesse vederti.
La tua mente non è stata in grado di cogliere dietro quei semplici “ciao”, un sentimento che andava oltre l'amicizia: e se invece tu te ne fossi accorto, come sarebbe stato?.
Ma è bene partire dall'inizio.
Nessuno ci trovava nulla di interessante in te, certo non eri un playboy come quelli che giravano per la scuola, ma avevi quell'aria da secchione che se agli altri non interessava, a me faceva battere il cuore.
Non riuscirò mai a dimenticare la prima volta che ti vidi durante un'assemblea d'istituto; non mi colpì il tuo fisico ma qualcosa che andava ben oltre: aprivi la bocca e da essa uscivano parole ammalianti, il mio cervello staccò per un momento, mi isolai dal resto del mondo, e avevo lo sguardo fisso su di te, eri tu il mio uomo, lo decisi in quel momento.
Sarei rimasta per ore a osservarti, ad ascoltarti e non mi sarei mai stancata; ti avrei seguita con lo sguardo e non immagini nemmeno quante volte l'ho fatto, in incognito.
Al mattino conoscevo i tuoi orari, sapevo dov'era la tua classe e il Caso voleva che, per arrivare nella mia classe, dovessi passare dinanzi alla tua: ed ecco che ti vedevo parlare con gli amici, e mi bastava osservarti per sorridere a trentadue denti e iniziare bene la giornata, e seppur prendevo un brutto voto, mi basta scendere le scale all'intervallo, vedere che mi passavi davanti, e sentirmi felice.
A me non importava se tu non mi notassi, bastava che io vedessi te.
Poi il Destino sembrava venirci incontro, e fu così che capitammo a fare un corso d'inglese insieme: la professoressa madrelingua, poi, sembrava volermi aiutare e inconsapevolmente, date le capacità linguistiche di entrambi, ci chiedeva molte volte di discutere insieme.
Ed era in quei momenti che dimenticavo le parole, i verbi, le congiunzioni... la mia mente si annebbiava, il cuore accelerava ma non so come la mia mente era comunque in grado di mantenere un controllo sulla situazione tale da permettermi di non svenire.
Una sera, per puro caso, eri online, nella chat: fu l'inizio della mia favola...2 ore a parlare ininterrottamente, a scoprire che avevamo moltissime cose in comune, e io – in quei momenti – speravo che in te potesse cambiare qualcosa.
Ma mi illudevo: eri fidanzato, il tuo cuore apparteneva a un'altra e io ero di troppo. Dovevo rassegnarmi che ero solo un'amica, o forse una semplice conoscente, e il mio cuore doveva capire che non era la strada giusta, che avrei solo rischiato di bruciarmi.
E io questo lo sapevo bene, e proprio quando iniziai con tutta me stessa, in tutti i modi, a tentare di dimenticarti, di non disperarmi più di tanto se non mi rispondevi in chat, oppure se mi salutavi con poche parole, il Destino mi girò ancora una volta un tiro mancino: ti vidi come sempre, scendendo le scale e ripromisi a me stessa di non “averti visto”, di voltare l'angolo ed ecco che tu mi sfiori la spalla, mi chiami.
Io mi girai e in quel momento sarei voluta correrti tra le braccia, baciarti e dirti quanto ti amavo.
Mi dicesti che ti scusavi se non mi avevi più risposto in chat, ma il tuo computer era andato in palla.
E pensare che la sera prima mi ero terribilmente infuriata perché non mi avevi nemmeno salutata!
Come facevo a odiarti, come facevo a non amarti, come facevo a non provare quello che provavo?
All'improvviso sei partito, sei andato fuori città e la mia unica consolazione è stata che come ti sono stata amica io e non ti ho potuto avere vicino a me, adesso anche la tua ragazza avrebbe patito un po', essendo tu lontano.
Discorso egoista e infantile? Non lo so, so solo che “ il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce”
  
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