“Allora,
ci siamo?” domando ai miei amici.
Il
piano non può fallire, ne siamo sicuri.
L’Homecoming è a pochi metri di distanza da noi e
siamo più che pronti ad agire
secondo il piano. Entrambi annuiscono con un ghigno stampato sulle loro
labbra.
E’ sera inoltrata, la palestra della scuola è
addobbata a dovere, a partire
dall’esterno, con tutte le decorazioni in tema anni venti; il
percorso che
stiamo attraversando per accedere all’istituto è
delimitato da candele e
piantine che definirei a dir poco inquietanti. Emetto un verso di puro
disgusto, che scatena una risata da parte di Kol. Mi domando
mentalmente a cosa
serva lavorare nel comitato studentesco per l’organizzazione
dei balli se i
risultati sono così scadenti. Scuoto la testa per
concentrarmi e pensare solo
al ballo o meglio, a come rovineremo il ballo. Sistemo il nodo alla mia
cravatta e con fare disinvolto faccio il mio ingresso in palestra;
faccio il
conteggio delle presenze e penso che siano solo due o tre le ragazze
che non mi
sono fatto, ovviamente, verranno rapidamente spuntate dalla lista. Kol
alla mia
destra e suo fratello Klaus alla mia sinistra.
“Allora,
hai detto a Jake di iniziare?”
“Non
ancora – proseguo – aspetta solo un mio
messaggio, comunque”
“Che
stiamo aspettando?” Faccio segno a Kol di
abbassare il tono di voce con una mano. Non rientra nei nostri piani
essere
scoperti prima di dare inizio a tutto ciò che abbiamo
progettato.
“Solo
che la fontana di cioccolato si riempia un
altro po’, dopo di che daremo inizio alle danze, si fa per
dire, ovviamente”
specifico.
“Pensi
sia davvero il caso di farlo?” domanda
mio fratello. Spunta improvvisamente dietro noi tre, allora ci voltiamo
e lo
scruto attentamente. È sempre stato quello più
educato e decisamente noioso,
fra di noi. Ovviamente non è particolarmente propenso a
portare avanti questo
piano che trovo a dir poco epico.
Evito
di rispondergli a tono perché, sul fondo
della palestra, sale una ragazza sul piccolo palco: capelli scuri
acconciati in
una strana coda piena di boccoli e un vestitino di cui farei volentieri
a meno.
In
effetti, è una di quelle da spuntare sulla
mia lista.
“Grazie
di essere venuti – inizia – Caroline,
Bonnie ed io siamo felici di dare il via al ballo”
“Kol,
dì a Jake di cominciare”
La
ragazza non ha nemmeno il tempo di
pronunciare un discorso che sicuramente sarebbe stato toccante e pieno
di buoni
propositi per il nostro ultimo anno; nel mio caso, il mio secondo
ultimo anno.
La
fontana di cioccolato esplode in un solo
colpo, lasciando che alcune ragazze lancino urli da ochette stridule e
che con
loro si sporchino anche i loro costosissimi vestiti. Mentre da un lato
l’organizzatrice bionda del ballo, strilla come una gallina
alla quale hanno
appena torto il collo, l’altra tenta invano di mantenere la
calma, ma sono più
che sicuro che possa scoppiare in una specie di pianto da un momento
all’altro.
Una
piramide di bicchieri da champagne crolla,
mentre il liquido chiaro scorre per terra e fa scivolare qualche povero
malcapitato che si agita più del dovuto.
Mi
poggio contro lo stipite della porta ed
insieme ai miei amici mi godo lo spettacolo; per un attimo la brunetta
incrocia
il mio sguardo in lontananza e sembra capire che possa fare parte di
questo
‘imprevisto’.
“Vi
prego, mantenete la calma!” esclama allora,
nella vana speranza di ristabilire un po’ di silenzio. Non
appena pronuncia
queste parole, tutte le luci si spengono, provocando vere e propria
urla di
terrore.
Nessuno
fa in tempo a rendersi conto della mia
esistenza perché sono già uscito, pronto a
cominciare questo nuovo semestre
all’insegna dell’alcol, e soprattutto, con
obiettivo quello di spuntare gli
ultimi nomi dalla mia lista.
Ma
ho parlato troppo presto.
Il
mattino seguente, dopo il ballo, il mio nome,
insieme a quello di Kol e Klaus viene richiamato
all’altoparlante al centro del
corridoio, dicendoci di presentarci immediatamente
nell’ufficio del preside.
“Cosa
succede?” domanda Klaus, osservandomi con
un guizzo di paura negli occhi.
“E’
tutto okay, Klaus. Non è per il ballo, è
impossibile. C’erano almeno un altro centinaio di persone in
quella palestra.”
Tento di tranquillizzarlo.
“E
se invece ci avessero scoperti?”
“Be’,
Kol, potremo vantarci in giro di uno
scherzo del genere. – stringo le labbra- Calma e sangue
freddo.”
“Sì,
signor preside, qual è il problema?”
domando con il solito tono strafottente che Michael, pardon, il signor
preside
odia, sedendomi al solito posto, sulla poltrona imbottita esattamente
al
centro, di fronte alla figura non così tanto imponente, del
dirigente scolastico.
Sembra
quasi scocciato dal dovermi vedere di
nuovo. Probabilmente è solo una mia impressione.
“Il
problema, signor Salvatore … è che lei
dovrebbe tentare di essere più come Stefan e smetterla di
fare un certo genere
di bambinate, lei – sposta lo sguardo su Klaus e Kol
– così come questi due
seduti accanto a lei.” Alza le sopracciglia ripetutamente
osservando tutti e
tre, prima di aggiungere “Vi prego, alla vostra
età” con un tono quasi
lamentoso, poggiando entrambe le mani sul bordo della scrivania.
Faccio
roteare gli occhi. “Il punto, qual è?”
“Il
punto è … signor Salvatore, che sappiamo
esattamente chi ha fatto cosa ieri sera, e le ragazze organizzatrici
del ballo
sono state più che chiare a riguardo. –
L’espressione dura si ammorbidisce-
Proprio per questo, i suoi due collaboratori, qui, dovranno ripulire
l’intera
palestra e occuparsi di smacchiare tutti i vestiti sporchi di
cioccolato e lei
– un ghigno compiaciuto di dipinge sul suo viso –
lei, invece, … si occuperà di
aiutare Caroline Forbes, Elena Gilbert e Bonnie Bennett con la gestione
del
nuovo progetto teatrale … che gliene pare?”
Klaus
si copre gli occhi con una mano, Kol
intona un motivetto di sconfitta.
Non
rispondo, mi limito a chiedermi chi sia la
brunetta delle tre, preparandomi a spuntare la mia lista.
“Ce
la vedo a lavorare sodo per lo spettacolo
invernale, sa? Due lunghi mesi di lavoro e preparazione gli faranno
sicuramente
cambiare atteggiamento… E’ proprio quello che fa
per lei!” sorride ironico,
mettendo in mostra due fossette odiose, odiose e insopportabili.
Mi
inumidisco le labbra, sorridendo di rimando
al preside. Un sorriso finto quasi quanto il suo colore di capelli
sempre
impeccabile nonostante l'età. Ma forse è meglio
se questo non lo dico.
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Qualcosa la si comprende dall'introduzione: Damon ed Elena sono accomunati da una scommessa, ovvero qualcosa che li avvicinerà, nonché il fulcro attorno a cui ruota gran parte della vicenda! Il prologo è breve ed è l'ambientazione è l'Homecoming, una festa americana che i liceali festeggiano appunto all'inizio dell'anno.