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Autore: clif    27/04/2014    2 recensioni
Carol Smith, una povera bambina orfana che viene maltrattata e denigrata dai suoi coetanei a causa del suo carattere chiuso e per lo strano colore dei suoi capelli. un giorno però avrà l'opportunità di abbandonare tutto ciò e a dargli questa possibilità saranno due misteriosi individui mandati da una grande casa farmaceutica. l'intera saga di Resident Evil riscritta dal suo punto di vista. Carol riuscirà a scoprire le sue misteriose origini e a sopravvivere all'incubo delle armi biologiche?
tratto dal primo capitolo della storia:
ormai non rimaneva molto tempo dovevo assolutamente
trovare il mio obbiettivo ed andarmene da lì. Supero ad una velocità sovrumana
tutti gli ostacoli e mostri che incontro sul mio cammino fino ad arrivare davanti al
porto. Eccomi qui! Sono arrivata finalmente –GGGRRRROOOOWWWWLLLL!!!- Ho
parlato troppo presto, mi volto e trovo davanti a me ancora quel fastidioso essere.
–Ora basta! Mettiamo fine a questa storia!- ringhio minacciosa andandogli incontro.
(raiting temporaneo, a seconda del vostro giudizio deciderò se cambiarlo o no)
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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14 novembre 1992: Oceano Atlantico

Ancora non riuscivo a crederci: ero finalmente uscita da quel posto. Proprio in

questo momento stavo sorvolando l’oceano Atlantico sopra di un jet velocissimo.

La poltrona su cui fino a pochi minuti fa stavo dormendo era comodissima, e

accanto a me vi era posto un bicchiere pieno di aranciata con accanto una

merendina: mi sentivo tanto una di quelle principesse che vedevo in televisione ma

che mai avevo sperato di imitare. Mi volto dietro per vedere i miei due

accompagnatori, nonché salvatori. William Birkin, l’uomo che Wesker aveva

chiamato “Will” stava seduto due posti dietro di me, era intento a parlare a bassa

voce al telefono, anche se non riuscivo a sentirlo ero più che sicura che stesse

parlando di me dato che ogni tanto alzava gli occhi nella mia direzione; Wesker

invece stava guardando fuori dal finestrino nel più completo silenzio. Da quando

ieri l’avevo conosciuto non si era ancora tolto gli occhiali (tranne quando ci

eravamo presentati), prima mi era quasi venuto l’impulso di chiedere perché li

portasse ma poi mi sono trattenuta rispondendomi che non erano affari miei. –OK,

si figuri… arrivederci- Il dottor Birkin, finito di parlare, mi rivolse un sorriso

compiaciuto –Sei contenta piccola Carol? Tra poche ore saremmo in America-

Sorrisi compiaciuta, non ero mai stata in America e se la mia vita nel vecchio

continente non era stata tutto questo granché, mi sarei rifatta nel nuovo. –Dove

siamo diretti di preciso?- Chiesi incuriosita –Nella città dove risiede la più grande

sede dell’Umbrella: a Raccon city- bene! Città di Raccon preparati a dare il

benvenuto a Carol Smith!

15 novembre 1992: Raccon city, stati uniti

Appena arrivati all’aeroporto privato dell’Umbrella. Degli uomini che ci erano

venuti a prendere raccolsero le mie valigie, il minimo indispensabile che avevo

all’orfanotrofio e ci fecero strada verso la limousine: non riuscivo ancora credere

che la mia vita fosse cambiata così tanto e nel giro di così poco. –Dove vivrò

precisamente?- Chiesi loro una volta saliti in macchina, anche se chiamare

“macchina” una cosa del genere era un insulto, in effetti non avevamo ancora

parlato di questa questione. Il dottor Birkin guardò di sfuggita il suo collega, come

a chiedere il permesso e poi mi rispose –Non rimarrai sempre in un luogo

specifico, sai per via delle analisi che dovremmo fare ogni tanto al tuo sangue, ma

per la maggior parte del tempo potrai stare a vivere nella sede dell’Umbrella: ci

sono molte stanze spaziose, comunque potrai uscire da lì quando vorrai- Era già un

passo avanti dalle sbarre che avevo nel mio precedente alloggio, non uscivamo

praticamente mai all’infuori del giardino interno. La cosa che mi lasciò confusa,

però fu l’altra parte del discorso –Perché? Cos’ha di strano il mio sangue?- In

effetti era stato quello a convincerli per portarmi qui con loro –Vedi…- Ma venne

interrotto da Wesker che aprì bocca dopo due giorni di silenzio –Signorina Smith!...-

Cominciò con un tono formale, anche se sembrava in realtà un modo per deridermi

–Deve sapere che il modo è diviso in due categorie: i superiori e gli inferiori.

Anche il mio sangue, come il suo, è speciale e questo ci permette di appartenere

nella prima categoria di persone- Non aggiunse altro, ed io ringraziai il cielo per

questo: questa conversazione stava cominciando a spaventarmi. Attraversammo in

pochi minuti il centro della città. Potei notare un sacco di edifici enormi: tra cui la

centrale di polizia, la scuola elementare, l’ospedale e il campanile; Non avevo mai

visto queste cose dal vivo. –La sede si trova in un piano seminterrato, mi

raccomando stai attenta ai gradini- Disse il dottore mostrandomi la porta di un

magazzino. Come se mi avesse letto nel pensiero, Wesker si affrettò a spiegarmi

-L’entrata è segreta, i modi per accedervi sono più di uno ma questo sarà quello

che utilizzerai tu- Spalancata l’entrata mi ritrovai di fronte a una lunga rampa di

scale. Incredibile, qui niente era come all’apparenza sembrava, ne presi nota. –Devi

stare attenta a non perderti e ti informo da subito che molte zone del settore non

sono accessibili per te, come per molti altri: tutto chiaro?- Mi chiese Birkin una

volta arrivati a destinazione; ma io non risposi, ero troppo concentrata a guardare

l’immenso corridoio bianco che stavamo attraversando: sembrava uno di quei

corridoi che in cui nei film facevano esperimenti strani. –William!- Ci girammo al

suono della voce, una donna con i capelli biondi ed un camice bianco ci stava

venendo incontro tutta trafelata: somigliava vagamente al dottor Birkin. Appena

raggiunti scoccò un veloce bacio sulle labbra di quest’ultimo: stavano insieme?  

-Tesoro devo mostrarti i risultati di quegli ultimi test che mi avevi chiesto di

effettuare- Continuò incamminandosi con lui lungo un corridoio laterale –Sono

contenta che sei tornato, mi sei mancato tantissimo- La sentii aggiungere piano.

Doveva essergli mancato veramente tanto, dato che non si era resa nemmeno

conto della mia presenza e di quella di Wesker. Vidi quest’ultimo sbuffare, certi

atteggiamenti sdolcinati lo irritavano, mi erano bastati un paio di giorni per capire

questo lato del suo carattere, poi però notai un sorriso strano formarsi sul suo

volto –Carol, vieni con me, vorrei metterti alla prova- Disse guardandomi negli

occhi, anche se non potevo dirlo con assoluta certezza –In che senso?- Ma senza

rispondermi cominciò ad incamminarsi nel corridoio opposto a quello che avevano

preso “William e signora”. Senza grande fatica riuscii a raggiungerlo, non solo non

aveva aspettato una mia risposta ma non aveva intenzione di aspettare neanche me

a quanto pare, dopo pochi minuti raggiungemmo una stanza con una porta blindata.

–Voglio provare come te la caverai contro Cerberus- Chi era Cerberus? Non feci in

tempo a chiedergli che lui mi aveva già fatto entrare dentro la stanza: era troppo

buio per poter vedere qualcosa. –Se sarai in pericolo, ti verrò a salvare, stai

tranquilla- Disse lui chiudendo la porta e lasciandomi nel buio più totale. Ok! Ora

non ci capivo veramente più niente, cosa voleva che facessi qui dentro? –Cosa

devo fare? Non riesco neanche a veder…- Non feci in tempo a finire la frase che

venni interrotta da un inquietante e forte ringhio che riecheggiò nel buio. Rimasi

letteralmente paralizzata dalla paura, cos’era stato? Proprio in quel momento si

accesero le luci mostrandomi una stanza bianca e vuota, o meglio quasi vuota, al

centro della stanza vi era una gabbia d’acciaio con dentro un cane orribile: era più

grande, pieno di sangue e carne marcia. –AIUTO!- Gridai in preda al panico quando

mi accorsi che la porta della gabbia era soltanto accostata –Non può farti nulla,

attaccalo!- Sentii la voce di Wesker da dietro il muro. Subito la creatura uscì dalla

gabbia e cominciò ad avvicinarsi –TI prego, apri!- Cominciai a prendere a pugni la

porta che mi divideva dalla salvezza ma era del tutto inutile. Dietro di me il cane, o

Cerberus come l’aveva chiamato Wesker, cominciò a ringhiare e in un attimo mi

saltò addosso. Mi girai e, nel disperato tentativo di difendermi, diedi un pugno in

pieno muso al mostro, in tutta risposta lui emise un guaito e volò via ma io ero

troppo occupata ad uscire di lì. Solo dopo essermi calmata ed aver constatato di

essere al sicuro mi resi conto di ciò che avevo fatto: avevo scaraventato con un

solo pugno quel mostro dall’altra parte della stanza e poi avevo sfondato il muro

andandoci contro con il corpo. –M-ma- Non riuscivo neanche a formulare una

frase di senso compiuto –Cosa è successo qui?!- Vidi il dottor Birkin in compagnia

della donna con cui era andato via, venire verso di noi a grande velocità, aveva un

espressione molto preoccupata e anche piuttosto seccata –Albert, ma cosa diavolo

hai fatto?!- Urlò infuriato andandogli contro, mentre la donna mi guardò per la

prima volta, anche lei sembrava preoccupata. –Ho solo voluto testare le capacità

della nostra ospite contro l’ultimo esperimento- Rispose Wesker tranquillo –Cosa?!

Le hai aizzato contro Cerberus?! Ti rendi conto che quell’essere è del tutto

instabile?! Ha già ucciso tre dei nostri soldati!- -Non c’è bisogno di agitarti Will,

come puoi vedere è riuscita a mettere a “nanna” il cucciolotto, l’unica pecca è stata

il fatto che Cerberus è l’ha morsa alla mano quando lei lo ha colpito- A quelle

parole mi guardai la mano e in effetti aveva il segno molto profondo di un morso:

spaventata com’ero non me n’ero nemmeno resa conto. Vidi i volti del dottor Birkin

e della donna sbiancare di colpo e quest’ultima venirmi accanto –Fammi un po’

vedere tesoro: io mi chiamo Annette e tu?- Mi chiese lei mentre esaminava la

portata della ferita –Carol Smith- Non riuscivo a capire tutta questa

preoccupazione, in fondo era un semplice morso, qualche punto e tutto si sarebbe

risolto. –Will potresti dire a tua moglie di smetterla di preoccuparsi in questo

modo? Se per un attimo tornasse calma potrebbe vedere benissimo che non c’è

niente di cui preoccuparsi- Vidi l’espressione di Annette contrarsi in un

espressione furiosa, sicuramente rivolta verso Wesker, ma subito quell’espressione

scomparve lasciando il posto ad una basita. Anche il dottor Birkin aveva gli occhi

sgranati, mentre Wesker era del tutto tranquillo, quasi compiaciuto. Abbassai lo

sguardo incuriosita e mi accorsi, con mia grande sorpresa, che la ferita alla mano

si era quasi del tutto rimarginata –Ma cos…?- Ma la dottoressa non riuscì a

formulare neanche una frase di senso compiuto di fronte a questo strano fenomeno

–Non sarà stato il morso di quel mostro?- Chiesi spaventata ricordando uno strano

film che avevo visto in televisione, qualche tempo prima: parlava di una persona

che dopo essere stata morso da un lupo si trasformava anch’essa in un lupo quando

c’era la luna piena. –No stai tranquilla, questa capacità l’avevi già da prima, insieme

alla forza strabiliante che hai tirato fuori prima- Mi rispose tranquillo Wesker –Ma

com’è poss…- Prima che potessi finire la frase continuò soddisfatto –Te l’ho già

detto che tu sei superiore agli altri e ti avevo anche detto che con le tue capacità

potrai tornarci molto utile- Concluse di nuovo con quello strano e inquietante

sorriso sulle labbra.


 
  
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