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Autore: Scarlet Jaeger    28/04/2014    3 recensioni
"Una canzone può anche non parlar d'amore
E ancora con tutto il cuore te lo dico
Anche se da due settimane non sei più
Mio amico."
Dalla canzone dove è nata questa song fic
Genere: Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Hisashi Mitsui
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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"Lui"

Vorrei ringraziarti vorrei stringerti alla gola 
Sono quello che ascoltavi, quello che sempre consola

[…]
Vorrei ricordarti che ti son stato vicino 
Anche quella sera quando ti sentivi strano 
E ho sopportato 
Però adesso non rivoglio indietro niente 
Perché ormai secondo te ho tutto quello che mi serve 
Un applauso forte sotto le mie note 
Una copertina ed anche un video forte 
Fidanzate tante quante se piovesse 
Anche se poi le paure son le stesse 
Ora che ho sempre tantissimo da fare 
Dici che non ho più tempo per parlare 
Ma se solo bisbigliando te lo chiedo 
Tu sarcastico ti tiri sempre indietro 
E quindi... 

 

Esco di casa tranquillamente alle prime luci dell’alba, come da qualche giorno a questa parte. Non mi ero mai accorto di quanto fosse bella la prefettura sotto i primi raggi del sole che illuminano la via di fronte a me. La città è ancora addormentata, però il lieve vociare degli studenti riversi in strada mi fa sorridere.
Tendo un orecchio verso il cinguettio degli uccelli e la vita che sta per svegliarsi di nuovo accanto a me. Mi accorgo solo adesso di quanto ho vissuto senza che me ne accorgessi, eppure questi piccoli dettagli ci sono sempre stati. Ma, purtroppo, ero io ad essere diverso.
Mi acciglio pensando a com’ero solo pochi giorni fa, coi capelli lisci ricadenti lungo il viso e la divisa, adesso finalmente sistemata, prima trasandata e lasciata allo sbando…come me.
Ricordo molto bene la rissa avuta in palestra, e non posso fare a meno di pensare a lui…
È vero, sono stato io a voler tagliare tutti i ponti con la mia vecchia vita e con Tetuso, ma non perché mi abbia fatto qualcosa, ma solo perché ho paura di ricadere vittima del teppismo. Non posso dimenticare il sarcasmo che avevo verso i miei coetanei, la rabbia repressa verso uno sport ed i suoi giocatori, solamente perché pensavo che non avrei più potuto giocare. Mi ero chiuso in me stesso senza un’accidenti di aspettativa, me l’ero presa con gli altri per l’incapacità di andare avanti.
Ma ora l’ho fatto, sono andato oltre…e ciò che ero prima mi fa ancora paura. Se abbasso gli occhi, ho paura di vedere la mia stessa ombra coi capelli lunghi. Ma non posso liberarmi di quella parte di me, purtroppo c’è e c’è sempre stata. Posso solo cercare di essere migliore e recuperare i vecchi rapporti che, per colpa del mio orgoglio, avevo interrotto.
Tu hai sempre avuto un carattere forte ed autoritario, un po’ come avevo impostato il mio cercando di eguagliarti. I sentimenti contrastanti che provavo verso me stesso e la mia vecchia squadra mi avevano accecato.
Ma tu eri comunque fiero di me…
Non avevi regole, come non ne avevo io. Vivevi da solo, come ero costretto a fare io dopo che mi buttarono fuori di casa. Ti piaceva fare a botte solo per il gusto di farlo, come a me.
Adesso però, l’unica cosa che vorrei sentire sotto le mie mani è quella palla arancione che, inconsciamente, mi è mancata più di quanto pensassi.
E ce l’ho fatta, sono riuscito a riprendere in mano la mia vita. È questo che è Hisashi Mitsui, che è sempre stato e sempre avrebbe dovuto essere: uno sportivo, non un teppista.
Ma, sono sicuro, che se per caso adesso ti incontrassi di nuovo tu saresti fiero di me in ogni caso. Mi faresti i complimenti e mi guarderesti col solito ghigno soddisfatto che ti ho sempre visto fare e, dopo avermi chiamato “campione” come al tuo solito, saresti partito di nuovo all’avventura seduto sulla sella dura della tua moto, la stessa con cui mi portavi a giro.

 

 

E' che ti sono debitore di emozioni 
E' che al mondo non ci sono solo buoni 
Magari questo lo sapevo ma è diverso 
Viverlo sulla tua pelle come ho fatto io con te 
E fu Latina a farci unire e poi pagare 
Una canzone può anche non parlar d'amore 
E ancora con tutto il cuore te lo dico 
Anche se da due settimane non sei più 
Mio amico.

 

E devo dirti grazie per quello che hai fatto per me, anche se continuo a ripeterlo solo nella mia mente. Sono un codardo, lo ammetto, perché non ho neanche il coraggio di dirtelo tramite un semplice messaggio. Non ho il coraggio di sentire la tua voce, come non l’ho per guardarti in faccia.
Sono io che ho sbagliato, e mi prendo tutte le colpe. Sono io che voglio andare avanti, e per quanto ti sono debitore, nel mio futuro tu non puoi più esserci.
Ricordo ancora quando ci siamo conosciuti la prima volta: ero un bambino di appena 9 anni ed, all’uscita dalla scuola elementare, guardavo a terra come mi aveva sempre detto mia madre: “non guardare in faccia nessuno, continua per la tua strada e non fermare a parlarti con gli sconosciuti”.
E così feci, fino a che non ti travolsi con la mia misera altezza.
Tu eri più alto di me e, vedendomi, ti mettesti a ridere per il fastidio subito da parte di un moccioso.
Avevi già i capelli corvini abbastanza lunghi e, per le regole del liceo che avevi appena iniziato a frequentare, li tenevi legati con una croccia sulla nuca. Non c’era nessun accenno di barba sul tuo mento, ma dai tuoi occhi penetranti si poteva già notare tutto. I lineamenti erano più infantili, nonostante l’altezza, e la divisa scolastica era esattamente come la mia: trasandata e sporca, ma si notava che lo era per via delle risse. Seppi solo in seguito che la tua era una famiglia benestante e che tu vivevi da solo perché ai tuoi genitori avevi provocato troppe grane. Ma non hai mai smesso di fare quello che volevi; dopo esserti fatto regalare una moto per il conseguimento del diploma –unica felicità che volesti dare ai tuoi parenti- iniziasti a lavorare per mantenerti.
A me, già da quel periodo, mi sembrasti un esempio da seguire, nonostante le cose brutte e la vita spericolata che vivevi.
«Hey moccioso, togliti dai piedi!» Mi dicesti incredibilmente divertito. Mi sarei aspettato un ghigno furioso per averti urtato o aver provato a tagliarti la strada, ma non c’era.
Comunque mi agitai non poco…
«Scu…scusa…» Dissi titubante, abbassando gli occhi a terra, laddove vidi delle macchie di sangue. Non mi ero accorto che dal tuo braccio spiccava una ferita notevole.
«Ma…ma sei ferito!» Dissi rimarcando l’ovvio, puntando i miei occhi curiosi di bambino su quel liquido scarlatto che, anni dopo, avrei fatto uscire dalle ferite che io stesso avrei provocato agli altri.
«Già…» Disse facendo spallucce, continuando a tenere sul volto un’espressione di puro divertimento, come se non sentissi per nulla il dolore lancinante che doveva provocarti. «E tu troppo curioso…» Continuò scoppiando in una risata che mi fece trattenere il respiro e la saliva incastonata in gola.
Ero rimasto pietrificato. Volevo scappare, ma avevo solamente stretto la presa sulle spalline della cartella che avevo in spalla.
«Di un po’ mocciosetto: tu conosci il dolore no?» Continuò a ridacchiare, gesto che, insieme alla domanda, mi fecero alzare un sopracciglio.
Per fortuna lui non aspettò la mia risposta che, probabilmente, non sarebbe mai arrivata.
«Anche tu hai un segno di guerra…» Asserì indicandosi il mento e capii che doveva riferirsi alla cicatrice sulla parte sinistra del mio mento.
«Me…me la sono fatta cadendo dalla bici…» Continuai altalenando la voce. Doveva aver capito che ero terrorizzato ed in imbarazzo e giocava con questo.
«Dalla bici eh…trasgressivo!» Pronunciò scoppiano nell’ennesima risata che mi fece serrare le labbra. «Dalla bici si passa alla moto. È il passaggio più bello. E dalle cicatrici infantili si passa a quelle più serie, come questa, che brucia un casino!» Continuò a sorridere sarcasticamente e quelle parole strane mi incantarono e feci il gesto che, io stesso, non mi sarei mai aspettato.
«Tieni, mettici questo!» Gli porsi il mio fazzoletto di stoffa sulla quale erano stampate delle immagini di un anime in voga in quegli anni.
Lui con un sopracciglio alzato lo guardò, forse anche schifato, ma dalla mia espressione ferma capì che non avrei tirato indietro la mano.
Prese la salvietta fra le dita e l’aprì per guardare meglio le figure, poi scoppiò in una risata più divertita di tutte le altre.
«Saint Seiya*…sei sulla buona strada “campione”. Torna qua domani, ti ridò il fazzoletto pulito e qualche dritta! Mi stai simpatico, e frequenti la mia vecchia scuola. I miei compagni delle elementari erano tutti dei cazzoni!» Rise e dopo avermi fatto un cenno con il braccio e senza darmi alcuna possibilità di controbattere, mi lasciò con quella misera richiesta.
Il giorno dopo, quello dopo ancora, e quelli a venire, mi ritrovavo insieme a lui in uno dei campetti di Basket abbandonati. Io gli insegnai a tirare a canestro e lui mi insegnò a tirare pugni.
Ci si compensava così e, senza accorgersene, sono passati otto anni.
Anni che, all’Hisashi Mitsui di adesso, fanno davvero molto male.
A volte vorrei dimenticare tutti i tuoi insegnamenti, dimenticare la tua vicinanza che mi ha portato in brutti giri quando ero particolarmente instabile.
Sono sempre stato un ragazzo diligente e fermo nelle mie scelte di non farmi coinvolgere, ma tu sfruttasti la mia rabbia.
Ti sono comunque grato per quello che hai fatto per me. Mi hai accolto nel tuo appartamento quando non sapevo dove andare; sei stato per me come un fratello, un esempio da seguire ed un maestro.
Ma adesso è tempo di tornare alla “normalità”.
Le nostre strade si dividono.
Tu continua a scorrazzare per le vie della città con la tua impeccabile moto rossa. Io continuerò a calcare i campi da gioco con le mie bianche scarpe da Basket.
Fine

 

Angolo autrice:

Salve a tutti :3 quest’oggi vi propongo una piccola song-fic per farmi perdonare del ritardo che sto avendo nel postare la long fic :S Perdono, ma col lavoro il tempo scarseggia e nel tempo libero cerco di riprendere le ore di sonno perse! Non temete comunque, sapevo benissimo che non avrei avuto tempo da metà Aprile, ma ho comunque voluto provare a metterla per farvela leggere e quindi mi impegnerò anche a finirla (anche se gli aggiornamenti non saranno frequenti come prima!)

State comunque in attesa e spero che questa piccola one shot vi sia piaciuta ^^

L’ispirazione mi è venuta ascoltando in macchina questa canzone nei miei soliti giri a zapping nelle stazioni radio (per fortuna ho i comandi al volante xD) e, come avrete capito (oltre alla canzone che è di Tiziano Ferro-Ti voglio bene) è scritta in prima persona secondo i pensieri di Mitchi :3 Spero di non essere sfociata nello Shonen-Ai, perché non era assolutamente mia intenzione! Il rapporto che vedo fra loro è quello che ho descritto: intenso, ma come due ottimi amici e quasi fratelli. Null’altro ;)

Inoltre, mi sono inventata il loro primo incontro e ciò che ne consegue (oltre il background di Tetsuo)^^ mi serviva l’imput di conoscenza xD in qualche modo devono pur essere diventati così amici xD E per quanto riguarda la cicatrice ho esplicitamente detto che l’aveva fin dalle elementari anche se nell’anime, nei flash back delle medie, si vede palesemente che il viso di Hisashi, oltre che meraviglioso u.u, era liscio e perfetto! Comunque l’ho fatto ai fini della trama xD

*= Citazione necessaria di uno dei miei anime preferiti u,u

Nulla, che altro dire, all’inizio l’avevo pensata su Hisashi ed Hasegawa, ma mi doleva davvero scrivere di una possibile rottura fra loro perché sono destinati ad avvicinarsi, non ad allontanarsi u,u (devono fare i conigli, come dice Slanif xD)

Bene, davvero non ho altro da dire!

Un bacione a tutti,

al prossimo aggiornamento della long!

  
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