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Autore: Longview    28/04/2014    2 recensioni
Raccolta di undici one-shot ispirate ai "If you ever felt..." del video di I'm not okay c: non saranno collegate le une alle altre da un pairing o da un genere unico, ma varieranno in base all'ispirazione del momento :)
- 1. "...Alone" Personaggi: Gerard, Frank
- 2. "...Rejected" Personaggi: Frank, Mikey
- 3. "...Confused" Personaggi: Frank
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Hola a todos! Ho voluto cimentarmi in questa... cosa. Non ho idea di cosa ne sia uscito, è la prima volta che scrivo una raccolta, e per di più partendo dal titolo delle singole os. Saranno in tutto undici (Alone, Rejected, Confused, Lost, Anxious, Wrong, Unclean, Ungry, Ashamed, Curious, Used) e credo ne pubblicherò una alla settimana, massimo due. Sarei felice di avere una vostra opinione, un piccolo commentino... anche un semplice "datti all'ippica" (?). Mi scuso in anticipo se c'è qualcosa di strano nell'impostazione del testo, ma purtroppo l'editor di efp non voleva proprio collaborare D:             
Anyway, ora vi lascio alla lettura c: (anche perchè credo che entro trenta secondi  mi andrà a puttane la connessione quindi mi devo sbrigareeeeee D:). 
Ci si vede alle recensioni, pipppppollll (se mai ce ne saranno). 
-Longview   
 
 

If you ever felt…

 

…Alone




Gli esami all’università lo stavano uccidendo. Le sue giornate erano scandite dalla solita routine: la mattina si svegliava, puntualmente si scopriva in ritardo e correva in aula ad attendere che il docente pronunciasse il suo nome, per esaminarlo. Così da due settimane. E il tutto  era condito dalla sua proverbiale ansia, che non lo abbandonava mai da che ne avesse ricordo.
In mezzo agli impegni continui, tra lavoro, studio e lezioni a ogni ora del giorno, difficilmente Gerard riusciva a ritagliarsi del tempo per se stesso o per distrarsi con i suoi pochi amici. Gli sarebbe piaciuto fare uno squillo a suo fratello, sentire come stava e come andavano le cose a scuola, e magari invitarlo a prendere un caffè da lui uno di quei giorni. Ma sapeva che entrambi erano troppo occupati per permettersi di prendersi una pausa.
Non era mai stato un ragazzo con molti amici lui, era una di quelle persone che non amano la compagnia di altri esseri umani. Ma in quei momenti non poteva negare di sentirsi solo. Non gli faceva effetto la solitudine in sé, ma il fatto di non avere nessuno con cui condividere quello che gli succedeva, con cui parlare dopo una dura giornata di lavoro, o con cui riempire il poco tempo libero che aveva senza dover ricorrere alle sue amiche/nemiche di vecchia data, le inutili bottiglie di birra e alcool che lo perseguitavano da anni.
Da ore era chino sui libri, ripassando per l’ultimo esame che avrebbe dato il giorno seguente, conscio che, oltre a quello, aveva da terminare un importante progetto, da consegnare al suo datore di lavoro entro il mattino dopo. Erano le cinque del pomeriggio, e Gerard ebbe l’improvvisa realizzazione di essere nella merda. Si strofinò a palmi aperti gli occhi, nel tentativo di far sparire tutta la stanchezza come per magia, e magari di far tornare indietro di qualche ora le lancette dell’orologio.
Voleva che tutto andasse per il meglio, ma non era una cosa possibile. Improvvisamente si sentì pervadere da uno strano senso d’ansia, che gli opprimeva il torace e non lo lasciava respirare. Aveva un gran bisogno di vomitare, sentiva distintamente tutte quelle orribili sensazioni che, ne era abbastanza certo, lo stavano portando ad avere un attacco di panico, spingere nell’esofago, o forse lungo la trachea, e che si stavano preparando ad esplodergli nella cassa toracica.
Prese qualche respiro profondo; il suo pensiero costante in quel momento era quello di non perdere tempo, ma non sapeva come sarebbe riuscito ad uscire da quella situazione senza l’aiuto di qualcuno.
Calde e pesanti lacrime presero a cadere dai suoi occhi oliva, piene di angoscia e stress. Avrebbe voluto smettere, nascondere i suoi sentimenti a una presenza immaginaria, forse a se stesso, o magari ricevere un abbraccio -si sentiva patetico, ma era quello che voleva-, qualche parola di conforto sussurrata nell’orecchio. Ma continuava ad essere solo, in quell’appartamento. Avrebbe tanto voluto che una certa persona fosse lì con lui…

Il suono del campanello della porta d’ingresso lo fece saltare in piedi con uno scatto, facendo ribaltare la sedia su cui era seduto. Vide le sue mani tremare, ma dovette farsi forza e asciugare le lacrime, riacquistando, almeno in parvenza, un po’ di calma. Si diresse verso la porta e, prima di aprire, prese un ultimo profondo respiro.
-Gee!- tutto quello che Gerard riuscì a visualizzare fu il viso sorridente di un ragazzetto un po’ più piccolo di lui, che lo guardava con due occhi tanto dolci e pieni di gioia. Anche lui avrebbe voluto scoppiare dalla felicità, perché era troppo bello per essere vero vedere un volto tanto famigliare. Quello del suo ragazzo.

-F-Frank…?- non ci voleva davvero credere. Giusto pochi minuti prima stava pensando a lui, a quanto gli sarebbe piaciuto se fosse stato lì, a tirargli su il morale, a  farlo stare meglio. Gli mancava.
-Sono venuto a trovarti… spero non ti dispiaccia- il sorriso che il più piccolo gli rivolse gli fece sciogliere il cuore. “Ovvio che no”, avrebbe voluto rispondergli. Ma l’unica cosa che gli uscì dalla bocca fu un sospiro: tutto quello che fece dopo fu gettargli le braccia al collo e stringerlo a sé, togliendogli quasi il fiato, e riprendendo a singhiozzare sulla sua spalla.
Frank non fece domande, lasciò che si sfogasse, confortandolo e rassicurandolo come solo lui sapeva fare. E Gerard non desiderava altro.

 

  
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