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Autore: prayfortheheartless    28/04/2014    1 recensioni
C’era chi ci chiamava ribelli, chi ammoniva i propri figli etichettandoci come cattivi esempi, chi diceva fossimo malati e chi invece pensava fossimo solo dei ragazzini infantili, ma da queste parti ci chiamavano con un solo nome, ‘killjoys’, che alla lettera vuol dire ‘guastafeste’, quelli che la gioia la ammazzano, non la creano.
Eppure ci donavamo speranza a vicenda: Fun me ne dava ogni secondo, ad ogni sguardo, Kobra e Jet erano mio fratello e il mio migliore amico e senza di loro difficilmente sarei sopravvissuto in quel posto, noi quattro insieme ci univamo ad altri venti o trenta ragazzi e insieme dominavamo il deserto.
Noi, a differenza di tutti gli altri, eravamo così vivi da non aver bisogno di avere un mondo perfetto per essere felici. Volevano ammazzarci? Lo avessero fatto.
Nessuno uccide mai del tutto chi combatte col cuore.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro, Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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'Cause no one wants to die.

Non pensavo che sarei rimasto là per così tanto tempo.
Non fiatare, mi dicevo, fa' meno rumore possibile, mangia quel che hai e cerca di non finirlo, perché potresti pentirtene. Resta nascosto. Rimani in silenzio. Prima o poi andranno via, non ti preoccupare, tornerai a casa dalla tua famiglia, presto. In fondo non è la prima volta che rimani bloccato fuori, no? Vero.

Ma non eri mai stato via per tre giorni di fila da solo e sperduto in mezzo al vuoto, per non parlare dei draculoids fermi là, a duecentocinquanta metri di distanza, che t'impediscono di fare un solo passo senza essere scoperto. E il cibo che inizia a scarseggiare. E il pickup rosso con le provviste lontano almeno cinquanta metri da te.
Per fortuna il piccolo veicolo sembrava abbandonato e distrutto anche se perfettamente funzionante, ma che grazie ai colori della vernice, ai tagli e ai graffi non sembrava altro che un rottame come tanti in quella zona, e nessuno di quegli stronzi avrebbe perquisito un oggetto così inutile. Tutto grazie a Fun Ghoul che, una volta rubato, aveva fatto di tutto per renderlo praticamente invisibile.

Ah, Fun. Il mio Fun.
Lo avrei mai rivisto? Chissà se era preoccupato per me, non vedendomi tornare per tre giorni. "Promettimi che non farai l'eroe", mi aveva detto prima di andare, "promettimi che tornerai il prima possibile, già mi manchi".
E con un bacio e la nostra promessa sulle spalle c’eravamo salutati, sperando di riabbracciarci quella stessa notte. Ma non tornai. Mi sono fermato dietro una roccia per mangiare, guidando verso casa, quando una loro pattuglia si è fermata proprio lì vicino, per i soliti appostamenti di controllo. Non potevo rischiare che mi seguissero fino alla tana, quindi ho semplicemente aspettato, ma non sono immortale, non sopravvivo a lungo.

Rannicchiato sulle ginocchia li guardavo, bevevo e mangiavo, dormivo poco e male, pensavo ad un piano ma sarei morto piuttosto che mettere in pericolo quella che ormai era la mia famiglia, la mia casa, il mio tutto.
Poi ho deciso che avrei corso. Sarei arrivato all'auto prima di loro, e poco importa se mi avessero scoperto subito, sarei andato nel verso opposto, via di là. Lontano da casa.

Oh andiamo, non potevo morire in quel posto, di fame, sete o caldo. Cioè, insomma, sono su tutti i giornali, ho una taglia sulla testa, mi cercano ovunque e muoio così? Certo che no. Sulla copertina del quotidiano nazionale di martedì scorso c'era la mia faccia con scritto "contro il governo, contro la pace" in caratteri cubitali. Dicono che io sia un criminale, c'è chi parla di me come un ribelle, chi mi definisce un ragazzino annoiato, ma da queste parti mi conoscono come Party Poison. Tranne che per Fun, Kobra e Jet, per loro sono semplicemente Part.

Che cosa avrebbero fatto? Un articolo di giornale intitolato "Fuorilegge muore di fame nel deserto"?
Non lo avrei permesso.
Quindi, come dicevo, sarei arrivato all'auto di corsa e il resto lo avrei improvvisato, in fondo da queste parti conosco strade e scorciatoie di cui anche io alcune volte sospetto l'esistenza, non sarebbe stato difficile seminarli in un batter d'occhio. Così mi guardai attorno, tirai all'indietro i capelli e puntai lo sguardo dritto verso l'auto, respirando profondamente e abbassando la maschera gialla sui miei occhi.
Scattai in avanti senza pensarci due volte facendo stridere rumorosamente i miei stivali al suolo, sentii un urlo nella mia direzione ma non ci feci caso, in fondo sapevo che mi avrebbero visto e non sarebbe stato difficile riconoscermi poiché, mi sembra ovvio, svantaggio dei miei capelli rosso fuoco era proprio che non passavano inosservati. Aprii la portiera e misi in moto l'auto, entrando e chiudendo lo sportello alle mie spalle, sfrecciando in avanti e accelerando il più possibile verso il sentiero più vicino.

Corri diamine, corri più veloce.
Erano ovunque, quegli stronzi. Svoltai a destra, poi a sinistra, mi morsi il labbro fino a farlo sanguinare e sentii una voce al megafono urlare "fermati, possiamo aiutarti a vivere meglio".
Vaffanculo, piuttosto mi ammazzo io stesso, vado a schiantarmi su quella roccia laggiù e mi uccido.
Di nuovo a destra, poi a sinistra, dritto, sinistra, destra, destra, ancora destra, poi sinistra, sinistra, destra, dritto, e infine a sinistra. Davanti a te vedrai un bivio di quattro strade, prendi la terza e al primo incrocio svolta tra il sentiero in avanti e quello a sinistra, in mezzo al nulla, finché non vedi una piccola stazione di servizio abbandonata in lontananza, dopo circa un chilometro. Prima di lasciare indietro tutti loro dovetti percorrere cinque o sei vie alternative, e per fortuna non fu difficile, perché il governo non forniva mezzi veloci e dai motori avanzati per semplici postazioni di controllo. Beh, comunque per le quattro e mezza della mattina dopo eccomi accostare il pickup al piccolo portico occupato da quattro pompe per la benzina.

Fun uscì dalla porta sul retro prima ancora che io aprissi lo sportello dell'auto, camminando verso di me urlando. "DOVE CAZZO SEI STATO? SPIEGAMELO. CHE TI HANNO FATTO QUEI PEZZI DI MERDA? IO SPACCO LA FACCIA A TUTTI, GIURO. LA PROSSIMA VOLTA NON TI FACCIO ANDARE DA SOLO, CIOÈ, TRE GIORNI PART, TRE GIORNI, INIZIAVO AD IMMAGINARE IL PEGGIO. NON FARMI PIÙ UNA COSA DEL GENERE. VAFFANCULO, TRE GIORNI! NON TORNAVI PIÙ, PENSAVO TI AVESSERO PRESO, PORCA PUTTANA!"

Io semplicemente rimanevo lì, aspettandolo con le braccia spalancate, finché non sprofondò il visto nel mio petto fino a farmi male. Non che m’importasse, ovviamente, per quanto mi riguarda avrebbe potuto anche pugnalarmi, non mi sarebbe interessato finché a farlo fosse stato lui. Gli accarezzavo i capelli e lui lentamente si calmava, come un bambino. Lo guardai negli occhi con aria premurosa, quando si staccò di scatto e si voltò verso la porta camminando con i pugni stetti. "Tanto lo so che mi ami" risi piano, e lui a stento mi sentì. "Me ne vado a dormire, tu vaffanculo, vedi di andartene da qualche altra parte anche stanotte", camminava con aria decisa ma fragile, ed ebbi a stento il tempo di urlargli "il tempo di sistemare le provviste e sono da te", che lui già aveva chiuso la porta alle sue spalle.

Kobra e Jet mi raggiunsero quasi subito, con l'aria assonnata di chi, a differenza di Fun, quella notte aveva cercato di dormire.
"Bentornato.." mi disse il primo sbadigliando e abbracciandomi stanco, mentre l'altro mi salutava con un cenno della mano ed un sorriso esausto.
"Tutto bene? Hai un taglio orribile là sul braccio..." un taglio? Quale taglio? Non ci avevo fatto caso, probabilmente me l'ero procurato strisciando involontariamente l'arto sulla roccia scattando verso l'auto, ma iniziavo solo in quel momento ad accorgermene.
Beh, comunque sia Jet mi aiutò subito a disinfettarlo e fasciarlo, lasciandoci una benda bianca perfettamente pulita, con solo un paio di macchie rosse che lentamente si espandevano sulla stoffa.
Prendemmo le scatole marroni e le portammo nel piccolo ma sufficiente magazzino: non avremmo più avuto bisogno di cibo per almeno un mese.

"Vai da Fun" mi disse Kobra dopo poco "sai quanto si preoccupa se non torni".
"Lascialo calmare prima, ricordi la scorsa volta? Stava per colpirmi con uno stivale".
"Ma poi ti ha chiesto scusa".
"Ma stava per centrarmi l'occhio".
"Non è colpa tua, Part", intervenne Jet, "è ovvio e lui lo sa, ma capito, da quando Val è stato..insomma..da quando l'hanno preso..ha perso suo fratello, non sopporterebbe di perdere anche te".
E aveva ragione, Fun era molto impulsivo e per questo reagiva così gravemente, certo, ma voleva solamente che io restassi. E sarei rimasto al suo fianco, non lo avrei abbandonato per nulla al mondo.
Per fortuna non ci mettemmo molto e, una volta data la buonanotte a mio fratello e a Jet mi diressi in camera mia e di Fun, aprendo e chiudendo silenziosamente la porta e sfilandomi giacca e pantaloni. Ero distrutto, e senza pensarci due volte in un batter d'occhio ero già sotto le coperte, con la testa di Fun che s'era subito posata sul mio petto.

"Mi fai schifo", mormorò, abbracciandomi.
"Fa niente", gli risposi.
"Egoista del cazzo".
"Sono cose che capitano".
"Ti odio".
"Certo, si", sorrisi divertito, ma senza che lui potesse vedermi.
"Part, fallo un'altra volta e ti ammazzo, dico sul serio".
"Okay".
"Okay".
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo, finché non mi decisi a parlare, nonostante stessi morendo di sonno.
"Fun?"
"Cosa vuoi?", disse con un tono arrabbiato poco credibile.
"Mi perdoni?".
"No".
"Si invece".
"Stronzo".
Sospirai, accarezzandogli i capelli.
"Mi ami ancora?".
"Vaffanculo, certo che si, che cazzo di domande".
"Questo mi basta, trattami anche male per tutto il tempo che vuoi, aspetterò che ti calmi".
"Che hai sul braccio?".
Merda. Il braccio. Me n'ero completamente dimenticato, avrei dovuto coprirlo in modo che non lo vedesse, ma ormai il danno era fatto.
"Niente".
"È una benda? Ti sei fatto male? Cosa ti hanno fatto? Stai bene?"
Aveva paura, lo vedevo da come mi guardava, dal suo tono di voce, dal modo in cui mi stringeva a sé, dai piccoli solchi che andavano a formarsi vicino alle sue labbra quando stringeva troppo i denti.
"È solo un graffio, Fun..."
"Fa' vedere".
"No".

Se avessi scoperto la ferita avrebbe visto che no, non è solo un graffio, e anche se non c'era niente di cui preoccuparsi lui non sarebbe andato in panico, ma quasi.
"Che cazzo, Part. Fammi dare un'occhiata".
"Fun, non è niente, stavo correndo vicino una pietra e non sono stato molto attento, allora.." ma aveva già alzato delicatamente la benda.
Sentii una fitta prima attraverso tutto il braccio e poi fino al cervello, facendomi stringere i denti e chiudere gli occhi, piegando il collo leggermente all'indietro.
"C'è un'infezione. Devi smetterla di non dirmi le cose come stanno, Part.."
Prese da un cassetto dell'alcool e lo versò su un panno, posandomelo con delicatezza sulla ferita. Bruciava come non mai e per poco non lanciai un urlo, ma Fun mi spostò il viso per non farmi guardare il braccio e mi baciò con calma finché, smesso di tamponare, si allontanò da me e risistemò la benda.

"Ora dovrebbe andare meglio..".
"...grazie...".
“Quei mostri. Ti toccassero di nuovo, ti torcessero un altro capello ed io.."
"Fun, è stata colpa mia, sul serio”.
“Ah, è stata colpa tua se sei andato a cercare delle provviste? È colpa tua se mettono in palio dei soldi per catturarci? È colpa tua se hanno preso Val, è colpa tua se potremmo addormentarci e non svegliarci più? Non lo è. Se non fossero arrivati loro, se fosse ancora tutto come prima, noi..”
“..saremmo monotoni e banali come loro. Ma guardaci, anche oggi siamo sopravvissuti, no? Dicono di avere occhi e orecchie ovunque loro, ma indovina un po’? Non riescono a trovarci. La settimana scorsa sono riuscito ad intercettare la radio interna alle forze dell’ordine, altri sei o sette ragazzi sono dispersi, il più grande ha ventotto’anni e la più giovane undici. Chissà se hanno trovato una delle basi”.
Un barlume di speranza si accese nei suoi occhi.
“Come diavolo hanno fatto?!”.
“A dodici anni inizi ad indossare le cuffie per ascoltare la loro propaganda per almeno due ore al giorno, no? Semplicemente hanno trovato il modo di non farsi manipolare il cervello..probabilmente sono stati aiutati. Forse c’è ancora chi sta dalla nostra parte..”
Ma mi aveva già gettato all'indietro, steso su di me col suo viso davanti al mio, che brillava di stupore.
“Sapevo che non ci avrebbero dimenticati!”
Mi sporsi poco in avanti per baciarlo lievemente sulle labbra, allontanandomi poi di pochi centimetri lasciando ancora sfiorare i nostri nasi. “Domani andiamo dagli altri alla Tana?”.
“Non intendo starmene qui con le mani in mano”, sorrise, “e poi sarà meglio trovare i nuovi arrivati, no? Ricordi com’ero io, i primi giorni?”
Al solo pensiero scoppiai a ridere. “Li troveremo, non ti preoccupare”.

Lo abbracciai piano, lui posò la testa nell’incavo del mio collo e lo sentii sorridere. Fuori dalla finestra di legno si intravedevano sfocate in lontananza le luci di Battery City e l’aria mite e piacevole mi fece addormentare in pochi attimi: sorrisi al pensiero che la pace tra il pericolo di morte imminente e la paura d’essere catturati fosse, se pur fragile, di gran lunga più magnifica di quella che il governo donava ai suoi cittadini.

C’era chi ci chiamava ribelli, chi ammoniva i propri figli etichettandoci come cattivi esempi, chi diceva fossimo malati e chi invece pensava fossimo solo dei ragazzini infantili, ma da queste parti ci chiamavano con un solo nome, ‘killjoys’, che alla lettera vuol dire ‘guastafeste’, quelli che la gioia la ammazzano, non la creano.

Eppure ci donavamo speranza a vicenda: Fun me ne dava ogni secondo, ad ogni sguardo, Kobra e Jet erano mio fratello e il mio migliore amico e senza di loro difficilmente sarei sopravvissuto in quel posto, noi quattro insieme ci univamo ad altri venti o trenta ragazzi e insieme dominavamo il deserto. Noi, a differenza di tutti gli altri, eravamo così vivi da non aver bisogno di avere un mondo perfetto per essere felici. Volevano ammazzarci? Lo avessero fatto.

Nessuno uccide mai del tutto chi combatte col cuore. 
  
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