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Autore: YellowKlimt91    29/04/2014    3 recensioni
Le sue dita sfiorarono le mie ciocche con vigore, scendendo poi lievi sulla mia nuca, provocandomi un brivido che attraversò la mia schiena come un fulmine. Lei non aveva idea di quanto quel gesto mi avesse colpito. Nessuno poteva saperlo.
E poi lei parlò. «Hai davvero ucciso sei strigoi?» Annuii, scorgendo i suoi occhi. Era quasi in soggezione e dopo un attimo aggiunse, «Wow.»
Rose era troppo per i miei principi. Ed avevo lottato tanto tempo per starle lontana, fallendo miseramente. Pensavo che me ne sarei pentito, ma non l’ho fatto. Avevo ceduto ai miei sentimenti, ai miei istinti.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dimitri Belikov, Rose Hathaway
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Angelo peccatore.


C’era qualcosa di così sbagliato in tutta questa situazione ma allo stesso tempo mi sentivo così bene.  Le pareti erano basse. Basse?
Mi ripetei mentalmente e Sì, erano rotte, frantumate. Non esistevano. Si struggevano sul pavimento in un mucchio di macerie, sostituite da una nebbia calda, ardente.
Le sue labbra erano così perfette. Il modo in cui combaciavano con le mie era perfetto. Ed ho avuto modo di assaggiarle e niente, niente al mondo avrebbe potuto eguagliare quello splendido sapore.
E il suo corpo. La tentazione con i vestiti era già tanta. Ma ora, con niente a coprirla… era più che semplice tentazione. Sembrava un peccato. Tale era dolce, e mi tentava.
Rose era il frutto proibito, ed io, stavo per assaggiarla. Volevo assaggiarla, con tutto me stesso.
Ignaro contro le sue labbra, le mie mani roventi ad accarezzarle il corpo e pensavo, di star gemendo. Ma invece, non era così. Era il suo nome. Roza. E continuavo a ripeterlo, e ancora, ancora. Il suo corpo era il mio tempio ed io ero un suo tributo. Lei era morbida in tutti i punti dove l’avevo accarezzata. E allo stesso tempo così forte e dura, in senso caratteriale. Era Bella. Così bella che mi faceva male.
E nello stesso istante mi chiesi come riuscissi a realizzare così tanti dettagli mentre ero preso dalla sua totale lussuria.
Rose era premuta sotto il mio corpo e mi piaceva. Forse mi piaceva anche più del dovuto e non avevo intenzione di smettere. Non dovevo, non potevo… era impossibile. Per lei o per me. Era come stare in un fuoco che nasceva intorno a noi.
E adesso lei era sopra di me, con i suoi bellissimi capelli che le ricadevano intorno al viso fino ad arrivare a  solleticarmi le guance. Se mai nel mondo esistesse qualcosa come un angelo, Rose lo era di sicuro. Era l’angelo più bello e accattivante che esistesse. Adoravo lasciar andare le mie dita tra quelle ciocche color cioccolato che amavo tanto, e mi alzai leggermente per farlo meglio e anche lei lo fece.
Le sue dita sfiorarono le mie ciocche con vigore, scendendo poi lievi sulla mia nuca, provocandomi un brivido che attraversò la mia schiena come un fulmine. Lei non aveva idea di quanto quel gesto mi avesse colpito. Nessuno poteva saperlo.
E poi lei parlò. «Hai davvero ucciso sei strigoi?» Annuii, scorgendo i suoi occhi. Era quasi in soggezione e dopo un attimo aggiunse, «Wow.»
Rose era troppo per i miei principi. Ed avevo lottato tanto tempo per starle lontana, fallendo miseramente. Pensavo che me ne sarei pentito, ma non l’ho fatto. Avevo ceduto ai miei sentimenti, ai miei istinti.
La mia mano scivolò alla base del suo collo, accarezzando e sfiorando quella pelle ancora liscia e intatta. Senza macchie e segni, cicatrici della quale non si sarebbe mai liberata e non solo esteriormente. Lei era destinata a grandi cose, lo immaginavo, lo sapevo. Sarebbe diventata un guardiano abile e forte, molto più di me. Rose avrebbe avuto più tatuaggi.
Mi baciò dolcemente e ogni pensiero di cosa sarebbe diventata svanì con quell’intensa dolcezza.
«Non preoccuparti, un giorno ne avrai molti più di me.» Mi lasciai sfuggire quelle parole.
Era la verità e lo sapevo. Lo sapevo con tutto il cuore, dal primo giorno che l’avevo incontrata. La ragazza selvaggia che doveva proteggere la sua migliore amica, a qualunque costo.
La guardai e mi aspettai una risposta degna da Rose Hathaway, ma tutto quello che disse fu:
«Ti senti in colpa?»
«Uhm?» Le sue parole mi stupirono, ma non lo diedi a vedere. Ma ancora di più mi colpirono quelle che seguirono, mi spaventarono.
«Per averli uccisi. Nel furgoncino hai detto che era a cosa giusta da fare, ma comunque ti turba. È per questo che vai in chiesa, non è vero? Ti ci vedo spesso, ma non partecipi mai davvero alla funzione.»
Aveva colto di nuovo ciò che provavo, Rose era l’unica che ci era riuscita. Ma come aveva fatto? Come ci era riuscita? Come aveva fatto a capire cosa realmente provavo? Alcune volte mi chiedevo se potesse vedere dentro la mia anima. E se lo avesse fatto, chissà cosa mai ci aveva trovato là dentro. Quanto sapeva di me che non le avevo rivelato?
Dio, lei era perfetta. Era capace di far cadere gli uomini ai suoi piedi come burattini e probabilmente, io mi sarei unito a tutti gli altri.
Mi sfuggì un sorriso leggero e divertito. «Come fai a sapere queste cose? Non è che mi senta colpevole… solo triste, a volte. Un tempo erano esseri umani o dhampir o Moroi. È un peccato, ecco tutto ma, come ho già detto, è qualcosa che devo fare. Qualcosa che noi tutti dobbiamo fare. A volte mi turba e la cappella è un buon posto per riflettere su questo genere di cose. Là trovo pace, qualche volta, non spesso. Trovo più pace con te.» Stavo mettendo a nudo la mia anima ancora una volta e prima che una sola parola uscisse dalla mia o dalla sua bocca capovolsi la situazione e rotolai facendola finire sotto il mio corpo baciandola tanto da levarle il fiato. Avevo bisogno di perdermi in lei. Niente ormai poteva fermarci o mi avrebbe portato via da lei, non ora che i nostri baci erano più ardenti e più bisognosi. Bisognosi di un altro genere di calore, di passione.
Rose. Roza. Lei era melodia sulla mia bocca e dal suo sguardò capii che era pronta, esattamente come me a rompere ogni barriera che ci divideva dall’unire i nostri corpi, le nostre anime.
Lei stava bruciando di desiderio e le sue dita percorrevano il mio stomaco, il mio ventre regalandomi scariche ardenti. Il mio respiro era controllato, per quanto potessi e lei lo sapeva, sapeva quanto lei mi stesse scatenando dentro. Lei ha sempre saputo tutto, ha sempre saputo i piccoli o grandi segreti che cercavo di tener nascosti alle persone.
Lei mi stava disfacendo. E non mi importava.
Le mie mani risalirono dalla sua vita fin di nuovo alla nuca e sfiorai qualcosa di freddo. Una collana, una rosa. Quella che Victor le aveva regalato.
Pensai che le avrebbe potuto dar noia, visto comunque che già era impigliata tra i suoi splendidi capelli, cercai allora l’aggancio mentre e nostre labbra si univano ancora e ancora. Il suo sorriso era sulle mie labbra, dolce e bellissimo. Pieno d’amore. Sganciai la collana.
Sorrisi mentre appoggiai quella piccola rosa ricoperta di diamanti e la guardai, poi…
Tutto il mondo si prosciugò.
Il desiderio ardente di fare Rose mia svanì. Lei sgranò gli occhi e poi sbatté le palpebre più volte come presa alla sprovvista.
«Cosa è successo?» Chiesi, guardandola. Mi sentivo strano, era come essere usciti da un sogno. Uno di quelli dal quale ti svegli e pensi “Wow, ma cosa…?”. Però ancora la volevo, ma il desiderio intenso e profondo era svanito.
«Io… io non lo so.» Sbatté ancora le palpebre ed era evidente che esattamente come me, non sapeva cosa fosse successo. Rimasi seduto a pensare mentre il mio sguardò andò sulla piccola collana, qualcosa era cambiato quando l’avevo sganciata. Mi allungai a prenderla e appena le mie dita la sfiorarono, di nuovo quella prepotente e calda passione riavvolse tutti i miei sensi e non solo, anche Rose. Come avevo potuto dimenticare quanto volevo farla mia pochi attimi prima?
Feci scivolare la mia mano sulla sua anca tirandola a me in cerca delle sue labbra. Avevo di nuovo bisogno di lei. Un bisogno quasi insolito di unirmi alla sua anima.
Lei parlò, fu quasi un sussurro. «Lissa.» strizzò gli occhi. «Dovevo dirti qualcosa a proposito di Lissa. Ma non riesco… a ricordare… mi sento così strana…» Ansimò quasi per lo sforzò mentre cercava di ricordare qualcosa. Qualcosa che in quel momento il mio corpo cercava di evitare ma per quanto la volessi, per quanto avessi bisogno di lei d’un tratto mi parve tutto così sbagliato. Non ero io, non era lei. Era come se fosse comandato, come se qualcosa ci forzasse.
Mi sentivo strano, poi guardai ancora la collana tra le mie mani, c’era qualcosa… La mia guancia trovò la sua fronte e cercai di fermare quegli istinti. «C’è qualcosa… qualcosa qui…»
Mi ritirai da lei con tutta la mia volontà e le pretese del mio corpo prima di baciarla di nuovo, o sapevo non mi sarei più fermato. «Questa collana. È quella che ti ha dato il principe Victor?»
Le chiesi, Rose annuì. Presi un profondo respiro e, pieno di nostalgia per quel corpo già lontano dal mio, mi staccai da lei, levando la mia mano dal suo fianco e mi allontanai.
«Che stai facendo?» La sua fu quasi una preghiera e per poco non tornai tra le sue braccia, in quell’invitante abbraccio dal profumo e dalla morbidezza paradisiaca. «Torna qui…» Avrei voluto schiacciarle la schiena contro il letto e assaporare le sue labbra ancora e ancora, fece male e non solo psicologicamente ma anche fisicamente. Avrei voluto abbracciarla e toccarla tutta la notte, renderla mia e solo mia. Ma non potevo, sapevo che era sbagliato.
Più mi allontanavo da lei, più iniziava a svanire quella strana sensazione. La mia mente si faceva più chiara. Anche se avevo voglia di tornare sul letto… ma no, dovevo continuare ad indietreggiare e finalmente arrivai alla finestra. Piano, ancora sotto quella strana nebbia, aprii la finestra e fu un attimo.
«Cosa stai… Non hai idea di quanto…» Lanciai via la collana e tutto svanì.
Rose stava esclamando qualcosa riguardante il costo, ma nello stesso istante entrambi ci rendemmo conto della situazione.
Cosa stavamo facendo? Come avremmo solo potuto?
Dio, cosa avevo fatto?
Rose esclamò il nome della Principessa e poco dopo aver ripercorso, mentalmente, cosa le era successo prima di venir nella mia stanza prese a raccontarmi cosa era successo, cosa aveva visto.
Tutto fu chiaro, una trappola. Un trucco malsano escogitato da qualcuno per tener Rose lontana da Lissa e dalla sua mente.
Era stata una distrazione per permettere ai rapitori di portar via la Principessa indisturbati. E mi è piaciuto. Ci era piaciuto ad entrambi. E non andava bene, per niente. L’avremmo potuta perdere per colpa dei nostri desideri.
«Vestiti.» Le intimai, duro e serio. «Adesso.» Fermo e autoritario. Come se ciò che era successo non mi avesse toccato. Quando invece la mia anima gridava.
 Mentre lei lo faceva, veloce come solo noi guardiani sapevamo essere mi vestii assicurandomi che non perdesse tempo nel guardarmi o facendo qualsiasi altra cosa che avrebbe potuto peggiorare quella situazione, già grave. Mi sentivo sporco. I pensieri su cosa volevo fare… di cosa avrei fatto con lei se non avessi sganciato quella collana. Per quanto mi sforzassi di pensare ad altro, i miei pensieri erano ancora freschi e indugiavo.
Le lanciai una delle mie felpe e tutto quello che riuscivo a pensare era “Che cosa faremo di noi adesso, Roza?”
*






N.d: E come avevo promesso, eccomi qua con la One-Shot su VA! Anche se in ritardo e alla fine è stata un'idea nuova da quello che volevo realizzare, ho comunque deciso di pubblicare questa storia! :D Spero sia gradita e di vostro piacimento, YK91! :)
 
  
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