Snow
Skye si affaccia leggermente all'oblò del Bus e vi si appoggia sopra con i polpastrelli.
Fuori il cielo è pallido e del ghiaccio cade aggressivo.
Skye ricorda gli anni passati all'orfanotrofio, quando di bello c'era solo osservare la luna, unica amica.
Ricorda suor Adelaide e le sue disobbedienze per farla ridere, ma non ricorda assolutamente niente di quello che è avvenuto prima, di quando è nata, di quando ha mosso i primi passi. Niente come prova della sua esistenza.
Non si ricorda che cosa c'è prima della vita, perché lì regna il Signore e lui non si fa ricordare.
Suor Marianne cercava di rabbonirla con quelle frasi ma lei non ci credeva.
Prima della vita c'è solo la morte e un caso come il suo l'aveva visto solo in Coulson.
Il viso pallido del cielo è bianco di nevischio e la ragazza socchiude la bocca.
Skye è neve, soffice e buona in un mondo del tutto nuovo.
Osserva i fiocchi che volteggiano leggeri e accompagna i loro movimenti.
Skye ricorda le lezioni di danza di suor Clarette, la cui bellezza stava solo negli occhi fieri di chi, a differenza sua, amava ballare.
Punta un piede e distende le braccia nel soggiorno del Bus, e con mento alto e sguardo incerto imita i fiocchi. Lei non sa se è quella la sua casa o il suo destino, teme a chiederlo.
Skye è neve: è arrivata all'improvviso, è bella, è rassicurante ma, proprio come neve, può sparire da un giorno all'altro.