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Autore: meggie681    29/04/2014    3 recensioni
Questa shot su RDJ prende spunto dai recenti eventi di Budapest, durante una serata, ampiamente documentata on line, durante la quale Jude Law si è ubriacato pesantemente in un locale della città, dove sta girando il suo ultimo film, a seguito della quale la sua immagine ne è uscita piuttosto malconcia.
A sorpresa, un incontro inatteso, dopo essere rientrato in albergo, cambierà tutto ... Buona visione e grazie per le recensioni :)
Maria Rosa
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LASSENZADITE2
One shot – L’assenza di te


Budapest, aprile 2014

Pov Jude Law


Il sapore della moquette è più o meno uguale in tutti gli alberghi dove sono stato.
La mia guancia sinistra, sempre la stessa incollata al pavimento, quando sono ubriaco, si raggrinzisce all’indentro, seguendo la piega della mia bocca storta.

Dalla stessa scende un rivolo di saliva e mi faccio schifo, Dio non sa quanto.

I passi di Ben, poco distante, sono nervosi e discontinui: è al telefono con qualcuno e sono entrambi incazzati, dal tono delle loro voci.
Quella del suo interlocutore è talmente squillante, che posso avvertirla, anche se la mia testa sta scoppiando ormai.

I muri si sciolgono, poi si annebbiano: ho la nausea, devo riuscire ad arrivare al bagno anche senza Ben.
Lui, non ne può più di me, questo lo so da un pezzo.

Abbiamo fatto sesso due settimane fa, per noia, per disperazione.
Ben c’è sempre quando tocco il fondo ed è l’unico con il quale vado a letto da sobrio, da quando Robert ed io ci siamo lasciati.

Il resto di chi si fa scopare da me, oltre ad essere di genere femminile, penso non mi abbia mai visto sobrio.

Ora non so con chi sta parlando, a bassa voce, improvvisamente.
Sembra incredulo per qualche cosa.

Bussano, ma io sono già con la faccia nella tazza del water.

Mi sto svuotando, come se ci fosse ancora qualcosa in me.
Vivo alla giornata, accettando lavori e copioni, che anche non mi interessano, come questo.

Sento passi diversi e poi la porta, che si chiude di nuovo.
Quindi silenzio.

I suoi piedi, li riconoscerei tra mille, con o senza scarpe.
Questa cosa lo faceva sempre ridere e lui non mi credeva mai.

Mai abbastanza, anche che lo amavo più della mia stessa vita: non sono stato capace di farmi prendere sul serio.
Forse.

Robert è qui, non so bene come, non so per quale miracolo.
Mi afferra per le spalle, poi le sue ali intorno al petto, cerca di tirarmi su, ma mi lamento, piagnucolo e lui mi manda al diavolo.

Giustamente.

Arriviamo sul letto e sento il suo fiato sul collo, le sue parole esasperate, le sue lacrime.

Sono riverso e tutto gira.

Mi dà una spinta, probabilmente per non farmi cadere sul tappeto e riportarmi al centro, ma a me andrebbero bene anche le botte, pure di avere le sue mani su di me.

Di nuovo.
In qualsiasi modo; non mi importa.

Continua a chiedermi perché.
Perché bevo.
Perché faccio l’idiota in mezzo a sconosciuti, che, prontamente, hanno registrato la mia squallida performance in un bar, dove ho bevuto sino a stordirmi.

Nel pomeriggio, una e-mail di Guy mi annunciava l’ennesimo rimando delle riprese di Holmes 3.
Ci eravamo visti a Los Angeles a marzo e con Robert eravamo stati civili, amichevoli, del resto gli accordi erano questi.

Li avevo dovuti accettare, per non perderlo del tutto.

“Questa relazione, Jude, sta compromettendo il mio equilibrio … Cerca di capire, non guardarmi in quel modo”
Era gennaio, un incontro fugace a Londra, nella casa che ci siamo comprati, ora in vendita.
Come i miei giorni: che qualcuno se li prenda pure, non ho più niente, senza Robert.

“E come dovrei guardarti, Rob? Stai distruggendo la mia vita e sembra non importartene: non vedi l’ora di andare via, di chiudere con me”

“No, non è assolutamente così: io ti amo, ma non possiamo stare insieme e tu lo sai”
“Io lo so …?! IO so soltanto che ce la metterei tutta per fare funzionare le cose! Del resto cosa diavolo avrei fatto sino a questo momento??!”

Ero fuori di me, però ciò che dicevo gli scivolava addosso, era chiaro.
Lui aveva già deciso.
Anche per me.



Adesso siamo di nuovo qui.
Insieme e nudi.
Ho bevuto una caraffa di caffè, poi ci siamo fatti una doccia.
Robert mi ha lavato, nel silenzio di un imbarazzo devastante.
Almeno all’inizio.

Tra noi c’è stata una confidenza estrema, da quando ci hanno presentati.
Conosciamo ogni centimetro della nostra pelle, non solo per averci posato baci focosi e bagnati, identici a quelli che ci suggellano ora, tra acqua, sapone e carezze affettuose.

Noi ci siamo sempre voluti bene.
Un bene immenso.

Torniamo sotto le coperte.
Sto morendo di freddo o solo perché già penso a quando se ne andrà.
È stata un’eccezione, uno spiraglio di pietà e commiserazione, probabilmente.



“L’assenza di te, Robert, mi sta consumando quanto un cancro”

Lo dico spontaneo, dopo averlo scritto su di un diario, con molte altre cose, riflessioni, spesso amare.

Il mondo non ha più colori.

Sorrido quando vorrei piangere.
Rido quando vorrei urlare.
Mi incazzo, per potere stare zitto.
E pensare a lui.
Questo sono io, in mezzo agli altri, dopo un inverno durante il quale siamo volati in ogni angolo del mondo, per incontrarci e fare l’amore.

Dopo quel pomeriggio, in cui siamo giunti ad un compromesso, in base al quale per i media il nostro rapporto sarebbe stato idilliaco e goliardico, mentre per le rispettive famiglie, solo amici.
Ottimi amici.
Certo.

Per i miei figli, tu sei lo zio preferito.
Per Susan, tua moglie, io resto l’altra metà di un ottimo business.

Insomma, tutti contenti, no?

I miei pensieri tornano lucidi, ma la tua bocca è così dentro la mia, come il tuo corpo, che mi sta amando e trafiggendo.

Ti inclini, sopra di me, sistemando le mie gambe intorno ai tuoi fianchi virtuosi ed instancabili.

Voglio perdermi in questa illusione, perché te ne andrai.
Anche questa volta, non faccio altro che ripetermelo.

Mi tocchi e questa percezione va ben oltre la presa della tua mano sul mio membro.

Godi soffocato dal pianto, chiedendomi perdono.
Sono confuso e non è questo ciò che voglio.

Le tue scuse non mi bastano e non serviranno a sanare il mio dolore.


E’ mattina.
Vorrei avere sognato, ma tu sei ancora qui.

Dormi sereno, le tue dita intrecciate alle mie.
Ci siamo assopiti in questo modo, come la prima volta: non volevamo lasciarci mai.

Eppure è accaduto.

Apri gli occhi e mi baci, ti avvinghi a me ed io ti stringo forte, non mi importa della rabbia, che ancora mi logora l’anima.

Ti amo così tanto Robert …

Accarezzi le mie guance ispide, mentre tu sei perfetto.
E bellissimo.

“Ero venuto a cercarti Jude”

Lo dici, guardandomi, anche se le tue labbra faticano a dividersi dalle mie.

“In che senso …?” – chiedo smarrito nei tuoi occhi.

“Ti sarai chiesto cosa ci facessi in Europa, anzi proprio qui”

“Hai ragione … Ed hai chiamato Ben?”

“Sì per farti una sorpresa, ma mi ha detto quanto era appena successo in quel locale: era arrabbiato e deluso”

Ti siedi ed io aggiusto i cuscini dietro la tua schiena liscia.

“Per una sbronza?”

“No, perché ti hanno filmato”

Ora ricordo, ecco di cosa ti lamentavi, mentre inveivi contro la mia stupidità.

Sorrido – “Tanto peggio di così Rob … Un cadavere quante volte può morire ancora?”

Prendi fiato – “Da oggi cambieranno molte cose: era per questo che volevo parlarti e non poteva essere al telefono … Avevo programmato ogni dettaglio” – ti alzi e cerchi i tuoi abiti, sparsi un po’ ovunque.

Torni da me.


Hai preso qualcosa ed ora me lo porgi.
E’ un anello, identico a quello che indossi all’anulare destro.

“Il mondo si farà delle domande Jude, vedendoli … Io voglio fartene una soltanto”

Mi scruti, sei adorabile, sei tutto ciò che voglio Robert.

“Mi vuoi sposare Jude?”


Sei mesi dopo, Londra ottobre 2014
Pov Robert Downey jr

Abbiamo iniziato a girare Holmes 3 con il botto.

La notizia sul nostro matrimonio ha fatto il giro del mondo, ma nessuno sembra prenderci sul serio.
Per i fans un delirio amorevole, un’accoglienza più che positiva, ma anche loro non ci danno retta.

Jude ed io ne ridiamo, leggendo articoli on line e scartando doni di nozze, spediti da ogni angolo del pianeta.

Susan ed io abbiamo divorziato, senza traumi e tragedie, solo che ci vediamo così spesso per il bambino ed il lavoro, che persino la nostra separazione è diventata una barzelletta.

Il prossimo Natale ci ritroveremo intorno ad un unico tavolo, ex, figli, fratelli, sorelle, genitori e nonni: tutti ci hanno dimostrato amore e rispetto, annullando le nostre paure, le nostre incertezze.

Sembrava tutto così difficile, mentre invece era così semplice.

Vedere Jude sorridere ad ogni risveglio, è un dono di sconfinata importanza, l’unico che questa esistenza straordinaria sembrava avermi negato, ingannandomi.
Meravigliosamente.

The end






   
 
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