Proprio come un bellissimo sogno

Leon guarda Sayaka.
La osserva e la ragazza è totalmente persa nello spettacolo pirotecnico cui stanno assistendo.
Kuwata, però, ammira i fuochi d’artificio dagli occhi della giovane al suo fianco e non può fare a meno di dirsi e ripetersi quanto siano splendide quelle luci, quei colori, le sfumature che dipingono il blu delle iridi della idol.
Vorrebbe rimanere lì in eterno, perdersi e affogare in quello sfavillio di brillanti: Sayaka è così presa dai ghirigori nel cielo che la presenza dell’aspirante musicista è nulla.
Ma per Leon va bene così.
Certo, vorrebbe che Sayaka si accorgesse del suo sguardo, di quella meraviglia che lo coglie ogni qual volta si sofferma a fissarla, che ricambiasse anche solo con sorpresa.
Non vuole essere invisibile.
Per questo è tanto chiassoso, caotico, alle volte decisamente insopportabile.
Eppure alla presenza di Sayaka si annulla.
Il sorriso di Maizono lo disarma e perde ogni slancio di entusiasmo – o presunto tale.
Poi accade l’insperato.
La ragazza sembra destarsi da quella contemplazione e captare gli occhi chiari del compagno – tanto azzurri da perdersi in un limpido grigio.
Gli sorride.
Diavolo, diavolo!
Gli sta sorridendo davvero!
Le sue dita sfiorano quelle di Leon, per poi legarsi a esse in una presa lieve, imbarazzata, accentuata dal rossore che le tinge le gote.
Tachicardia.
Leon sente il cuore battere con una forza tale da poter segnare un home run.
Uh, perché diamine pensa al baseball?!
Respira profondamente, ricambia lo sguardo che dapprima è sorpreso e infine più luminoso di quegli stessi fuochi nel cielo.
Anche Leon sorride.
Così tanto che le guance gli fanno tremendamente male e restituisce quella presa con una gentilezza che forse stona col suo aspetto e i suoi modi impetuosi.
Non sente più di essere un puntino nel nulla, ora.
Il calore della mano di Sayaka è vivo e reale nella sua, e la felicità che lo investe è inarrestabile.
Allora, Leon prega che i fuochi durino ancora per tutta la notte.
Proprio come un bellissimo sogno.