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Autore: Wellknower    01/05/2014    0 recensioni
Una ragazza ha bisogno di un ragazzo, lui ha fretta d'innamorarsi ma sa che è sbagliato...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L. mi ha scritto, in maniera evidentemente seria, "ho bisogno di te..."! Non riesco a capire se sia giusto esserne estremamente felice o tremendamente spaventato... Io stesso, è vero, sono il primo a sostenere che nessuno è insostituibile o indispensabile, per sempre almeno, ma ora, ora so che il suo è un grido d'aiuto, l'ennesimo grido d'aiuto, ha bisogno di me per rialzarsi e per quanto io, ovviamente, pensi di volerle star vicino per prestarle il soccorso che tanto agogna e "supplica" di ricevere, questa situazione non mi concede neanche un minimo di stabilità, di tranquillità d'animo. La realtà è che ho una voglia matta di "correre" con lei, di arrivare al punto in cui, la nostra relazione, è già cresciuta e maturata, curata a e viva, magari anche con quel pizzico di quella fatale abitudine di cui molti parlano e che molti aditano come la principale motivazione per cui le relazioni, compresi gli amori più forti e vigorosi, muoiono. Voglio che la mia vita, la mia esistenza, fagociti la sua essenza, che la renda una parte integrante di me. Non saprei, forse è solo la mia solita fretta d'innamorarmi ancora e so, diavolo, so che è un fretta, un impulso incontrollato, assolutamente venefico e mortale, ma cosa fare? Mentire a sé stessi? Ignorare ciò che si prova, sebbene si abbia la logica e razionale coscienza che, quanto si vuole, le nostre volizioni, siano oltre modo dannose per la nostra stessa salute? Per quanto io cerchi di affogare questo mio desiderio nel profondo lago della mia prudente, e più savia, ragione, afferro con forza il mio sogno, come si affererebbe un aggressore per poterlo affogare in uno specchio d'acqua, con tutta la mia forza lo costringo sotto al vitale fluido che però sa uccidere cacciando l'areo ossigeno. L'aggressore si dimena, scalcia terrorizzato, è sempre più coscente della mancanza d'aria, sa che sta per morire, ormai condotto dal panico e dalla disperazione, un ultimo scatto, un ultimo spasmo, un ultimo movimento e poi... la calma. Lo sciaguattare, i tonfi, gli spruzzi violenti e fragorosi che distruggono il liscio e l'armonia dell'acqua e che creano la tensione e la crudezza dell'assassinio, ora tacciono; onde concentriche partono dal mio polso immerso, rimasto in quella posizione dallo sforzo, riportano tutto alla quiete, solo una goccia d'acqua scivola dalla punta del mio naso e corre, tuffandosi violentemente, per riunirsi al suo elemento. Il silenzio è sovrano, ma non è solo. La sensazione, l'illusione della vittoria, il fittizio piacere di libertà da qualcosa che ci opprime si manifestano, ma vengono per mano, assieme al terrore. La paura che sia tutt'altro che finito, tutt'altro che passato. In quell'istante, in quel preciso momento, senti distintamente l'istinto che ti porta a maledirti, con tutte le tue forze perché sai che, improvvisamente, le tue paure, divengono precise e puntuali premonizioni di un futuro paurosamente prossimo, e tu, il miglior veggente. È vivo. Il desiderio aggressore è vivo e sputa fuori l'acqua che occupava i suoi polmoni. Barcolla, indebolito e senz'aria, è inoffensivo e fragile, ma non riesco a colpire. È di nuovo in piedi, e solo vedendolo uscire dall'acqua realizzo. Saprò e potrò affogarlo infinite volte, il mio desiderio, ma lui verrà fuori dall'acqua ogni volta, lui è più forte ed è destinato a tornare sempre e comunque a galla, per un semplice motivo, sono io a volere che sia così, io lo voglio vedere, sgocciolante, uscire dallo specchio d'acqua, lo voglio vedere vivo subito dopo aver sublimato della sua temporanea morte, del mio assassinio. Temo che, in verità, io tremi ogni volta in quei momenti in cui è sott'acqua, quella pace dei sensi in cui non lo vedo? E' odiata da me e, anche se passivamente, fuggita.
L., anche io ho bisogno di te...
  
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